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(Adnkronos) - Oscar Piastri domina con la sua McLaren sul circuito del Montmelò e vince il Gp di Spagna, nono appuntamento del Mondiale di Formula 1. L'australiano chiude davanti al compagno di squadra Lando Norris e ora ha 10 punti di vantaggio sul compagno di squadra nella classifica piloti. Chiude terzo Charles Leclerc, che sfrutta la safety car entrata in pista a pochi giri dalla fine. Quarto Russell, poi Hulkenberg e Hamilton. Decimo Verstappen, penalizzato di 10" per un contatto con Russell nel finale. Al momento, il podio del ferrarista è però sotto investigazione per un contatto con Verstappen. Ecco l'ordine di arrivo del Gp di Spagna: 1 Oscar Piastri McLaren 2 Lando Norris McLaren 3 Charles Leclerc Ferrari 4 George Russell Mercedes 5 Nico Hulkenberg Kick Sauber 6 Lewis Hamilton Ferrari 7 Isack Hadjar Racing Bulls 8 Pierre Gasly Alpine 9 Fernando Alonso Aston Martin 10 Max Verstappen Red Bull Racing 11 Liam Lawson Racing Bulls 12 Gabriel Bortoleto Kick Sauber 13 Yuki Tsunoda Red Bull Racing 14 Carlos Sainz Williams 15 Franco Colapinto Alpine 16 Esteban Ocon Haas F1 Team 17 Oliver Bearman Haas F1 Team R Kimi Antonelli Mercedes ritirato R Alexander Albon Williams ritirato NP Lance Stroll Aston Martin non partito Ecco la classifica piloti aggiornata dopo il Gp di Spagna: 1) Oscar Piastri (McLaren) – 186 punti 2) Lando Norris (McLaren) – 176 punti 3) Max Verstappen (Red Bull) – 137 punti 4) George Russell (Mercedes) – 111 punti 5) Charles Leclerc (Ferrari) – 94 punti 6) Lewis Hamilton (Ferrari) – 71 punti 7) Andrea Kimi Antonelli (Mercedes) – 48 punti 8) Alexander Albon (Williams) – 42 punti 9) Isack Hadjar (Racing Bulls) – 21 punti 10) Esteban Ocon (Haas) – 20 punti 11) Nico Hulkenberg (Stake F1 Team Kick Sauber) – 16 punti 12) Lance Stroll (Aston Martin) – 14 punti 13) Carlos Sainz (Williams) – 12 punti 14) Pierre Gasly (Alpine) – 11 punti 15) Yuki Tsunoda (Red Bull) – 10 punti 16) Oliver Bearman (Haas) – 6 punti 17) Liam Lawson (Racing Bulls) – 4 punti 18) Fernando Alonso (Aston Martin) – 2 punti 19) Franco Colapinto (Alpine) – 0 punti 20) Gabriel Bortoleto (Stake F1 Team Kick Sauber) – 0 punti
(Adnkronos) - In un’economia globale sempre più segnata da instabilità e tensioni commerciali, il ruolo dell’export manager ha subito una trasformazione profonda e irreversibile. Quello che fino a pochi anni fa poteva essere considerato un presidio operativo legato alle vendite internazionali è oggi un nodo strategico fondamentale per la sopravvivenza e la crescita delle imprese. Le dinamiche protezionistiche, l’irrigidimento dei regimi doganali, l’adozione di dazi straordinari e misure di controllo all’esportazione ancora più rigide rendono l’accesso ai mercati esteri più complesso. Le imprese italiane che vogliono competere nei mercati internazionali non possono più affidarsi a modelli statici. Serve una nuova visione, in cui competenze doganali, capacità strategiche, aggiornamento normativo e soft skills siano integrate in modo coerente. L’export del futuro sarà sempre più sfidante, ma anche ricco di opportunità per chi saprà affrontarlo con strumenti nuovi. La trasformazione è già in atto e riguarda tutti, come confermano esperti e operatori. “Gli export manager e i responsabili doganali delle aziende attive nel commercio internazionale - evidenzia Sara Armella, direttore scientifico di ARcom Formazione e presidente Commissione Dogane & Trade Facilitation-Icc Italia - si trovano oggi a operare in un contesto fortemente instabile, in cui misure protezionistiche, dazi straordinari, clausole contrattuali gravose e barriere non tariffarie rappresentano fattori di rischio quotidiano. A ciò si aggiunge la nuova riforma del diritto doganale che richiede un ulteriore salto qualitativo nella gestione dell’import-export poiché introduce rilevanti novità in materia di contrabbando, rendendo indispensabile per le imprese che operano a livello globale l’aggiornamento dei propri modelli di business e l’adozione di procedure di mitigazione dei rischi". "In questo scenario, è fondamentale dotarsi di competenze specialistiche in materia di diritto doganale, trade compliance e fiscalità internazionale, per strutturare processi aziendali capaci di prevenire sanzioni, contenziosi e ritardi doganali, ma anche per cogliere le opportunità offerte dalla rete di accordi preferenziali stipulati dall’Unione europea. Una corretta pianificazione doganale e l’ottenimento dello status di Operatore economico autorizzato (Aeo), ad esempio, possono determinare un vantaggio competitivo significativo, in termini di affidabilità, semplificazioni e accesso agevolato ai mercati esteri", sottolinea. Investire oggi nella formazione - prosegue - è una scelta strategica per garantire la continuità operativa dell’impresa e tutelare i margini di profitto in un’economia globale sempre più frammentata e complessa. Per questo, con ARcom Formazione abbiamo scelto di lanciare la prima Masterclass ‘Trade War: come gestire l’Export’, per fornire alle imprese italiane un percorso formativo avanzato, interdisciplinare e immediatamente operativo, capace di integrare le funzioni aziendali coinvolte nell’export (legale, logistica, vendite e acquisti) attraverso un approccio strategico e conforme agli standard internazionali”. L’evoluzione