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(Adnkronos) - Promuovere l'alfabetizzazione, in particolare tra i più giovani, sui corretti stili di vita; incrementare l'adesione agli screening oncologici e migliorare la presa in carico dei pazienti e potenziare l'assistenza socio-sanitaria di tutte le persone che vivono con malattie croniche. Sono le priorità sulle quali è necessario intervenire secondo la Fondazione IncontraDonna che, oggi a Roma, presenta il suo 'Manifesto: un impegno per la Salute 2025-2027', con un convegno nazionale al quale partecipano clinici, pazienti, rappresentanti delle istituzioni ed esponenti della società civile. Il documento, risultato di un anno di lavoro, che ha visto l'impegno di più di 50 realtà tra società scientifiche e associazioni - informa una nota - suggerisce 21 obiettivi chiave inseriti all'interno di un piano di advocacy pluriennale volto alla promozione della salute per la collettività e all'implementazione di un efficace 'patient journey' in oncologia. Gli interventi proposti spaziano dalla creazione di un Coordinamento nazionale-locale, volto a garantire un accesso più consapevole alle informazioni e più equo alle opportunità di screening e vaccinazioni, all'integrazione ospedale-territorio per una più efficace presa in carico dei pazienti in fase avanzata di malattia, fino all'attivazione tempestiva delle cure palliative. Secondo gli ultimi dati, in Italia vivono più di 3,7 milioni di persone con una diagnosi di cancro. Molte di più sono quelle affette da cronicità più o meno gravi. "Proprio a loro è dedicato il Manifesto che rappresenta il nostro impegno rinnovato e concreto nella 'patient advocacy'. Segna inoltre l'avvio di un percorso volto a promuovere la salute della collettività, garantire equità di accesso alle cure e mettere davvero al centro i diritti dei pazienti in ogni fase del percorso oncologico - afferma Antonella Campana, presidente della Fondazione IncontraDonna - E' fondamentale che la voce dei pazienti venga ascoltata e integrata nei processi decisionali". Inoltre, "per limitare l'impatto delle patologie croniche e oncologiche in una società che invecchia rapidamente - aggiunge - dobbiamo anche investire nell'educazione alla salute, a partire dai più giovani: nelle scuole, nelle università, nei contesti sportivi". L'Italia ha il triste primato del "più alto tasso di obesità infantile in tutta Europa. Il fenomeno interessa 2,2 milioni di giovani under 17 molti dei quali vivono al Sud e nelle Isole. Oltre 61mila decessi l'anno sono riconducibili al consumo di tabacco che è largamente diffuso anche tra teenager e giovani adulti. Inoltre, il 40% dei 18-29enni - precisa Campana - non conosce i pericoli rappresentati dall'Hpv, mentre il 10% crede che" il Papillomavirus "riguardi solo le donne. Abbiamo bisogno di nuove risorse e di una nuova visione: la spesa per la prevenzione deve essere ripensata, non più un costo, ma un investimento per il futuro del Paese". In Italia nei prossimi 20 anni il numero assoluto di tumori aumenterà, in media, dell'1,3% circa per gli uomini e dello 0,6% circa per le donne. "Noi oncologi ancora in molti casi siamo costretti ad intervenire troppo tardi - spiega Francesco Perrone, presidente Aiom, Associazione italiana di oncologia medica - Ogni ritardo diagnostico comporta l'aumento di neoplasie individuate in stadio avanzato, che sono le più difficili da trattare. Fondamentale risulta l'adesione ai programmi di screening: spesso capita che la presa in carico della paziente cominci proprio con l'esito di questi esami salvavita". "E' necessario adeguare lo screening mammografico alle esigenze attuali delle donne e alle opportunità offerte oggi dalla tecnologia: digitalizzazione dell'intero processo a partire dalla chiamata attiva, adottare la tomosintesi già dal primo livello e permettere un accesso diretto ai referti - sostiene Adriana Bonifacino, fondatrice di IncontraDonna - Si tratta di un cambiamento che intende migliorare efficacia ed efficienza, sia per i pazienti sia per il Servizio sanitario nazionale. Occorrono criteri uniformi su tutto il territorio nazionale, l'estensione della fascia d'età nei Livelli essenziali di assistenza per lo screening mammografico e l'avvio di nuovi programmi, in linea con le raccomandazioni della Commissione europea. Va inoltre riconosciuto il diritto alla sorveglianza per le persone sane portatrici di mutazioni genetiche, attraverso l'introduzione di un codice nazionale di esenzione a uomini e donne. Anche il tumore metastatico della mammella rientra ormai tra le condizioni che richiedono una gestione di tipo cronico. E' la forma più aggressiva della patologia: non ancora guaribile, ma sempre più curabile grazie alle terapie mirate di ultima generazione, che ne rallentano la progressione e ne migliorano la stabilizzazione. Circa 37mila donne convivono con questa diagnosi in Italia - rimarca - E' fondamentale migliorarne la presa in carico e garantire percorsi di cura strutturati e omogenei sul territorio. Nel Manifesto proponiamo l'adozione di un Percorso diagnostico terapeutico assistenziale dedicato, con relativo monitoraggio, sia nei centri di senologia che in quelli di oncologia". "Una delle nuove frontiere più promettenti nella lotta contro il tumore al seno riguarda la gestione della malattia metastatica - sottolinea Maria Rosaria Campitiello, capo del ipartimento della Prevenzione, della ricerca e delle emergenze sanitarie del ministero della Salute - In questo ambito, l'evoluzione delle terapie sta aprendo scenari sempre più efficaci e