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(Adnkronos) - “Non ho ucciso Chiara Poggi” e anche se “sono tranquillo, penso che a mano a mano si chiarirà tutto. Più che dire la verità non posso fare”. A ribadirlo in un’intervista rilasciata a “10 Minuti”, condotto da oggi fino al 4 gennaio da Alessandro Sallusti su Retequattro, è Andrea Sempio. Il 37enne sta per affrontare il suo secondo Natale, dopo quello del 2016, da indagato per l’omicidio di Garlasco. “Sta diventando un po’ una ricorrenza diciamo. Io lo passerò con la mia famiglia, cercheremo di passarlo il meglio possibile però ovviamente non si riesce tanto a distogliere la testa dal fatto che hai sempre questa tegola dietro”, dice Sempio, che nell’intervista parla della sua “famiglia molto unita, non solo io con i miei genitori, ma anche ad esempio mio padre con le sue sorelle”, che “quest'anno che si sono trovate in mezzo, per loro è stata molto più pesante”. L’intervista approfondisce poi i legami fuori dalla famiglia, dal fratello della vittima Marco Poggi, che – assicura il 37enne – “è ancora un mio amico”, ma “adesso non ci stiamo vedendo per via della situazione”, fino al rapporto con le donne. “Ho amato tanto e sono stato amato anche. Sono amato tutt'oggi”, rivela Sempio, rispondendo di “non essere fidanzato” e spiegando di non poter dire di più “per privacy mia ma soprattutto di queste altre persone, che pubblicamente non ho intenzione di toccare. Se poi sarà una cosa che dovrà essere discussa per qualche motivo con gli inquirenti o che, ne parleremo. Pubblicamente, mi sono sempre rifiutato, non mi interessa se dà il fianco a dipingermi in modi strani”. Poi c’è il legame con l’avvocato Angela Taccia, “assolutamente una mia grande amica e la posso mettere tra le persone che mi amano. Abbiamo un rapporto che è un rapporto fraterno”. Dopo aver ascoltato l’audio in cui intercettato parla tra sé e sé delle donne, l’indagato spiega che “se uno lo ascoltasse bene, sarebbe un audio che non va a dipingermi come un mostro verso le donne, ma al contrario. Poi ci sono delle parole forti, va bene, può essere”. Una spiegazione Sempio la offre anche per il bigliettino in cui si legge “ho fatto cose inimmaginabili”: “L’ho scritto al termine di una giornata in cui erano successe diverse cose, ma era proprio nel senso che era stata una giornata di caos. Che nei miei scritti ci possano essere dei momenti in cui io dico che ho fatto delle cose di cui mi pento, o mi do delle colpe, o mi vergogno di qualcosa, ok, quello sicuro. È un po' come fare una seduta dallo psicologo con sé stessi”. Infine gli viene chiesto di Alberto Stasi. “Non penso direttamente a lui, ma il fatto che mettano in dubbio che lui possa essere innocente mi fa riflettere: se dovesse capitare a me, vista la mia situazione, di ritrovarmi io magari in galera da innocente".
