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(Adnkronos) - Il leader del Cremlino Vladimir Putin e il presidente americano Donald Trump non hanno ancora raggiunto un accordo su un eventuale incontro con il presidente ucraino Volodymyr Zelensky. Lo ha dichiarato Yuri Ushakov, consigliere di Putin per la politica estera ed ex ambasciatore di Mosca a Washington. "Finora, ciò che viene riportato dalla stampa non è esattamente ciò su cui abbiamo concordato. Ora si parla di un incontro trilaterale, di un incontro tra Putin e Zelensky. Ma nello specifico, per quanto ne so, non c'è stato alcun accordo tra Putin e Trump su questo", ha detto Ushakov nel corso di una intervista a Vgtrk. Il presidente francese Emmanuel Macron co-presiederà un incontro ibrido della Coalizione dei Volenterosi con il primo ministro britannico Keir Starmer alla presenza del presidente ucraino Volodymyr Zelensky la mattina di giovedì 4 settembre 2025, presso l'Eliseo. Lo ha annunciato con una nota l'Eliseo. A seguito dell'incontro tra europei e americani tenutosi a Washington il 19 agosto, i capi di Stato e di governo discuteranno dei lavori sulle garanzie di sicurezza per l'Ucraina svolti nelle ultime settimane e faranno il punto sulle conseguenze del persistente rifiuto della Russia di raggiungere la pace, spiega la nota. Secondo quanto si apprende, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni dovrebbe prendere parte al vertice da remoto. La Germania ha preso le distanze dalle dichiarazioni della presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, secondo cui l’Europa starebbe elaborando "piani piuttosto precisi" per un dispiegamento multinazionale di truppe in Ucraina come parte delle garanzie di sicurezza nel periodo post-bellico. Il ministro della Difesa tedesco Boris Pistorius ha dichiarato ai giornalisti: "Sono questioni di cui non si discute prima di sedersi al tavolo dei negoziati con le molte parti che hanno voce in capitolo". "Sarei più cauto nel commentare o confermare in qualsiasi modo tali considerazioni, a parte il fatto che l’Unione europea non ha alcun mandato né alcuna competenza per quanto riguarda il posizionamento di truppe", ha aggiunto il ministro. Intanto si tiene "oggi a Bruxelles una riunione straordinaria del Consiglio Nato-Ucraina, su richiesta dell'Ucraina e in risposta ai recenti massicci attacchi aerei della Russia'', ha annunciato il ministro degli Esteri dell'Ucraina Andrii Sybiha. "Prevediamo una discussione mirata sulle misure congiunte per rispondere adeguatamente al rifiuto della Russia degli sforzi di pace e all'escalation del terrore contro gli ucraini", ha dichiarato il capo della diplomazia di Kiev su 'X'. ''Siamo grati alla Nato e a tutti gli alleati che continuano a mostrare un forte sostegno all'Ucraina e a significativi sforzi di pace. Mosca deve sentire una pressione maggiore a causa del prolungamento della guerra'', ha concluso Sybiha. Secondo il presidente russo Vladimir Putin la crisi in Ucraina è scoppiata a causa del colpo di Stato istigato dall'Occidente a Kiev nel 2014. Putin lo ha sottolineato intervenendo al vertice del'Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai (Sco) a Tianjin, in Cina. "Questa crisi non è nata come conseguenza dell'"attacco della Russia all'Ucraina", ha affermato Putin, ma "come conseguenza del colpo di Stato in Ucraina, sostenuto e provocato dall'Occidente, e poi dai tentativi di usare le forze armate per reprimere la resistenza di quelle regioni dell'Ucraina e di quelle persone in Ucraina che non hanno accettato questo colpo di Stato, non lo hanno sostenuto". I continui tentativi dell'Occidente di coinvolgere Kiev nella Nato sono un'altra delle principali cause del conflitto ucraino, ha affermato il presidente russo, richiamando l'attenzione sul fatto che, a seguito del colpo di Stato del 2014, "la leadership politica del Paese che non sosteneva l'ingresso dell'Ucraina nella Nato è stata rimossa". Secondo il