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(Adnkronos) - Torna in pista la Formula 1. Venerdì 28 novembre vanno in scena le prove libere e le qualifiche Sprint del Gran Premio del Qatar, penultimo appuntamento del Mondiale. Oggi si riparte dal successo della Red Bull di Max Verstappen che ha riaperto la classifica Piloti: a Las Vegas l'olandese, campione del mondo in carica, ha preceduto la Mercedes di George Russell e quella di Andrea Kimi Antonelli, terzo a chiudere il podio. La Ferrari di Leclerc si è piazzata al quarto posto, mentre Hamilton ha chiuso al nono. Doppio zero per le due McLaren di Lando Norris, leader del Mondiale, e Oscar Piastri, squalificate. Il pilota inglese è ancora in testa con 390 punti, a +24 proprio su Piastri e Verstappen. Le prove libere e le qualifiche della gara Sprint del Gp Qatar di Formula 1 sono in programma venerdì 28 novembre. L'unica sessione di prove libere del weekend è prevista per le 14.30 ora italiana, mentre per scoprire la griglia di partenza della gara corta bisognerà attendere le 18.30. Le prove libere e le qualifiche della gara Sprint del Gp Qatar di Formula 1 saranno trasmesse in diretta televisiva e in esclusiva sui canali SkySport e in streaming sull'app SkyGo e su NOW.
(Adnkronos) - "L'intelligenza artificiale è molto pervasiva e può essere vista sotto diverse angolature. Da un certo punto di vista, il 90% dei lavoratori dell'Unione Europea utilizza dei dispositivi digitali e il 30% ne utilizza anche di avanzati, tipo i chatbox eccetera. Molti segnalano effetti positivi, per esempio nell'aiuto nella redazione di un testo, nella traduzione o compiti relativi ai testi, ai calcoli, con risparmio di tempo e aumento di produttività. Altri lavoratori segnalano il timore che possa essere utilizzato per monitorare l'orario di lavoro o che il loro calendario di lavoro possa essere fissato in maniera più o meno autonoma o automatica da parte degli algoritmi. In generale, un tratto abbastanza comune è che l'opinione pubblica sembra essere convinta che l'intelligenza artificiale debba essere gestita, al fine di garantire la trasparenza, e tutelare la privacy sul luogo di lavoro". E' lo scenario sul ruolo crescente dell'intelligenza artificiale nel mondo del lavoro europeo, che, intervistato da Adnkronos/Labitalia, traccia Mario Nava, direttore generale della Dg occupazione, affari sociali e inclusione (Dg Empl) della Commissione Europea. I rischi percepiti dai cittadini Tra i cittadini dell'Unione Europea "c'è chiaramente la preoccupazione che un eccesso di uso di intelligenza artificiale, o meglio dei compiti che vengono fissati autonomamente da una gestione algoritmica, porti a un sovraccarico di lavoro, porti a decisioni non perfettamente leggibili, e a una perdita di autonomia. Ed è per questo che un altro punto su cui c'è abbastanza consenso è che le parti sociali sono degli attori fondamentali per promuovere l'uso degli strumenti di intelligenza artificiale. Non per nulla, il nuovo Patto per il dialogo sociale europeo, rinnovato a marzo del 2025, a marzo, sottolinea che il dialogo sociale e una contrattazione collettiva aiutano le politiche sul luogo del lavoro ad adattarsi ai cambiamenti. Quindi il legame tra intelligenza artificiale, contrattazione collettiva, ruolo delle parti sociali è abbastanza messo in evidenza", sottolinea Nava. L'arrivo della Quality Jobs Roadmap' "C'è un principio fondamentale -spiega Nava- che io sottolineo sempre, ed è il principio fondamentale dell'Unione Europea: la tecnologia deve essere messa a servizio delle persone e non viceversa. Non sono le persone a servizio della tecnologia e quindi in questo senso la 'Quality Jobs Roadmap' che pubblichiamo fra qualche settimana ha appunto l'obiettivo di assicurare che vengano garantite buone condizioni di lavoro, e una forte protezione dei lavoratori in presenza di nuove tecnologie". Il ruolo delle skills digitali "C'è uno studio abbastanza recente del Fondo monetario -ricorda Nava- che dice che il 60% dei posti di lavoro nelle economie avanzate può essere influenzato dall'intelligenza artificiale. Quindi diciamo che l'intelligenza artificiale 'entra' nei lavori più o meno di tutti, non solo dei più fragili o di coloro che beneficiano del salario minimo, ma anche per esempio nel lavoro di voi giornalisti, nel lavoro di noi policy makers, nel lavoro dei traduttori, quindi entra nel lavoro di tutti. Quindi la questione non è se l'intelligenza artificiale entra o non entra nel nostro lavoro, ma piuttosto come ci si adatta. E la questione dell'adattamento all'intelligenza artificiale è legato a filo doppio con la questione delle skills. E cioè se un lavoratore ha, o ha potuto nel passato acquisire, buone skills digitali, avrà più facilità ad adattarsi e tenderà a vedere l'intelligenza artificiale come un aiuto, uno strumento. Se invece un lavoratore più anziano, o semplicemente meno che ha beneficiato di minore formazione, allora farà più fatica", sottolinea il direttore generale della DG Emply. "Detto tutto ciò, l'intelligenza artificiale ovviamente crea anche delle nuove opportunità", sottolinea Nava. E sulle competenze