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(Adnkronos) - Todd Snider, cantautore statunitense noto per aver fuso con naturalezza folk, country, rock e blues, è morto all'età di 59 anni venerdì 14 novembre a Nashville. L'annuncio è stato diffuso attraverso un comunicato pubblicato sulla sua pagina Facebook e sul suo sito ufficiale. La notizia della scomparsa arriva dopo che l'artista era stato ricoverato e diagnosticato con una polmonite atipica, come spiegato in un precedente aggiornamento condiviso da amici e familiari. Nato l'11 ottobre 1966 a Portland, nell'Oregon, Snider si era trasferito a Nashville negli anni '90 per dedicarsi alla musica. Scoperto da Keith Sykes, pubblicò il suo album d'esordio 'Songs for the Daily Planet 'nel 1994. Nel corso della sua carriera ottenne una candidatura come artista dell'anno agli Americana Honors & Awards nel 2006, fondò la sua etichetta Aimless Records nel 2008 e venne inserito nella Country Music Hall of Fame nel 2021. La scomparsa arriva al termine di un mese difficile per il musicista: Snider aveva infatti cancellato le ultime date del tour legato al suo nuovo album, CHigh, Lonesome and Then Some', pubblicato lo scorso 17 ottobre, dopo essere stato vittima di un'aggressione davanti al suo hotel di Salt Lake City, dove avrebbe dovuto esibirsi. Secondo un comunicato diffuso sui social il 3 novembre, il cantautore aveva riportato 'gravi ferite' che gli avrebbero impedito di tornare sul palco per un periodo indefinito. I dettagli dell'assalto restano tuttora poco chiari. Poco dopo era emerso anche che il musicista era stato arrestato per disturbo della quiete pubblica in seguito a un episodio avvenuto all'Holy Cross Hospital, dove veniva curato. Todd Snider non ha mai conosciuto il successo mainstream di figure come John Prine, Kris Kristofferson o Jerry Jeff Walker - tutti mentori o punti di riferimento per lui - ma ha conquistato un pubblico devoto grazie a un'originale miscela di folk, country e attitudine rock alternativa, raccontata con uno humour tagliente, una capacità di osservazione acuta e un tempismo comico fuori dal comune. I suoi brani, all'apparenza semplici e colloquiali, nascondevano una visione disincantata del mondo: storie di sfortune quotidiane, risse improvvisate, dipendenze, incontri sbagliati e, sempre, una nota di dolore. Calzava spesso i palchi scalzo, 'menestrello errante' come amava definirsi, guidando il pubblico in viaggi narrativi pieni di curve e confessioni. Pur attraversati da un certo fatalismo, i suoi testi lasciavano sempre intravedere una testarda forma di ottimismo. In 'Can't Complain', dopo una sequenza di disavventure burocratiche e lavorative, il ritornello ribaltava lo sguardo con autoironia: 'Non ho niente da perdere, niente da guadagnare… non posso lamentarmi'. In 'Alright Guy', ammetteva i propri sbagli rivendicandone la normalità: "So che mi scateno e so che bevo troppo, ma non è che abbia un mucchio di cadaveri nel bagagliaio". Celebre anche per i monologhi introduttivi ai concerti - spesso più lunghi delle canzoni stesse - Snider raccontava senza filtri gli anni passati sul 'circuito dei divani', ospite di fortuna nelle case degli amici mentre tentava di farsi strada come cantautore. Jerry Jeff Walker, diceva, gli aveva insegnato che 'la differenza tra uno spirito libero e un approfittatore sono tre accordi di chitarra'.