presidente, le cause profonde della crisi devono essere eliminate affinché la soluzione ucraina sia sostenibile e duratura. "Putin sta gradualmente perdendo le sue notevoli abilità nel mentire", ha commentato su X il portavoce del ministero degli Esteri ucraino, Heorhii Tykhyi. "Certo, ‘l’insidioso Occidente’ ha provocato la ‘povera Russia’ ad attaccare il suo vicino e a commettere centinaia di migliaia di crimini di guerra - ha ironizzato Tykhyi - Putin sta gradualmente perdendo le sue notevoli abilità nel mentire: le sue bugie ripetitive stanno diventando sempre più noiose. L’unico rimedio per tali menzogne è la pressione su Mosca". Intanto un’analisi dell'Afp basata sui dati forniti dall’Aeronautica ucraina rivela che gli attacchi russi con droni a lungo raggio contro l’Ucraina sono diminuiti sensibilmente nel mese di agosto, segnando un calo del 34% rispetto a luglio. Secondo l’analisi, la Russia ha lanciato 4.132 droni a lungo raggio contro obiettivi ucraini nel mese di agosto, in netto calo rispetto al record registrato a luglio, quando Mosca aveva sferrato il maggior numero di attacchi dall’inizio del conflitto.
(Adnkronos) - "La produttività nazionale continua a languire e il Pil, nonostante gli investimenti e la spesa notevole attivata dal Pnrr e dai bonus del periodo Covid che avrebbero dovuto dare uno slancio notevole, resta statico. In questo scenario, a fronte degli ingenti investimenti ma soprattutto della necessità di gestire il post investimento per farlo fruttare a cui l’Italia oggi è obbligata per non allargare il divario di competitività con i competitor europei e globali, si ripropone, a distanza di 24 anni dalla sua introduzione, il tema dell’utilizzo strategico del Partenariato Pubblico Privato (PPP)". Lo dichiara all'Adnkronos/Labitalia Ivo Allegro, ceo e founder di Iniziativa e professore di 'Project cycle management e accesso a fondi pubblici' all’Università degli studi di Roma Unitelma Sapienza. "Per tanto tempo - spiega Allegro - erroneamente inquadrato come modalità per realizzare investimenti quando la Pa si trova in ristrettezze finanziarie, nei fatti, il PPP è una leva per gestire in modo integrato la progettazione, realizzazione e gestione di infrastrutture e servizi di interesse pubblico agganciando la remunerazione del privato alle sue performance in fase di gestione. Questo strumento ha già dimostrato sul campo di essere molto più rapido nell’intero ciclo di implementazione (ideazione-progettazione-aggiudicazione-realizzazione) di un investimento pubblico consentendo, quindi, di beneficiare prima delle infrastrutture ma può risultare fondamentale per un salto di competitività del Paese agganciando i pagamenti ai risultati che si conseguono e liberando nel breve risorse pubbliche per quegli investimenti più rischiosi ma che possono risultare fondamentali per la competitività". "A febbraio - dichiara Allegro - Mario Draghi, nel primo confronto sul suo report sul futuro della competitività europea, evidenziava la necessità per l’area della UE di attivare ingenti investimenti per recuperare i divari con America e Asia mobilitando le risorse dei privati. A marzo il Sole 24 Ore titolava 'Cantù batte il record per la nuova arena, solo 4 anni e mezzo per avviare il cantiere' visto che in Italia, in media, per realizzare un’infrastruttura similare dalla fase di ideazione all’avvio del cantiere passano oltre 10 anni. Al Meeting di Rimini il Governatore della Banca d’Italia, Fabio Panetta, ha rilevato come la missione decisiva per l’Italia e il suo problema cruciale resta quello della riduzione del debito pubblico in rapporto al prodotto arrivato ad un punto da minacciare il futuro intergenerazionale visto che la spesa per interessi sul debito supera l’intera spesa per l’istruzione e, quindi, gli investimenti sul nostro futuro, i giovani. Il Governatore, inoltre, ha evidenziato che affrontare il nodo del debito richiede politiche di bilancio orientate alla stabilità e al graduale