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(Adnkronos) - Un giovane di 20 anni è morto nella notte intorno alle 2 a Ceccano, Frosinone, in un incidente stradale sulla strada Asi-asse attrezzato, dopo l'incrocio con via Anime Sante in direzione Ceccano. Sul posto sono intervenuti i vigili del fuoco, i carabinieri del radiomobile di Frosinone, una pattuglia di Giuliano di Roma e il comandante della stazione di Ceccano per i rilievi ed accertamenti. Secondo una prima ricostruzione dei carabinieri, la vittima era alla guida di un'auto Peugeot 206, di proprietà della madre. Ha perso il controllo del mezzo che ha sbandato ed è finito contro il guardrail per poi capovolgersi più volte sulla strada. Quando l'auto si è ribaltata il 20enne è stato sbalzato fuori dal veicolo ed è morto sul posto. Inutili i tentativi del 118 di rianimarlo. Nell'auto viaggiavano anche altri due giovani, un 19enne ed un 16enne entrambi di Ceccano, che sono stati trasportati per accertamenti all'ospedale Spaziani di Frosinone e non sono in pericolo di vita.
(Adnkronos) - "Dal punto di vista commentale, a noi serve sempre chiarezza, ad esempio nei rapporti doganali che sono ormai stabili da anni. Non c'è, a mio parere, un grosso pericolo per la pasta: già paga dazio, non immagino che possa crescere. Si tratta di una misura protezionistica che vede il prezzo italiano contro quello americano, e ogni anno viene rivisto con un sistema molto elaborato di valutazione. Non vedo quindi grosse problematiche rispetto a questo". Così, con Adnkronos/Labitalia, Giuseppe Di Martino, alla guida dell'omonimo pastificio di Gragnano, commenta l'elezione di Donald Trump e il rischio che ci siano nuovi dazi sull'importazione di prodotti italiani negli Usa. Erede di una delle più antiche famiglie di pastai di Gragnano, Giuseppe Di Martino è amministratore delegato e presidente del cda del Pastificio Di Martino Gaetano & F.lli S.p.A., che gestisce insieme alla sorella Giovanna. Più di 100 anni di esperienza nella produzione di Pasta di Gragnano fanno la famiglia Di Martino il punto di riferimento nel mercato mondiale della pasta di Gragnano IGP (Indicazione Geografica Protetta). Distribuito su 7 diversi siti di produzione situati tra la Campania e l’Emilia Romagna, il Pastificio Di Martino produce 8 milioni di porzioni di pasta al giorno ed esporta il 93% della sua produzione in oltre 48 paesi. Grazie alla sua vicinanza al mare, l'azienda ha sempre avuto una vocazione speciale per le esportazioni, come testimonia il passaggio della prima pasta Di Martino attraverso il Canale di Panama nel 1915 E Di Martino da anni è operativo negli Usa, tra spaghetti e altre specialità di pasta che sono presenti sul mercato statunitense. "Abbiamo una filiale commerciale negli Stati Uniti che è la Di Martino Inc., che ci rappresenta nella distribuzione dei nostri prodotti in tutto il Nord America. L'export verso il nord America per noi equivale a quasi 25 milioni di euro, su un fatturato di 170 milioni. E' una zona strategica per gli investimenti dell'azienda", sottolinea. E l'imprenditore campano ricorda che "è da più di trent'anni che la pasta paga dazio nell'importazione negli Stati Uniti". "E la pasta italiana - prosegue - rappresenta solo il 5% della pasta consumata negli Usa. L'unica pasta italiana che riesce a passare negli Usa è quella di alta gamma, di alta qualità, che è più difficile che sia prodotta negli Stati Uniti. Paste come la Gragnano Igp, e anche altre che hanno un blasone, un brand, che gli permette di penetrare nel mercato americano". Di Martino negli States non ha limitato la sua attività imprenditoriale solo alla commercializzazione della pasta. "Abbiamo anche un'attività ristorativa a New York -sottolinea- che porta ottimi risultati ed è amato dai nostri clienti newyorkesi". E Di Martino ribadisce che "per noi il mercato statunitense è strategico, e credo che i rapporti commerciali tra i due Paesi non avranno ripercussioni, continueranno a essere intensi e proficui. La pasta è già sottoposta a dazio, non ci possono essere iniziative nuove", sottolinea. In particolare secondo l'imprenditore campano, "noi imprenditori italiani che facciamo investimenti importanti negli Stati Uniti, paghiamo tasse e creiamo ricchezza siamo i benvenuti per Trump, non credo che ci vedrà come nemici, più come contributori del Pil americano. La Di Martino Inc., ma anche il ristorante che conta una cinquantina di dipendenti, è sicuramente un'attività che va in favore di una migliore economia americana. Noi vediamo strategicamente gli Stati Uniti come un mercato di sviluppo per i prossimi 5-6 anni. E' un mercato per noi sempre più importante e ci investiremo sempre di più", ribadisce ancora Di Martino. E in conclusione per Di Martino "l'azione di protezione dell'economia statunitense da parte di Trump è più rivolta verso i paesi sudamericani in via di sviluppo, verso la Cina. Non penso che ci saranno grosse problematiche verso i prodotti italiani", sottolinea."Credo che ci sia una problematica di una maggiore attenzione di Trump verso l'America stessa, rispetto a un multilateralismo precedente", conclude.
