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(Adnkronos) - La Groenlandia "non è aperta all'annessione" con gli Stati Uniti. In un incontro con i giornalisti, all'indomani delle nuove dichiarazioni del presidente americano secondo cui "l'annessione si farà", il ministro degli Esteri danese Lars Lokke Rasmussen ha replicato secco: "Né in base al Trattato della Nato, della Carta dell'Onu o del diritto internazionale, la Groenlandia è aperta all'annessione". L'isola è un territorio autonomo sotto la sovranità della Danimarca. Ieri, in un incontro nello Studio Ovale della Casa Bianca con il segretario generale della Nato Mark Rutte, Trump ha pubblicamente espresso la sua fiducia nell'annessione della Groenlandia da parte degli Stati Uniti, indicando lo stesso Rutte come potenziale figura chiave nel facilitare tale acquisizione. "Penso che" l'annessione "avverrà. Sarà importante non solo per la nostra sicurezza, ma anche per la sicurezza internazionale", dice riferendosi al futuro del territorio autonomo danese. "Penso che accadrà. Non ci ho pensato molto prima, ma sono seduto qui con un uomo che potrebbe essere molto determinante. Mark, ne abbiamo bisogno per la sicurezza internazionale", dice Trump cercando, senza successo, la complicità del numero 1 della Nato. Le elezioni di domenica scorsa in Groenlandia hanno certificato il successo del centrodestra, con l'exploit degli indipendentisti: "Sono state delle buone elezioni per noi. La persona che ha fatto meglio è una brava persona per quanto ci riguarda, quindi ne parleremo ed è molto importante", dice. Gli Usa "ordineranno 48 rompighiaccio" e questo aiuterebbe a rafforzare la posizione degli Stati Uniti "dato che tutta quell'area sta diventando molto importante. Quindi dovremo fare un accordo su questo e la Danimarca non è in grado di farlo", dice riferendosi alla protezione che può essere garantita al territorio. La Danimarca, dice Trump, è tagliata fuori: "Non ha nulla a che fare con questo. Una barca è attraccata lì 200 anni fa o qualcosa del genere e dicono di avere i diritti? Non so se è vero... Abbiamo un paio di basi lì e abbiamo dei soldati, forse ne manderemo molti altri...". .
(Adnkronos) - In un periodo in cui l’Italia registra alcuni dei peggiori indicatori europei per la partecipazione femminile al lavoro - con un calo drastico nel Global gender gap report 2024, che ha visto il Belpaese scivolare al 87° posto, e in settori strategici come le Stem (Scienza, tecnologia, ingegneria e matematica) dove meno del 30% dei professionisti sono donne - è evidente come il divario di genere rappresenti un freno all’innovazione e alla competitività delle imprese italiane. In questo contesto, il progetto Dea-Digitale, equità e azioni, promosso da Fondirigenti e coordinato da Fondazione Piemonte Innova e Università di Torino, supportato da Federmanager Torino e Unione Industriali Torino, si è posto l’obiettivo di contrastare questa situazione con strumenti concreti e mirati, da offrire ai dirigenti italiani chiamati a governare queste tematiche. Avviato a settembre 2024, il progetto ha visto il coinvolgimento di 20 imprese piemontesi per oltre 30 manager e dirigenti impegnati in un percorso di ricerca, co-design e validazione delle strategie e delle azioni individuate. Il risultato è duplice: da un lato, la Deaction map, una raccolta di strategie e buone pratiche manageriali che spaziano dall’onboarding alla selezione, dal mentoring allo sviluppo delle competenze, volte a rendere i processi aziendali più inclusivi; dall’altro, la Dea talent guide, che definisce le competenze ibride indispensabili per una leadership innovativa e paritaria, capace di rispondere alle sfide del mercato globale. Inoltre, il progetto ha coinvolto attivamente il mondo della scuola per preparare i futuri profili professionali delle micro e piccole imprese e per recepire anche l’opinione dei giovani e delle giovani: tre scuole superiori hanno già partecipato a quattro incontri (e ne seguiranno altri), contribuendo a individuare azioni e competenze per ridurre il divario di genere in azienda e a portare un punto di vista fresco e creativo. L'evento finale, intitolato 'Ideazioni per il futuro: strategie e competenze per la parità di genere', tenutosi giovedì 13 marzo a Torino, è stata l’occasione per presentare questi strumenti pratici e stimolare un dibattito costruttivo sul tema della parità di genere nel contesto aziendale e in particolare nelle carriere Stem. Il direttore generale di Fondirigenti, Massimo Sabatini, ha dichiarato: “Con questo progetto Fondirigenti contribuisce ad aggiungere un nuovo tassello alla costruzione di una moderna cultura manageriale, favorendo l’individuazione di competenze e strumenti per affrontare una questione sempre più decisiva per il futuro delle pmi, quella della presenza femminile in posizioni caratterizzate da competenze Stem. E' una