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(Adnkronos) - Non avere un contratto a tempo indeterminato non vuol dire che non si possa ottenere un mutuo. Anche se le banche considerano il 'posto fisso' una sicurezza, c’è la possibilità di ottenere un mutuo anche per chi lavora con un contratto diverso. A fare luce sulle tipologie di contratto che possono fare ottenere un mutuo e come bisogna muoversi per migliorare le tue possibilità di ottenimento Alessandro Carlini di Immobiliare.it. Se si ha un contratto a tempo indeterminato, ottenere un mutuo può essere più semplice in quanto le banche considerano il posto fisso una garanzia di stabilità reddituale. Inoltre, il rischio di perdere il lavoro è minore rispetto a chi ha un contratto a termine o lavora come autonomo. Questo rende la banca più propensa a concedere il mutuo per acquistare casa. Se si ha un contratto a tempo indeterminato ma part-time, ottenere un mutuo potrebbe essere più difficile rispetto a chi ha un contratto full-time. Questo accade per due motivi: il reddito mensile risulta più basso e potrebbe non essere sufficiente a coprire la rata del mutuo, alcune banche richiedono una soglia minima di stipendio per concedere un mutuo, rendendo più difficile l’ottenimento. In questi casi, potrebbe essere necessario fornire garanzie aggiuntive come un anticipo alto o l’inserimento di un cointestatario. Avere un contratto a tempo indeterminato permette di ottenere più facilmente un mutuo. Tuttavia, è possibile richiedere un mutuo anche senza un contratto fisso. Ci sono però delle alternative. 1) Partita Iva: se si lavora come libero professionista o autonomo con partita Iva, ottenere un mutuo è possibile, ma richiede alcuni accorgimenti. Le banche valutano il reddito in modo diverso rispetto a un lavoratore dipendente. Invece di guardare la busta paga mensile, analizzeranno i guadagni degli ultimi due o tre anni. Questo serve per capire se si ha un’entrata stabile e sufficiente a coprire la rata del mutuo. Per aumentare le possibilità di ottenere il mutuo, è importante avere una dichiarazione dei redditi che dimostra un fatturato costante o in crescita. Di solito, le banche richiedono che si abbia maturato almeno due modelli unici (quindi almeno tre anni di attività). In ogni caso, con alcune banche potresti ottenere il mutuo se hai aperto la partita Iva da meno tempo, a patto che dimostri di avere clienti fissi con pagamenti regolari e in crescita. Per dimostrare la solidità della tua attività, si deve presentare accuratamente i documenti che lo dimostrano. Per questo motivo, si deve scegliere con attenzione il commercialista di fiducia: quest’ultimo, infatti, può fare la differenza nella preparazione della documentazione necessaria da fornire alla banca per la tua richiesta. 2) Apprendistato: il contratto di apprendistato è una particolare tipologia di contratto a tempo determinato. Di norma dura tre anni e serve per formare il lavoratore prima della trasformazione del contratto a tempo indeterminato. Ottenere un mutuo con un contratto di apprendistato è possibile, ma ci sono alcuni aspetti importanti da considerare. L’obiettivo dell’apprendistato è formarti e prepararti per una conferma a tempo indeterminato, tuttavia il datore di lavoro non è obbligato per legge a confermarti al termine del periodo di apprendistato. Se si ha un contratto di apprendistato, ecco alcuni consigli per aumentare le possibilità di ottenimento del mutuo. 1) Confrontarsi con più banche: non tutte le banche sono disposte a concedere un mutuo con un apprendistato. Per questo motivo, vai direttamente nella filiale della banca che hai scelto per chiedere se hai la possibilità di ottenere un mutuo con questa tipologia di contratto. Richiedere una pre-delibera: si tratta di un servizio gratuito che permette di sapere se la banca è disposta a concedere il mutuo ancor prima di fare una richiesta ufficiale. Con la pre-delibera, quindi, si potrà sapere se ottenere il mutuo (e il relativo importo) con il contratto di apprendistato. Ricordare, tuttavia, che non tutte le banche forniscono questo servizio. Presentare una lettera del datore di lavoro: tra i documenti da fornire alla banca per valutare la tua richiesta di mutuo, si può integrare una lettera firmata dal tuo datore di lavoro in cui si dichiara l’intenzione di assumerti a tempo indeterminato al termine del periodo di apprendistato. Se si ha un contratto di collaborazione coordinata e continuativa (conosciuto anche come contratto cococo), ottenere un mutuo può essere più difficile rispetto a un lavoratore dipendente, ma non impossibile. Le banche tendono a considerare i cococo come lavoratori con un’entrata meno stabile in quanto, lavorando a progetto, non hanno un’entrata fissa e continuativa come i lavoratori a tempo indeterminato. Per aumentare le possibilità di ottenere un mutuo con un contratto cococo, si hanno due alternative. 