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(Adnkronos) - La Fnopi, la Federazione nazionale Ordini delle professioni infermieristiche, entra a far parte dell’European Nursing Council, organismo che, fondato nel 2004, riunisce gli Enti di regolamentazione della professione infermieristica in Europa. Alla Fnopi sarà affidata la vicepresidenza dell’European Nursing Council (Enc) nella persona del vicepresidente della Federazione, Maurizio Zega. A sancire l’entrata della Fnopi nell’Enc è stata la firma, davanti alla platea del terzo congresso nazionale, di un accordo tra la presidente Fnopi, Barbara Mangiacavalli e il presidente dell’Enc, Mircea Timofte che a Rimini è intervenuto insieme a Theodoros Koutroubas, Ceo dell’Enc nella giornata conclusiva della manifestazione. Il documento siglato dai due presidenti punta a rafforzare “la regolamentazione dell'assistenza infermieristica, i diritti dei pazienti e la salute e la sicurezza pubblica in tutta l'Unione europea. Insieme – si legge nel testo - lavoreremo per fornire un'assistenza di alta qualità ai cittadini dell'Unione Europea, promuovendo lo sviluppo professionale continuo degli infermieri e garantendo l'idoneità alla professione e il rispetto dei codici deontologici”. “Un momento particolarmente significativo per la nostra professione – ha commentato la presidente Fnopi Barbara Mangiacavalli -. Un segno tangibile dell’impegno della Federazione perché questa professione cresca e sia sempre di più una garanzia di salute per il cittadino dentro e fuori dall’Italia". "Si tratta del consolidamento di un percorso pensato per confrontarsi e collaborare con gli Enti regolatori dei vari Paesi, sviluppando sempre di più la capacità di connessione. Negli ultimi anni la Federazione - ha proseguito la presidente Fnopi - ha quindi avviato interlocuzioni sempre più frequenti e proficue con l’Oms Europa, e con altri organismi e associazioni che sono punto di riferimento per l’infermieristica a livello internazionale. A ottobre 2024 abbiamo ospitato a Roma due importanti eventi internazionali ai quali, insieme ai referenti dell’Oms, hanno partecipato i rappresentanti delle istituzioni infermieristiche di Europa e del Mondo. Due giorni di riflessioni e confronto confluiti in un position statement dal titolo Sviluppo delle professioni infermieristiche in Europa e nel mondo. È in virtù di questo percorso – ha concluso Mangiacavalli - e grazie anche al lavoro di Alessandro Stievano (nostro referente per gli Affari Europei e Chief Nursing Officer nominato dal Ministero per rappresentare l’Italia nei contesti europei e mondiali) che oggi la Federazione entra con un ruolo di rilievo nell’European Nursing Council”.
(Adnkronos) - I Fondi sanitari integrativi non solo supportano i cittadini nell’accesso alle cure, ma rappresentano anche un vantaggio per lo Stato. Infatti, a fronte di un mancato introito fiscale di 1, coprono una spesa sanitaria pari a 5 volte tanto, evitando quindi un ulteriore peso sulla sanità pubblica e sulle liste d’attesa. "Indebolire la sanità integrativa - afferma Marco Ballarè, presidente di Manageritalia - sarebbe un errore i Fondi, infatti, alleggeriscono la pressione sulle strutture pubbliche, riducono la spesa diretta per i cittadini, quella pubblica e garantiscono trasparenza grazie a rimborsi basati su documenti fiscalmente validi". A destare particolare preoccupazione sono le modifiche al calcolo delle prestazioni vincolate e l’eccessiva ingerenza pubblica nelle dinamiche operative dei Fondi. Modificare la normativa di questo settore senza un confronto adeguato rischia di comprometterne l’efficacia, con ricadute negative per lavoratori e imprese. Manageritalia insieme a Cida e alle federazioni della dirigenza, chiede quindi una regolamentazione chiara e condivisa, che tuteli la complementarità tra i Fondi derivanti dalla contrattazione collettiva e il Servizio sanitario nazionale. "La sanità integrativa - conclude Ballaré - è un pilastro del welfare e deve essere sostenuta, non ostacolata. Chiediamo al legislatore di valutare con attenzione l’impatto di queste misure e di aprire un confronto con chi opera nel settore".
