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(Adnkronos) - Cala del 44% il rischio che il tumore del seno metastatico Her2 positivo progredisca grazie all’anticorpo farmaco-coniugato in prima linea trastuzumab deruxtecan in associazione a pertuzumab. E’ quanto emerge da uno degli studi più rilevanti presentati oggi nella sessione orale late-breaking dell’edizione 2025 del Congresso dell’American Society of Clinical Oncology (Asco). I risultati positivi dello studio di Fase3 Destiny-Breast09 evidenziano che trastuzumab deruxtecan in associazione a pertuzumab ha dimostrato un miglioramento statisticamente significativo e clinicamente rilevante della sopravvivenza libera da progressione (Pfs) rispetto a taxano, trastuzumab e pertuzumab (Thp) come trattamento di prima linea dei pazienti con tumore del seno metastatico Her2 positivo. Trastuzumab deruxtecan è un anticorpo farmaco-coniugato (Adc) DXd specifico per il recettore Her2. Nell’analisi ad interim predefinita, trastuzumab deruxtecan in associazione a pertuzumab ha ridotto il rischio di progressione di malattia o di morte del 44% rispetto a taxano, trastuzumab e pertuzumab. La sopravvivenza libera da progressione mediana è risultata di 40,7 mesi con trastuzumab deruxtecan in associazione a pertuzumab rispetto a 26,9 mesi con taxano, trastuzumab e pertuzumab come valutato della revisione centrale indipendente in cieco (Bicr). Il beneficio di Pfs con trastuzumab deruxtecan in associazione a pertuzumab rispetto a taxano, trastuzumab e pertuzumab è stato coerente nei diversi sottogruppi, compresi i fattori di stratificazione pre-specificati di malattia de novo o ricorrente, stato del recettore ormonale (Hr) e stato di mutazione Pik3Ca. La sopravvivenza libera da progressione valutata dallo sperimentatore ha dimostrato una Pfs mediana di 40,7 mesi con trastuzumab deruxtecan in associazione a pertuzumab rispetto a 20,7 mesi con taxano, trastuzumab e pertuzumab. Il tasso di risposta obiettiva (Orr) confermato con trastuzumab deruxtecan in associazione a pertuzumab è stato dell’85,1% rispetto al 78,6% con taxano, trastuzumab e pertuzumab. Il tasso di risposta completa (Cr) è stato del 15,1% con trastuzumab deruxtecan in associazione a pertuzumab rispetto all’8,5% con taxano, trastuzumab e pertuzumab. La durata della risposta (Dor) mediana con trastuzumab deruxtecan in associazione a pertuzumab ha superato tre anni (39,2 mesi) rispetto a poco più di due anni (26,4 mesi) con taxano, trastuzumab e pertuzumab. La sopravvivenza globale (Os) non era matura al momento dell’analisi ad interim (16% maturità al cut-off dei dati); tuttavia, i dati ad interim di sopravvivenza globale mostrano una tendenza iniziale a favore della combinazione trastuzumab deruxtecan in associazione a pertuzumab rispetto a taxano, trastuzumab e pertuzumab. Un ulteriore braccio sperimentale dello studio che valuta la monoterapia con trastuzumab deruxtecan rispetto a taxano, trastuzumab e pertuzumab rimane in cieco per i pazienti e gli sperimentatori e continuerà fino all'analisi finale della sopravvivenza libera da progressione. "Nello studio Destiny-Breast09 sono stati inclusi oltre 1.100 pazienti con carcinoma mammario Her2-positivo metastatico - spiega Giuseppe Curigliano, presidente eletto Esmo (Società europea di oncologia medica), professore di Oncologia medica all’Università di Milano e direttore Divisione Sviluppo di nuovi farmaci per terapie innovative allo Ieo di Milano -. Destiny-Breast09 è lo studio con il maggior numero di pazienti condotto finora nel trattamento di prima linea della malattia metastatica Her2 positiva. Ed è il primo studio in più di un decennio a dimostrare un miglioramento dei risultati nel setting di prima linea per un’ampia popolazione di pazienti con tumore del seno metastatico Her2 positivo. Trastuzumab deruxtecan ha dimostrato importanti miglioramenti in numerosi parametri, dalla sopravvivenza libera da progressione, al tasso di risposta obiettiva, alla risposta completa, fino alla durata della risposta. Questi risultati possono cambiare la pratica clinica. Trastuzumab deruxtecan è un farmaco di tipo Adc, che combina un anticorpo monoclonale, trastuzumab, con un agente citotossico, deruxtecan, per trattare specifici tipi di neoplasia. È altamente selettivo per le cellule tumorali, riducendo al minimo i danni alle cellule sane circostanti e aumentando l’efficacia del trattamento nei pazienti con