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(Adnkronos) - "Non si può spiare un alleato". Questa la reazione della premier danese Mette Frederiksen alla notizia secondo cui gli Stati Uniti avrebbero intensificato l'attività di intelligence sulla Groenlandia. Le sue parole arrivano dopo che un'inchiesta negli Usa ha rivelato che le agenzie di spionaggio avrebbero ricevuto l'ordine di concentrarsi sulla Groenlandia - l'isola territorio autonomo della Danimarca che Donald Trump vorrebbe annettere - in particolare sul movimento per l'indipendenza e sul sentimento dell'opinione pubblica riguardo all'estrazione delle risorse minerarie da parte americana. Ieri, l'incaricata d'affari degli Stati Uniti a Copenaghen, Jennifer Hall Godfrey, è stata convocata al ministero degli Esteri dal sottosegretario Jeppe Tranholm-Mikkelsen, per fornire spiegazioni in merito alle rivelazioni contenute nell'articolo pubblicato dal Wall street journal. Rivelazioni che il ministro degli Esteri danese, Lars Løkke Rasmussen ha definito “molto preoccupanti". "Non ci si spia tra amici, stiamo esaminando la questione con grande serietà”, ha detto. Mentre il premier della Groenlandia, Jens-Frederik Nielsen, si è espresso sull'accaduto, definendolo inaccettabile e irrispettoso. Da Washington la direttrice dell’intelligence nazionale, Tulsi Gabbard, non ha smentito il contenuto della storia, ma ha condannato duramente i responsabili della fuga di notizie riservate, sostenendo di aver trasmesso tre segnalazioni di reati al dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti, in merito a queste "voci". Gabbard ha anche apostrofato il Wall Street Journal con parole al vetriolo: "Dovrebbero vergognarsi per aver aiutato il 'deep state' che cercano di indebolire il presidente politicizzando e diffondendo informazioni riservate. Stanno violando la legge e minando la sicurezza e la democrazia della nostra nazione. Chi divulga informazioni sensibili verrà individuato e perseguito con il massimo rigore della legge".
(Adnkronos) - "Un Papa che ha subito invocato la pace, che ha indicato pur in poche parole la via difficile di una nuova concordia che parte dagli ultimi, i vessati, gli oppressi dei Sud del mondo, dalle periferie dell'esistenza. C'è tanta continuità nell'attenzione alle vittime dell'economia dello 'scarto' anche nella scelta di un nome molto impegnativo, quello di un predecessore come Leone XIII che ha fondato nei fatti la dottrina sociale con la prima Enciclica Rerum Novarum che guarda al mondo del lavoro, dei diritti, dell'inclusione". Così, con Adnkronos/Labitalia, Luigi Sbarra, già leader della Cisl, commenta l'elezione di Papa Leone XIV.
(Adnkronos) - C'è una data che segna ogni anno l'inizio del nostro 'debito ecologico' nei confronti del Pianeta: è il Country Overshoot Day, calcolato dal Global Footprint Network (overshootday.org). Per il nostro Paese, nel 2025, cade il 6 maggio: questo giorno segna quindi la data in cui il bilancio annuale di biocapacità, ovvero la capacità rigenerativa, del Pianeta si esaurirebbe se tutti sulla Terra vivessero allo stesso livello di consumo dei residenti italiani. Fanno peggio gli abitanti di Qatar (6 febbraio), Lussemburgo (17 febbraio) e Singapore (26 febbraio), che si collocano nelle prime tre posizioni, in coda l'Uruguay che arriva praticamente a fine anno (17 dicembre). Per l'Unione Europea il giorno di sovrasfruttamento delle risorse cade il 29 aprile 2025. Per l'Italia si tratta di un risultato peggiore rispetto a quello del 2024 quando l'Overshoot Day italiano era caduto il 19 maggio. Un anticipo in parte dovuto ad aggiornamenti nei dati di input e nella metodologia (11 giorni) e in parte a variazioni reali nei modelli di consumo (1 giorno). I giorni di sovrasfruttamento per i singoli Paesi vengono pubblicati ogni anno nel mese di dicembre dell'anno precedente, utilizzando i dati più recenti tratti dai National Footprint and Biocapacity Accounts, gestiti dall'Ecological Footprint Initiative della York University per conto della Footprint Data Foundation (FoDaFo). Si calcolano considerando il rapporto tra l'impronta ecologica per abitante di un dato Paese e la biocapacità globale pro capite. Il 5 giugno, nella Giornata mondiale dell'Ambiente, è previsto poi il consueto annuncio della data dell'Earth Overshoot Day, il giorno in cui la domanda di risorse e servizi ecologici in un dato anno supera ciò che la Terra può rigenerare nei 12 mesi. Un bilancio globale sui nostri stili di vita e di consumo e la misura della pressione che esercitiamo sul Pianeta, ogni anno sempre più intensa. Nel 2024 è caduto il primo agosto. Ma scorrendo le tabelle disponibili sul sito dedicato relative ai passati Overshoot Day, calcolati a partire dai National Footprint and Biocapacity Accounts edizione 2023 (aggiornati, dunque, sulla base di un set di dati comune e con lo stesso metodo), è evidente che il danno arrecato alla Terra è aumentato nei decenni. Il giorno di sovrasfruttamento coincide con il 25 dicembre nel 1971, il 20 novembre nel 1981, il 20 ottobre nel 1991, il 13 settembre nel 2001 e il 6 agosto nel 2011. L'Earth Overshoot Day si calcola dividendo la biocapacità del pianeta (la quantità di risorse ecologiche che la Terra è in grado di generare in quell'anno, come foreste, terreni coltivabili, zone di pesca, ecc...) per l'impronta ecologica dell'umanità (la domanda per quell'anno di prodotti alimentari e fibre vegetali, prodotti zootecnici e ittici, legname, foreste per assorbire le emissioni di anidride carbonica, ecc...), espresse in ettari globali, e moltiplicando il risultato per il numero di giorni dell'anno. Risultato: uno sfruttamento eccessivo che ha come conseguenze deforestazione, erosione del suolo, perdita di biodiversità e accumulo di anidride carbonica nell'atmosfera.