(Adnkronos) - Dal momento che "la direttiva ‘Case Green’ non vieta incentivi per nuove caldaie a gas rinnovabili" Proxigas, Assogas, Assogasliquidi-Federchimica e Utilitalia chiedono una conferma in Legge di Bilancio delle "agevolazioni previste dall’Ecobonus anche per la sostituzione delle vecchie caldaie a gas con nuove caldaie a condensazione alimentabili con green gas": l'obiettivo è "garantire, anche per il 2025, i benefici dell’ecobonus per le caldaie per permettere a tutti i cittadini italiani, anche quelli con meno disponibilità economiche, di proseguire sulla strada della decarbonizzazione e dell’efficientamento dei consumi residenziali". Con una nota le associazioni ricordano come la Direttiva EPBD ('Case Green'), "peraltro non ancora recepita dal nostro Paese, ... definisce solo obiettivi di risparmio energetico e di decarbonizzazione con riferimento al parco immobiliare. Le Linee Guida emanate dalla Commissione Europea per favorirne l’attuazione rappresentano un documento non vincolante dal punto di vista giuridico e lasciano agli Stati membri individuare le tecnologie funzionali al percorso di decarbonizzazione e di efficientamento più adatto per il proprio contesto nazionale". A questo proposito le associazioni sottolineano come "secondo uno studio realizzato da Bip Consulting, le caldaie a condensazione, che impiegheranno quote crescenti di green gas, rappresentano la tecnologia più economica, efficace e praticabile per decarbonizzare i consumi residenziali italiani. Le ragioni di questa evidenza sono diverse. Prima di tutto, il parco residenziale italiano è caratterizzato da immobili costruiti per oltre il 70% prima degli anni ’80. Gli stessi sono posizionati per il 50% nelle ultime classi energetiche, F e G, e si trovano in aree geografiche con caratteristiche climatiche fredde per il 50% dei casi. Inoltre, gli immobili che ricadono nella categoria degli edifici storici sono numerosi". Un altro dato significativo è che il 60% degli appartamenti con riscaldamento autonomo non presenta un giardino privato, un terrazzo o uno spazio esterno. Elementi che limitano le alternative tecnologiche realmente utilizzabili per il riscaldamento. Per questo lo studio stima che – dato il contesto – dei 16,6 milioni di abitazioni in classe F e G solo meno di 6 milioni potrebbero accogliere una pompa di calore elettrica. Ma se si affina l’analisi e si considerano anche i fattori legati al reddito delle famiglie, essendo le pompe di calore elettriche molto costose, il numero si riduce a meno di 2 milioni di abitazioni. Inoltre, confrontando oltre che i costi di installazione anche i costi di gestione dell’impianto lo studio dimostra come le caldaie a condensazione si confermino le soluzioni più economiche per il consumatore. "Per attuare concretamente un percorso di efficientamento e decarbonizzazione dei consumi residenziali nel nostro Paese - concludono - è necessaria quindi una presa di consapevolezza delle peculiarità del nostro territorio e del nostro contesto sociale ed economico guardando prioritariamente all’interesse dei consumatori".