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(Adnkronos) - Liberarsi dalla dipendenza dall'alcol con un'iniezione dimagrante. In uno studio presentato al Congresso europeo sull'obesità (Eco 2025), in programma dall'11 al 14 maggio a Malaga in Spagna, i pazienti che in una clinica di Dublino assumevano liraglutide o semaglutide per perdere peso hanno ridotto il consumo di alcolici di circa 2 terzi in 4 mesi. La ricerca aggiunge una tessera a un puzzle scientifico che sembra allargarsi sempre più: quello sui possibili benefici degli analoghi dell'ormone Glp-1 prodotto dall'intestino, medicinali antidiabetici a effetto dimagrante come l'Ozempic* a cui diversi volti noti hanno raccontato di aver fatto ricorso, da Oprah Winfrey a Elon Musk. Il disturbo da consumo di alcol - ricordano gli autori del lavoro - è una condizione recidivante che causa 2,6 milioni di morti all'anno, pari al 4,7% di tutti i decessi a livello globale. Trattamenti come la terapia cognitivo-comportamentale (Tcc), terapie che mirano a rafforzare la motivazione a smettere o ridurre l'assunzione di alcol e i farmaci possono avere un grande successo a breve termine. Tuttavia, il 70% dei pazienti ha una ricaduta entro il primo anno. Gli analoghi Glp-1 hanno ridotto il consumo di alcol in studi sugli animali, ma soltanto ora stanno emergendo dati sul loro effetto in questo senso nell'uomo. Carel le Roux dell'University College di Dublino, con colleghi in Irlanda e Arabia Saudita, ha raccolto dati prospettici sul consumo di alcol da parte di pazienti in cura per obesità in un centro della capitale irlandese. Lo studio in real-world ha coinvolto 262 adulti con un indice di massa corporea Bmi pari a 27 kg/metro cubo o superiore, per il 79% donne, di età media 46 anni e peso medio 98 kg, ai quali erano stati prescritti liraglutide o semaglutide per la perdita di peso. In base al consumo di alcol dichiarato prima di iniziare la terapia farmacologica dimagrante, i pazienti sono stati suddivisi in 3 gruppi: astemi (31, l'11,8%), bevitori occasionali (meno di 10 unità a settimana, 52 partecipanti ossia il 19,8%) e bevitori abituali (più di 10 unità/settimana, 179 pazienti, il 68,4%). Dei 262 adulti, 188 sono stati seguiti per un periodo medio di 4 mesi. I ricercatori hanno così osservato che nessuno di loro aveva aumentato il consumo di alcol. Anzi, il consumo medio è diminuito da 11,3 a 4,3 unità a settimana dopo 4 mesi di trattamento con gli analoghi del Glp-1: una riduzione di quasi 2 terzi". In particolare, tra i bevitori abituali il consumo di alcol è diminuito da 23,2 a 7,8 unità a settimana. "Questa riduzione del 68% è paragonabile a quella ottenuta con il nalmefene, un farmaco utilizzato per il trattamento dei disturbi da consumo di alcol in Europa", osserva le Roux. "L'esatto meccanismo con cui gli analoghi del Glp-1 riducono il consumo di alcol è ancora in fase di studio - spiega - ma si ritiene che abbia a che fare con un calo del desiderio di alcol, che si manifesta in aree sottocorticali del cervello non sotto controllo cosciente. Pertanto, i pazienti riferiscono che gli effetti" sulla diminuzione del consumo di alcolici "vengono ottenuti 'senza sforzo'". Gli scienziati indicano alcuni limiti del loro studio (ad esempio il numero relativamente piccolo di pazienti, l'utilizzo di dati auto-riportati sul consumo di alcol e l'assenza di un gruppo di controllo), ma anche i punti forti: su tutti, l'analisi di dati raccolti prospetticamente in un contesto reale. Conclude le Roux: "E' stato dimostrato che gli analoghi del Glp-1 trattano l'obesità e riducono il rischio di molteplici complicanze correlate. Gli effetti benefici che vanno oltre l'obesità, come quelli sul consumo di alcol, sono in fase di studio, con alcuni risultati promettenti".
(Adnkronos) - Nel contesto della modernizzazione dei sistemi universitari, le microcredenziali si affermano come strumenti strategici per la costruzione di percorsi formativi flessibili, accessibili e certificati. Una direzione chiara, definita a livello europeo, che anche l’Italia sta seguendo grazie alle misure promosse dal ministero dell’Università e della Ricerca nell’ambito della missione 4 'Istruzione e Ricerca' del Pnrr. In questa prospettiva si colloca l’iniziativa dell’università degli studi Guglielmo Marconi, primo ateneo digitale italiano e tra i primi atenei a introdurre le microcredenziali nella propria offerta formativa, confermando ancora una volta il proprio ruolo di riferimento nell’innovazione accademica. Si tratta di percorsi brevi ma strutturati, pensati per fornire competenze aggiornate e immediatamente spendibili nel mondo del lavoro o in ambito accademico. Le microcredenziali rispondono infatti alla crescente esigenza di occupabilità, riqualificazione e aggiornamento continuo in un contesto economico e tecnologico in continua evoluzione. Ogni microcredenziale rilasciata da UniMarconi segue gli standard europei di qualità dei percorsi formativi (ESG2015) include una prova finale di valutazione e consente l’acquisizione di crediti formativi universitari (Cfu). La certificazione delle competenze acquisite avviene attraverso open badge digitali, strumenti trasparenti e facilmente condivisibili, in linea con le direttive UE sulla portabilità delle qualifiche. Tra le prime proposte attivate, la microcredenziale 'Benessere integrato' affronta il tema dell’equilibrio tra mente, corpo e abitudini quotidiane, con un approccio interdisciplinare che include prospettive scientifiche, sociali e organizzative. Un tema sempre più centrale anche nei contesti professionali, dove il benessere personale è considerato parte integrante delle competenze trasversali. Il presidente dell’università degli studi Guglielmo Marconi, Alessio Acomanni, commenta: "Le microcredenziali rappresentano un passaggio fondamentale verso un modello universitario più aperto e aderente alla realtà che, in linea con le indicazioni ministeriali, va nel verso di colmare il parziale disallineamento oggi esistente tra domanda e offerta e offerta di lavoro. Non sostituiscono i percorsi tradizionali, ma li integrano, offrendo soluzioni rapide, certificate e di qualità a chi ha bisogno di competenze concrete in tempi brevi. È una risposta coerente alla trasformazione culturale e professionale che stiamo vivendo", conclude.