criticità che ha radici profonde, e che i manager devono saper fronteggiare in tutte le sue declinazioni in modi innovativi e con strumenti flessibili ed efficaci: per farlo devono essere sempre più competenti e motivati, e la formazione manageriale può essere la leva capace di attivare questo potenziale”. Laura Morgagni, direttrice di Fondazione Piemonte Innova, ha aggiunto: "Il progetto Dea evidenzia come un approccio inclusivo rappresenti non solo un valore etico, ma anche una leva strategica per la competitività, anche e soprattutto nel settore tecnologico. La diversità di genere è un motore fondamentale per l'innovazione: in settori come il digitale, la cybersicurezza, l’intelligenza artificiale diventa imprescindibile una presenza paritaria delle donne nei luoghi di potere e nella governance, per evitare soluzioni che non rispondano ai reali bisogni della società e che rischiano di perpetuare discriminazioni e criticità. Gli strumenti che oggi abbiamo presentato offrono a manager e dirigenti una base solida per agire concretamente in maniera più equa e costruire una cultura aziendale inclusiva, pronta ad affrontare le sfide future". La conclusione del progetto Dea rappresenta solo l'inizio di un percorso più ampio per diffondere una cultura aziendale sempre più inclusiva e sostenibile. Gli strumenti sviluppati saranno messi a disposizione a livello nazionale per tutti gli associati di Fondirigenti, mentre le attività di confronto e formazione sul tema della parità di genere con le scuole continueranno, rafforzando l'impegno verso le nuove generazioni. Anche le imprese partecipanti continueranno ad implementare le strategie e le pratiche sviluppate, contribuendo a consolidare i risultati ottenuti e a promuovere un ecosistema in cui l'innovazione e la sostenibilità si integrino in maniera sempre più efficace. La Dea talent guide, frutto di un intenso lavoro partecipativo, delinea le competenze innovative e ibride essenziali per garantire la competitività in un mercato in rapida evoluzione. La guida va oltre le sole competenze tecniche, includendo soft skills come comunicazione interpersonale, leadership, gestione dei conflitti e problem-solving, unitamente a competenze umanistiche, digitali e operative. In questo modo, sono stati definiti nuovi profili aziendali – dal facilitatore, figura strategica in grado di connettere team interdisciplinari, al sustainability manager fino ai ruoli operativi come lean analytics e change manager – capaci di integrare aspetti umani, tecnologici e operativi per guidare la trasformazione aziendale. La Deaction map è una mappa visuale e operativa per i manager e dirigenti e raccoglie una serie di strategie e buone pratiche per rendere i processi aziendali più inclusivi. Sviluppato attraverso tavoli di confronto con le imprese, prevede interventi strutturali – quali l’anonimizzazione dei processi di recruiting e la revisione delle procedure di selezione – unitamente a iniziative culturali, come programmi di mentoring, percorsi di sensibilizzazione ai bias di genere e la promozione della leadership femminile. La Deaction map rappresenta, inoltre, un framework replicabile per il cambiamento, capace di fungere da guida per le pmi nella transizione verso modelli di business orientati all’inclusività, garantendo così anche un vantaggio competitivo in un mercato sempre più globalizzato.
(Adnkronos) - Tre nuovi veicoli elettrici - "per dimostrare che stiamo realizzando l'impegno di sei nuovi Bev in Europa entro il 2026", sottolinea Yoshihiro Nakata, Presidente di Toyota Motor Europe - ma soprattutto un concept di micromobilità che sembra pensato esattamente per la clientela urbana del nostro paese. Sono gli 'ingredienti' principali con cui il principale gruppo automobilistico mondiale si è presentato alla vetrina del Kenshiki Forum di Bruxelles, (Kenshiki in giapponese significa approfondimento), un appuntamento nel quale si fa il punto sulle tendenze e le novità in arrivo, ma soprattutto si respira il mood di un conglomerato che deve muoversi su mercati regionali sempre più differenziati. E l'Europa - ammettono in Toyota - "resta la regione con i cambiamenti più veloci in termini di normative": parole che lasciano intuire la frustrazione (non solo dei giapponesi) nel fare i conti con scenari e indicazioni in continuo mutamento, a iniziare proprio da Bruxelles. E se l'Ue sta riflettendo su come riscrivere le normative fissate per il 2035, in Toyota mantengono la barra dritta consapevoli - come spiega Simon Humphries, Chief Branding Officer e Head of Design di Toyota Motor Corporation - "che la stabilità è importante, ci dà la forza di tenere fede al nostro mantra di costruire auto sempre migliori". "Vogliamo mantenere i nostri impegni di sostenibilità non solo in Europa ma a livello globale" spiegano in Toyota, e questo significa abbassare continuamente il livello di