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(Adnkronos) - Un progetto da "almeno 500 miliardi" per un nuovo programma di Intelligenza Artificiale, lo Stargate, che creerà "100mila posti di lavoro americani". Donald Trump, al secondo giorno del suo mandato da presidente degli Stati Uniti, annuncia il via al progetto vedrà il governo degli Stati Uniti collaborare con OpenAI, Oracle e SoftBank, multinazionale giapponese della tecnologia, con investimenti che potrebbero raggiungere i 500 miliardi di dollari. Il progetto "con tecnologia tutta made in Usa" prevede che le tre aziende investano inizialmente 100 miliardi di dollari insieme, cifra che potrebbe raggiungere i 500 miliardi di dollari entro la fine del secondo mandato di Trump. "Arriveranno investimenti mai visti, a livelli mai visti prima. Arriva molto denaro da gente di qualità assoluta, gente fiduciosa dopo la mia vittoria", dice il presidente. "Sarà un progetto davvero speciale, la cosa più grande di tutte. Alla fine del mio primo giorno di lavoro, nel complesso ci siamo assicurati circa 3 trilioni di dollari di investimenti: per la fine della settimana saranno 6 o 7. L'Intelligenza Artificiale è un fronte caldissimo, questi soldi in un altro momento sarebbero andati alla Cina", aggiunge Trump. Il presidente risponde alle domande dei cronisti, si parla anche di TikTok, l'app che ha rischiato di essere messa al bando negli Stati Uniti. Trump sarebbe favorevole all'acquisto dell'app da parte di Elon Musk? "Se vuole comprarla, per me va bene", dice il presidente. "Ho incontrato i proprietari di TikTok. La situazione è questa: siamo di fronte a qualcosa che può valere zero o può valere 1 trilione se ottiene il permesso degli Stati Uniti. Io dico che gli Stati Uniti dovrebbero avere il 50%" dall'eventuale nuovo proprietario.
(Adnkronos) - Concretezza del business, solidità progettuale, networking e dibattito con gli attori globali del settore, relazione costante con gli stakeholder, focus sulle tendenze. Il tutto con il contemporaneo procedere - nel pieno rispetto del cronoprogramma - dei lavori d’ampliamento del quartiere fieristico senza impatto su aziende e buyer. Si è concluso oggi Vicenzaoro January 2025, l’evento di riferimento per l’industria globale della gioielleria e punto di avvio del calendario globale del settore. L’edizione non solo ha confermato i numeri eccezionali dello scorso anno, ma ha toccato il record della dimensione internazionale: infatti la visitazione estera - che supera quella italiana - ha raggiunto il numero straordinario della partecipazione di 145 paesi da tutto il mondo, guidati da Turchia, Stati Uniti, Germania, Spagna e Grecia, con crescite interessanti come quelle della Corea del Nord e Australia. “L’internazionalità è una sfida vinta”. Così, Corrado Peraboni, ad di Italian exhibiton group commenta l’edizione 2025 di Vicenzaoro January. “Abbiamo scelto alcuni anni fa di sviluppare i nostri prodotti leader all’estero. Una strategia di successo che ha rafforzato significativamente la visitazione straniera alle nostre più importanti manifestazioni in Italia”. Matteo Farsura, a capo della divisione orafo-gioielliera di Ieg, sottolinea: “Con 1.300 brand e il coinvolgimento dell’intera filiera orafa, dalle tecnologie all’alta gioielleria, Vicenzaoro si conferma piattaforma globale di riferimento, favorendo il confronto tra i diversi segmenti per rispondere alle esigenze dei vari mercati. Parallelamente, con il coinvolgimento di 650 giovani studenti nella giornata inaugurale e ulteriori momenti di approfondimento all’interno del ricco palinsesto, assieme alle principali associazioni del settore ha riaffermato la centralità della formazione e del ricambio generazionale, investendo concretamente nel futuro del comparto”. Un comparto che nello specifico del made in Italy continua il suo trend positivo: nei primi 10 mesi 2024, i ricavi dell’industria dei preziosi risultano in rialzo del 5,8% (dati Istat), con l’export più dinamico rispetto al mercato interno (+7,2% vs +3,0%). Grazie allo sviluppo di contenuti tailor made in un’atmosfera di grande energia e grazie a un look & feel elegante e distintivo, la community di settore vive Vicenzaoro come punto di riferimento fondamentale per lo sviluppo di business, relazioni, saperi. Pensiamo allo sguardo autorevole sul futuro grazie a Trendvision Jewellery + Forecasting, l’osservatorio indipendente di Ieg, ai temi collegati a tecnologia ed ESG al centro del dibattito con gli appuntamenti di Cibjo e con il Jewellery