(Adnkronos) - Findus, azienda attiva nel settore dei surgelati e parte del Gruppo Nomad Foods, annuncia il raggiungimento di un traguardo storico: il 100% dei suoi prodotti ittici proviene da pesca sostenibile certificata Msc (Marine Stewardship Council) e acquacoltura responsabile certificata Asc (Aquaculture Stewardship Council). Questo obiettivo, annunciato nel marzo del 2017, segna non solo il compimento di un percorso, ma anche l’inizio di un nuovo capitolo, consolidando il ruolo di Findus come leader del mercato del surgelato ittico, con circa 20mila tonnellate di prodotto, che equivale al 20% del comparto, per un valore totale di 290 milioni di euro. “Siamo estremamente soddisfatti di questo importante risultato, frutto di un notevole impegno organizzativo ed economico. L’approvvigionamento di volumi importanti, come quelli sviluppati da Findus, l’ampiezza e la varietà del nostro portafoglio di prodotti ittici, che vanta oltre 20 diverse specie, ha richiesto un impegno significativo volto a coinvolgere, informare ed ingaggiare tutta la filiera, dai gruppi di pescatori alla lavorazione del pesce, dal confezionamento fino all’arrivo dei prodotti negli scaffali della Gdo. La salvaguardia della biodiversità marina è uno standard da perseguire collettivamente per tutelare i nostri mari e garantire una fonte di nutrimento sostenibile per le future generazioni - ha dichiarato Renato Roca, Country Manager di Findus Italia - Come leader di mercato, siamo consapevoli della nostra responsabilità e siamo orgogliosi di aver ispirato l’intero settore, raggiungendo l’obiettivo fissato nel 2017 e promuovendo costantemente un modello di sostenibilità condivisa. Questo non è un punto d’arrivo, ma una tappa che ci spinge a proseguire nel nostro impegno. Produrre cibo impattando meno sull’ambiente e tutelando le risorse naturali è la nostra sfida: ci impegniamo per un progresso costante e responsabile, affinché la sostenibilità diventi sempre più un valore condiviso da tutto il settore e dai consumatori”. Un comparto, quello dell’ittico surgelato, che ha avuto un buon andamento: secondo Iias nel 2024 sono state consumate 95.955 tonnellate di pesce surgelato, con una crescita del 3,9% rispetto al 2023. Findus è la prima azienda leader di settore 100% certificata Msc e Asc. A dimostrazione dell’impatto concreto della scelta di Findus sul mercato di riferimento - fa notare l'azienda - il volume totale dei prodotti ittici certificati Msc in Italia è più che triplicato da quando l’azienda ha ottenuto la certificazione Msc, registrando una crescita del 170% tra il 2017/2018 e il 2023/2024. Se si considera in particolare la categoria dei surgelati, l’influenza sul mercato della certificazione di Findus è stata altrettanto rilevante: in questo segmento, il volume di prodotti ittici certificati Msc è più che raddoppiato, con una crescita del 92% nello stesso periodo. A partire dalla prossima settimana, tutti i prodotti delle gamme Findus - oltre 60 referenze - porteranno quindi il marchio blu di pesca sostenibile Msc e quello verde di acquacoltura responsabile Asc. La pesca sostenibile e certificata Msc deve soddisfare il rigoroso Standard di Marine Stewardship Council, la più importante organizzazione al mondo in tema di pesca sostenibile, che si fonda su tre princìpi: la pesca deve lasciare in mare abbastanza pesci per permettere loro di riprodursi, affinché l’attività possa proseguire nel tempo; deve essere effettuata in modo da minimizzare il suo impatto sull’ecosistema, consentendo alla flora e alla fauna marina di prosperare; deve essere gestita in modo da potersi adattare alle mutevoli condizioni ambientali, nel rispetto delle leggi vigenti. Per quanto riguarda invece il marchio verde Asc, esso garantisce al consumatore che il prodotto ittico provenga da un allevamento certificato secondo lo Standard di Aquaculture Stewardship Council (Asc), un'organizzazione internazionale indipendente senza scopo di lucro che stabilisce requisiti rigorosi per l'acquacoltura responsabile, spronando i produttori ittici a minimizzarne l'impatto ambientale e sociale. I requisiti ambientali prevedono che l’allevamento minimizzi il suo impatto sugli ecosistemi locali, che tutti i mangimi per pesci siano completamente tracciabili e che i parametri dell'acqua, come i livelli di fosforo e ossigeno, siano misurati regolarmente per rimanere entro i limiti stabiliti. I requisiti sociali comprendono invece la tutela dei diritti dei lavoratori e il rispetto delle comunità locali. Infine, i requisiti di benessere animale, assicurano che gli animali siano trattati con il massimo rispetto lungo tutto il loro ciclo di vita.