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(Adnkronos) - Il cancro all'ovaio è ancora un tumore fra i più letali e resta la neoplasia ginecologica femminile a peggior prognosi con circa 5.400 nuovi casi e 3.600 decessi in Italia nel 2022. La sopravvivenza netta a 5 anni dalla diagnosi è del 43%, secondo 'I numeri del cancro 2024' di Aiom. A livello globale, nel 2022 le diagnosi di tumore dell'ovaio sono state 324.000 e si sono verificati quasi 207.000 decessi. La sua incidenza è in aumento, con stime che prevedono un incremento sito del 42% dei nuovi casi in tutto il mondo entro il 2040. Al congresso annuale della Società europea di oncologia medica (Esmo) a Berlino sono stati presentati - nel Simposio presidenziale - i risultati dello studio di fase 3 Keynote-B96 (noto come Engot-ov65) che riportano progressi significativi nel rallentare la progressione del tumore nelle pazienti affette da recidiva di carcinoma ovarico platino-resistente. Nello studio sono stati valutati pembrolizumab, terapia anti-PD1 di Msd, in combinazione con chemioterapia (paclitaxel) con o senza bevacizumab per il trattamento delle pazienti affette da recidiva di carcinoma ovarico platino-resistente. Alla prima analisi ad interim, al follow-up mediano dello studio di 15,6 mesi, pembrolizumab più chemioterapia con o senza bevacizumab (n=322) ha dimostrato un miglioramento statisticamente significativo e clinicamente rilevante della sopravvivenza libera da progressione (Pfs), endpoint primario dello studio, riducendo il rischio di progressione di malattia o di morte del 30% in tutta la popolazione delle pazienti con recidiva di carcinoma ovarico platino-resistente rispetto a placebo più chemioterapia con o senza bevacizumab (n=321). Il tasso di Pfs a 12 mesi per le pazienti trattate con il regime a base di pembrolizumab è stato del 33,1%, rispetto al 21,3% per le pazienti trattate con il regime a base di placebo. Nelle pazienti il cui tumore esprime PD-L1 (Combined positive score CPS), pembrolizumab più chemioterapia con o senza bevacizumab (n=234) ha ridotto il rischio di progressione di malattia o di morte del 28% rispetto a placebo più chemioterapia con o senza bevacizumab (n=232). Il tasso di Pfs a 12 mesi è stato del 35,2% per il regime a base di pembrolizumab rispetto al 22,6% per il regime a base di placebo. "Per le pazienti con carcinoma ovarico ricorrente resistente al platino abbiamo attualmente a disposizione pochissimi trattamenti in grado di ridurre il rischio di progressione di malattia o di morte - afferma Nicoletta Colombo, direttore del Gynecologic Oncology Program dell'Istituto europeo di oncologia di Milano - Questi risultasti rappresentano un significativo passo avanti nel trattamento del carcinoma ovarico ricorrente resistente al platino e dimostrano che l'aggiunta di pembrolizumab alla chemioterapia, con o senza bevacizumab, potrebbe diventare un'ulteriore opzione efficace per queste pazienti". Alla seconda analisi ad interim, al follow-up mediano di 26,6 mesi, il regime a base di pembrolizumab ha dimostrato anche un miglioramento statisticamente significativo e clinicamente rilevante della sopravvivenza globale, un endpoint secondario chiave, nelle pazienti il cui tumore esprime PD-L1 (CPS ≥1), riducendo il rischio di morte del 24% rispetto a placebo più chemioterapia con o senza bevacizumab. Il tasso di Os a 12 mesi per le pazienti trattate con il regime immunoterapico è stato del 69,1% rispetto al 59,3% per le pazienti trattate con il regime a base di placebo. I tassi di Os a 18 mesi sono risultati del 51,5% e 38,9%, rispettivamente. "Questi risultati si basano sul successo di pembrolizumab nei tumori ginecologici e supportano il suo potenziale utilizzo nelle pazienti con carcinoma ovarico platino-resistente - dichiara Gursel Aktan, vice president, global clinical development, Merck Research Laboratories - Questi dati hanno il potenziale per cambiare il paradigma terapeutico per le pazienti con carcinoma ovarico ricorrente resistente al platino".
(Adnkronos) - "C'è troppa confusione su quello che intende per infortunio sul lavoro e sulle cause. In Italia nell'ultimo anno gli incidenti e i morti sul lavoro sono diminuiti del 2%. Nei luoghi di lavoro ci sono meno incidenti e meno vittime ma più incidenti cosiddetti in itinere, nel percorso casa-lavoro e viceversa, cresciuti del 35%. Ma i numeri sono comunque tragici". Lo ha detto Marcello Fiori, direttore generale Inail, intervenendo alla tavola rotonda 'Il benessere del lavoratore: dalla questione salariale alla sicurezza nei luoghi di lavoro', in corso a Roma nella sede di Comin & Partners. Secondo Fiori "la sicurezza e la salute sul lavoro è un elemento che deve essere costitutivo della progettazione dell'azienda, bisogna fare formazione per le aziende che abbiano la sicurezza come elemento costitutivo non accessorio", ha sottolineato. E Fiori ha ricordato che "patente a punti, badge di cantieri sono misure lungimiranti da parte del ministero del Lavoro ma non basta come ci insegna il presidente della Repubblica".
(Adnkronos) - "Non è mai troppo tardi per fare sostenibilità, e comunque intervenire all'interno di un perimetro di azione che per il Gruppo Ferrovie dello Stato rappresenta un target importantissimo. Il nostro Gruppo è infatti il più grande consumatore italiano di energia elettrica, oltre 7 terawattora (TWh) di consumo annuo, quindi stiamo parlando di una spesa energetica che supera circa il miliardo di euro ogni anno di costi. Era necessario e strategico fare questo passo" di creare Fs Energy "ed è stato inserito all'interno del piano industriale del Gruppo 2025-29, dove appunto uno degli obiettivi strategici che bisogna traguardare è il raggiungimento di un Gigawatt (GW) di produzione da fonti rinnovabili entro il 2029". Così Antonello Giunta, amministratore delegato e direttore generale di Fs Energy, intervenendo all'evento Adnkronos Q&A ‘Sostenibilità al bivio’ in corso oggi al Palazzo dell’Informazione a Roma. Secondo Giunta, la creazione di Fs Energy "era straordinariamente importante per accentrare all'interno di questa struttura tutte le attività energetiche del Gruppo, siano esse quelle relative all'approvvigionamento di energia elettrica per metterci al riparo, rendere più sicuro dalle diverse variabili in campo l'approvvigionamento elettrico e quindi il consumo energetico del Gruppo". Giunta ha quindi sottolineato la scelta green del Gruppo visto che "il piano di approvvigionamento da fonti rinnovabili è un piano che prevede sì il raggiungimento di 1 Gigawatt al 2029, ma traguarda al 2034 due Gigawatt di produzione da fonti rinnovabili, che tradotto in energia significano circa 3 Terawattora di energia, quindi il 40% dei volumi del Gruppo coperti da produzione da fonti rinnovabili", ha concluso.