dello scenario globale sta influenzando in modo significativo la professione legale, soprattutto in ambito internazionale. La crescente volatilità determinata da nuove politiche tariffarie, controlli all’export e riforme normative non è più un’eccezione, ma una condizione strutturale con cui aziende e consulenti devono imparare a convivere. In questo contesto, anche il ruolo dell’avvocato d’impresa deve mutare paradigma: non più solo interprete delle norme, ma parte attiva nella strategia di mitigazione del rischio, come osserva Valentino Durante, responsabile del dipartimento di diritto internazionale dello studio legale Casa & Associati: "L’incertezza è ormai una condizione strutturale e non più eventuale, complessa perché significa mutare il proprio paradigma di riferimento sia a livello professionale, che come elemento partecipativo delle scelte di mitigazione del rischio di impresa". "Sul piano professionale, la consapevolezza della volatilità del contesto - avverte - ci spinge a prediligere una struttura del contratto più flessibile e più cooperativa, contribuendo a mitigare le spinte all’azzardo o alle pressioni derivanti dalle posizioni di forza temporanee. A livello consulenziale, significa invece capire che la parte legal è ormai stabilmente legata alla comprensione dei mutamenti geopolitici globali e delle sue ricadute giuridiche, come nel caso delle norme transnazionali doganali e delle regole di export control, rispetto alle quali la logica del team multidisciplinare è ormai una necessità diffusa e non più una semplice opzione presente nel solo territorio delle grande imprese o dei grandi studi legali”. Ma l’evoluzione non è solo normativa. È soprattutto culturale e professionale. “L’export manager moderno deve dominare supply chain, automazione, strumenti digitali e contesto geopolitico, oltre a saper leggere i dati in chiave strategica. Il problema? Figure così complete sono rarissime. Il mercato chiede professionisti ibridi, ma il sistema formativo è ancora fermo a un export ‘da fiera’. Senza una rivoluzione culturale e formativa, continueremo a rincorrere le sfide globali con strumenti del passato”, fa notare Alberto Stecca, ceo di Silla Industries, azienda italiana dell’e-mobility. Questa dissonanza tra domanda e offerta di competenze è oggi uno degli ostacoli principali alla crescita dell’export Made in Italy. Alcuni settori, come il tessile e la moda, stanno vivendo in modo particolarmente accentuato l’impatto di questa trasformazione. “Nel fashion, il ruolo dell’Export Sales Manager sta vivendo una profonda evoluzione: è una figura che oggi si trova ad affrontare un panorama in rapida evoluzione, dove si intersecano una serie di fattori: pressioni ambientali, nuove normative doganali, tensioni geopolitiche, digitalizzazione e cambiamento delle abitudini di consumo. Oggi questa figura deve essere in grado di gestire una supply chain sostenibile e tracciabile, interpretare correttamente regolamenti in costante aggiornamento, trend di consumo, padroneggiare strumenti digitali e piattaforme e-commerce, e cogliere i segnali di trasformazione nei comportamenti dei consumatori globali", afferma Luigi Castellani, presidente di Suitex International, punto di riferimento da oltre 40 nella ricerca e selezione del personale nei settori del fashion, design e beauty. "In questo settore non basta più esportare un prodotto: occorre costruire una relazione di valore con il cliente, valorizzare l’identità del brand all’estero e saper presidiare i mercati con visione strategica. Ogni azienda ha peculiarità organizzative e obiettivi diversi: per questo è essenziale che l’Export Manager sia capace di inserirsi in modo coerente, flessibile, con un approccio su misura e una forte attitudine al cambiamento. Senza dimenticare poi la crescente importanza delle soft skills. Le conoscenze tecniche ed organizzative sono imprescindibili ma poi c’è tutto il resto che amplifica e rende vincente l’operatività dell’Export Sales Manager. In questo momento l’unicità di ogni selezione è ancora più importante ed evidente”, conclude.
(Adnkronos) - "Il cambiamento climatico con i suoi effetti, tra cui ad esempio l'estremizzazione climatica e quindi l'aumento di fenomeni meteorologici intensi oppure l’innalzamento dei mari e anche dell'erosione costiera, impatta a 360 gradi su tutti quelli che sono i nostri sistemi. Il sistema nautico che vive tramite un legame estremamente stretto con quelli che sono tutti i sistemi legati a mare e atmosfera per questo sente fortemente quelli che sono i cambiamenti sia dal punto di vista meteorologico che dal punto di vista climatico”. Così Serena Giacomin, fisica, climatologa e direttrice scientifica dell'Italian Climate Network, a margine della tavola rotonda “La rotta del valore – dialoghi sul clima che cambia e sulla cultura della sostenibilità”, promossa da Generali presso l’Arsenale e tenutasi nell'ambito del Salone nautico di Venezia. (Video) “I dati climatici possono essere d’aiuto nel momento in cui si ha a che fare con fenomeni meteorologici estremi con sempre maggior frequenza - prosegue Giacomin - Dunque è importante imparare a dare valore a questi dati e riconoscere il loro significato. Non farlo va ad aumentare quella che è la nostra vulnerabilità e la nostra esposizione al rischio”. (Video)