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(Adnkronos) - Papa Francesco, raffreddato e affaticato anche oggi, tanto da affidare la lettura della catechesi a un collaboratore durante l'udienza generale in Aula Paolo VI. "Voglio chiedere scusa: con questo forte raffreddore è difficile parlare. Ho chiesto a mio fratello di leggere la catechesi, la leggerà meglio di me", le parole del Santo Padre. Del resto, "il Pontefice per la sua attività incontra ogni giorno centinaia di persone, di conseguenza è più esposto al rischio di infezioni respiratorie. L'abbassamento della voce di Papa Francesco probabilmente è dovuto a tracheite in aggiunta al raffreddore, d'altronde per virus respiratori questi sono i giorni di maggiore diffusione. E la sua è sicuramente un'infiammazione delle alte vie respiratorie", spiega all'Adnkronos Salute Massimo Andreoni direttore scientifico della Simit, la Società italiana di malattie infettive e tropicali, commentando le condizioni di salute del Papa. I numeri delle sindromi simil-influenzali sono in aumento in Italia in queste settimane di avvicinamento al picco stagionale. L'ultimo bollettino segnalava oltre un milione di casi in una settimana. "Non stupisce che anche il Papa, persona peraltro fragile vista l'età", 88 anni, "possa avere degli effetti non piacevoli" da questo boom dei virus respiratori che si registra nelle ultime settimane. "La stagione influenzale - spiega ancora all'Adnkronos Salute il virologo Fabrizio Pregliasco, commentando le notizie su Papa Francesco - quest'anno è partita più in avanti del solito" da un punto di vista temporale, "e sembrava che fosse una stagione tranquilla, ma subito dopo la riapertura delle scuole, complici sì le scuole ma soprattutto questo freddo intenso che è subentrato solo in questo periodo", si è creata la condizione che "ha facilitato la diffusione dei virus influenzali, ma anche del virus respiratorio sinciziale (Rsv), o del metapneumovirus". Questo il quadro virologico. Per quanto riguarda l'aspetto epidemiologico il Pontefice è in 'buona compagnia': secondo l'ultimo bollettino infatti oltre un milione di italiani in 7 giorni è finito nella rete dei virus respiratori. "Si evidenzia adesso - spiega il direttore della Scuola di specializzazione in Igiene e Medicina preventiva dell'Università Statale di Milano - un'incidenza molto elevata di queste sindromi respiratorie che ovviamente comportano anche un appesantimento dell'attività dei medici di medicina generale, dei pronto soccorso. Non sappiamo se siamo effettivamente già al picco. Capiremo di averlo raggiunto solo nel momento in cui vedremo i segni dell'effettiva curva in discesa. Vedremo cosa indicano i dati di questa settimana".
(Adnkronos) - "Il 2022 il 2023 e il 2024 sono stati anni positivi per i parchi permanenti italiani. Abbiamo già registrato una crescita del 7% e i dati Siae ci dicono che le strutture tematiche, acquatiche e naturalistiche sono visitate annualmente da oltre 17 milioni di persone, con un fatturato di oltre 300 milioni di euro, arrivando a 350 milioni di euro". Lo dice in un’intervista all’Adnkronos/Labitalia Luciano Pareschi, imprenditore che ha un'impresa al 100% italiana, è presidente dell’Associazione parchi permanenti italiani e fondatore di Caribe Bay, parco a tema acquatico di Jesolo. "Da qui al 2027 - assicura - stimiamo di avere almeno mezzo miliardo di investimenti, abbiamo 30 mila posti di lavoro diretti e arriviamo a 60 mila con l'indotto. Si arriva a circa a un miliardo tra ristorazione, merchandising e, se teniamo conto anche dell'indotto, arriviamo anche a due miliardi di euro". "Stiamo entrando dentro a pieno titolo - avverte - nel settore turismo. I parchi - spiega - stanno diventando sempre più una destinazione turistica e rappresentano un valore aggiunto per i territori, basti pensare a cosa