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(Adnkronos) - "Ho messo fine alla guerra tra Azerbaigian e Albania". Donald Trump insiste: per il presidente degli Stati Uniti, protagonista di una nuova gaffe geografica, l'Albania per anni ha combattuto in guerra contro l'Azerbaigian e solo l'intervento della Casa Bianca ha posto fine al conflitto. Trump, nella conferenza stampa a Londra con il premier britannico Keir Starmer, ha rivendicato per l'ennesima volta i risultati ottenuti come 'mediatore' in ambito internazionale. "Pensate che abbiamo messo d'accordo Azerbaigian e Albania, andavano avanti da anni", dice il presidente americano, aggiungendo all'errore plateale anche una pronuncia fantasiosa del nome 'Azerbaigian'. Trump ovviamente avrebbe dovuto citare l'Armenia e non l'Albania. Il lapsus ormai appare consolidato per il presidente degli Stati Uniti, incappato nello stesso errore per la terza volta in poche settimane. Prima del flop odierno, Trump era inciampato qualche giorno fa nell'intervista a Fox and Friends.
(Adnkronos) - Il 22° Convegno Nazionale del CoDAU, il Convegno dei Direttori Generali delle Amministrazioni Universitarie, in corso a Milano, pone al centro del dibattito la competizione e la collaborazione tra atenei italiani, con un'attenzione particolare alle risorse umane. Loredana Segreto, Direttrice Generale della Sapienza Università di Roma, ha aperto i lavori sottolineando l'importanza di strategie concrete per attrarre e trattenere talenti, in un contesto internazionale sempre più concorrenziale, valorizzando così il ruolo del CoDAU come piattaforma di analisi e azione condivisa per il futuro del sistema universitario. “Siamo a Milano per il nostro ventiduesimo convegno nazionale, ragionando su temi concreti che riguardano la competizione e la collaborazione in un regime concorrenziale delle università italiane”, ha dichiarato Segreto. “Ci soffermeremo su diversi ambiti di analisi, anche confrontandoci con il contesto internazionale, in particolare sulla nostra capacità, come sistema universitario, di attrarre e mantenere le risorse umane all’interno del nostro sistema”. L’evento si aprirà con un rapporto realizzato in collaborazione con Deloitte, che ha analizzato un campione di 15 università per identificare le competenze distintive da cercare e mantenere. “Faremo delle analisi per capire quali sono le competenze distintive che occorre cercare e mantenere all’interno del sistema universitario”, ha proseguito la Direttrice Generale, evidenziando l’urgenza di strumenti come il welfare e lo smart working, che rappresentano elementi chiave di attenzione non solo per le università, ma per l’intera pubblica amministrazione. Segreto ha inoltre annunciato un’indagine retributiva per comprendere come rendere il sistema competitivo, non solo internamente tra atenei, ma anche rispetto ad altre pubbliche amministrazioni e al settore privato, al fine di contrastare la “fuga” del personale qualificato. “Come possiamo essere competitivi in questo sforzo comune di mantenere risorse di qualità? E come confrontarci con il mondo delle altre pubbliche amministrazioni e del privato per evitare questa cessione del nostro personale?”, ha chiesto, confermando che il confronto non si limiterà alla giornata odierna, ma proseguirà con seminari tematici durante l’anno per tradurre le analisi in azioni comuni. Il CoDAU 2025, con oltre 300 partecipanti tra direttori generali e dirigenti, si afferma come un’occasione imprescindibile per delineare un sistema universitario italiano più resiliente e attraente, capace di competere globalmente attraverso la valorizzazione delle sue risorse umane e l’innovazione gestionale, in linea con le sfide del post-PNRR e del calo demografico.
