ENTRA NEL NETWORK |
ENTRA NEL NETWORK |
(Adnkronos) - Si chiama 'AMAzing - idee e buone pratiche per una città sostenibile" il nuovo podcast realizzato da Ama in collaborazione con Adnkronos. Un ciclo di 6 puntate che porteranno gli ascoltatori nel futuro sostenibile delle città e nella nuova vita di ciò che abbiamo sempre considerato un rifiuto: fra i temi che saranno trattati, la trasformazione digitale, l'intelligenza artificiale, impianti di smaltimento, aiuole smart e fast fashion. Il primo episodio sarà dedicato a U.c.r.o.n.i.a., la nuova centrale operativa di Ama, un vero e proprio gemello digitale della Capitale, che permette di mescolare dati anche molto diversi fra loro per portare nel futuro la Capitale. "AMAzing", un progetto Ama e Adnkronos. Disponibile a gennaio 2026 su tutte le piattaforme, su podcast.adnkronos.com e amaroma.it.
(Adnkronos) - Dopo due anni di lavoro, la filiera dello Champagne presenta 'Migliori Insieme', il suo Rapporto d’impatto sulla responsabilità sociale. Questo documento strategico definisce una visione condivisa di sviluppo sostenibile, globale e strutturato, capace di integrare in modo coerente le dimensioni economica, ambientale e sociale. Frutto di uno studio che riguarda una filiera che coinvolge 16.200 Vigneron, 390 Maison de Champagne e 125 cooperative, il Rapporto individua quattro grandi assi di impegno e dodici sfide strategiche che guideranno le azioni future del settore. La Champagne è stata la prima regione viticola al mondo a redigere un bilancio delle emissioni di gas serra, già nel 2003, aggiornandolo regolarmente ogni cinque anni per monitorarne l’evoluzione. Nel 2022 è stato definito l’obiettivo di raggiungere la neutralità carbonica entro il 2050, in coerenza con gli impegni dell’Accordo di Parigi. Per conseguire questo traguardo, la filiera si è posta l’obiettivo di ridurre del 75% le proprie emissioni, mentre per il restante si farà il ricorso a misure di compensazione. Nel 2025 è stato raggiunto l’obiettivo della riduzione del 25% delle emissioni. La Champagne è impegnata da oltre trent’anni nella riduzione dell’uso di prodotti fitosanitari, con l’obiettivo di migliorare la qualità del suolo e dell’acqua e preservare la biodiversità. Questo percorso ha già portato a una diminuzione del 95% nell’utilizzo di insetticidi, resa possibile grazie a pratiche alternative come la confusione sessuale e il ripristino degli equilibri naturali. L’uso di erbicidi è stato ridotto del 15% grazie a lavorazioni meccaniche e all’inerbimento dei suoli, mentre i fertilizzanti chimici sono stati dimezzati a favore della fertilizzazione ragionata e allo sviluppo di materie fertilizzanti organiche. Oggi il 68% delle superfici vitate è certificato, con l’obiettivo del 100% entro il 2030. Per affrontare le sfide del cambiamento climatico, la Champagne sperimenta nuove soluzioni, con sperimentazioni su nuovi vitigni come il Voltis e la partecipazione a progetti di ricerca interregionali, tra cui Qanopée, dedicato alla sicurezza del materiale vegetale. In trent’anni la temperatura media in Champagne è aumentata di circa 1,8 °C, ma la filiera continua a intervenire su tutte le componenti della produzione per garantire l’eccellenza e la tipicità dei suoi vini. La gestione responsabile delle risorse si traduce anche in un’attenta politica di recupero e valorizzazione dei rifiuti prodotti. Ogni anno la filiera tratta circa 10.000 tonnellate di materiali, raggiungendo livelli di recupero pari al 92% attraverso le attività di ricerca e sviluppo. Dal 2014 il 100% degli effluenti vinicoli sono completamente trattati, mentre ogni anno sono valorizzati 110.000 tonnellate di sottoprodotti della vinificazione e 80.000 