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(Adnkronos) - "Per i giovani, i giovani che studiano, che ricercano, che fanno conoscenza, l’occasione è il compleanno della Cassa". Ad affermarlo è Giovanni Gorno Tempini, presidente di Cassa Depositi e Prestiti, intervenendo a Roma, durante l’evento celebrativo per i 175 anni di Cdp, in occasione del quale è stato anche presentato il nuovo libro 'Famiglie e risparmio. Come cambiano le scelte finanziarie degli italiani'. “Sono 175 anni che oggi ricorrono - ha spiegato - e che abbiamo voluto ricordare presentando un libro sul risparmio, un libro scientifico ma anche pensato per una diffusione più ampia, per mostrare il valore che il risparmio ha avuto nel corso dei decenni”. Il Presidente ha sottolineato che “il risparmio racconta da dove arrivano queste risorse, quanto sono, chi le gestisce nelle famiglie” e ha aggiunto che “non riguarda soltanto i nuclei familiari, ma anche le imprese, che sempre più spesso sono protagoniste del concetto di risparmio”. Gorno Tempini ha infine richiamato il significato istituzionale e umano della giornata: “Oggi è una giornata speciale per noi, per tutte le donne e gli uomini che lavorano in Cassa Depositi e Prestiti e che fanno parte di un’istituzione così importante per il Paese”.
(Adnkronos) - "Noi siamo molto contenti della sentenza della Corte, siamo molto contenti di tutto quello che è successo, è stato un periodo nel quale abbiamo proprio dovuto assicurarci che tutto funzionasse. Ora che è tutto messo al di là di ogni ragionevole dubbio, la prima cosa che la Commissione farà è quella appunto di assicurarsi della corretta trasposizione della direttiva sul salario minimo in tutti i Paesi membri. Al momento abbiamo 19 Paesi, tra cui l'Italia, che hanno comunicato trasposizione completa, anche per quei 19 noi inizieremo a verificare che la trasposizione sia davvero completa. E poi ci sono altri 8 Paesi, di cui 5 devono ancora comunicare e 3 hanno comunicato trasposizione parziale. Quindi credo che adesso la priorità sia certamente quella di assicurarsi che la trasposizione sia ottima". Così, intervistato da Adnkronos/Labitalia, Mario Nava, direttore generale della Dg occupazione, affari sociali e inclusione (Dg Empl) della Commissione Europea, dopo la decisione della Corte di Giustizia Ue sulla direttiva sul salario minimo. Secondo Nava la sentenza "come ha detto la presidente Von der Leyen, è una milestone, una pietra miliare per gli europei perché è per la loro dignità, per l'equità, per la sicurezza finanziaria. Quello che ci rende particolarmente soddisfatti è che la direttiva può essere implementata nel pieno rispetto delle tradizioni nazionali, dell'autonomia dei partner sociali, dell'importanza della negoziazione collettiva". E Nava ha sottolineato che "non potrebbe esserci miglior riconoscimento per un provvedimento che sta già funzionando da un punto di vista economico. Perché negli ultimi anni, dove più e più Paesi hanno messo in opera un salario minimo, quest'ultimo non solo non ha aumentato la disoccupazione, ma questa al contrario è scesa e i tassi di impiego sono aumentati", ha sottolineato. E sull'ipotesi di un salario minimo legale in Italia ha ribattuto che "non spetta a me dire cosa fare", sottolineando "che la direttiva sul salario minimo spiega quali possono essere le diverse opzioni, e quello che sottolinea la sentenza al di là di ogni ragionevole dubbio è che una direttiva su un salario minimo adeguato, appropriato, è corretta da un punto di vista legale e, aggiungo io, da un punto di vista economico, di giustizia sociale, di un'economia che sia allo stesso tempo produttiva e inclusiva", ha ricordato Nava. E Nava ha quindi ricordato che "il salario minimo non solo protegge il potere d'acquisto dei lavoratori, non solo riduce le differenze di salario, non solo elimina uno dei fenomeni più fastidiosi dei nostri giorni che è quello del lavoro povero, il lavoro che non permette di arrivare a fine mese, ma soprattutto il salario minimo sostiene la domanda aggregata e aumenta gli incentivi a lavorare. Questo è il punto fondamentale: il salario minimo aumenta il tasso di impiego, perché se c'è un salario minimo ci sono più incentivi a lavorare e quindi più gente va a lavorare. Inutile dire che siccome tanta gente che è fuori dal mercato del lavoro è di sesso femminile, un salario minimo riduce anche il famoso gender gap, perché richiama più persone, più donne sul mercato del lavoro". E ha concluso sottolineando che "la Commissione nelle prossime settimane lancerà la cosiddetta 'Quality Jobs Roadmap', la roadmap per la qualità del lavoro. E' chiaro che la direttiva sul salario minimo ci dà un piedistallo abbastanza forte, su cui poi agganciare tutti gli altri elementi che rendono il lavoro un lavoro di qualità. E' chiaro che quando si parla di un lavoro di qualità la prima cosa che viene in mente è che sia un lavoro che paghi, che non sia un lavoro povero e che aiuti la gente a vivere in maniera degna. A me è piaciuto molto che la Presidenza abbia usato la parola dignità, giustizia e sicurezza finanziaria". (di Fabio Paluccio)
