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(Adnkronos) - Paola Turani è tornata a parlare di un tema delicato che la riguarda da vicino: l'infertilità. Con un lungo sfogo condiviso su Instagram, l'influencer ha trattato l'argomento partendo da alcune domande ficcanti che ha ricevuto tra i commenti. "Enea ha bisogno di un fratellino", commentano i follower sotto a un video pubblicato da Paola Turani in cui in primo piano compare il figlio, Enea, mentre gioca con i due cagnolini di casa, Nadine e Gnomo. "Non avevo pensato a questa ipotesi ma in me è nata una riflessione e inizio a interrogarmi sul futuro della nostra famiglia", comincia così il lungo sfogo di Paola Turani sul suo profilo Instagram. L'influencer, da 2 milioni di follower, aveva già trattato il tema dell'infertilità quando ha annunciato la prima gravidanza. Dopo 8 anni di tentativi, Paola Turani è rimasta incinta naturalmente proprio nel mese in cui avrebbe dovuto iniziare la procreazione medico assistita. "Probabilmente vista la nostra situazione dovremmo farci aiutare o intraprendere il percorso di PMA per un secondo figlio. E, comunque, non è detto che ci riusciremmo. Vi avevo raccontato, ormai quattro anni fa, delle nostre difficoltà. Di quanto io abbia sofferto prima di avere Enea ogni volta che mi venivano fatte domande su una gravidanza." Il suo intervento mira a sensibilizzare sul tema dell'infertilità. "In Italia - spiega Paola Turani - sono circa 77-80 mila le coppie che annualmente ricorrono alla Procreazione Medicalmente Assistita per avere un figlio e ogni anno sono in aumento. Secondo l’ultimo report dell’OMS una persona su sei è affetta da infertilità nel corso della vita, rendendo la ricerca di una gravidanza particolarmente difficoltosa. Circa il 17,5% della popolazione mondiale ha problemi di fertilità". Poi, conclude e invita i follower a riflettere: "Sensibilizzare le persone sul tema potrebbe aiutare a far capire che certe domande per rispetto non andrebbero poste, seppur con buone intenzioni, perchè potrebbero ferire e far soffrire le persone che stanno attraversando problemi e situazioni difficili".
(Adnkronos) - Il gioiello torna ad adornare l'uomo. E lo fa con un audace scelta che lega idealmente gli ornamenti di potere del Rinascimento alle scelte contemporanee di libertà di stile. Nella seconda giornata di Vicenzaoro, il salone internazionale di Italian Exhibition Group in corso nel quartiere fieristico di Vicenza sino a martedì 21, lo show di Trendvision, osservatorio indipendente di IEG, racconta alle figure chiave del mercato internazionale del gioiello come pendenti, collane, puntali, aspri, fibbie e bottoni sono parte integrante dello stile e dell'identità maschile. Nelle tele di maestri come van Dyke o Rembrandt, l'opulenza, lo status sociale si esprimono nei tessuti, nel taglio, e nel gioiello. E prima ancora nella storia, è tramite di una connessione spirituale con la natura e i suoi elementi, come ha ricordato l'attore e storyteller Fabrizio Raggi. «Solo nel Novecento c'è stata una parentesi minimalista che ha eclissato il gioiello dall'abbigliamento maschile. Ma oggi i temi dei diritti civili e dell'espressione di sé, hanno fatto tornare protagonista il gioiello nell'abbigliamento maschile. è la valorizzazione della diversità e dell'inclusività», racconta Paola De Luca, direttore creativo di Trendvision Jewellery + Forecasting. Il viaggio per immagini di Trendvision parte dall'antropologia dell'ornamento, nel commento dotto della storica del gioiello Amanda Triossi ai ritratti di gentiluomini rinascimentali, sino a proiettarsi nella contemporaneità: con le voci del designer