(Adnkronos) - Un dialogo tra rappresentanti dell’industria audiovisiva italiana e statunitense sulle opportunità di collaborazione in termini di co-produzione, servizi tecnici e attrazione di investimenti; al centro il ruolo dell’Italia come partner strategico per le produzioni internazionali. Si è svolto ieri al Fairmont Century Plaza il panel 'Focus on Italy: a strategic hub for international productions', nell’ambito della missione italiana all’American film market 2025 organizzata dall’Ice–Agenzia per la promozione all’estero e l’internazionalizzazione delle imprese italiane, in collaborazione con la Direzione generale cinema e audiovisivo del Ministero della Cultura (Dgca-MiC) e Cinecittà. Moderato da Roberto Stabile (capo ufficio Relazioni internazionali di Cinecittà e responsabile dei Progetti speciali per la Dgca), il panel ha visto la partecipazione di Francesca Rotondo (Cinecittà), Jacopo Chessa (presidente Italian film commissions), Gary Lucchesi (produttore, già presidente della Producers Guild of America) e Riccardo Neri (Ape), con l’intervento del direttore dell’Ufficio Ice di Los Angeles Giosafat Riganò. A margine dell’incontro la console generale d’Italia a Los Angeles Raffaella Valentini ha conferito a Gary Lucchesi l’onorificenza di Cavaliere dell’Ordine della Stella d’Italia, riconoscimento concesso dal Presidente della Repubblica su proposta del Ministero degli Affari Esteri. L’onorificenza premia il contributo offerto da Lucchesi nel rafforzare i rapporti tra l’industria cinematografica italiana e quella statunitense, risultato della sua pluridecennale attività e del suo ruolo poliedrico di ponte tra Stati Uniti e Italia. Produttore cinematografico e televisivo di fama internazionale, Gary Lucchesi è nato a San Francisco da genitori di origine toscana, e vive a Los Angeles. Laureato all’Università della California, Los Angeles (Ucla), ha iniziato la sua carriera alla William Morris Agency come talent agent, scoprendo artisti come Kevin Costner, Michelle Pfeiffer e John Malkovich. Negli anni Ottanta ha ricoperto ruoli di vertice alla Tri-Star Pictures e alla Paramount Pictures, dove ha supervisionato film iconici come Gli intoccabili, Indiana Jones e l’ultima crociata, Ghost e Il Padrino Parte III. Dal 1998 al 2019 è stato presidente di Lakeshore Entertainment, società con cui ha prodotto oltre sessanta film, tra cui l’Oscar Million Dollar Baby, e ha instaurato una duratura collaborazione con Rai Cinema e il suo presidente Giancarlo Leone. Oggi Lucchesi è presidente del comitato internazionale della Producers Guild of America e continua a promuovere attivamente la cooperazione tra i professionisti del cinema italiani e statunitensi. Negli ultimi anni ha coordinato la partecipazione della Guild agli Audio-visual summits di Matera (2021), Trieste (2023), Reggio Calabria (2024) e Merano (2025), organizzati con Cinecittà, Dgca-MiC, Apa-Associazione produttori audiovisivi, Maeci e Agenzia Ice, creando un canale stabile di confronto tra Hollywood e l’industria audiovisiva italiana su temi come le co-produzioni, gli incentivi fiscali, la formazione e le nuove tecnologie. La 46esima edizione dell’American film market si svolge a Los Angeles dall’11 al 16 novembre. La partecipazione italiana riunisce 14 realtà attive nei settori della produzione, distribuzione, e promozione di location cinematografiche. Si tratta di Filmexport Group, Lspg Popcorn, Minerva Pictures, PiperPlay tra i distributori, e Animoka Studios, Augustus Color, Fargo Film, K+, Mestiere Cinema, Viola Film e Zena FIlm tra i produttori. A loro si aggiungono Ape (Associazione produttori esecutivi), Ifc–Italian film commissions e Cinecittà. L’American film market è l’unico evento internazionale ideato e gestito direttamente da operatori indipendenti per l’intera industria del cinema. L’evento rappresenta una piattaforma dedicata allo sviluppo, alla compravendita e al finanziamento di