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(Adnkronos) - Alexander Zverev attacca i campi e le palline degli Internazionali d'Italia 2025. Il tennista tedesco oggi, domenica 11 maggio, ha battuto il lituano Vilius Gaubas nel secondo turno del Masters 1000 di Roma, ma non tutto, del suo match sul Centrale del Foro Italico, sembra averlo soddisfatto. "È stato molto difficile trovare ritmo a causa delle condizioni in campo. C'era molto vento, non riuscivo a dare potenza ai colpi e io cerco di essere molto potente quando colpisco la pallina. Poi il vento si è calmato nel secondo set ed è stato tutto più semplice", ha detto Zverev dopo la partita, vinta in due set con il punteggio di 6-4, 6-0. A irritare Sascha, in particolare, sono i campi e le palline che ha trovato al Foro Italico: "Il campo è molto più lento quest'anno. Non so cosa abbiano fatto con le palline. A Montecarlo, a Monaco e a Madrid abbiamo giocato con palle molto veloci, che erano anche molto grandi. Invece sono arrivato qui e sarebbero dovute esserci le stesse palline, ma non sono le stesse", si è lamentato Zverev, "sto sforzando la mia racchetta più che in ogni altro torneo della stagione e per questo ci sembra tutto più lento. Questa è la differenza con l'anno scorso. Penso ci sia un problema con le palle, ci hanno detto che sono le stesse, ma non è possibile". Il numero due del mondo ha anche parlato di Novak Djokovic, assente a Roma, ma ancora, a detta sua, uno dei migliori tennisti del mondo: "Ha giocato tutti gli altri tornei, si è ritirato soltanto da Roma. Forse non ha giocato sui suoi livelli, ma capita a tutti. Se sei al vertice del ranking e non vinci un torneo, sei sempre un po' arrabbiato", ha detto Zverev, "io credo ancora che nel momento in cui ritroverà il suo gioco rimane il giocatore più pericoloso del mondo, le sue abilità non sono in discussione. La domanda è se vuole ancora far parte del circuito, ma è una domanda a cui solo lui può rispondere".
(Adnkronos) - "Il nome scelto sicuramente richiama a Leone XIII, che è stato il Papa della Rerum novarum, sostanzialmente il padre della dottrina sociale della Chiesa, colui che ne ha rivoluzionato un il pensiero. E' stata proprio una porta aperta verso la giustizia sociale, partendo dalle condizioni dei lavoratori. E oggi la giustizia sociale si deve costruire a partire da un lavoro dignitoso per tutti, cosa che purtroppo dati alla mano manca in Italia ma soprattutto in tante parti del mondo. E quindi io credo che se la Chiesa deve e può partire da lì, dall'azione sociale del papato di Francesco che è stata forte". Così, con Adnkronos/Labitalia, Emiliano Manfredonia, presidente delle Acli (Associazioni cristiane lavoratori italiani), commenta l'elezione di Papa Leone XIV. Secondo Manfredonia con Papa Leone XIV, "c'è una continuità del papato di Pietro, una Chiesa che è rivolta soprattutto a dare voce a chi non ha voce". E Manfredonia non dimentica l'azione sociale di Francesco "perché comunque la Laudato Sì e la Fratelli Tutti riguardavano sia il tema della fratellanza umana come risposta ma anche il tema dell'ecologia integrale, e pongono le basi sul tema della giustizia sociale". "E poi ricordo gli incontri di papà Francesco con i movimenti popolari di lavoratori auto-organizzati, raccoglitori di cartone in Buenos Aires come tanti altri. Quindi ripartire dalla dignità che dà il lavoro e dalla libertà che questo può portare credo sia fondamentale", sottolinea. Ma non è tutto perchè "Il nome scelto sicuramente richiama a Leone XIII ma anche a Leone Magno che fermò Attila, disarmato. E oggi ci sono tante barbarie da fermare. E già questo credo che sia importante. E poi per me, per la mia formazione personale, mi fa ricordare molto anche Leone, il frate amico di San Francesco d'Assisi, colui che ha scritto manualmente la Perfetta letizia, un inno all'amore sostanzialmente, all'amore misericordioso", conclude.
(Adnkronos) - "Non sono ancora state accertate in maniera chiara e completa le cause di quello che è successo" ma "un fenomeno di una tale estensione ha una serie di cause e concause, non può dipendere solamente da un singolo evento. O meglio, il singolo evento può innescarla, ma è la fragilità complessiva del sistema che ha portato a conseguenze così estese". Così Alessandro Marangoni, Ceo di Althesys, analizza con Adnkronos la dinamica di quanto accaduto lunedì con il blackout in Spagna e Portogallo anche rispetto al dibattito che in queste ore si sta concentrando sul ruolo delle rinnovabili. "Il sistema spagnolo ha delle caratteristiche peculiari, per esempio, rispetto all'Italia ha avuto uno sviluppo delle rinnovabili molto esteso - ricostruisce Marangoni - A cui non è corrisposto uno sviluppo e un rafforzamento altrettanto robusto delle infrastrutture di rete. In più è un sistema elettrico che è non dico isolato ma quasi rispetto al resto d'Europa, cioè non ha molte connessioni con gli altri Paesi europei. Cosa invece molto diversa per l'Italia che ha diverse interconnessioni estere. Quindi, sicuramente, è una questione di fragilità complessiva del sistema". Due i temi: l'interruzione in sé, e quindi ciò che ha causato l'evento, e i tempi di ripresa del sistema. "I tempi di riavvio così lunghi pare che siano dipesi in parte dalla lentezza di rimessa in moto delle centrali nucleari, fermate quando il sistema è andato in crisi. La Spagna ha anche il nucleare, non ha il peso che ha in Francia, ovviamente. Ha una quota residuale - spiega - Normalmente il termoelettrico diverso dal nucleare, quindi gli impianti a gas, per esempio, sono impianti flessibili che hanno dei tempi di avviamento più brevi mentre il riavvio del nucleare è molto più lento". Per Marangoni, quindi, "puntare il dito solo sulle rinnovabili come unica causa di tutto l'evento non è corretto; la questione è che le rinnovabili, che in Spagna coprono una quota altissima della generazione, richiedono che ci sia anche un sistema di infrastrutture, reti, stoccaggi, adeguato". "Questo è un po' il quadro complessivo. Dopodiché in questa fase ancora non sono stati chiariti tutti i dettagli tecnici, quindi, le mie considerazioni così come quelle di altri colleghi vanno prese ancora con una certa cautela", sottolinea.