cinese Richard Wu e di Livia Lazzari fondatrice del brand Woodoo Jewels. Gioiello maschile, dunque una storia che si rinnova anziché vera e propria novità, che oggi si alimenta di nuove sensibilità e di nuove tecnologie. "Arte e ingegneria oggi si fondono e le nuove tecniche come la manifattura additiva eliminano i limiti creativi come li abbiamo conosciuti sin qui. Il prossimo passo è la stampa in 3D con più materiali", ha ricordato Damiano Zito, presidente e CEO di Progold una delle aziende italiane a più alto tasso di innovazione nel settore orafo. Gli USA continueranno a rappresentare anche in prospettiva uno dei mercati più importanti per i gioielli Made in Italy. Lo afferma Stefania Trenti, responsabile Industry and Local Economies Research del Research Department di Intesa Sanpaolo, nell’evento di Club degli Orafi Italia e dal Research Department di Intesa Sanpaolo, nella seconda giornata di Vicenzaoro January in corso nel quartiere fieristico di IEG, e dedicato alle opportunità e alle sfide per le imprese orafe italiane nel mercato statunitense. Un'analisi utile per tracciare le prospettive future del settore, influenzate dalle decisioni della nuova amministrazione USA sui dazi, in un mercato dove l'Italia è il secondo partner commerciale degli Stati Uniti, dopo l'India, con una quota del 14% sulle importazioni americane di gioielli in oro nel 2023. I primi nove mesi del 2024, segnati dalla campagna elettorale americana, hanno visto un calo dell’8,1% nelle esportazioni di gioielli in oro, a causa della concorrenza di India e Francia. Nel 2025, con una crescita globale attesa al 3%, si prevede un’evoluzione economica differenziata tra le varie aree del mondo. Tuttavia, secondo un’indagine del Club degli Orafi Italia e Intesa Sanpaolo, il settore italiano dimostra resilienza, con il 38% delle imprese intenzionate a esplorare nuovi mercati e a rivedere le politiche di prezzo per mantenere la competitività negli USA. Moderato da Laura Biason, direttore generale del Club degli Orafi Italia, l’evento ha ospitato in collegamento dal Texas Filippo Fusaro, direttore di ICE Houston, a cui è seguita la presentazione dello scenario macroeconomico e dei prezzi dei preziosi a cura di Daniela Corsini, senior economist responsabile della ricerca sulle commodity del Research Department di Intesa Sanpaolo. Conclusioni di Licia Mattioli, AD di Mattioli SpA, che ha illustrato il punto di vista di un’impresa fortemente coinvolta sul mercato statunitense. Entrare nella gestione, passo passo, o con il coinvolgimento nella gestione o con l'affiancamento delle nuove generazioni delle famiglie fondatrici. Il tema è di oggi ed è l'architrave su cui si proietta il futuro del settore orafo-gioielliero made in Italy. Club degli Orafi Italia e Intesa Sanpaolo, nel ventennale della loro collaborazione per monitorare l'andamento economico dell'industry, hanno portato i risultati di una ricerca che tocca anche questo tema nella giornata iniziale di Vicenzaoro January 2025. Dunque passaggio di testimone, sì. Come? Le imprese intervistate, scelgono nel 77% dei casi la pratica più diffusa è quella del coinvolgimento progressivo nella gestione, mentre il 58% opta per l’affiancamento diretto dei giovani membri della famiglia. Ne hanno discusso Maria Cristina Squarcialupi, Presidente Club degli Orafi Italia e UnoAerre Industries, e Vicepresidente Federorafi, Alessandra Tognazzo, docente di Family Business all’Università degli Studi di Padova, e Andrea Buccellati, presidente onorario e direttore creativo Buccellati Holding Italia SpA, che ha illustrato un caso di successo nella gestione dell’affiancamento generazionale.