tonnellate di residui legnosi provenienti dalla potatura della vite. Parallelamente, la Champagne rafforza il proprio ruolo di motore territoriale, anche attraverso l’enoturismo e il coordinamento delle iniziative locali, con l’obiettivo di valorizzare saperi, mestieri e identità della regione. La filiera riafferma il valore del proprio modello collettivo, unico al mondo, fondato su una governance paritaria, sulla condivisione equa del valore e sulla tutela della denominazione Champagne. Questo impegno si traduce anche in una difesa attiva del nome Champagne, che ha portato al riconoscimento della protezione giuridica in oltre 130 Paesi, con circa 500 nuove azioni legali ogni anno contro imitazioni e usi impropri. Il riconoscimento Unesco dei Coteaux, Maisons et Caves de Champagne rafforza ulteriormente la responsabilità della filiera nella tutela di un patrimonio culturale e paesaggistico unico. “Responsabilità collettiva ed eccellenza sono legami indissolubili che uniscono gli Champenois generazione dopo generazione”, ha commentato David Chatillon, presidente dell’Union des Maisons de Champagne e co-presidente del Comité Champagne. Maxime Toubart, presidente del Syndicat Général des Vignerons e co-presidente del Comité Champagne ha aggiunto: “Da sempre gli Champenois sono animati da uno stesso spirito, rispettosi della tradizione e pionieri al tempo stesso. È quindi naturale che la responsabilità sociale d’impresa sia al centro della nostra strategia collettiva”.
(Adnkronos) - "Dall'inizio di quest'anno c'è l'obbligo di introduzione del 25% di riciclato nelle bottiglie, quindi andiamo a toccare con mano e abbiamo toccato con mano dal vivo in questo 2025 che cosa vuol dire obbligare qualcuno a mettere del riciclato". Queste le parole di Corrado Dentis presidente Coripet, il consorzio autonomo, volontario che opera nella raccolta e nell'avvio a riciclo dei contenitori per liquidi in Pet, intervenendo alla Conferenza Nazionale Industria del Riciclo 2025, promossa dalla Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile con Conai e Pianeta2030, con il patrocinio di Mase e Commissione Europea. "Abbiamo dato il 25% di riciclato, quello che è obbligatorio per legge, a tutti i consorziati produttori – prosegue Dentis – quindi rispettano gli obblighi normativi. Questo l'abbiamo fatto grazie ad una catena di custodia che parte dalla raccolta e segue tutta la filiera fino alla consegna ai soci di un Pet riciclato di altissima qualità, qualitativamente elevato. Abbiamo condotto in questi anni assieme all'Università Federico II di Napoli uno studio completo su più di mille campionature effettuate su tutta la filiera. La capacità di produzione del polimero in estremo oriente è 12 volte superiore a quella di tutta l'Europa. Quindi abbiamo dimensioni e dinamiche non comparabili. Siamo riusciti, ciononostante, attraverso questo nuovo modello, a garantire i presupposti per ottemperare alla legge, dando ai nostri soci un polimero, peraltro, a condizioni economiche estremamente stabili, che è tracciato made in Italy (dalla raccolta alla produzione) e rispetta perciò anche le norme che prevedono l’obbligo di utilizzo di E-Pet europeo”. “Il nostro modello riguarda più del 40% dell’immesso a consumo e auspichiamo che anche tutti gli altri produttori sposino il modello Coripet. Ma al momento la restante quota di mercato, approfittando di un vuoto normativo privo di sanzioni, non rispetta gli obblighi, continuando ad usare il Pet vergine di importazione, favorito da un prezzo più basso. Questo è un qualcosa che va colmato a stretto giro, anche perché la concorrenza, quella che arriva dalla Cina, riguarda sia il polimero vergine che sui polimeri riciclati”.