rappresenta Gardaland per il lago di Garda". "Noi - precisa - stiamo continuando ad investire per migliorarci perché il nostro obiettivo è che i nostri ospiti, non clienti, entrando nei parchi dicano wow". Un wow che arriva anche dai più giovani: "Soprattutto nei parchi acquatici registriamo sempre più una presenza giovane. Ci sono alcuni parchi, tra cui Caribe Bay, che attraggono i ragazzi perché sono instagrammabili, cioè i ragazzi vengono per farsi i selfie, per girare i video, perché sono diventati luoghi, tra virgolette, un po' magici". "L'innovazione del divertimento turistico dei parchi - assicura il presidente Pareschi - non conosce sosta. Quest’anno abbiamo cominciato i lavori per Agua Azul, una struttura che si integrerà perfettamente nell'ambientazione caraibica del parco Caribe Bay. Prevista anche una vasca ad alta salinità per provare le stesse emozioni di un bagno nel Mar Morto". "Una novità strategica - sottolinea - che permetterà di integrare la tradizionale offerta di attrazioni e spettacoli all’insegna dell’adrenalina e del divertimento con nuove proposte pensate per chi desidera vivere momenti di puro relax, da dedicare al benessere e alla cura del corpo. Agua Azul sarà pronta nel 2026 e si troverà in una zona appartata di Caribe Bay, tra la foresta tropicale che avvolge gli scivoli di Toboganes e l’Arena Show. Realizzata in perfetto stile caraibico, Agua Azul si integrerà con le attrazioni già esistenti, creando un continuum tra spazi interni ed esterni; in linea con la vocazione green del parco, si avvarrà di un impianto geotermico a basso impatto per il riscaldamento dell’acqua". "La parte esterna - anticipa all’Adnkronos/Labitalia - sarà caratterizzata da 12 vasche idromassaggio a bassa salinità con cascate cervicali e da una grande piscina ad alta salinità, dove si potrà provare l’emozione di galleggiare proprio come nelle acque del Mar Morto. Nella parte interna saranno invece presenti diverse 3 stanze emozionali: un bagno turco ambientato in una foresta tropicale con una temperatura di 35/40 gradi, un passaggio innevato ad una temperatura di 8/10 gradi e una grotta nella quale sarà ricreata una bufera di neve con temperature sottozero".
(Adnkronos) - "La crisi climatica minaccia il futuro delle zone umide e degli ecosistemi acquatici, scrigni di biodiversità e antidoti naturali contro gli eventi meteo estremi. A pesare, l’innalzamento del livello del Mediterraneo, che potrebbe portare alla sparizione di ampi tratti di costa che ospitano zone umide, come le lagune costiere alto-adriatiche (Delta del Po, Laguna di Venezia, Lagune di Grado-Marano e Panzano), il Golfo di Cagliari, la costa fra Manfredonia e Margherita di Savoia, e l’aumento di frequenza e intensità di periodi di siccità, che nel 2024 hanno messo in ginocchio soprattutto il sud Italia, la Pianura Padana e diverse aree fra Toscana, Umbria e Marche". A fare il punto è Legambiente che, raccogliendo i più recenti dati di studi internazionali e nazionali e i contributi dei circoli territoriali, pubblica il focus 'Ecosistemi acquatici 2025', a pochi giorni dalla Giornata mondiale delle Zone Umide 2025 del 2 febbraio (quest’anno dallo slogan 'Proteggere le zone umide per il nostro futuro comune - Valorizzare, proteggere, ispirare') Secondo uno studio pubblicato sulla rivista Nature, l’Italia (che conta 57 zone umide d’importanza internazionale, distribuite in 15 Regioni) negli ultimi 300 anni (dal 1700 al 2000) ha già perso il 75% delle zone umide - ricostruisce l'associazione, analizzando diversi contributi - A livello globale, il report Ipbes stima che l’85% delle zone umide è oggi a rischio scomparsa e con esse 4.294 specie su 23.496 animali d'acqua dolce iscritti nella Lista Rossa Iucn, tra cui il 30% dei crostacei decapodi (gamberi, granchi, gamberetti), il 26% dei pesci d’acqua dolce e il 