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(Adnkronos) - Diplomazia, ripresa dei negoziati contro "sanzioni, pressioni o minaccia dell'uso della forza". Stop alle "sanzioni unilaterali illegali". Cina, Iran e Russia parlano così, con un'unica voce, nel giorno dei colloqui di Pechino dedicati al dossier nucleare iraniano. Poco dopo le parole di Donald Trump, convinto che di fronte all'Iran ci siano solo due opzioni, un nuovo accordo, verso il quale spinge il presidente degli Stati Uniti, o la 'via' militare. "Le parti interessate dovrebbero impegnarsi ad affrontare le cause alla radice della situazione attuale e abbandonare sanzioni, pressioni o minacce di uso della forza", si legge nel comunicato congiunto diffuso dai media del gigante asiatico, con i tre Paesi che "ribadiscono l'importanza" del Trattato di non proliferazione nucleare. Dopo i colloqui a Pechino, che hanno visto seduti intorno allo stesso tavolo il vice ministro degli Esteri cinese Ma Zhaoxu e gli omologhi di Russia e Iran, Sergei Ryabkov e Kazem Gharibabadi, i tre Paesi chiedono di "evitare azioni che possano portare a un'escalation in modo da creare un clima favorevole e condizioni per il lavoro della diplomazia". E così, rilevano gli osservatori, la Repubblica Popolare lavora con l'obiettivo più ampio di posizionarsi come leader globale, in alternativa agli Stati Uniti, una 'meta' che i dirigenti cinesi considerano più vicina alla luce dell'"America First". Tutto mentre l'Iran, che ha sempre rivendicato la natura "pacifica" del suo programma nucleare, ha accelerato sull'arricchimento dell'uranio. Da qui l'intensa attività diplomatica, anche europea. La Cina - osserva Tong Zhao del think tank Carnegie Endowment for International Peace di Washington, citato dalla Cnn - "è sempre più motivata ad approfondire il proprio coinvolgimento (nel dossier nucleare iraniano) per salvaguardare i propri interessi, allargare l'influenza nella regione (con l'occhio alle risorse) e rafforzare l'immagine di potenza globale responsabile", anche dopo essersi resa protagonista lo scorso anno del disgelo tra Iran e Arabia Saudita. E, con Russia e Iran, "potrebbe anche puntare a sottolineare l'importanza degli approcci non occidentali per risolvere le sfide globali". Due Paesi con cui la Repubblica Popolare ha appena concluso esercitazioni navali congiunte che dal 2019 vedono Pechino, Mosca e Teheran insieme ogni anno nel Golfo dell'Oman. Senza contare la cooperazione tra Iran e Russia, con i droni iraniani che hanno sostenuto le forze di Vladimir Putin nel confitto in Ucraina, innescato dall'invasione russa avviata il 24 febbraio di tre anni fa. In questo contesto si inserisce la lettera di Trump alla Guida Suprema dell'Iran, Ali Khamenei, al quale nella Repubblica Islamica spetta sempre l'ultima parola su tutto. Il presidente degli Stati Uniti ha detto di "sperare" che Teheran voglia "negoziare, perché sarebbe molto meglio" per l'Iran, altrimenti "dobbiamo fare qualcosa, perché non possiamo permettere loro un'altra arma nucleare". E Khamenei è tornato a criticare il "bullismo". Per l'Iran, i colloqui in Cina "sono un'opportunità simbolica", perché "può continuare a dimostrare l'allineamento con Russia e Cina" e "portare avanti il messaggio di ricerca di 'engagement'", commenta Sanam Vakil, responsabile del programma Medio Oriente e Nord Africa di Chatham House, citato dalla rete americana. Nel 2018, al suo primo mandato alla Casa Bianca, Trump decise per il ritiro degli Stati Uniti dall'accordo internazionale sul nucleare iraniano (Jcpoa), sottoscritto tre anni prima all'epoca dell'Amministrazione Obama, e per il ripristino di sanzioni contro la Repubblica Islamica. E' da allora che Teheran ha iniziato a fare passi indietro rispetto agli impegni assunti con quell'intesa che imponeva restrizioni alle attività iraniane in cambio della revoca di sanzioni. Il Jcpoa sottoscritto da Iran, Cina, Francia, Germania, Regno Unito, Russia, Ue e Usa è stato sempre sostenuto da Pechino, che criticò il ritiro degli Stati Uniti, contestando le sanzioni americane contro la Repubblica Islamica. E la "massima pressione". Oggi non è chiaro quale forma potrebbe avere un eventuale nuovo accordo con l'Iran. Tra le incertezze c'è lo spettro dello "snapback", il meccanismo previsto dal Jcpoa - in scadenza formale a ottobre - che consente il ripristino delle sanzioni Onu e che potrebbe essere attivato entro quella data. "Siamo chiari che adotteremo tutte le misure diplomatiche per impedire all'Iran di ottenere l'atomica, questo comprende il ricorso allo snapback, se necessario", ha detto mercoledì il vice ambasciatore britannico all'Onu, James Kariuki, come riporta la Bbc. Intanto, da Pechino, Cina, Iran e Russia - in tipico stile diplomatico cinese - affermano che ogni "dialogo" deve basarsi sul "principio del rispetto reciproco". In un Iran da sempre diviso sul nucleare e 'indebolito' dai raid israeliani dello scorso anno, "hanno visto l'approccio imprevedibile, molto prepotente nei confronti di Zelensky (lo scontro del 28 febbraio nello Studio Ovale tra il presidente ucraino e il presidente e il vice presidente degli Stati Uniti) e le sue proposte stravaganti su Gaza", conclude Vakil citato anche dalla rete britannica. E "non vogliono essere messi in quella posizione".