technology forum promosso da Legor, in attesa del debutto, a settembre, del The Vicenza Symposium, evento scientifico internazionale sul tema delle tecnologie, metalli e urgenze che legano gioiello e moda. Vicenzaoro si è svolta in contemporanea a T.Gold che ha messo in mostra l’eccellenza delle tecnologie del settore (una T.Gold che grazie all’ampliamento del quartiere entrerà negli spazi di Vicenzaoro a partire dalla seconda metà del 2026), a VO Vintage il salotto dell’orologeria vintage di pregio) e, con la collaborazione con il Comune di Vicenza a Vioff, il fuori fiera esperienziale che ha coinvolto gli ospiti da tutto il mondo: completezza dell’offerta, centralità del business e risonanza mediatica globale hanno ancora una volta fatto di questo appuntamento il centro pulsante della gioielleria e oreficeria mondiali. Un 'battito' di business e innovazione che non si arresta ma procede per dodici mesi l’anno in un unicum di appuntamenti e progetti jewellery&fashion di Italian exhibition group in tutto il mondo. L’Agenda di Ieg vedrà a maggio OroArezzo, a luglio Sije a Singapore, a fine estate Vicenzaoro September (e il ritorno di VO’Clock Privé) preceduta dalla novità del Vicenza Symposium, a ottobre il Valenza Gem Forum, a novembre Jgtd in Dubai, a dicembre il Summit del Gioiello Italiano di Arezzo. Ieg ringrazia tutte le aziende che hanno contribuito al successo di Vicenzaoro January 2025. E tutti i partner: ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, ICE - Agenzia per la promozione all'estero e l'internazionalizzazione delle imprese italiane, Confindustria Federorafi, Confartigianato Orafi, Confcommercio Federpreziosi, Cna orafi, Club degli Orafi Italia, Confimi Industria Categoria Orafa ed Argentiera, Assogemme, Assocoral, Afemo-Associazione fabbricanti esportatori macchinari per oreficeria. Contribuiscono all’agenda della manifestazione anche autorevoli realtà internazionali: da Cibjo- Confederazione mondiale della gioielleria, che promuove la sostenibilità economica e sociale della filiera del gioiello, a Gjepc India - Gem and jewellery export promotion council, Hkjja - Hong Kong jewellery & jade manufacturers association, e Francéclat tra gli altri.
(Adnkronos) - A Ravenna il primo progetto CCS-Carbon Capture and Storage in Italia. Ovvero il processo che attraverso cattura, trasporto e stoccaggio della CO2 ha come obiettivo la decarbonizzazione delle industrie, in particolare dei settori cosiddetti ‘hard to abate’, evitando l’emissione in atmosfera di importanti quantità di anidride carbonica. Negli scenari Iea, la CCS e la Cdr-Carbon Dioxide Removal (processo di rimozione attiva dell’anidride carbonica dall’atmosfera che comprende soluzioni tecnologiche e basate sulla natura) contribuiranno a una riduzione dell’8% delle emissioni di CO2 globali tra il 2020 e il 2050. A sua volta, The European House-Ambrosetti stima che elettrificazione, efficienza energetica, bioenergie, idrogeno e variazione delle materie prime potranno, utilizzate insieme, contribuire a una riduzione non superiore al 52% di tali emissioni. Per poter decarbonizzare il restante 48%, pari a 30,8 milioni di tonnellate di CO2 all’anno, sarà dunque necessario ricorrere a soluzioni CCS. (AUDIO) Ma in cosa consistono queste soluzioni? La prima fase è quella della cattura, durante la quale l’anidride carbonica viene separata dagli altri gas con i quali è mescolata, ad esempio in seguito ad un processo di combustione. Una volta separata dagli altri gas, la CO2 viene compressa per permetterne il trasporto, solitamente tramite condotte ma anche via mare (nave) o via terra (trasporto su gomma o ferroviario). A questo punto può essere utilizzata per usi industriali, come ad esempio nella produzione di materiale cementizio o di biomassa per l’industria alimentare, e si parla allora di CCU (Carbon Capture and Utilization), oppure stoccata all’interno di formazioni geologiche sotterranee, come per esempio i giacimenti di idrocarburi esauriti o acquiferi salini: in questo caso si parla quindi di CCS (Carbon Capture and Storage). “La fase 1 del progetto Ravenna CCS è stata avviata ad agosto 2024; è il primo progetto di questo tipo operativo in Italia e uno dei primi della nuova generazione in Europa. È un progetto articolato in più fasi ed entro il 2030 raggiungeremo la capacità di iniezione di 4 milioni di tonnellate all'anno. Ravenna CCS contribuirà in modo determinante alla decarbonizzazione dell'industria sia italiana che europea, candidandosi a diventare l'hub di riferimento