16% degli odonati (libellule, damigelle). Nel focus Legambiente individua gli 'scrigni di cristallo', ovvero le zone umide più minacciate dalla crisi climatica. Come il Delta del Po (Veneto-Emilia-Romagna), che sta facendo i conti con la siccità, registrando nel 2022 il peggior periodo di magra idrologica e con l’innalzamento del livello del mare che sta provocando l’inquinamento delle falde acquifere da acqua salata (risalita del cuneo salino), con gravi ripercussioni sulla biodiversità, sull’agricoltura e sull’approvvigionamento idrico di intere comunità. Il Lago Trasimeno (Umbria) che, nell’estate 2024, ha visto ridurre del 40% la piovosità, con relativa diminuzione dei livelli delle falde e delle portate delle sorgenti, inferiori ai valori medi. In Basilicata, il Lago di San Giuliano (MT) che nel 2024 ha registrato una riduzione dei volumi d’acqua del 60-70%. In Sicilia, il Lago di Pergusa (EN), importante stazione di sosta per centinaia di specie di volatili durante il loro viaggio dall’Africa all’Europa e scrigno di ricchezze floro-faunistiche, durante la scorsa estate completamente prosciugato. Altro 'osservato speciale', nel Lazio, sono le 'piscine naturali' della Tenuta Presidenziale di Castelporziano (RM): dal 2000 persi già il 43% di questi importanti invasi d’acqua naturali chiusi (a riempimento periodico e/o saltuario e di modeste dimensioni), habitat fragilissimi, ricchi di macroinvertebrati, vertebrati e piante rare. Ricordando "i ritardi dell’Italia nell’applicazione della Strategia dell’Ue sulla Biodiversità per il 2030 e della Nature Restoration Law", Legambiente chiede al governo "un serio impegno non solo nella messa a punto di risorse economiche e interventi su prevenzione, mitigazione e adattamento alla crisi climatica, ma anche nella protezione e nel ripristino degli ecosistemi acquatici e delle zone umide". Tre le priorità: "Tutela del 30% degli ecosistemi acquatici e delle zone umide e protezione del 10% in maniera rigida entro il 2030, accelerando l’istituzione di nuovi parchi e riserve fluviali, a partire da quelli già previsti da leggi nazionali e regionali; gestione unitaria tra le aree naturali protette e la rete Natura 2000, affidando la gestione dei siti fluviali della Rete natura 2000 ai parchi e alle riserve esistenti; ripristino di almeno il 20% degli ecosistemi acquatici degradati, dando priorità a interventi Nature-based Solutions". Inoltre, il Cigno Verde chiede al governo di "non sprecare il 'secondo tempo' della Cop 16 (a Roma dal 25 al 27 febbraio) per arrivare ad un accordo sul finanziamento della protezione della natura nei Paesi poveri e, più in generale, su come mobilitare le risorse finanziarie per la biodiversità, per una piena ed efficace attuazione degli obiettivi di Kunming-Montreal (Cop 15)". “In piena crisi climatica, il valore delle zone umide e degli ecosistemi acquatici cresce considerevolmente: oltre a conservare la biodiversità, immagazzinano grandi quantità di carbonio, assorbono le piogge in eccesso arginando il rischio di inondazioni, rallentano l’insorgere della siccità e riducono al minimo la penuria d’acqua - dichiara Stefano Raimondi, responsabile biodiversità Legambiente - Il governo italiano recuperi i ritardi nell’attuazione della Strategia per la biodiversità al 2030 e della Nature Restoration Law; una riforma, quest'ultima, che ha fortemente osteggiato ma fondamentale, che impone all’esecutivo di presentare, entro il 1° settembre 2026, un piano nazionale di ripristino alla Commissione europea per riportare da cattive a buone condizioni almeno il 30% degli habitat coperti dalla legge entro il 2030 e il 90% entro il 2050. Fondamentale anche per affrancarsi dal numero alto di richiami che riceve dall’Ue per il mancato rispetto delle direttive sulla biodiversità (come la direttiva Uccelli e il regolamento Reach)”.