(Adnkronos) - Sarà il ‘Manifesto per il futuro delle costruzioni’ a chiudere l’appuntamento con Rebuild 2025. Frutto del confronto aperto tra i partecipanti ai workshop - organizzati con un nuovo format basato sui principi del design thinking - e degli spunti più rilevanti emersi dai meeting, il ‘Manifesto’ sarà un toolbox di indicazioni e visioni sostenute da esperienze, conoscenze, analisi e competenze, messo a disposizione di tutta la community dell’immobiliare, della politica e delle istituzioni. “Ancora una volta e sempre di più - afferma Roberto Pellegrini, presidente di Riva del Garda Fierecongressi - Riva del Garda si pone al centro del cambiamento del settore edilizio. Tecnologie, materiali, tecniche e saperi da un lato, esigenze, aspettative e necessità dall’altro s’incontrano al Centro Congressi per operare la miglior sintesi possibile per un’innovazione al servizio della sostenibilità. Anche attraverso sguardi e punti di vista inediti”. I macro-temi Esg, Costruzioni, Materiali, Energia e Digitale saranno le prospettive di partenza da cui si svilupperanno i dibattiti arricchiti da testimonianze, casi concreti, esperienze realizzate, intuizioni e strategie innovative. Prospettive che, con criteri e strumenti diversi ma integrabili, convergeranno in una visione che coniuga valorizzazione economica, decarbonizzazione del parco immobiliare, benessere abitativo e sociale accessibile, diffuso e condiviso. “Abbiamo sempre considerato Rebuild come una piattaforma di pensiero, dialogo e azione - commenta Alessandra Albarelli, direttrice Generale di Riva del Garda Fierecongressi - Ciò che intendiamo restituire alla comunità è un approccio pragmatico e concreto per il futuro dell'edilizia, in una cornice di valori ben definiti. L’innovazione si diffonde capillarmente e rapidamente anche nell’immobiliare: facciamone il miglior uso possibile in un’ottica di condivisione dei risultati, connettendo persone e nuove forme di intelligenza per realizzare un domani più green”. Per gli organizzatori di Rebuild, l’innovazione è lo strumento e la sostenibilità è l’obiettivo. Ciò in linea coi desiderata degli attori del comparto del Real Estate, come è stato mostrato recentemente dallo studio realizzato dal Dipartimento di Culture del Progetto dell’Università Iuav di Venezia e guidato da Ezio Micelli per l’Osservatorio Rebuild. Il fine era comprendere come la sostenibilità stia influenzando le scelte nell’intero comparto. Ne è emerso come oltre l’80% degli operatori ritenga fondamentale il rispetto dei criteri Esg e ci si stia muovendo con decisione in quella direzione attraverso un insieme di strategie che considerano prioritaria l’attenzione all’ambiente, puntando su tecnologie d’avanguardia, nuove professionalità e saperi, collaborazione con aziende innovative per la co-creazione di soluzioni sostenibili. “La centralità dei criteri Esg- afferma il presidente del Comitato scientifico di Rebuild Ezio Micelli - sta comportando una trasformazione profonda nelle imprese del comparto, dove sostenibilità e innovazione diventano pilastri strategici per sviluppo, investimenti e competitività”. L’innovazione sarà come sempre al centro delle proposte della selezione di start up presenti a Rebuild, che presenteranno soluzioni d’avanguardia per il comparto come tecnologie digitali e Ai per ottimizzare arredi, ridurre sprechi e costi, sistemi Iot di illuminazione adattiva che migliorano benessere e riducono consumi, soluzioni B2B SaaS che automatizzano ricerca e negoziazione con fornitori e assistenti Ai che centralizzano i dati nei progetti edilizi, aumentando produttività e Roi. Inoltre, i 2 workshop del 6 maggio affronteranno da un lato il tema dell’industrializzazione dei processi edilizi per riqualificazioni più veloci, economiche e sostenibili e, dall’altro, l’analisi sull’integrazione dei criteri Esg nel Real Estate, tra misurazione, catene di fornitura e strategie di investimento sostenibile. I 2 workshop del 7 maggio si concentreranno l’uno su come democratizzare l’innovazione digitale nella filiera edilizia e renderla sostenibile, l’altro sugli approcci integrati per la decarbonizzazione dell’edilizia, puntando su rinnovabili e finanza sostenibile. Come detto, la confluenza delle riflessioni emerse durante i convegni e i laboratori diverrà parte integrante del ‘Manifesto per il futuro del costruire’, un documento che intende individuare i principi cardine su cui fondare l’evoluzione del comparto edilizio, offrendo una visione strategica e condivisa per guidare la trasformazione del settore verso modelli più sostenibili, innovativi e inclusivi, favorendo anche la creazione di nuovi ecosistemi imprenditoriali in un contesto caratterizzato da cambiamenti climatici, urgenze sociali ed esigenze abitative: una proposta concreta e ambiziosa per un’edilizia più responsabile, efficiente e orientata a un futuro più green.