emissioni della gamma, come avverrà appunto con i tre nuovi Bev presentati a Bruxelles. Toyota è da sempre all'avanguardia dell'ibridizzazione e, altrettanto notoriamente, è sempre stata cauta sulle 'zero emissioni': l'unica 100% elettrica al momento in gamma - la bZ4X - ha raccolto risultati soddisfacenti nel Nord Europa (è al primo posto delle vendite in Norvegia e Danimarca), ma su grandi mercati è oscurata dal successo dei suv ibridi come Yaris Cross e CH-R. A Bruxelles la bZ4X è stata presentata in versione aggiornata: dopo avere "ascoltato la clientela" ora la gamma è stata ampliata così da offrire una maggiore autonomia, una ricarica più veloce, e modelli più potenti (fino a 343 CV). Nella nuova versione - che arriverà in autunno con leggeri interventi soprattutto nell'abitacolo - sarà disponibile l'opzione della doppia batteria - 57,7 kWh e 73,1 kWh di capacità lorda - aumentando la scelta per i clienti. Ma sul mercato italiano - in cerca di soluzioni meno ingombranti e sembra destinato a maggiore fortuna il nuovo Urban Cruiser, un B-SUV elettrico derivato dalla Concept presentata nel 2023 e destinato a posizionarsi sopra la Yaris Cross. Basato su una piattaforma dedicata alle auto elettriche sviluppata con Suzuki, il nuovo modello sarà proposto con due batterie (49 kWh e 61 kWh) e tre configurazioni: motore anteriore da 144 CV o 174 CV e trazione integrale da 184 CV con motore posteriore aggiuntivo. In base alle versioni, l'autonomia è stimata fra i 300 e i 400 km, grazie a batterie con tecnologia al litio-ferro-fosfato, collaudata ed economica. Peraltro Toyota offre un Battery Care Program che copre il funzionamento della batteria ogni anno per un massimo di 10 anni o fino a un milione di chilometri percorsi, previo controllo annuale dello stato della batteria. Va invece a completare la gamma C-HR la versione 100% elettrica destinata a competere nella parte più importante del mercato BEV e basata su una piattaforma . Rispetto al modello già in circolazione, la C-HR+ mantiene l'andamento da Suv-coupé ma guadagna 16 cm (è lungo 4,52 m) a tutto vantaggio dell'abitabilità interna e del bagagliaio posteriore da 416 litri. Anche qui, è ampia l'offerta di versioni con batterie da 57,7 kWh (per i modelli a trazione anteriore) e 77 kWh (sia per le varianti a trazione anteriore che integrale) per una autonomia che è stimata fino a 600 km e potenze da 167 a 343 cv (quest'ultima accreditata di uno 0-100 da 5,2 secondi). Ma, come detto, forse più dei modelli in arrivo a catalizzare l'attenzione è stato un concept in attesa di delibera (che potrebbe arrivare a breve): è FT-me, un quadriciclo elettrico a due posti che per caratteristiche tecniche va a sfidare i modelli Stellantis - in primis Fiat Topolino e Citroen Ami - ma che potrebbe non dispiacere agli 'orfani' della Smart. In 2 metri e 40 l'FT-me offre una soluzione di micromobilità a zero emissioni dal design innovativo (ispirato a un casco jet, spiega il chief designer Tadao Mori, del centro stile di Bruxelles) e dall'abitabilità insospettata, con tanto di bagagliaio 'vero'. Ispirato dal successo delle soluzioni di mobilità Toyota sviluppate per i Giochi Olimpici e Paralimpici di Tokyo 2021 e Parigi 2024, l'FT-Me punta a offrire soluzioni premium - come la iper-connettività - a un prezzo accessibile, così da parlare a una clientela che va dai giovani 14enni ai professionisti delle metropoli secondo Stijn Peeters, responsabile della nuova mobilità per Toyota Motor Europe: "Crediamo che ci sia l'opportunità di offrire ai nostri clienti qualcosa di nuovo" spiega. Grazie al ricorso a riciclo e alla riutilizzabilità, l'impronta di carbonio dell'FT-Me può toccare il -90% rispetto agli attuali veicoli urbani, con un consumo di energia per km tre volte inferiore a una normale auto elettrica. Non solo: il quadriciclo Toyota è già pensato per offrire un tetto a pannelli solari che può ricaricare la batteria principale, aggiungendo ai 100 km di base altri 20 -30 km di autonomia al giorno in contesti urbani. Abbastanza per coprire la maggior parte degli spostamenti giornalieri, visto che tre quarti dei tragitti urbani sono inferiori ai 10 km. Ma a colpire è anche la modularità dell'idea con la possibilità di eliminare il posto del passeggero per caricare pacchi lunghi fino a 1,6 metro. Sulla decisione finale circa la messa in produzione pesa il nodo del prezzo: la sfida è quella di mantenere il listino accessibile (verosimilmente intorno ai 10 mila euro) offrendo comunque una 'vera Toyota'. In caso di via libera, spiegano da Bruxelles, basterebbero due anni per vedere l'FT-me sulle nostre strade. E con città sempre più congestionate, dove i 45 kmh di velocità massima del quadriciclo sono spesso un sogno, un mezzo che può parcheggiare in un terzo dello spazio di un'auto normale ma senza compromessi su sicurezza e tecnologia non è un desiderio, è una necessità.