(Adnkronos) - Dopo due anni di lavoro, la filiera dello Champagne presenta 'Migliori Insieme', il suo Rapporto d’impatto sulla responsabilità sociale. Questo documento strategico definisce una visione condivisa di sviluppo sostenibile, globale e strutturato, capace di integrare in modo coerente le dimensioni economica, ambientale e sociale. Frutto di uno studio che riguarda una filiera che coinvolge 16.200 Vigneron, 390 Maison de Champagne e 125 cooperative, il Rapporto individua quattro grandi assi di impegno e dodici sfide strategiche che guideranno le azioni future del settore. La Champagne è stata la prima regione viticola al mondo a redigere un bilancio delle emissioni di gas serra, già nel 2003, aggiornandolo regolarmente ogni cinque anni per monitorarne l’evoluzione. Nel 2022 è stato definito l’obiettivo di raggiungere la neutralità carbonica entro il 2050, in coerenza con gli impegni dell’Accordo di Parigi. Per conseguire questo traguardo, la filiera si è posta l’obiettivo di ridurre del 75% le proprie emissioni, mentre per il restante si farà il ricorso a misure di compensazione. Nel 2025 è stato raggiunto l’obiettivo della riduzione del 25% delle emissioni. La Champagne è impegnata da oltre trent’anni nella riduzione dell’uso di prodotti fitosanitari, con l’obiettivo di migliorare la qualità del suolo e dell’acqua e preservare la biodiversità. Questo percorso ha già portato a una diminuzione del 95% nell’utilizzo di insetticidi, resa possibile grazie a pratiche alternative come la confusione sessuale e il ripristino degli equilibri naturali. L’uso di erbicidi è stato ridotto del 15% grazie a lavorazioni meccaniche e all’inerbimento dei suoli, mentre i fertilizzanti chimici sono stati dimezzati a favore della fertilizzazione ragionata e allo sviluppo di materie fertilizzanti organiche. Oggi il 68% delle superfici vitate è certificato, con l’obiettivo del 100% entro il 2030. Per affrontare le sfide del cambiamento climatico, la Champagne sperimenta nuove soluzioni, con sperimentazioni su nuovi vitigni come il Voltis e la partecipazione a progetti di ricerca interregionali, tra cui Qanopée, dedicato alla sicurezza del materiale vegetale. In trent’anni la temperatura media in Champagne è aumentata di circa 1,8 °C, ma la filiera continua a intervenire su tutte le componenti della produzione per garantire l’eccellenza e la tipicità dei suoi vini. La gestione responsabile delle risorse si traduce anche in un’attenta politica di recupero e valorizzazione dei rifiuti prodotti. Ogni anno la filiera tratta circa 10.000 tonnellate di materiali, raggiungendo livelli di recupero pari al 92% attraverso le attività di ricerca e sviluppo. Dal 2014 il 100% degli effluenti vinicoli sono completamente trattati, mentre ogni anno sono valorizzati 110.000 tonnellate di sottoprodotti della vinificazione e 80.000 tonnellate di residui legnosi provenienti dalla potatura della vite. Parallelamente, la Champagne rafforza il proprio ruolo di motore territoriale, anche attraverso l’enoturismo e il coordinamento delle iniziative locali, con l’obiettivo di valorizzare saperi, mestieri e identità della regione. La filiera riafferma il valore del proprio modello collettivo, unico al mondo, fondato su una governance paritaria, sulla condivisione equa del valore e sulla tutela della denominazione Champagne. Questo impegno si traduce anche in una difesa attiva del nome Champagne, che ha portato al riconoscimento della protezione giuridica in oltre 130 Paesi, con circa 500 nuove azioni legali ogni anno contro imitazioni e usi impropri. Il riconoscimento Unesco dei Coteaux, Maisons et Caves de Champagne rafforza ulteriormente la responsabilità della filiera nella tutela di un patrimonio culturale e paesaggistico unico. “Responsabilità collettiva ed eccellenza sono legami indissolubili che uniscono gli Champenois generazione dopo generazione”, ha commentato David Chatillon, presidente dell’Union des Maisons de Champagne e co-presidente del Comité Champagne. Maxime Toubart, presidente del Syndicat Général des Vignerons e co-presidente del Comité Champagne ha aggiunto: “Da sempre gli Champenois sono animati da uno stesso spirito, rispettosi della tradizione e pionieri al tempo stesso. È quindi naturale che la responsabilità sociale d’impresa sia al centro della nostra strategia collettiva”.