Nava aggiunge: "Chi paga per lo skilling e reskilling? Nella nostra comunicazione di Union of Skills abbiamo dato atti del fatto che l'Unione Europea ha investito oltre 150 miliardi nell'ultimo periodo finanziario nello sviluppo delle competenze, nell'unione delle competenze mettiamo in chiaro come appunto upskilling e reskilling sono fondamentali per l'adattamento al mercato del lavoro e in particolar modo per coloro che hanno davanti a se stessi tanti anni di attività, quindi i giovani". "Anche nel rapporto Draghi, dove si dice che la competitività dell'Europa non deriva da un'eventuale riduzione dei salari, e quindi competitività attraverso i salari, ma al contrario deriva da un miglioramento delle skills e quindi la capacità di guardare a prodotti e servizi che 'comandano' più valore aggiunto, perché necessitano di più skills, e in questo ovviamente l'intelligenza artificiale può aiutare", aggiunge Nava. Il ruolo della direttiva Ue sul salario minimo Secondo Nava "un attore cruciale dell'introduzione dell'intelligenza artificiale nel mercato del lavoro sono le parti sociali. E l'articolo 4 della direttiva Ue sul salario minimo -spiega- rafforza la contrattazione collettiva, facendo in modo che tutti i Paesi abbiano un piano per avere una contrattazione collettiva di buon livello. E quindi sostanzialmente c'è un legame molto forte tra la direttiva sul salario minimo che rinforza la contrattazione collettiva e il dialogo tra le parti sociali e appunto il fatto che l'intelligenza artificiale ha bisogno delle parti sociali per un'introduzione equa, giusta e corretta nel mercato del lavoro". Gli algoritmi e gli strumenti legislativi a disposizione Rischi dagli algoritmi? Si, ma gli strumenti legislativi per fronteggiarli ci sono. "Sul fatto che i lavoratori possano percepire di essere comandati da un algoritmo abbiamo già tre strumenti legislativi -spiega Nava- abbastanza forti. Uno: il regolamento sull'intelligenza artificiale che istituisce un quadro giuridico abbastanza globale per un'intelligenza artificiale trasparente con i rischi attenuati eccetera. Due: la 'platform work directive', la direttiva sul lavoro tramite piattaforme digitali che contiene norme chiare sulla gestione algoritmica e sul tipo di lavoro, tipo di rapporto di lavoro che una persona che è comandata da un algoritmo ha. E poi ovviamente c'è il famoso Gdpr, il regolamento generale sulla protezione dei dati e su come i dati che vengono recuperati possono essere utilizzati. Quindi diciamo che c'è una base giuridica abbastanza forte sulla quale si innesca quello la consultazione, il lavoro delle parti sociali. C'è quindi -ribadisce Nava- una base normativa su cui si può innescare il lavoro delle parti sociali al fine di verificare se c'è bisogno di avere un'altra base, o di aggiungere una base. Che poi è più o meno quello che stiamo facendo, perché entreremo nella prima fase della consultazione delle parti sociali in vista della preparazione del 'Quality Jobs Act' nel 2026 e quindi quello proprio sarà il punto dove si troverà l'equilibrio. Quello che voglio dire è che non si parte da zero, si parte da almeno tre strumenti legislativi, il Gdpr ha dieci anni e gli altri due hanno uno quattro e l'altro due anni", sottolinea il dirigente della Commissione Europea. (di Fabio Paluccio)
(Adnkronos) - "Siamo molto attenti ai temi Esg, lo abbiamo fatto anche in termini di innovazione tecnologica, lo abbiamo fatto ponendo al centro l'innovazione tecnologica per cercare di portare vantaggi all'ambiente, di mettere le condizioni di consumare meno. A marzo del 2024 abbiamo lanciato il free route a 6.500 metri di altezza che garantisce maggiore efficienza delle traiettorie nei cieli, risparmio di carburante e Co2. Le compagnie al 31 dicembre di quest'anno hanno risparmiato, soltanto per il 2025, circa 90 milioni di chilogrammi di CO2". Lo ha sottolineato Pasqualino Monti, amministratore delegato del Gruppo Enav, intervenuto oggi, presso l’Associazione della Stampa Estera di Roma, all’Esg Day 2025 di Enav SpA, la Società che gestisce il traffico aereo civile in Italia. L’evento, dedicato al ruolo della sostenibilità e dei principi ESG nel settore della finanza e delle imprese, ha riunito rappresentanti del mondo istituzionale e finanziario, investitori, esperti di sostenibilità e stakeholder del Gruppo ENAV, che hanno discusso l’evoluzione del quadro normativo europeo e le nuove sfide per aziende e mercati. "Abbiamo raccontato al mercato come nel 2024 l'azienda ha raggiunto risultati incredibili sotto tutti i punti di vista - prosegue Monti - È migliorato il bilancio del gruppo, sono migliorate le performance operative, la capacità di vendere nel mondo. Questo mettendo sempre al centro la nostra gente, le persone che operano e lavorano all'interno dell'azienda e che certamente hanno dato un contributo al raggiungimento di questi risultati". "Abbiamo poi un piano di assunzione di 400 risorse nei prossimi cinque anni. Questo è un segnale perché la tecnologia e l'intelligenza artificiale sono fattori importanti che aiutano l'uomo a lavorare meglio, ma che non potranno mai sostituirlo" conclude.