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(Adnkronos) - Sebbene re Carlo abbia allentato le regole del giorno di Natale dopo la scomparsa della regina Elisabetta, ci sono ancora molte cose da fare (e da non fare) che i reali devono rispettare. Naturalmente, le regole non si applicheranno, giocoforza, ai principi Harry e Meghan, grandi assenti a Sandringham assieme allo zio reietto Andrew Mountbatten-Windsor e alla ex moglie Sarah Ferguson. Tutti gli altri invitati, a partire dai principi William, Kate e figli, dovranno osservare un protocollo ben preciso: guai a immaginarli dopo pranzo distesi in pantofole sui divani. "È comunque richiesto un certo grado di decoro", soprattutto a Natale, secondo l'esperta reale Jennie Bond, che lo scorso anno raccontò al Sun che anzitutto nessuno può andare a letto prima del re (abituato a tirare fino a tardi, per la 'gioia' di chi ha sonno) e che per il sovrano conta moltissimo la puntualità: "Non ci si presenta a Sandringham quando si ha voglia. Gli ospiti devono arrivare all'orario previsto, né prima né dopo". Per la famiglia reale esiste un rigido dress code, che vale anche in occasione delle feste natalizie. Banditi, dunque, abiti larghi e persino pigiami: "Ogni anno, la vigilia di Natale la famiglia reale organizza una cena in abito da sera, quindi gli ospiti devono essere preparati", racconta la Bond. "Quindi il giorno di Natale, i reali dovrebbero vestirsi in modo appropriato per andare in chiesa e poi per il pranzo nella sala da pranzo. Sebbene non si tratti di un abito da sera, non aspettatevi che la famiglia reale indossi abiti da casa!". Anche per quanto riguarda i regali, la parola d'ordine è 'moderazione': sono infatti malvisti i regali costosi e in famiglia si scambiano regali scherzosi. Una volta Kate, quando era single, regalò a Harry il kit "Crea la tua ragazza", mentre la principessa Anna regalò al fratello maggiore Carlo un sedile per il water in pelle. L'ex portavoce della famiglia reale Dickie Arbiter ha spiegato perché questo regalo fosse particolarmente appropriato, dicendo: "Come si chiamava il bagno? Lo chiamavamo trono. Ci si va e ci si siede sul trono. Quindi, acquistare un sedile del water rivestito in pelle è stato in realtà il modo della principessa Anna di dire: 'Ecco, hai il tuo trono personale!'". Dopo la vigilia, non si può rinunciare, il 25, alla messa mattutina, nemmeno se si hanno i postumi della cena di Natale! Si prevede che tutti i membri della famiglia reale che trascorreranno i festeggiamenti a Sandringham saranno presenti alla funzione del giorno di Natale presso la chiesa di St Mary Magdalene, situata nella tenuta di Norfolk. A proposito del pranzo, l'ex chef reale Darren McGrady, che ha lavorato sia per la defunta regina che per la principessa Diana, ha spiegato che ai bambini "non è permesso sedersi con gli adulti finché non hanno imparato l'arte della conversazione educata". E poi, guai a giocare a certi giochi come il Monopoly: "È proibito!" afferma la Bond, spiegando che "la defunta regina pensava che fosse troppo feroce" e invece i reali preferiscono un gioco di quiz che è "uno dei preferiti della famiglia oppure Racing Demon".
(Adnkronos) - “Il Labor Day vuole accendere una scintilla nei giovani e avvicinarli al mondo del lavoro. Oggi i ragazzi escono dalla scuola e non sono preparati ad affrontare il lavoro. Noi vogliamo quindi aiutarli, in qualità di movimento educativo e sociale che al centro del proprio impegno ha il lavoro dignitoso. Tutto ciò tenendo conto di due pilastri: il lavoro che vale e i valori del lavoro”. E’ quanto affermato da Lidia Borzì, ideatrice del LaborDì e vicepresidente delegata delle Acli di Roma, in occasione dell’edizione 2025 di Labordì, l’evento promosso dalle Acli di Roma dove i giovani incontrano il mondo del lavoro. “Il lavoro non è un mero scambio tra prestazione e compenso, è un diritto costituzionale, quando è dignitoso il lavoro è libertà e crescita della persona e della comunità - aggiunge - Il lavoro è relazione e partecipazione. Per essere tutte queste cose, deve essere pulito, non deve uccidere, deve essere equamente retribuito, dare le giuste tutele e il tempo anche per la propria vita familiare”. “Gli orizzonti del lavoro mutano continuamente, nuovi lavori arrivano con l'intelligenza artificiale e tanti vecchi lavori muoiono - prosegue - Quindi vogliamo allenare i giovani a cercare le loro opportunità, coniugando passione e interessi con gli ambiti dove ci sono le opportunità. Oggi vogliamo dare loro anche gli strumenti ‘da mettere nei loro zaini’, insegnandogli come scrivere un curriculum, come gestire un luogo di lavoro e i propri profili social. Lo facciamo anche attraverso tanti workshop sulle competenze trasversali, come quella di saper essere assertivi e lavorare in squadra”. “Il nostro punto di forza è la rete: è qui presente tutta la comunità, dalla Chiesa alla scuola, dalle istituzioni alle aziende, fino alle organizzazioni sociali e sindacali - conclude - Siamo qui, tutti insieme, perché non possiamo più rinviare una grande alleanza per il lavoro dignitoso che metta al centro il binomio giovani e lavoro, che è un volano di speranza”.