(Adnkronos) - In Italia la sostenibilità sociale ha il volto della fragilità: quasi nove cittadini su dieci guardano con paura al futuro del pianeta, oltre l’80% teme per quello del Paese e più di sette su dieci vivono con ansia il proprio domani. È uno dei segnali più forti che emergono dall’indagine realizzata da Eikon Strategic Consulting Italia in occasione della Social Sustainability Week, che racconta un Paese consapevole della connessione tra salute e ambiente (92%), ma allo stesso tempo schiacciato da preoccupazioni globali - guerre, clima e deterioramento ambientale - e dalla sensazione che il proprio destino dipenda soprattutto da fattori economici incontrollabili (62,4%). L’indagine, condotta su un campione di oltre 2000 intervistati tra i 16 e i 75 anni, delinea un quadro in cui gli italiani individuano con chiarezza le priorità della sostenibilità sociale: la lotta alla povertà, indicata dal 49% del campione, la tutela della salute e del benessere, considerata essenziale dal 48%, e la garanzia di un lavoro dignitoso, ritenuto importante dal 33%. Questi tre elementi rappresentano la base su cui i cittadini costruiscono la propria idea di sviluppo sostenibile, ponendo la qualità della vita e la protezione delle persone al centro dell’agenda del Paese. “Una visione problematica, segnala Enrico Pozzi, presidente e Ceo di Eikon Strategic Consulting Italia. La sostenibilità sociale rischia di essere ridotta a questione privata e atomizzata: salute e benessere rimandano al 'me', non al 'noi'. È una visione profondamente individualistica che ha perso il radicamento collettivo. L'ansia per il futuro - personale, nazionale, planetario - non trova più aggancio con dimensioni sociali concrete. Quando la percezione dominante è di non poter influenzare il proprio futuro, resta solo la cura ossessiva del corpo vulnerabile". La sostenibilità sociale tocca direttamente anche il rapporto con il sistema sanitario nazionale. Il 46% degli italiani dichiara di avere fiducia nel Ssn, mentre il 54% esprime scetticismo o sfiducia; una criticità che non riguarda la qualità del personale, considerato preparato dal 58% degli intervistati, ma piuttosto la capacità organizzativa e la carenza di risorse, tanto che l’81% ritiene che il numero degli operatori sanitari sia insufficiente. Questa percezione porta oltre la metà del campione (53%) a considerare indispensabile una assicurazione integrativa e spinge il 67% a ritenere inevitabile il ricorso alla sanità privata, segnale di un bisogno crescente di sicurezza e accessibilità nelle cure. “La nostra indagine mostra un Paese che chiede più protezione e accesso alla salute - commenta Paola Aragno, vicepresidente di Eikon - In questo quadro, il dialogo tra sistema pubblico e privato non è più un’opzione, ma una responsabilità condivisa. Significa mettere a fattor comune competenze, capacità organizzative e prossimità ai cittadini, senza sovrapporsi ma rafforzandosi reciprocamente. Solo così possiamo costruire un ecosistema della salute sostenibile, capace di rispondere alle fragilità emergenti e di garantire quella continuità di cura che oggi gli italiani chiedono con forza”. In un contesto in cui le istituzioni e i soggetti collettivi sono percepiti come meno efficaci, si ampliano le aspettative nei confronti delle imprese, chiamate sempre più a svolgere un ruolo sociale. Quando organizzazioni e aziende parlano di sostenibilità trasmettono speranza o interesse (54%). Solo l’8% si dichiara indifferente. Al mondo del lavoro si chiedono innanzitutto stabilità contrattuale, considerata prioritaria dal 53%, relazioni positive tra colleghi, indicate dal 47% e flessibilità e smart working (34%). L’attenzione alla salute e la domanda di un’ampia offerta di welfare aziendale (26%) superano, anche se di poco, la rilevanza attribuita all’assenza di discriminazione e pari opportunità (23%) e alla formazione (22%). Il 60% ritiene tuttavia insufficiente l'attuale impegno aziendale per il benessere e il 61% del campione pensa che le aziende dovrebbero promuovere servizi psicologici, ma solo il 16% conosce aziende che li offrono. “La crescente vulnerabilità e la carenza dei presìdi collettivi spingono le persone a rivolgere alle imprese aspettative un tempo rivolte alle istituzioni - dichiara Cristina Cenci, antropologa e Senior Partner di Eikon - Il lavoro diventa il luogo in cui si cercano stabilità, relazioni sane e tutela del benessere. Questa trasformazione segnala un cambiamento profondo nei bisogni comunitari. Le aziende che sapranno accoglierlo contribuiranno a rafforzare nuove forme di sicurezza condivisa”. E proprio l’attenzione verso le persone, il benessere e la sostenibilità sociale è emersa con forza anche dalle testimonianze delle aziende. Lo hanno raccontato, durante l’evento di presentazione, i rappresentanti delle organizzazioni partner: Fabrizia Bottiroli, Head of Health Offering, Services and Uw Retail Axa Italia, Cristiano Gianni, Chief Health Officer, Axa Italia; Giampaolo Montesano, Distribution&Transport Director, Logista Italia; Claudia Rutigliano, Coordinatrice Scientifica della Fondazione Msd. Le loro esperienze mostrano come innovazione, servizi integrativi, educazione alla salute e pratiche sostenibili possano diventare leve concrete per generare valore sociale e contribuire a una sostenibilità che metta al centro le priorità delle persone.