conseguimento di avanzi primari adeguati. Tuttavia, la riduzione del debito sarà ardua senza un’accelerazione dello sviluppo economico”. "Nella stessa giornata - continua - Carlo Cottarelli, in tema di sviluppo, ha evidenziato “Il gioco dell'oca del Pil italiano: dopo 17 anni torna al punto di partenza” recuperando i livelli del 2008 (anche grazie agli effetti dell’inflazione). Queste quattro notizie degli ultimi 6 mesi si saldano per confermare la possibile centralità del Partenariato Pubblico Privato (PPP) che, a distanza di 24 anni dalla sua introduzione nel nostro ordinamento, continua ad essere uno strumento sottoutilizzato e mal utilizzato. Non si è probabilmente compresa la sua natura. Difatti, ancora oggi la Pa utilizza il PPP come strumento per realizzare gli investimenti soprattutto quando ci sono risorse finanziarie scarse. Non è un caso che con il Pnrr l’attenzione a questo strumento sia paradossalmente diminuita". "Il paradosso risiede - conclude Allegro - nella circostanza che in Italia la PA non ha ancora compreso che gli investimenti, tranne gli effetti keynesiani connessi all’incremento della spesa pubblica che a questi si associa, sono una condizione necessaria ma non sufficiente per generare crescita della produttività, sviluppo economico e accrescimento del benessere di una comunità. Questi effetti sono, difatti, connessi alla qualità delle prestazioni nel tempo dei processi di erogazione dei servizi connessi ad un’infrastruttura. Se si realizza un nuovo ospedale l’impatto sul benessere sociale e sullo sviluppo dipendono non tanto dalla realizzazione di un nuovo involucro o dall’aggiornamento dell’esistente e delle sue attrezzature (l’investimento) ma dalla possibilità di gestire nel tempo servizi di cura di qualità (i servizi connessi all’investimento)". "In tal senso - osserva - il Pnrr, un gigantesco piano di investimenti a debito dopo anni di austerità che non a caso ha generato una rilevante fiammata inflattiva e sta ponendo molti problemi in fase di realizzazione (visto lo spiazzamento dell’offerta che ha capacità produttive inferiori a quelle richieste), pone un rilevante problema di cosa accadrà dopo, cioè di chi gestirà le infrastrutture realizzate con i soldi di Next generation EU. Restando in tema sanità, ad esempio, chi gestirà gli Ospedali di Comunità e le Case della Salute realizzate con i fondi della Missione 6?". "In tal senso - afferma - il PPP nella misura in cui, laddove ben gestito, aggancia i pagamenti alle performance nei processi di gestione delle infrastrutture oltre che alla realizzazione a regola d’arte ed in tempi certi dell’infrastruttura (che essendo finanziata dai privati, totalmente o in prevalenza, non soffre neanche degli 'stop and go' dei cantieri connessi alle risorse pubbliche a singhiozzo) rappresenta degli ovvi vantaggi a cui si associano altri quali, in primis: Minori tempi di realizzazione, visto che gli esecutori avranno i loro ritorni non con la realizzazione ma con la gestione e migliore qualità tecnica di realizzazione, visto che chi realizza sarà chiamato anche a gestire e da questa gestione dipenderà, come detto, il suo ritorno". "A fronte di ciò - continua Ivo Allegro - il PPP apre interessanti prospettive strategiche in quanto, per un verso, consente di disporre in tempi più rapidi di infrastrutture e servizi di qualità e tale aspetto, anche se la Pa italiana sembra soffrire di una sorta di 'insostenibile leggerezza del tempo', non è irrilevante dal punto di vista sia del benessere sociale, sia della competitività nazionale che, quindi, dello sviluppo economico. Per l’altro lato, oltre ad avere un impatto più immediato e certo sulla relazione investimenti e sviluppo economico, che genera una maggior sostenibilità prospettica del debito e, quindi, anche dei deficit abilitando maggiori tassi di investimento o coinvestimento pubblico, libera nel breve e medio termine maggiori risorse pubbliche in quanto la parte prevalente