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(Adnkronos) - Un attacco israeliano è stato condotto contro i Caschi Blu dell'Unifil in Libano. Lo denuncia l'Unifil con un una nota condivisa su 'X'. ''Ieri mattina, i droni delle Forze di difesa israeliane (Idf) hanno sganciato quattro granate vicino alle forze di pace dell'Unifil impegnate a rimuovere i posti di blocco che impedivano l'accesso a una posizione delle Nazioni Unite nei pressi della Linea Blu'', si legge nella nota. '' ''Si tratta di uno degli attacchi più gravi al personale e alle risorse dell'Unifil dall'accordo di cessate il fuoco dello scorso novembre'', ha aggiunto la missione Onu. ''Una granata è caduta a meno di 20 metri di distanza dal personale e dai veicoli delle Nazioni Unite, mentre le altre tre sono cadute a circa 100 metri'', prosegue la nota. ''Qualsiasi azione che metta in pericolo le forze di pace e le risorse delle Nazioni Unite, nonché qualsiasi interferenza con i compiti loro assegnati, è inaccettabile e costituisce una grave violazione della risoluzione 1701 e del diritto internazionale'', ha dichiarato ancora l'Unifi. ''E' responsabilità delle Idf garantire la sicurezza e l'incolumità delle forze di pace che svolgono compiti affidati dal Consiglio di sicurezza'', si legge in una nota diffusa sull'account 'X' dell'Unifil. ''Le Idf erano state informate in anticipo dei lavori di sgombero stradale in corso da parte dell'Unifil nella zona, a sud-est del villaggio di Marwahin. Per motivi di sicurezza, i lavori sono stati sospesi a causa dell'accaduto'', precisa la missione di pace delle Nazioni Uniti in Libano. Cassonetti e pneumatici sono stati incendiati a Gerusalemme questa mattina per protestare contro il primo ministro Benjamin Netanyahu e il suo mancato accordo per riportare in Israele gli ostaggi ancora trattenuti nella Striscia di Gaza. Lo ha riferito la polizia israeliana condannando gli ''atti vandalici'' e segnalando che non ci sono stati feriti. Attivisti si sono radunati anche sotto la casa del ministro per gli Affari Strategici Ron Dermer, incaricato di garantire il rilascio degli ostaggi. Un gruppo dii attiviste della Coalizione delle Madri e delle Donne si sono barricate sul tetto della Biblioteca Nazionale, vicino alla Knesset a Gerusalemme, chiedendo un accordo per il rilascio degli ostaggi e la fine della guerra. "La polizia israeliana consentirà a chiunque di esercitare il proprio diritto alla libertà di espressione nell'ambito di una protesta legittima'', si legge in una nota. ''Allo stesso tempo, la polizia non permetterà che vengano arrecati danni all'ordine pubblico, inclusi l'incendio di bidoni della spazzatura, atti vandalici, blocchi stradali o qualsiasi altra azione illegale che metta a repentaglio la sicurezza pubblica o interrompa la vita quotidiana", prosegue la nota. Dal tetto della Biblioteca nazionale sono stati srotolati due striscioni giganti con lo slogan "Negligenza e uccisioni" accanto a una foto del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu. Gli attivisti sono rimasti sul tetto, mentre decine di altri sono radunati nel giardino sottostante. In una nota, i manifestanti hanno dichiarato: "698 giorni di fallimento. 698 giorni in cui cittadini israeliani sono stati abbandonati alla morte'', ma ''il governo israeliano e il suo leader si rifiutano di discutere l'accordo sul tavolo. Scelgono invece di continuare una guerra politica senza scopo né giustificazione operativa, abbandonando gli ostaggi nei tunnel di Hamas, abbandonando i soldati dell'Idf, uccidendoli – uccidendo noi. Basta! Risolveremo il problema''. Gli attivisti sotto casa Dermer hanno letto ad alta voce i nomi dei 48 ostaggi rimasti e hanno esposto uno striscione con la scritta: "48 ostaggi - Dermer 0". I manifestanti hanno poi affermato che "dalla nomina di Dermer, nessun ostaggio è tornato a casa. E' ora di promuovere un accordo e riportare tutti indietro, anche a costo di fermare la guerra".