film e serie indipendenti. Qui ogni anno vengono finalizzati accordi – per un valore complessivo che supera il miliardo di dollari – in ogni fase della filiera, dallo sviluppo alla distribuzione. Il programma include anche le Afm sessions, un ciclo di oltre 30 incontri e conferenze con i protagonisti del settore, offrendo un’occasione unica per dialogare con i decisori dell’audiovisivo. L’edizione 2025 segna il debutto della manifestazione nella nuova sede del Fairmont Century Plaza di Century City. Il cinema italiano attraversa una fase di forte espansione, sostenuta da incentivi fiscali e fondi regionali che rendono il Paese una destinazione competitiva per le produzioni globali. Nel 2024 l’industria italiana ha registrato un forte consolidamento: secondo il rapporto Anica 2025, sono stati completati 400 lungometraggi, pari a +59% rispetto al 2020. Di questi, 263 sono produzioni interamente italiane (151 di finzione e 112 documentari) e 103 sono co-produzioni, in aumento del 2% sul 2023. All’interno delle co-produzioni si contano 51 titoli a maggioranza italiana, 2 a parità e 50 a minoranza italiana, con una crescita significativa (+15,9%) delle co-produzioni a maggioranza. Il costo totale di produzione ha superato 800 milioni di euro, con un incremento del 18% sul 2023. Negli ultimi anni diverse produzioni internazionali hanno scelto di girare in Italia, confermando la qualità delle maestranze, delle infrastrutture e del sistema di incentivi: tra i casi recenti, la serie Netflix Ripley, girata tra Roma, Venezia, Napoli e Palermo, e Hotel Costiera, produzione Lux Vide per Prime Video ambientata a Positano che ha toccato anche località come Sperlonga e l’Argentario. L’Italia ha inoltre ospitato grandi successi internazionali come la seconda stagione della serie Hbo The White Lotus, ambientata a Taormina, e Those About to Die di Roland Emmerich, un’ambiziosa produzione su larga scala girata negli Studi di Cinecittà. A confermare ulteriormente l’attrattiva del Paese come polo produttivo di livello mondiale è stato anche Challengers di Luca Guadagnino, con Zendaya protagonista. Il padiglione italiano all’Afm 2025 riunisce soggetti attivi lungo l’intera filiera audiovisiva: sviluppo e produzione di lungometraggi, serie e documentari; animazione; vendite internazionali e distribuzione; post-produzione (editing, color, VFX, audio) e restauro; servizi di produzione esecutiva e location management in Italia e all’estero; oltre all’assistenza delle film commission nello scouting di location, le procedure burocratiche e l’accesso alle agevolazioni fiscali e fondi regionali. Una configurazione che consente interlocuzioni su contenuti, servizi tecnici e opportunità di co-produzione in un unico perimetro operativo.
(Adnkronos) - A2a estende l’orizzonte territoriale del Piano Strategico oltre i confini nazionali, puntando a una maggiore diversificazione geografica. Nell'aggiornamento del piano strategico al 2035 si prevede l'espansione in nuovi Paesi selezionati in base al potenziale di mercato e a criteri di rendimento e velocità di sviluppo, per ridurre il rischio di esecuzione e massimizzare il ritorno. ''Le iniziative di espansione -si sottolinea-saranno selezionate come alternative a progetti in Italia e a parità di investimento. I progetti saranno focalizzati sui settori chiave delle filiere Waste-to-Energy e Power, sfruttando le competenze distintive di A2A nel recupero di energia da rifiuti e nella generazione e valutando l’integrazione delle attività a monte e a valle. Questo approccio multi-filiera permetterà un percorso di crescita sostenibile all’interno dei Paesi selezionati. La strategia del Gruppo si basa su un modello di "anchoring platform", con un’internazionalizzazione che avverrà attraverso acquisizioni o partnership nelle filiere prioritizzate, seguita da uno sviluppo organico a step successivi per consolidare la presenza nel medio-lungo termine''.