(Adnkronos) - Il finanziamento da 40 milioni di euro accordato dalla Banca europea per gli investimenti alla Commercianti indipendenti associati (Cia), una delle cooperative socie del Consorzio nazionale Conad, "punta a efficientare le attività dei nostri punti vendita" e si inserisce nel piano complessivo da 80 milioni promosso da Cia. Lo sottolinea all'Adnkronos Luca Panzavolta, amministratore delegato di Cia-Conad, spiegando che uno dei principali interventi sarà quello di moltiplicare gli impianti fotovoltaici presenti nel punti vendite. "Già oggi abbiamo già un'ottantina di negozi dotati di impianti fotovoltaici ma vorremmo superare quota 100, quindi vicini al 50% della nostra rete associata" continua. Ma si vuole - aggiunge - anche "intervenire sul raffreddamento dei negozi, dal gas non inquinante all'efficientamento dei sistemi, che non solo consentono un risparmio energetico importante ma migliorano anche il microclima dentro il punto vendita". Panzavolta ricorda come Cia-Conad "produce un bilancio di sostenibilità già da 2 anni, lo facciamo per l'impegno che abbiamo assunto nei confronti dei nostri soci e dei nostri stakeholder. Con il bilancio 2025, che presenteremo nel prossimo maggio, illustreremo gli impegni che ci siamo assunti e presenteremo una rendicontrazione di quanto fatto nei nostri impianti". "D'altronde - ricorda - per una azienda la sostenibilità non è più una scelta ma un obbligo. E noi lo sentiamo come tale anche dal punto di vista sociale, del territorio, delle nostre comunità e dei nostri soci". Grazie agli interventi attuati e a quelli in corso, aggiunge, " per l'impatto sull'ambiente di un nostro punto vendita crediamo di essere vicini a -30% rispetto a dieci anni fa. Senza dimenticare che questo lavoro rende più sostenibile il business dei singoli punti vendita: certo gli interventi di efficientamento costano, ma è un investimento da cui i nostri associati rientrano nel corso degli anni". "Il nostro modello - sottolinea - è la dimostrazione che si possono ottenere ottimi risultati quando si è inseriti in una rete efficiente : noi forniamo aiuti ai nostri soci con finanziamenti per gli impianti fotovoltaici e convenzioni con le aziende installatrici, e questo consente ai soci di massimizzare i risparmi possibili, senza contare altri vantaggi come l'economia di scala, gli acquisti collettivi e le attività di marketing comuni". Il manager riconosce come "c'è poi un ritorno di immagine verso i clienti perché oggi l'attenzione a queste cose da parte dei consumatori, soprattutto quelli più giovani, è molto forte". " Panzavolta evidenzia poi i risultati ottenuti sulla riduzione degli imballaggi inutili grazie alla forte presenza di prodotti a marchio Conad: "La nostra cooperativa è fra quelle con la quota più alta in Italia di prodotti con il nostro marchio, quest'anno abbiamo superato il 41% di fatturato". Questo offre un duplice beneficio "da una parte perché il prodotto a marchio costa meno mediamente di quello 'industriale' e poi perché in questi anni abbiamo fatto molto per rendere riciclabili o recuperabili gli imballaggi o comunque limitarli. Credo che sia vicino il traguardo del 75% di imballaggi biodegradabili o riciclabili, che era il nostro obiettivo". "Certo, non puo' essere solo un impegno della distribuzione ma deve essere anche delle industrie: credo però - conclude- di poter dire che su questo in generale la sensibilità è molto aumentata "