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(Adnkronos) - Un uomo di Artegna, 82 anni ha perso la vita sul Monte Chiampon, nelle Prealpi Giulie in Friuli, in seguito ad una caduta per circa una ventina di metri. Dopo le 4 vittime di domenica, si tratta del quinto incidente mortale in montagna nel giro di circa 24 ore. La chiamata dalla sala operativa è arrivata intorno alle 12:30 da parte di altri escursionisti che scendendo hanno notato un corpo senza vita a quota 1300 metri. Sono stati attivati l'elisoccorso regionale, la stazione di Udine del Soccorso Alpino e la Guardia di Finanza. Inizialmente si pensava ad un arresto cardiaco, ma i soccorritori hanno verificato che il decesso è avvenuto in seguito ai traumi da caduta. Ritrovando alcuni effetti personali dell'uomo, del quale ancora non sono note le sue generalità, hanno verificato che possa essere caduto per circa venti metri. Al momento non è possibile stabilire le cause della caduta in assenza di testimoni al momento in cui è avvenuto il fatto. Sul posto è arrivata l'equipe dell'elisoccorso regionale: il medico di bordo non ha potuto far altro che constatare il decesso. Tre soccorritori sono stati prelevati dal campo base per coadiuvare le operazioni di recupero e, una volta ottenuta l'autorizzazione del magistrato, la salma è stata rimossa con un secondo elicottero. Le operazioni si sono concluse intorno alle 14.30. L'incidente di oggi arriva dopo una domenica nera per la montagna, con 4 incidenti mortali, due sulle Dolomiti bellunesi, uno in Val del Rì, in Trentino, e uno in Val di Susa. A perdere la vita son stati un'alpinista morta cadendo dalla Croda dei Toni; un escursionista è deceduto dopo essere caduto nella val di Zoldo, ancora sulle Dolomiti bellunesi; un 26enne residente a Nogara (VR) che ha perso la vita lungo la ferrata Val del Rì; un uomo a Rocciamelone, nel comune di Mompantero (TO), nella Valle di Susa.
(Adnkronos) - "Da questo rapporto che ho impostato proprio per cercare di individuare una progettualità che rilanci l'Istituto che funziona nei prossimi anni emergono le linee strategiche progettuali che ho individuato, cioè in primis se vogliamo arrivare ad un sistema pensionistico sostenibile c'è un'unica vera ricetta strutturale: aumentare la base occupazionale, ingaggiare i giovani". Così il presidente dell'Inps Gabriele Fava alla presentazione a Napoli del XXIII rapporto annuale dell'Istituto presso il Dipartimento di Scienze Sociali dell’Università degli Studi “Federico II”. "Anche su questo siamo d'accordo sia con il sindaco di Napoli che con il governatore della regione, di iniziare a parlare coi giovani, ma soprattutto - sottolinea - di andare a creargli la consapevolezza che devono progettare il loro futuro e il loro futuro lo progettano partendo dall'estratto conto previdenziale, tenendoli lontani dal lavoro nero dal lavoro irregolare solo in questa maniera riusciremo ad aumentare i contribuenti e i contributi e ad arrivare ad un sistema pensionistico. Non da ultimo un altro aspetto di cui abbiamo parlato e siamo assolutamente d'accordo, è un nuovo patto col tessuto produttivo perché i futuri contribuenti sono gli attuali lavoratori che vengono ingaggiati dalle imprese, quindi un nuovo patto con le imprese che dica ci siamo, vi aiutiamo nei limiti in cui voi assumete e darete migliori stipendi. Ecco che l'effetto virtuoso sarà più contribuenti e più contributi. Arriveremo così ad un sistema pensionistico sostenibile sempre più coerente anche con le esigenze del momento", conclude Fava.
(Adnkronos) - "Cosa resta del Green Deal? Al momento il Green Deal non è stato toccato di una virgola, c’è tutto. L’approccio ideologico non è mai esistito. Inoltre, il Green Deal è sempre stato immaginato non come una politica ambientalista ma come una politica di sviluppo economico". Così Enrico Giovannini, direttore scientifico ASviS, intervenendo all'evento Adnkronos Q&A ‘Trasformazione green, investimenti e strategie’, questa mattina al Palazzo dell’Informazione di Roma. "Il documento approvato dal Consiglio europeo, e quindi dai governi, è: 'massime ambizioni, dal Green Deal non si torna indietro, gli altri Paesi devono muoversi molto di più'. Cosa bisognerà fare? Il Clean Industrial Act perché gli altri Paesi del mondo che vanno in questa direzione oltre a regolare ci mettono anche i soldi. Bisogna accompagnare molto di più la transizione del settore industriale", aggiunge.