(Adnkronos) - “Il progetto di company social housing di Edison 'Una casa per i giovani' nasce per dare un concreto e immediato aiuto ai giovani neolaureati, che assumiamo in tutte le sedi italiane, qualsiasi sia la tipologia di laurea in loro possesso, affinché possano avere un'abitazione di prossimità alla sede in cui operano. E’ un progetto funzionale a metterli in condizione di poter avviare, oltre a un progetto professionale con il nostro Gruppo, anche un progetto di vita personale dovendo pagare un affitto che, comprese le utenze, non supera un terzo del reddito di primo impiego che garantiamo”. Così, il direttore Hr e Ict di Edison, Giorgio Colombo, ha illustrato all'Adnkronos il piano di company social housing 'Una casa per i giovani', lanciato dall’azienda, società energetica che da 140 anni contribuisce all’innovazione e allo sviluppo nel Paese. (VIDEO) L’iniziativa è parte di un più ampio impegno di Edison quale operatore responsabile che prevede per i più giovani un programma triennale di sviluppo e formazione, modalità di lavoro che garantiscono l’equilibrio tra vita personale e professionale, una dinamica retributiva che premia il merito e un sistema di welfare integrativo, da settembre arricchito dell’iniziativa 'Una casa per i giovani'. “Vogliamo creare le condizioni affinché i giovani possano rimanere nelle città dove hanno studiato per lavorare con Edison e possano avviare un proprio progetto di vita personale, oltre che professionale - spiega Colombo - Questo è molto importante per noi, poiché investiamo molto nei ragazzi fin dalla loro formazione all'università, pertanto, abbiamo interesse che rimangano per un periodo significativamente prolungato in azienda, non solo perché è funzionale alla loro crescita, ma anche perché è funzionale all'investimento importante che Edison fa per formarli e farli crescere”. Il piano 'Una casa per i giovani', è rivolto ai neolaureati che non hanno un alloggio diverso da quello del proprio nucleo di origine. A loro Edison dà la possibilità di affittare un bilocale arredato, in una zona che si trova entro mezz’ora dalla sede di lavoro e collegato con mezzi pubblici. Un partner esterno specializzato nelle locazioni immobiliari si occupa della ricerca, identificazione e gestione contrattuale e amministrativa della locazione abitativa nonché di tutte le utenze a essa connesse. Al giovane è richiesto un contributo spese mensile che, considerate anche le utenze a suo carico, è ritenuto sostenibile e ha un valore non superiore a un terzo della retribuzione netta. La ratio dell’iniziativa di Edison, pertanto, è investire sui giovani. “Abbiamo notato negli ultimi anni, purtroppo, un problema crescente di difficoltà dei giovani, soprattutto per coloro che hanno studiato nelle città metropolitane, a rimanere professionalmente in questi luoghi, in quanto il costo della vita, e in particolare degli alloggi, diventa sempre più insostenibile anche rispetto a un buon reddito di primo impiego - sottolinea - Ciò, spesso, determina una scelta, talvolta per motivi economici, di fuga dall'Italia e di lavoro all'estero, perché il primo impiego in alcuni paesi europei garantisce uno stipendio che, rapportato al costo della vita, è molto più interessante di quanto offerto in Italia”. “Pertanto, siamo intervenuti per affrontare il tema del bisogno abitativo così che possano reggere il costo di un affitto in una città metropolitana rapportato al loro reddito. In questo modo, rendiamo possibile e sostenibile la scelta di rimanere a lavorare nella città in cui hanno studiato, effettivamente possibile e sostenibile, mitigando la necessità di una decisione dettata esclusivamente da motivi economici di un'esperienza lavorativa all'estero - prosegue Colombo - Noi abbiamo bisogno che questi giovani, una volta terminati gli studi scelgano di rimanere in Italia, iniziando un progetto con noi e che, una volta entrati continuino a rimanere in azienda per il tempo che riteniamo adeguato e ragionevole, affinché possano crescere e l'azienda possa avere un ritorno sul grande investimento che fa su di loro”. L’Italia ha, rispetto agli altri grandi Paesi europei, un saldo import-export di giovani laureati negativo e questo dato ha un diretto collegamento anche con il problema abitativo. A questo riguardo Colombo ha sottolineato che "il sistema Italia, fortunatamente, ha compreso che quello dell’housing è un problema enorme per tutto il Paese, che contribuisce all’importante flusso migratorio dei giovani laureati italiani verso l’estero, che negli ultimi dieci anni ha raggiunto cifre importanti. Altro problema rilevante è il calo demografico. Il Paese ha bisogno di tornare a investire sui giovani in generale ed in particolare su quelli ad elevato titolo di studio. Nell'ultima legge di Bilancio ci sono già importanti segnali in questa direzione, come auspicato dal sistema delle imprese attraverso Confindustria. È stato infatti prorogato il sostegno ai giovani under 36 per l’acquisto della prima casa, un fondo di garanzia importante che dovrebbe possibilmente diventare strutturale”. Per il direttore Hr e Ict di Edison si tratta di provvedimenti che vanno nella direzione auspicata ma che, al contempo, hanno bisogno di due condizioni. “La prima è quella di essere strutturali nel tempo - specifica Colombo - e la seconda è la capacità di mettere insieme il bisogno di un sostegno immediato con una progettualità futura sul lungo periodo, attraverso un piano edilizio che, anche con la rigenerazione del patrimonio, oggi scarsamente utilizzato, possa mettere a disposizione progressivamente delle soluzioni abitative a costo contenuto che soddisfino questo bisogno con una prospettiva di medio lungo termine. Il nostro intervento è una risposta immediata in attesa di un processo di sistema-Paese che dia uno sviluppo strutturale”.