per il sud Europa e per il Mediterraneo”, spiega Roberto Ferrario, responsabile Soluzioni Innovative di CCUS di Eni. Il progetto, nato da una Joint Venture paritetica Eni-Snam e operato da Eni, si esplica mediante la conversione dei giacimenti esausti di gas, operati da Eni, situati nell’alto Mar Adriatico. L’hub di Ravenna diventerà il sito di riferimento del Mediterraneo per lo stoccaggio permanente della CO2 con una capacità totale ad oggi valutata in oltre 500 milioni di tonnellate. La Fase 1 è partita nell’agosto del 2024 con l’iniezione ai fini dello stoccaggio permanente nel giacimento esausto di gas di Porto Corsini Mare Ovest, al largo di Ravenna, di circa 25mila tonnellate all'anno di CO2, catturate dalla centrale a gas Eni di Casal Borsetti. La successiva fase industriale permetterà alle industrie energivore interessate di catturare e stoccare la loro CO2: entro il 2030 sarà possibile raggiungere una capacità di stoccaggio di 4 milioni di tonnellate all’anno; successivamente ulteriori espansioni potranno portare i volumi a più di 16 milioni di tonnellate di CO2, in base alle richieste provenienti dal mercato. Snam ha promosso, in collaborazione con Eni e con Confindustria, un’indagine sul potenziale mercato della CCS, per individuare gli emettitori potenzialmente interessati al progetto e a conoscerne le esigenze: sono state raccolte manifestazioni di interesse non vincolante da parte di 61 aziende, per un totale di 172 siti industriali sul territorio italiano. I volumi di CO2 per cui è stato espresso interesse al trasporto e allo stoccaggio nel sito sono pari a 27 Mton/anno al 2030 e 34 Mton/anno al 2040. Un interesse che va anche oltre confine. ‘Ravenna CCS’ è parte, infatti, del progetto Callisto (Carbon LIquefaction transportation and STOrage) Mediterranean CO2 che mira a realizzare il più grande network nel Mediterraneo per la cattura, il trasporto e lo stoccaggio di CO2 offrendo una soluzione di decarbonizzazione dei distretti industriali di Ravenna, Ferrara, Porto Marghera, oltre a Fos sur Mer (Marsiglia) e Valle del Rodano in Francia. Secondo lo Studio Strategico ‘Carbon Capture and Storage: una leva strategica per la decarbonizzazione e la competitività industriale’ realizzato nel 2023 da The European House - Ambrosetti, l’utilizzo della CCS contribuirà a preservare la competitività dei settori hard to abate in Italia (acciaierie, cementifici, chimica, carta, vetro, ecc...), che rappresentano 94 miliardi di euro di Valore Aggiunto (5% del Pil italiano, dato 2021) e 1,25 milioni di occupati (4,5% della forza lavoro nazionale, dato 2021) e che, al contempo, emettono 63,7 milioni di tonnellate di CO2, di cui il 22% connesse intrinsecamente al processo produttivo e che non sono, quindi, evitabili attraverso l’elettrificazione. Settori che sono fondamentali per le nostre economie e per la società in generale e che in Italia sono responsabili di oltre il 60% delle emissioni di gas serra dell’industria e del 13% circa del totale nazionale. La CCUS nel mondo. Ai due progetti di CCS già operativi da molti anni in Norvegia (Sleipner dal 1996 e Snohvit dal 2008) oggi se ne sono aggiunti molti altri in via di sviluppo. Tra questi, il progetto Northern Lights, sempre in Norvegia, che a partire dal 2025 stoccherà sotto il Mare del Nord progressivamente fino a circa 5 milioni di tonnellate di emissioni l’anno, provenienti da numerosi emettitori del Nord Europa. In Danimarca è in fase avanzata il progetto Greensand, con avvio previsto nello stesso anno, mentre in Olanda sono in via di sviluppo il Progetto Porthos nell’area del porto di Rotterdam ed il progetto Aramis. Il Regno Unito punta a sviluppare 4 hub di cattura entro il 2030 mentre numerosi altri progetti stanno nascendo in Europa anche grazie al sostegno dei fondi comunitari. La strategia di Eni verso la neutralità carbonica è articolata in un piano di trasformazione industriale che si basa su più soluzioni. La CCUS è una di queste, assieme a rinnovabili, biocarburanti, efficienza energetica, un mix energetico che privilegi le fonti meno emissive come il gas in sostituzione di carbone e petrolio, vettori ‘low-zero carbon’ e carbon offset per quelle emissioni residuali che non si riusciranno ad evitare. Eni è già partner del progetto Sleipner in Norvegia. In UK, Eni è partner del progetto HyNet North West che prevede la trasformazione del distretto industriale nell’area della Liverpool Bay sulla costa nord-occidentale nel primo cluster a basse emissioni di anidride carbonica al mondo.