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(Adnkronos) - Un weekend di piena estate, poi il ribaltone meteo da lunedì 22 settembre con il passaggio dal caldo anomalo alla pioggia - da Milano a Roma, da Napoli in giù - e l'ingresso dell'autunno con un brusco passaggio stagionale, a dir poco puntuale e preciso. Lunedì 22 settembre alle 20:19 ci sarà l’Equinozio d’Autunno e inizierà subito una fase di maltempo. I prossimi giorni saranno ancora caratterizzati da sole e temperature elevate, con la possibilità di sfruttare ancora un weekend in spiaggia. Poi, però, si cambia. Lorenzo Tedici, meteorologo responsabile media de iLMeteo.it, evidenzia che l'ultima settimana dell'estate sarà caratterizzata da massime fino a 34°C e sole splendente mentre da lunedì, proprio in concomitanza del primo giorno d’autunno (quest’anno il 22 settembre), arriverà subito un sensibile peggioramento che aprirà le porte a successive perturbazioni. Nel dettaglio, le prossime ore saranno caratterizzate da alta pressione nordafricana che porterà condizioni soleggiate ovunque. Le temperature massime sono destinate a salire entro venerdì fino a 34°C diffusi in Sicilia, 33°C a Firenze e Terni, 32°C a Benevento, Caserta, Lucca, Napoli, Oristano, Pistoia e Prato. Ci saranno 31°C a Roma, ma anche Sondrio e Trento. Il picco del caldo settembrino sarà raggiunto nel weekend con un’anomalia (uno scarto rispetto alla media del periodo) di circa 8°C. Tutta l’Europa centro-occidentale sarà un 'forno settembrino' con addirittura 12°C in più del “normale” tra Austria e Repubblica Ceca. Il picco del caldo italiano nel weekend sarà caratterizzato da 34 gradi diffusi tra Toscana ed Umbria, 33°C in Campania, Sicilia, Sardegna poi troveremo diffusi valori intorno ai 30°C ed oltre anche in Pianura Padana e in Trentino Alto Adige: non è un quadro normale, evidenzia ilmeteo.it, in questo periodo dell’anno dovremmo avere massime di 24°C al Nord, 26°C al Centro e 28-29°C al meridione e Isole Maggiori. Sarà dunque una “fiammata settembrina di 4 giorni”: da lunedì tutto cambierà, puntuale con l’Equinozio arriverà una perturbazione dalla Spagna, dalla Francia e dalla Svizzera. Dal pomeriggio di lunedì non sono esclusi forti fenomeni al Nord-Ovest, anche nubifragi, poi tra martedì e giovedì i rovesci e i temporali colpiranno a macchia di leopardo gran parte del nostro Paese con un calo delle temperature anche di 10°C. NEL DETTAGLIO Giovedì 18. Al Nord: sole e caldo per il periodo. Al Centro: soleggiato, caldo in aumento. Al Sud: tutto sole e caldo. Venerdì 19. Al Nord: sole prevalente, caldo gradevole. Al Centro: soleggiato e caldo. Al Sud: tutto sole e caldo. Sabato 20. Al Nord: sole e caldo per il periodo. Al Centro: soleggiato e caldo. Al Sud: tutto sole e caldo. TENDENZA: ultime ore dell’anticiclone con tanto sole e clima estivo; peggiora fortemente da lunedì 22 ad iniziare dal Nord e dal centro tirrenico.
(Adnkronos) - Allo scopo di proteggere il potere d’acquisto dei pensionati e garantire loro un tenore di vita adeguato e costante nel tempo, tutti i principali sistemi pensionistici internazionali prevedono adeguamenti degli assegni ai prezzi e/o ai salari. In Italia è dunque attuata la cosiddetta 'perequazione automatica', aumento periodico dell’assegno collegato all’inflazione, negli ultimi 30 anni oggetto di numerosi provvedimenti legislativi, che rappresentano di fatto e in negativo un unicum tra i Paesi Ocse; provvedimenti spesso perfino in contraddizione tra loro ma, in linea di massima, accumunati dal principio secondo il quale le pensioni di importo inferiore tendono a godere di un meccanismo più favorevole e, nella sostanza, economicamente più generoso. Se, in alcuni periodi gli assegni non hanno quindi ricevuto alcuna perequazione, in altri hanno subito indicizzazioni di varia misura e applicate secondo criteri differenti, che si sono tramutate in una riduzione strutturale, e non più recuperabile, del valore delle prestazioni. E' questa la fotografia scattata da Itinerari Previdenziali e Cida in occasione della conferenza stampa di presentazione dell’Osservatorio sulla spesa pubblica e sulle entrate 'La svalutazione delle pensioni in Italia': studio che analizza gli effetti sulle rendite dei meccanismi di rivalutazione delle pensioni applicati negli ultimi trent’anni, concentrandosi soprattutto sulle novità introdotte dalle più recenti manovre finanziarie. "Rispetto alle persone in età attiva - ha spiegato Alberto Brambilla, presidente del Centro studi e ricerche Itinerari Previdenziali e curatore dello studio - i pensionati hanno meno possibilità di difendersi dall’inflazione, tanto che il mantenimento del loro potere d’acquisto è affidato quasi esclusivamente ai meccanismi di indicizzazione: ecco perché sarebbe innanzitutto importante avere regole stabili nel tempo e, ancora di più, eque". Eppure, come rilevato nel corso della conferenza stampa promossa da Cida, "malgrado l’avvicendarsi di esecutivi di varia appartenenza politica e tecnica, negli i anni tagli, blocchi e contributi di solidarietà si sono susseguiti in modo sistematico determinando una perdita crescente del potere d’acquisto anche del 10-12% nell’arco di un decennio, e soprattutto - ha specificato Cuzzilla - diventando più una leva contabile che uno strumento di giustizia previdenziale". "Per le quote pensionistiche calcolate con il metodo contributivo, destinate a crescere nel tempo, il rallentamento o il congelamento, anche temporaneo, della rivalutazione è da considerarsi alla stregua di un’imposta. Con il pensionato che riceve così non solo meno di quanto gli spetterebbe ma anche meno di quanto gli sarebbe necessario per contrastare l’aumento dei prezzi al consumo", precisa Brambilla.
