ENTRA NEL NETWORK |
ENTRA NEL NETWORK |
(Adnkronos) - Trasferta di campionato per la Juventus. Il club bianconero sfida oggi, domenica 19 ottobre, il Como - in diretta tv e streaming - nella settima giornata di Serie A. La squadra di Tudor arriva al match del Sinigaglia dopo il pareggio 0-0 contro il Milan e al momento si trova al quinto posto con 12 punti, a pari merito con l'Inter quarta. Quella di Fabregas invece è reduce dall'1-1 di Bergamo contro l'Atalanta e in classifica occupa l'ottavo posto a quota 9. La sfida tra Como e Juventus è in programma oggi, domenica 19 ottobre, alle ore 12.30. Ecco le probabili formazioni: Como (4-2-3-1): Butez; Smolcic, Diego Carlos, Ramon, Valle; Caqueret, Perrone, Da Cunha; Vojvoda, Morata, Paz. All. Fabregas Juventus (3-4-2-1): Di Gregorio; Gatti, Rugani, Kelly; Kalulu, Thuram, Locatelli, Cambiaso; Conceicao, Yildiz; Vlahovic. All. Tudor Como-Juventus sarà trasmessa in diretta televisiva e in esclusiva sui canali Dazn, visibili tramite smart tv. Il match sarà disponibile anche in streaming sulla piattaforma web di Dazn.
(Adnkronos) - "Sono positivi i numeri in regresso sugli infortuni sul lavoro in presenza di un milione e 300 mila dipendenti in più, insieme a 10 milioni di assicurati in più nelle scuole. Ma quello degli infortuni è un tema che mi turba come turba tutti i consulenti del lavoro. Quello che viene poco considerato è l'impatto negativo dell'infortunio sull'azienda perchè giustamente viene data priorità alle famiglie, che hanno orfani e vedove. Ma con incidenti gravi l'ambiente di lavoro resta scioccato con effetti su produttività e futuro azienda. L'imprenditore, eccetto pochi casi che ci sono, ha molto a cuore la salute e la sicurezza dei propri lavoratori". Lo ha detto Rosario De Luca, presidente del Consiglio nazionale dell'ordine dei consulenti del lavoro intervenendo alla tavola rotonda 'Il benessere del lavoratore: dalla questione salariale alla sicurezza nei luoghi di lavoro', in corso a Roma nella sede di Comin & Partners. Secondo De Luca "va bene l'incremento ispettori, bene l'incremento delle sanzioni e dei blitz contro il caporalato, ma non si può essere soddisfatti. L'unica strada per fare di più è la diffusione della cultura della prevenzione, con un grande patto tra tutti gli attori. Noi gestiamo due terzi della forza lavoro di questo Paese e noi non ci sottraiamo a questo patto. Da anni andiamo nelle scuole per fare capire che la sicurezza non è un costo ma un investimento in serenità sociale", ha concluso.
(Adnkronos) - "Oggi non possiamo non mettere al centro del Green Deal la parola autonomia strategica, sarebbe velleitario continuare ad attuare il Green Deal dipendendo da autocrazie sempre più pericolose e non mettendo i soldi che servono". Così Carlo Corazza, direttore dell’Ufficio del Parlamento europeo in Italia, intervenendo all’appuntamento Adnkronos Q&A, 'Sostenibilità al bivio', questa mattina al Palazzo dell’Informazione a Roma. "Il Green Deal non è piovuto dall’alto, è stato approvato dal legislatore", premette Corazza. "Il Green Deal è nato nel 2019, quindi un'era geologica fa, c'è stato il Covid, c'è stata l'aggressione russa all'Ucraina, la crisi energetica, l'inflazione, il 7 ottobre, Trump, i dazi, la Cina che è diventata ancora più dominante in tutta una serie di tecnologie e di materie prime; è evidente che ci dobbiamo interrogare se il Green Deal del 2019 è ancora il Green Deal che serve all'Unione europea", osserva. "Su una cosa sono tutti d'accordo: tu non puoi fare una transizione di quel tipo che è una transizione di politica industriale senza metterci i soldi. L'Europa ha messo molto poco e non mi sembra che da questo punto di vista la Commissione europea stia cambiando rotta. Questo secondo me è un punto nevralgico", sottolinea. "Readiness 2030 non è solo più armi, più cybersicurezza o più spazio, è anche più industria, una base industriale più solida, così come il Green Deal, senza un'industria forte e innovativa, non si attua perché è l'industria che fa l'innovazione, è l'industria che trova le risposte - rimarca - Noi abbiamo ancora delle filiere dove possiamo avere una leadership tecnologica - nucleare, carbon storage, forse lo stoccaggio con l'idroelettrico - su tante altre cose purtroppo siamo in ritardo e sarà molto difficile recuperare. Oggi non possiamo non mettere al centro del Green Deal la parola autonomia strategica, sarebbe velleitario continuare ad attuare il Green Deal dipendendo da autocrazie sempre più pericolose e non mettendo i soldi che servono". "Questo è un momento in cui o l'Europa trova delle risposte unitarie, anche sul debito comune e sulla difesa, oppure rischia veramente di cedere la sua sovranità non a Bruxelles, ma a qualche autocrazia", conclude.