(Adnkronos) - "Il bonus nido è importante in particolare per le donne perchè è un aiuto reale. Io sono per una genitorialità condivisa, che tutti i congedi siano paritari ma il bonus nido oggi per le donne è una misura che aiuta. Io sono convinta che se si fanno più asili nido, se si danno più bonus nido, si aiutano le donne a non dimettersi dal lavoro". Lo ha detto Maria Luisa Gnecchi, consigliera di amministrazione Inps, intervenendo al convegno dell'Istituto 'Diversity, pari opportunità e lavoro: diritti e nuove sfide'.
(Adnkronos) - Findus, azienda attiva nel settore dei surgelati e parte del Gruppo Nomad Foods, annuncia il raggiungimento di un traguardo storico: il 100% dei suoi prodotti ittici proviene da pesca sostenibile certificata Msc (Marine Stewardship Council) e acquacoltura responsabile certificata Asc (Aquaculture Stewardship Council). Questo obiettivo, annunciato nel marzo del 2017, segna non solo il compimento di un percorso, ma anche l’inizio di un nuovo capitolo, consolidando il ruolo di Findus come leader del mercato del surgelato ittico, con circa 20mila tonnellate di prodotto, che equivale al 20% del comparto, per un valore totale di 290 milioni di euro. “Siamo estremamente soddisfatti di questo importante risultato, frutto di un notevole impegno organizzativo ed economico. L’approvvigionamento di volumi importanti, come quelli sviluppati da Findus, l’ampiezza e la varietà del nostro portafoglio di prodotti ittici, che vanta oltre 20 diverse specie, ha richiesto un impegno significativo volto a coinvolgere, informare ed ingaggiare tutta la filiera, dai gruppi di pescatori alla lavorazione del pesce, dal confezionamento fino all’arrivo dei prodotti negli scaffali della Gdo. La salvaguardia della biodiversità marina è uno standard da perseguire collettivamente per tutelare i nostri mari e garantire una fonte di nutrimento sostenibile per le future generazioni - ha dichiarato Renato Roca, Country Manager di Findus Italia - Come leader di mercato, siamo consapevoli della nostra responsabilità e siamo orgogliosi di aver ispirato l’intero settore, raggiungendo l’obiettivo fissato nel 2017 e promuovendo costantemente un modello di sostenibilità condivisa. Questo non è un punto d’arrivo, ma una tappa che ci spinge a proseguire nel nostro impegno. Produrre cibo impattando meno sull’ambiente e tutelando le risorse naturali è la nostra sfida: ci impegniamo per un progresso costante e responsabile, affinché la sostenibilità diventi sempre più un valore condiviso da tutto il settore e dai consumatori”. Un comparto, quello dell’ittico surgelato, che ha avuto un buon andamento: secondo Iias nel 2024 sono state consumate 95.955 tonnellate di pesce surgelato, con una crescita del 3,9% rispetto al 2023. Findus è la prima azienda leader di settore 100% certificata Msc e Asc. A dimostrazione dell’impatto concreto della scelta di Findus sul mercato di riferimento - fa notare l'azienda - il volume totale dei prodotti ittici certificati Msc in Italia è più che triplicato da quando l’azienda ha ottenuto la certificazione Msc, registrando una crescita del 170% tra il 2017/2018 e il 2023/2024. Se si considera in particolare la categoria dei surgelati, l’influenza sul mercato della certificazione di Findus è stata altrettanto rilevante: in questo segmento, il volume di prodotti ittici certificati Msc è più che raddoppiato, con una crescita del 92% nello stesso periodo. A partire dalla prossima settimana, tutti i prodotti delle gamme Findus - oltre 60 referenze - porteranno quindi il marchio blu di pesca sostenibile Msc e quello verde di acquacoltura responsabile Asc. La pesca sostenibile e certificata Msc deve soddisfare il rigoroso Standard di Marine Stewardship Council, la più importante organizzazione al mondo in tema di pesca sostenibile, che si fonda su tre princìpi: la pesca deve lasciare in mare abbastanza pesci per permettere loro di riprodursi, affinché l’attività possa proseguire nel tempo; deve essere effettuata in modo da minimizzare il suo impatto sull’ecosistema, consentendo alla flora e alla fauna marina di prosperare; deve essere gestita in modo da potersi adattare alle mutevoli condizioni ambientali, nel rispetto delle leggi vigenti. Per quanto riguarda invece il marchio verde Asc, esso garantisce al consumatore che il prodotto ittico provenga da un allevamento certificato secondo lo Standard di Aquaculture Stewardship Council (Asc), un'organizzazione internazionale indipendente senza scopo di lucro che stabilisce requisiti rigorosi per l'acquacoltura responsabile, spronando i produttori ittici a minimizzarne l'impatto ambientale e sociale. I requisiti ambientali prevedono che l’allevamento minimizzi il suo impatto sugli ecosistemi locali, che tutti i mangimi per pesci siano completamente tracciabili e che i parametri dell'acqua, come i livelli di fosforo e ossigeno, siano misurati regolarmente per rimanere entro i limiti stabiliti. I requisiti sociali comprendono invece la tutela dei diritti dei lavoratori e il rispetto delle comunità locali. Infine, i requisiti di benessere animale, assicurano che gli animali siano trattati con il massimo rispetto lungo tutto il loro ciclo di vita.