(Adnkronos) - Una fotografia aggiornata e complessa dell’agricoltura campana, tra criticità strutturali e potenzialità di sviluppo, è quella emersa dalla ricerca condotta da Nomisma su incarico dell’Assessorato all’Agricoltura della Regione Campania, presentata nell’ambito del progetto 'Agricoltura in Campania e nuovi scenari evolutivi'. Lo studio, sviluppato lungo nove direttrici tematiche, ha costituito la base di indagine scientifica per i lavori dei nove tavoli di confronto dell’evento Campania Mater, in corso il 17 e 18 settembre a Napoli. Al centro dell’analisi, il tema cruciale di suolo e acqua, risorse fondamentali ma sotto forte pressione. In Campania il consumo di suolo ha raggiunto nel 2023 i 143mila ettari, pari all’11% del territorio, con Napoli che da sola concentra oltre un terzo delle superfici compromesse. Una criticità aggravata dalla vulnerabilità ai nitrati: 316mila ettari risultano classificati come zone a rischio, coinvolgendo il 72% delle aree agricole e quasi la metà della popolazione regionale. A ciò si aggiunge la cronica scarsità idrica, che negli ultimi decenni ha registrato indici di deficit tra i più elevati in Europa. Altro fronte di indagine quello delle comunità rurali e delle aree interne, segnate da spopolamento e difficoltà economiche. Tra il 2019 e il 2024 la Campania ha perso il 4% della popolazione, con punte del -5,8% a Napoli e del -5,1% a Benevento. Un calo che si riflette sulla vitalità dei territori e sulla disponibilità di forza lavoro agricola, aggravato dalla contrazione della Superficie Agricola Utilizzata (-10% tra 2010 e 2020). L’indagine approfondisce poi il rapporto tra cibo e salute, con consumi alimentari in trasformazione: calano i volumi acquistati di frutta e carne, cresce la spesa per oli e grassi. Segnali positivi arrivano dall’agricoltura biologica, che ha visto quintuplicare le superfici coltivate in dieci anni, raggiungendo nel 2023 il 20% della Sau regionale. Un capitolo specifico riguarda i cambiamenti climatici: la temperatura media in Italia è cresciuta di 1,3°C negli ultimi decenni, con conseguenze dirette sulla stabilità dei raccolti. La Campania, sottolinea lo studio, dovrà rafforzare pratiche resilienti, gestione efficiente dell’acqua e diversificazione colturale per mantenere competitività. In controtendenza, il comparto agroalimentare campano mostra segnali di forte dinamismo. La cosiddetta Dop Economy rappresenta uno dei punti di forza del Made in Campania: nel 2024 l’export ha raggiunto i 5,7 miliardi di euro, +111% rispetto al 2014, con un saldo commerciale positivo di 1,5 miliardi. Ortofrutta trasformata, prodotti da forno e lattiero-caseari trainano le vendite, confermando l’identità internazionale delle filiere certificate. Un focus riguarda anche il mare e la pesca, con una flotta che rappresenta l’8,6% del totale nazionale e una produzione annua di oltre 5mila tonnellate. Un settore di nicchia ma strategico, integrato nella filiera agroalimentare regionale. La ricerca affronta inoltre i temi dello spreco alimentare (quasi metà della frutta campana resta in campo), dell’innovazione e della formazione: il 60% dei conduttori agricoli ha un titolo di studio non superiore alla licenza media, ma cresce la formazione continua e aumenta il numero di istituti agrari (+55% iscritti dal 2015). Ampio spazio infine ai giovani e alle donne in agricoltura: le aziende condotte da under 40 sono in calo (-24% dal 2019 al 2024), ma la Campania resta tra le prime regioni italiane per imprese giovanili e si distingue per la forte presenza femminile (38,8% delle aziende agricole). Dal quadro emerge un sistema agroalimentare che deve affrontare sfide complesse — consumo di suolo, spopolamento, scarsità idrica e invecchiamento imprenditoriale — ma che al tempo stesso esprime punti di forza solidi, dall’export alla multifunzionalità delle aziende, fino alla crescita del biologico e delle certificazioni di qualità. Le conclusioni di Nomisma indicano una strada chiara: integrare tutela ambientale, innovazione, sostegno ai giovani e alle donne, riduzione dello spreco e rafforzamento delle comunità rurali. Solo così, sottolinea la ricerca, sarà possibile garantire competitività, sostenibilità e inclusione, facendo dell’agricoltura campana non solo un settore produttivo, ma un motore di coesione e sviluppo per l’intero territorio.