tumore Her2-positivo". "Anche l’Italia ha contribuito attivamente all’arruolamento di pazienti nello studio Destiny-Breast09 con 9 centri coinvolti - sottolinea Valentina Guarneri, direttore della Oncologia 2 dell’Istituto Oncologico Veneto – Irccs di Padova e professore ordinario di Oncologia medica all’Università di Padova -. Padova è stato il primo centro italiano per pazienti trattati nello studio. Nei tumori Her2-positivi, il doppio blocco anti-Her2, trastuzumab e pertuzumab, associato a chemioterapia con taxano rappresenta, ad oggi, la strategia standard di prima linea. I pazienti spesso presentano progressione di malattia a circa due anni dall’inizio della terapia standard di prima linea. L’attuale trattamento standard di seconda linea è rappresentato dall’anticorpo farmaco-coniugato trastuzumab deruxtecan, in pazienti che abbiano ricevuto uno o più precedenti regimi a base di terapia anti-Her2. Destiny-Breast09 ha evidenziato l’efficacia di trastuzumab deruxtecan anche in prima linea. Con una sopravvivenza libera da progressione mediana di oltre tre anni, i risultati di Destiny-Breast09 mostrano che trastuzumab deruxtecan, in combinazione con pertuzumab, ha il potenziale per diventare il nuovo standard di cura di prima linea". "Nel 2024, in Italia, sono state stimate quasi 53.700 nuove diagnosi di tumore del seno, il più frequente in tutta la popolazione - afferma Saverio Cinieri, presidente di Fondazione Aiom -. Nel 6-7% dei casi il tumore alla mammella si presenta metastatico già alla diagnosi, ma la maggior parte delle donne che oggi vive in Italia con la neoplasia metastatica ha sviluppato una ripresa di malattia dopo il trattamento per la forma iniziale". Grazie ai progressi diagnostici e terapeutici, "alla disponibilità di nuovi farmaci, alle migliori terapie di supporto e alla migliore integrazione delle terapie sistemiche con quelle locali, la sopravvivenza globale di queste pazienti è notevolmente aumentata - conclude Cinieri - Il carcinoma mammario metastatico Her2-positivo sta diventando una patologia sempre più curabile, raggiungendo l’obiettivo della cronicizzazione in un consistente numero di casi, proprio grazie all’innovazione e ai farmaci anti Her2. È importante che tutte le donne con tumore del seno metastatico siano curate all’interno delle Breast Unit, per garantire loro un approccio multidisciplinare e una migliore aspettativa di vita. È dimostrato, infatti, che i risultati terapeutici dipendono anche dal livello di esperienza dei centri in cui vengono effettuati i trattamenti".
(Adnkronos) - Per favorire il ritorno dei ricercatori e dei professionisti in Italia "cerchiamo di dare loro ragioni per tornare, perché il fatto di andare a contaminare le proprie conoscenze, a condividere i propri saperi all'estero è una cosa positiva. Almeno io la considero una cosa positiva, visto che tutte le volte che l'ho visto succedere ho visto tornare persone molto arricchite. Però devono tornare. Quindi il nostro dovere è quello di creare un ambiente, una condizione di capitale umano e infrastrutturale che sia accogliente e dia loro la voglia di tornare". Lo ha detto Anna Maria Bernini, ministro dell'Università e della Ricerca, in una video intervista trasmessa alla sedicesima edizione del Festival del lavoro, in corso ai Magazzini del cotone a Genova. "E questo noi lo stiamo facendo -ha continuato Bernini- con degli investimenti importanti sulle infrastrutture di ricerca, perché i ricercatori seguono le infrastrutture di ricerca, sono come le rondini, seguono i progetti di ricerca in qualsiasi parte del mondo. Noi stiamo investendo tanto capitale, abbiamo cominciato con 11 miliardi, parte del Piano nazionale di ripresa e resilienza e parte di fondi nostri, domestici, proprio in infrastrutture di ricerca su temi molto innovativi, come il supercalcolo, le tecnologie quantistiche, la mobilità sostenibile, i farmaci a tecnologia Rna, quindi life science, biofarma, agritec, agricoltura tecnologica, subacquea, biodiversità, contrasto alla perdita di biodiversità". Secondo Bernini, "questi sono i temi del futuro e solo creando infrastrutture che studiano, elaborano e creano comunità scientifica intorno ai temi del futuro si consente ai ricercatori di tornare, si dà loro una ragione per tornare", ha concluso il ministro. Sulla distanza tra mondo della formazione e mondo del lavoro, e su come agire "non esiste una ricetta magica. Quello che noi