(Adnkronos) - Quando il mare chiama, lo Stato deve rispondere. Con questo motto l'Anab, l'associazione nazionale degli assistenti bagnanti lancia la proposta di una gestione pubblica della categoria. "La salvaguardia delle vite umane in contesti balneari -spiega ad Adnkronos/Labitalia Guido Ballarin, presidente nazionale Anab- rappresenta un diritto fondamentale ed è parte integrante del concetto moderno di bene pubblico. Oggi, la sicurezza in spiaggia è affidata quasi integralmente agli stabilimenti balneari privati, con conseguenze operative, economiche e sociali significative. Proporre una gestione dello Stato per gli assistenti bagnanti significa non solo tutelare meglio i cittadini, ma generare anche entrate statali dirette e indirette, rafforzando professionalità e coesione territoriale", sottolinea. Professionalità che, sottolinea Ballarin, in Italia al momento spesso e volentieri mancano, "nella misura di un 20% della forza lavoro necessaria per la stagione estiva.Questo deficit si traduce in difficoltà operative per gli stabilimenti, in particolare nei periodi di punta". "E gli stipendi, quando sono accettabili, si aggirano tra 1.300 e 1.800 euro mensili, ma con contratti poco rappresentativi e scarsa tutela. Noi segnaliamo da tempo che 'salari bassi e stagione troppo corta' rendono la professione poco attrattiva, aggravando la carenza di personale", aggiunge. Secondo Ballarin "la durata della stagione varia significativamente: dal maggio a settembre al Nord, e periodi ancora più corti al Sud. Questo rende incerto il lavoro e svilisce la professione". E l'assenza di assistenti bagnanti va di pari passo con spiagge meno sicure. "Sebbene le ordinanze impongano la presenza di un bagnino ogni 80–150 metri, nelle spiagge libere il servizio è spesso assente, soprattutto per motivi economici. Nel 2024 sono stati registrati 221 decessi per annegamento, con oltre il 50% dei casi verificatisi nelle spiagge. Questo evidenzia il ruolo cruciale degli assistenti bagnanti nel prevenire tragedie e l’urgenza di un servizio sistematico e continuativo", continua ancora. E qui arriva la proposta dell'Anab: "si propone la creazione di un corpo statale di assistenti bagnanti, analogamente ai vigili del fuoco o alla forestale, con contratti nazionali stabilizzati, formazione coerente e organico centrale. Il passaggio sotto gestione statale dovrebbe migliorare le condizioni economiche e normative, garantendo formazione continua, stabilità contrattuale e riconoscimento professionale. E il servizio non sarebbe gratuito: i concessionari balneari pagherebbero un canone proporzionato a metratura, presenze, redditività allo Stato, generando un fondo nazionale stabile per sostenere il servizio", aggiunge ancora. Per Anab i benefici derivanti da questa scelta non sarebbero pochi. "Uno Stato unico coordinatore assicurerebbe la presenza del servizio anche sulle spiagge meno profittevoli o libere, garantendo migliori standard di sicurezza. E stipendi garantiti, formazione certificata e qualità contrattuale renderebbero il lavoro più sostenibile e attraente per i giovani", aggiunge. Inoltre, per Ballarin, "l'insieme dei canoni, armonizzati a livello nazionale, costituirebbe una fonte di entrata stabile, in controtendenza rispetto alla situazione attuale di canoni relativamente contenuti rispetto ai ricavi. Con un servizio centralizzato e regolato, le responsabilità legali sarebbero chiaramente definite, diminuendo l’esposizione dei concessionari e dello Stato stesso. Una gestione statale, sinergica con le campagne come 'Spiagge Sicure', promuoverebbe una cultura della balneazione consapevole e sicura". In conclusione per Ballarin: "La proposta di un servizio di assistenza balneare gestito dallo Stato non è solo un passo verso maggiore sicurezza, ma una vera e propria strategia di equo sviluppo socioeconomico. Equiparare la figura dell'assistente bagnanti a quella dei corpi civili nazionali significa restituire dignità a una professione troppo spesso marginale". "Parallelamente, lo Stato può trasformare un bisogno sociale in un modello di investimento pubblico-professionale, con ritorni in sicurezza, occupazione e turismo", conclude.
(Adnkronos) - “Il nostro gruppo ha sempre messo al centro la sostenibilità, dal 2013 siamo presenti con diverse emissioni sostenibili. Oggi abbiamo raggiunto il 90% di finanza sostenibile. È una strategia che crediamo possa avere valore anche in futuro e per questo abbiamo voluto portare il nostro programma anche in Italia. Per dare più forza al legame che abbiamo col nostro territorio”. Lo spiega Giovanni Gazza, Chief financial officer di Iren, alla ‘Ring the Bell Ceremony’ organizzata a Palazzo Mezzanotte da Iren per celebrare la costituzione del nuovo Programma Emtn (Euro Medium Term Notes). Iren ha rinnovato il proprio Programma incrementando l’ammontare massimo da 4 a 5 miliardi di euro. Il Prospetto informativo relativo al Programma è stato approvato da Consob e ha ottenuto il giudizio di ammissibilità alla quotazione sul Mercato telematico delle obbligazioni (Mot) da parte di Borsa Italiana. “Siamo una local multiutility e questo rimpatrio si lega perfettamente alla nostra strategia. È un programma importante da 5 miliardi e supporterà i nostri 8 miliardi di investimenti al 2030. Oggi comunichiamo al settore che è possibile rafforzare il legame tra le aziende e il mondo della finanza nazionale” conclude Gazza.