1) Dimostrare la continuità del reddito: se hai collaborazioni continuative con la stessa azienda da diversi anni, puoi presentare alla banca i tuoi contratti precedenti per dimostrare la stabilità della tua attività lavorativa. 2) Inserire un garante: se un familiare o un’altra persona con reddito stabile si offre di fare da garante per il mutuo, la banca potrebbe essere più propensa a concederlo. Il contratto di somministrazione è un tipo di contratto in cui un’agenzia interinale assume un dipendente e lo invia a lavorare presso un’azienda cliente. Quindi, anche se si lavora in un’azienda, si è formalmente dipendente dell’agenzia. Ottenere un mutuo con un contratto di somministrazione può essere complicato. Anche se si guadagna un buono stipendio nel tuo lavoro attuale, la banca prende in considerazione per il mutuo lo stipendio garantito dall’agenzia, se non si è impiegati temporaneamente in un’altra azienda. Di solito, questo stipendio è di circa 800 euro, dunque con ogni probabilità verrà richiesto l’inserimento di un cointestatario con un reddito considerato più stabile per ottenere il mutuo. Se si ha un contratto a tempo determinato e vuoi richiedere un mutuo, potrebbero esserci più difficoltà rispetto a chi ha un contratto a tempo indeterminato. Per ottenerlo, la banca valuterà innanzitutto la scadenza del contratto, le possibilità di un rinnovo a tempo indeterminato e l’anticipo che si ha a disposizione per comprare casa. In ogni caso, si deve ricordare che non sono molte le banche che concedono il mutuo con un contratto a tempo determinato e, le poche che lo fanno, richiedono spesso requisiti stringenti come un numero di mesi minimo di durata residua del contratto o l’obbligo di un cointestatario. Se non hai un contratto a tempo indeterminato, per avere maggiori possibilità di ottenere il mutuo si possono seguire alcuni consigli. Cointestare il mutuo: inserire un cointestatario con un contratto a tempo indeterminato potrebbe aiutarti ad ottenere il mutuo più facilmente. Inserire un garante: se non si ha un contratto fisso, avere un garante può essere d'aiuto. In questo modo, il garante si impegna a coprire le rate del mutuo in caso di difficoltà. Richiedere l’accesso al Fondo Consap: se si appartiene ad una delle categorie prioritarie (ad esempio se si è under 36), si può richiedere un mutuo Consap. In questo modo, lo Stato italiano farà da garante per il mutuo. Non tutte le banche consentono però l’accesso a questo mutuo agevolato.
(Adnkronos) - "Le donne possono accedere alla pensione anticipata con 41 anni e 10 mesi di contributi più una finestra di attesa di tre mesi, mentre per la pensione di vecchiaia servono 67 anni di età e 20 anni di contributi. Nel sistema contributivo, si può anticipare la pensione a 64 anni con almeno 20 anni di contributi, ma solo se l’assegno maturato supera una soglia minima. E' previsto uno sconto per le madri: l'importo soglia si riduce con uno o più figli". Così, in un'intervista all'Adnkronos/Labitalia, Anna Maria Bilato, del Collegio di presidenza dell'Inca, il patronato della Cgil, ripercorre le regole pensionistiche per le donne nel 2025. "'Opzione donna', misura sperimentale avviata nel 2004, permette alle lavoratrici - sottolinea - di ritirarsi prima accettando un assegno calcolato interamente col metodo contributivo. I requisiti nel 2025 sono: 61 anni di età (60 per le madri con un figlio, 59 con due o più figli); 35 anni di contributi; appartenenza a determinate categorie (caregivers, invalide al 74%, lavoratrici licenziate)". "Dal 2023 - sottolinea - con requisiti più stringenti, il numero di pensioni liquidate con 'Opzione donna' è crollato da 21.300 nel 2021 a 4.784 nel 2024. 