stiamo cercando di fare è prima di tutto lavorare sull'orientamento, il più precocemente possibile. Fare orientamento a partire dalla scuola, a un livello, il più precoce possibile, spiegando che cosa sono le nuove tecnologie, come possono essere utilizzate, come ci si può formare sulle discipline scientifiche, su quelle umanistiche, dando loro la possibilità di identificare da subito un'idea, quantomeno un'idea di percorso. Poi, ed è fondamentale, interfacciarsi con i territori e con le imprese, con le imprese intese in senso lato, cioè con tutti i potenziali destinatari del lavoro, del capitale umano che noi stiamo formando". Lo ha detto Anna Maria Bernini, ministro dell'Università e della Ricerca, in una video intervista trasmessa alla sedicesima edizione del Festival del lavoro, in corso ai Magazzini del cotone a Genova. Secondo il ministro, "quindi, quello che l'università deve fare, e sta facendo, ma che forse non ha fatto abbastanza in passato, è quello di formare la qualità della propria offerta sulla base della richiesta del mercato del lavoro, del mercato di un'impresa che sta crescendo moltissimo sotto il profilo tecnologico e innovativo. Fare, quanto possibile, una combinazione, un collegamento tra quello che si sta studiando e quello che il mercato del lavoro chiede", ha sottolineato. E per Bernini "poi ci sono discipline umanistiche che non hanno un mercato del lavoro, quello è un altro tema, però anche su quelle si applicano nuove tecnologie: la papirologia, per esempio, disciplina umanistica per definizione, o l'archeologia, sono stati stravolti dall'intelligenza artificiale, dalle nuove tecnologie". "Quindi anche su quello bisogna creare un contenuto di offerta formativa che sia sempre agganciato al principio di realtà e soprattutto sufficientemente flessibile per governare i processi di cambiamento, accompagnare e governare i processi di cambiamento, che sono velocissimi", ha concluso il ministro. GenL è un bellissimo progetto che abbiamo fatto insieme al Consiglio nazionale dell'ordine dei consulenti del lavoro, che ringrazio, perché ha proposto a tutti i livelli la gamification, cioè il learning by gaming, che è molto interessante perché giocando, divertendosi, si creano dei percorsi formativi che rimangono più impressi nella memoria. A tutti i livelli, partendo dalla legalità fino alla sicurezza sul lavoro, possono essere applicati a qualsiasi ambito. Noi puntiamo e investiamo moltissimo su questo, non solamente come università, ma anche a livello di formazione superiore, di formazione tecnica, professionale, perché abbiamo visto che il modello funziona. Diverte, funziona e crea una cultura della legalità e del lavoro orientata nella direzione giusta". Lo ha detto Anna Maria Bernini, ministro dell'Università e della Ricerca, in una video intervista trasmessa alla sedicesima edizione del Festival del lavoro, in corso ai Magazzini del cotone a Genova.
(Adnkronos) - "Oggi Venezia si propone come un cluster della conoscenza, una costellazione di imprese, istituzioni e saperi interconnessi. Questo cluster, in fondo, rappresenta la sublimazione di ciò che Venezia è sempre stata: un faro di civiltà, un crocevia di intelligenze. Oggi può tornare ad esserlo, declinando la modernità attraverso università, laboratori, brevetti, cultura e scienza. Una città che non si arrende alla monocultura turistica, ma che si reinventa come capitale globale del sapere sostenibile, in grado di ispirare il mondo con il proprio esempio". Così Renato Brunetta, presidente della Fondazione Venezia Capitale Mondiale della Sostenibilità / Venice Sustainability Foundation (Vsf) in apertura al primo convegno della Biennale della Sostenibilità 2025, intitolato 'Ricerca, Formazione, Innovazione. Verso un cluster della conoscenza a Venezia', tenutosi all’Arsenale di Venezia. "Tutto questo prende forma anche attraverso la nostra collaborazione con la Biennale, con la quale sono nate la Biennale della Sostenibilità e il padiglione Intelligent Venice, una sorta di autobiografia collettiva della città lunga 1600 anni, per immaginare il futuro, partendo dalla sua grande storia - ha detto - Attraverso le sue attività, Vsf genera soft power, attrae investimenti sostenibili e aggrega realtà diverse in una visione condivisa. È un attore chiave nel rendere Venezia un laboratorio vivente di innovazione e cultura, capace di ispirare il futuro partendo dalle sue radici millenarie".