degli investimenti viene realizzata direttamente con risorse private". "L’utilizzo strategico del PPP inoltre - osserva - aprirebbe interessanti prospettive per l’utilizzo in modo proattivo del rilevante risparmio privato italiano (oltre 12.000 miliardi) che altrimenti, come si dirà tra poco, corre seri rischi di contribuire in altro modo al riequilibrio della finanza pubblica. Questo secondo elemento di 'liberazione di risorse pubbliche' per investimenti addizionali, anche rischiosi, è centrale, alla luce dello scenario preconizzato da Draghi su cosa servirà all’Europa in termini di investimenti per recuperare il divario di competitività e della specifica situazione italiana dei conti pubblici, che in assenza di sviluppo e di recupero dei gap di competitività, ci condanna ad assumere posizioni da parente povero non in grado di implementare gli investimenti necessari per la competitività. Non a caso, Panetta ha evidenziato come la spesa per interessi sia un divoratore di quelle risorse che servirebbero per investire nel nostro futuro". "L’alternativa a questo recupero di competitività degli investimenti mediante una diversa e più solida cultura della collaborazione pubblico privato, peraltro - sottolinea - è chiara e ben nota anche se non viene mai evocata per ovvie ragioni. Nel 2023 la ricchezza privata finanziaria degli italiani ammontava a 5.216 miliardi (ben 552 miliardi in più rispetto al 2019), si stima che quella immobiliare valga oltre 7.000 miliardi di cui circa 5.163 miliardi di abitazioni la maggioranza delle quali (l’88,65%) in mano ad over 65. In tal senso, laddove nel breve termine le politiche di stimolo alla crescita del Pil si rivelassero infruttuose è molto probabile che il riequilibrio dei conti pubblici potrà essere realizzato mediante un’imposizione patrimoniale in chiaro o surrettizia, mediante l’applicazione di maggiori imposte di successione". "In tal senso - commenta - la strada della collaborazione tra pubblico e privato sembra largamente preferibile. Sarebbe ora che la strategicità del PPP e una migliore comprensione dell’effettiva portata dello strumento per le prospettive future dell’Italia fosse messa al centro del dibattito tecnico e politico".
(Adnkronos) - Luglio 2025 è stato il terzo luglio più caldo a livello globale, con una temperatura media di 16,68 °C, 0,45 °C in più rispetto alla media di luglio del periodo 1991-2020. Inoltre, è stato più freddo di 0,27 °C rispetto al record di luglio 2023 e di 0,23 °C nel confronto con luglio 2024, il secondo più caldo. Lo rende noto il Copernicus Climate Change Service (C3S), implementato dal Centro europeo per le previsioni meteorologiche a medio termine per conto della Commissione europea con finanziamenti dell'Ue. Guardando, poi, alla media stimata del periodo 1850-1900, luglio 2025 è stato di 1,25 °C più caldo, diventando quindi il quarto mese degli ultimi 25 con una temperatura globale inferiore a 1,5 °C rispetto al livello preindustriale. Il periodo di 12 mesi da agosto 2024 a luglio 2025 è stato di 0,65 °C superiore alla media del periodo 1991-2020 e di 1,53 °C superiore al livello preindustriale. Secondo Carlo Buontempo, direttore del C3S, "due anni dopo il luglio più caldo mai registrato, la recente serie di record di temperatura globale è terminata, almeno per ora. Ma questo non significa che il cambiamento climatico si sia arrestato. Abbiamo continuato ad assistere agli effetti del riscaldamento globale in eventi quali il caldo estremo e le inondazioni catastrofiche di luglio. Se non stabilizziamo rapidamente le concentrazioni di gas serra nell'atmosfera, dovremo aspettarci non solo nuovi record di temperatura, ma anche un aggravamento di questi impatti, e dobbiamo prepararci a questo". La temperatura media sul territorio europeo a luglio 2025 è stata di 21,12 °C, 1,30 °C in più rispetto alla media di luglio del periodo 1991-2020, rendendo il mese scorso il quarto luglio più caldo mai registrato nel Continente.