(Adnkronos) - Più caldo e, insieme, una riduzione media delle precipitazioni entro la fine del secolo in tutto il bacino del Mediterraneo e in Italia dove questi cambiamenti saranno accompagnati da un marcato incremento della frequenza degli eventi estremi con temporali intensi e alluvioni improvvise soprattutto durante la stagione autunnale sulle Alpi. È quanto emerge da uno studio Enea. “Abbiamo utilizzato proiezioni climatiche regionali ad altissima risoluzione (fino a 5 km) che, come una lente di ingrandimento, ci hanno permesso di conoscere con estrema precisione gli impatti attesi al 2100, soprattutto in relazione agli eventi estremi e ai fenomeni locali - spiega la coordinatrice dello studio Maria Vittoria Struglia, ricercatrice del Laboratorio Enea Modelli e servizi climatici - Le proiezioni climatiche regionali sono uno strumento estremamente utile per stimare in modo più affidabile gli impatti del cambiamento climatico su scala locale. Consentono inoltre di progettare strategie di adattamento mirate, che tengano conto delle specificità territoriali e stagionali”. Il team Enea ha realizzato simulazioni sia per il clima passato (1980-2014), utili a quantificare le variazioni già in atto, sia per il clima futuro (2015-2100), utilizzando tre scenari socioeconomici e climatici di riferimento. Gli scenari spaziano da quelli in cui vengono attuate politiche di sostenibilità ambientale a quelli in cui le politiche di decarbonizzazione non sono centrali nei modelli di sviluppo. Sulla base di queste proiezioni, sono stati stimati gli effetti del cambiamento climatico sulla temperatura superficiale e sulle precipitazioni in Italia. Secondo lo studio, nelle aree montuose si prevede un aumento delle temperature estive con punte fino a +4,5 °C e fino a +3,5 °C in autunno nello scenario a più elevato impatto. Si tratta di un riscaldamento significativo che, in queste zone, non è riprodotto dai modelli globali a bassa risoluzione. Sul fronte delle precipitazioni il clima tenderà a diventare generalmente più secco in tutte le stagioni, in particolare durante l’estate. Tuttavia, nei due scenari più critici, ci si attende un aumento della frequenza e dell’intensità degli eventi meteorologici estremi soprattutto sull’Italia settentrionale e, in particolare, nelle zone alpine e subalpine. Entrando nel dettaglio delle elaborazioni Enea, alla fine del secolo (2071-2100), in inverno si potrebbe verificare un aumento dell’intensità delle precipitazioni soprattutto nelle Alpi occidentali, a differenza delle Alpi orientali dove si registra una lieve diminuzione; mentre nell’Italia meridionale l’intensità diminuirà, con un calo particolarmente marcato sui rilievi principali della Sicilia. In primavera il quadro è simile a quello invernale, ma con un aumento più diffuso dell’intensità sull’intero arco alpino. In estate viene rilevata una diminuzione generalizzata dell’intensità delle precipitazioni estreme, soprattutto lungo le coste tirreniche. In autunno, nello scenario più severo, infine, si registra un aumento significativo dell’intensità delle piogge estreme su gran parte del territorio italiano, con incrementi più marcati nelle aree in cui gli impatti climatici previsti risultano già più intensi (Nord Italia). La simulazione regionale ad alta risoluzione mostra un cambiamento delle precipitazioni diverso - e in alcune aree persino opposto - rispetto a quanto previsto dal modello globale a bassa risoluzione. “Negli ultimi anni, lo sviluppo di tecnologie sempre più potenti ha reso possibile proiezioni climatiche regionali molto più dettagliate che hanno permesso di valutare gli impatti locali del cambiamento climatico e dei rischi connessi al clima, nonché supportare politiche di adattamento e mitigazione. Questo rappresenta un progresso significativo per la regione mediterranea, un hotspot climatico caratterizzato da una morfologia fortemente eterogenea (un bacino semi-chiuso circondato da rilievi montuosi alti e complessi), che richiede analisi ad alta risoluzione. La regione è infatti particolarmente vulnerabile agli impatti di fenomeni meteorologici estremi su scala locale, che possono influenzare in modo significativo il benessere e l’economia delle comunità locali”, conclude Struglia.