(Adnkronos) - Una fotografia aggiornata e complessa dell’agricoltura campana, tra criticità strutturali e potenzialità di sviluppo, è quella emersa dalla ricerca condotta da Nomisma su incarico dell’Assessorato all’Agricoltura della Regione Campania, presentata nell’ambito del progetto 'Agricoltura in Campania e nuovi scenari evolutivi'. Lo studio, sviluppato lungo nove direttrici tematiche, ha costituito la base di indagine scientifica per i lavori dei nove tavoli di confronto dell’evento Campania Mater, in corso il 17 e 18 settembre a Napoli. Al centro dell’analisi, il tema cruciale di suolo e acqua, risorse fondamentali ma sotto forte pressione. In Campania il consumo di suolo ha raggiunto nel 2023 i 143mila ettari, pari all’11% del territorio, con Napoli che da sola concentra oltre un terzo delle superfici compromesse. Una criticità aggravata dalla vulnerabilità ai nitrati: 316mila ettari risultano classificati come zone a rischio, coinvolgendo il 72% delle aree agricole e quasi la metà della popolazione regionale. A ciò si aggiunge la cronica scarsità idrica, che negli ultimi decenni ha registrato indici di deficit tra i più elevati in Europa. Altro fronte di indagine quello delle comunità rurali e delle aree interne, segnate da spopolamento e difficoltà economiche. Tra il 2019 e il 2024 la Campania ha perso il 4% della popolazione, con punte del -5,8% a Napoli e del -5,1% a Benevento. Un calo che si riflette sulla vitalità dei territori e sulla disponibilità di forza lavoro agricola, aggravato dalla contrazione della Superficie Agricola Utilizzata (-10% tra 2010 e 2020). L’indagine approfondisce poi il rapporto tra cibo e salute, con consumi alimentari in trasformazione: calano i volumi acquistati di frutta e carne, cresce la spesa per oli e grassi. Segnali positivi arrivano dall’agricoltura biologica, che ha visto quintuplicare le superfici coltivate in dieci anni, raggiungendo nel 2023 il 20% della Sau regionale. Un capitolo specifico riguarda i cambiamenti climatici: la temperatura media in Italia è cresciuta di 1,3°C negli ultimi decenni, con conseguenze dirette sulla stabilità dei raccolti. La Campania, sottolinea lo studio, dovrà rafforzare pratiche resilienti, gestione efficiente dell’acqua e diversificazione colturale per mantenere competitività. In controtendenza, il comparto agroalimentare campano mostra segnali di forte dinamismo. La cosiddetta Dop Economy rappresenta uno dei punti di forza del Made in Campania: nel 2024 l’export ha raggiunto i 5,7 miliardi di euro, +111% rispetto al 2014, con un saldo commerciale positivo di 1,5 miliardi. Ortofrutta trasformata, prodotti da forno e lattiero-caseari trainano le vendite, confermando l’identità internazionale delle filiere certificate. Un focus riguarda anche il mare e la pesca, con una flotta che rappresenta l’8,6% del totale nazionale e una produzione annua di oltre 5mila tonnellate. Un settore di nicchia ma strategico, integrato nella filiera agroalimentare regionale. La ricerca affronta inoltre i temi dello spreco alimentare (quasi metà della frutta campana resta in campo), dell’innovazione e della formazione: il 60% dei conduttori agricoli ha un titolo di studio non superiore alla licenza media, ma cresce la formazione continua e aumenta il numero di istituti agrari (+55% iscritti dal 2015). Ampio spazio infine ai giovani e alle donne in agricoltura: le aziende condotte da under 40 sono in calo (-24% dal 2019 al 2024), ma la Campania resta tra le prime regioni italiane per imprese giovanili e si distingue per la forte presenza femminile (38,8% delle aziende agricole). Dal quadro emerge un sistema agroalimentare che deve affrontare sfide complesse — consumo di suolo, spopolamento, scarsità idrica e invecchiamento imprenditoriale — ma che al tempo stesso esprime punti di forza solidi, dall’export alla multifunzionalità delle aziende, fino alla crescita del biologico e delle certificazioni di qualità. Le conclusioni di Nomisma indicano una strada chiara: integrare tutela ambientale, innovazione, sostegno ai giovani e alle donne, riduzione dello spreco e rafforzamento delle comunità rurali. Solo così, sottolinea la ricerca, sarà possibile garantire competitività, sostenibilità e inclusione, facendo dell’agricoltura campana non solo un settore produttivo, ma un motore di coesione e sviluppo per l’intero territorio.