'Opzione donna' non si è rivelata la soluzione al problema dell’allungamento dei requisiti pensionistici introdotti con la riforma Fornero, ma negli anni è stata una via di uscita per le donne, costrette a rinunciare a una grossa parte dell’importo di pensione maturato (perdite stimate dall’Inca mediamente pari a 400 euro netti mensili) nella maggior parte dei casi per assistere un familiare con disabilità. In altri casi, invece, proprio a causa delle grosse perdite, sono state costrette a rinunciare e a rimanere ancora al lavoro fino all’età della pensione di vecchiaia. L’Ape sociale rimane un altro strumento per anticipare la pensione (63 anni e 5 mesi con 30/36 anni di contributi), ma per molte donne raggiungere questi requisiti è difficile, data la frammentarietà dei percorsi lavorativi". ( VIDEO ) "Nel mondo del lavoro, nonostante la nostra Costituzione all'articolo 37 dica che 'La donna lavoratrice ha gli stessi diritti e, a parità di lavoro, le stesse retribuzioni che spettano al lavoratore', la realtà del 2025 racconta ancora un'Italia segnata da disuguaglianze, anche di genere. Un discorso che vale per le lavoratrici e per tutte le donne. Il divario si manifesta nell'istruzione, nel mercato del lavoro, nelle retribuzioni e nelle pensioni, anche all’interno delle famiglie, con effetti negativi sulla condizione economica e sociale delle donne". "Nell'ambito lavorativo - spiega - l'occupazione per le donne è frammentaria, discontinua e spesso con part time non sempre volontari, ma imposti, dettati dall'esigenza di avere un salario per poter portare avanti la propria vita". "Secondo il Rendiconto di genere 2024 del Consiglio di indirizzo e vigilanza dell’Inps - spiega - le donne rappresentano la maggioranza tra diplomati e laureati, ma le assunzioni femminili si fermano al 42,3%. Le pensionate superano i pensionati (7,9 milioni contro 7,3 milioni), ma ricevono assegni più bassi: nel settore privato, le pensioni di anzianità/anticipate e di invalidità sono inferiori rispettivamente del 25,5% e 32%, mentre per la vecchiaia il gap raggiunge il 44,1%. Le cause sono la discontinuità lavorativa, il lavoro part-time e i salari più bassi, con un impatto diretto sui contributi e sugli importi pensionistici". "Nel settore pubblico - chiarisce - le donne sono più presenti ma meno rappresentate nei ruoli dirigenziali. I requisiti pensionistici, ormai quasi paritari con quelli degli uomini, non compensano le disuguaglianze strutturali". "Guardando al settore del commercio - fa notare Anna Maria Bilato - la presenza femminile riporta un compenso orario di 75 euro contro i 99 euro dei colleghi maschi. Nella sanità e assistenza sociale le donne percepiscono 66 euro all'ora contro 87 euro all'ora degli uomini. Questa situazione si ripercuote su quelle forme di ammortizzatori sociali di cui le donne sono le maggiori utilizzatrici. Il 53% delle domande Naspi, infatti, sono prevalentemente femminili, ma il valore dell'indennità erogato è mediamente inferiore a quello dei maschi perché si riconduce alla retribuzione effettiva: 986 euro mensili delle donne rispetto a 1145 degli uomini". "Nella Relazione del Civ Inps - sottolinea - nei trattamenti pensionistici il numero di donne supera di lunga il numero di pensionati maschi; dal punto di vista economico nei trattamenti delle pensioni anticipate nel settore privato le donne percepiscono mediamente 1.752 euro sulle pensioni di anzianità, contro i 2.350 euro che percepiscono i maschi. Guardando le pensioni di vecchiaia l'importo delle donne è di 760 euro contro 1359 euro percepito dai maschi. Dunque, c'è tanto lavoro ancora da fare e il punto di partenza deve essere la centralità del lavoro. Dobbiamo fare in modo che le donne possano avere più opportunità occupazionali e che venga applicato ciò che dice l'articolo 37 della Costituzione".
(Adnkronos) - Aira, società di tecnologie per l’energia pulita, ha preso parte per il secondo anno consecutivo a Key - The Energy Transition Expo 2025, dal 5 al 7 marzo 2025 a Rimini. “In un momento in cui l’emergenza climatica e l’inquinamento sono al centro dell’agenda globale, è fondamentale accelerare la transizione verso soluzioni energetiche più sostenibili - afferma Anthony Loizeau, Ceo di Aira Italia - In Italia, l’adozione delle pompe di calore è ancora limitata, ma Aira si pone come punto di riferimento del cambiamento, con l’obiettivo di aumentare significativamente l’utilizzo e ridurre l’impatto ambientale del riscaldamento domestico. Partecipare per il secondo anno consecutivo a Key - The Energy Transition Expo è un’ulteriore conferma del nostro impegno nel guidare questa trasformazione e offrire ai consumatori tecnologie più efficienti, connesse e sostenibili”. Aira ha sviluppato una tecnologia innovativa che integra pompe di calore di ultima generazione con Aira Intelligence, un sistema avanzato che sfrutta machine learning, simulazioni termodinamiche e ottimizzazione dei consumi per garantire il massimo risparmio energetico. Grazie a strumenti come il Heatloss Calculator, il Device Manager e la Tariffa Aira Dynamic, Aira permette di monitorare in tempo reale il comportamento dell’impianto, autocalibrare il riscaldamento in base alle abitudini dell’utente e ridurre i costi grazie all’adattamento dinamico al prezzo dell’energia.