innovativi. E' fondamentale che questi progressi non rimangano confinati a pochi, ma siano resi accessibili a un numero crescente di donne che convivono con una diagnosi complessa e che necessitano di cure personalizzate e tempestive. Il cancro, così come le malattie croniche, rappresenta oggi una delle principali emergenze sanitarie con cui siamo chiamati a confrontarci. In questo contesto, la prevenzione si conferma il farmaco più efficace che abbiamo per vivere meglio e più a lungo". "Nonostante i grandi traguardi raggiunti dalla medicina e dalla ricerca negli ultimi anni - osserva Campitiello - è ancora essenziale rafforzare le strategie di prevenzione primaria e secondaria: facilitare e ampliare l’accesso agli screening oncologici deve diventare una priorità condivisa da tutte le istituzioni sanitarie. Solo così potremo garantire diagnosi precoci e possibilità concrete di cura. Inoltre, devono essere incentivate tutte le iniziative di sensibilizzazione e promozione della salute rivolte alla popolazione, soprattutto se coinvolgono le nuove generazioni. Investire in consapevolezza e cultura della prevenzione significa costruire oggi la salute pubblica di domani". Per queste malattie "è fondamentale strutturare i percorsi organizzativi in rete, garantendo il Pdta multidisciplinare - illustra Manuela Tamburo De Bella, responsabile Uos Reti cliniche ospedaliere e monitoraggio Dm 70/2015 Agenas - Condividiamo la richiesta, contenuta nel Manifesto, di potenziare la governance delle Ror nel rispetto degli standard 'quality of care' per singola patologia oncologica con innegabili ricadute, oltre che assistenziali per Ssn, sociosanitarie per i pazienti e caregiver per milioni di uomini e donne in Italia". "Investire nella prevenzione e nella salute delle donne significa costruire una sanità più equa, più efficace e realmente vicina ai bisogni dei cittadini - dichiara l'onorevole Simona Loizzo, capogruppo della XII Commissione permanente della Camera dei deputati Affari sociali - La continuità assistenziale e la presa in carico territoriale sono asset imprescindibili del nostro sistema. Eventi come questo rappresentano un momento prezioso per ascoltare, confrontarsi e fare rete". Aggiunge l'onorevole Marco Furfaro, capogruppo della XII Commissione permanente della Camera dei deputati Affari sociali: "Investire in prevenzione non è solo una questione sanitaria. E' una scelta politica, economica e sociale. E' decidere di stare accanto a chi convive, ogni giorno, contro una diagnosi che stravolge la vita. E' dire con chiarezza che la salute non può essere un privilegio, ma un diritto per tutte e tutti. Dobbiamo rendere strutturali politiche di prevenzione e cura, superare ogni diseguaglianza territoriale, di genere o sociale e costruire una sanità davvero vicina alle persone". Il Manifesto gode dei patrocini di: ministero della Salute; Conferenza delle Regioni e delle Province autonome; Agenas; Istituto superiore di sanità e Sport e salute S.p.A. Testimonial dell'iniziativa sono: il ballerino e coreografo Samuel Peron, l'attore Cesare Bocci e l'attrice Anna Ammirati. Videomessaggi di saluto sono stati inviati da Rocco Bellantone, presidente Iss, e da Paola Frassinetti, sottosegretario di Stato al Mim. Una lettera di saluti è giunta da Marcello Gemmato, sottosegretario di Stato alla Salute. Il convegno è moderato da Mauro Boldrini, direttore Comunicazione di Aiom, insieme ad alcune giornaliste Rai, tra cui Adriana Pannitteri. Il progetto è sostenuto anche grazie al contributo non condizionante di Amgen, Daiichi Sankyo, AstraZeneca, Gilead, Lilly, Menarini Stemline e Roche.
(Adnkronos) - Jabra, il marchio leader dell'audio professionale, ha realizzato, insieme all'Happiness research institute, una ricerca a livello globale (Italia compresa) per esplorare la relazione dell'Ia generativa con il benessere sul lavoro e nella vita quotidiana. Mentre gran parte del dibattito sull'Ia si è concentrato sull'efficienza, la vera opportunità potrebbe risiedere in qualcosa di molto più umano: la felicità. Lo studio ha preso in esame oltre 3.700 professionisti in 11 nazioni (Italia compresa), e fornisce uno sguardo inedito su come l'uso crescente di strumenti dell’Ia stia influenzando la soddisfazione sul lavoro, i livelli di stress e la felicità della vita. Di questi 3700 knowledge worker, 363 erano italiani e hanno riferito un uso frequente dell'Ia nella loro vita quotidiana. Infatti, il 54% utilizza l'Ia mensilmente nella propria vita personale e il 48% nella propria vita lavorativa. In generale, le tendenze osservate nel campione di dati italiani riflettono la media dello studio. La ricerca di Jabra, denominata 'Work and wellbeing in the age of Ia', rivela una chiara correlazione tra l'uso frequente dell'Ia e una maggiore soddisfazione sul lavoro. I professionisti che utilizzano l'Ia quotidianamente dichiarano di essere più soddisfatti del proprio ruolo del 34% rispetto a quelli che non lo fanno. Riferiscono di aver raggiunto più facilmente gli obiettivi (78% degli utilizzatori frequenti di Ia contro il 63% degli utilizzatori sporadici) e di avere maggiori opportunità di avanzamento (70% degli utilizzatori frequenti di Ia contro il 38% degli utilizzatori sporadici) rispetto a coloro che utilizzano l'Ia solo una volta alla settimana o meno. Allo stesso modo, rispetto ai lavoratori che non si rivolgono regolarmente all'Ia, gli utilizzatori frequenti sono più ottimisti riguardo alla loro futura soddisfazione lavorativa (47% contro 27%) e più fiduciosi che il loro lavoro rimarrà piacevole (44% contro 23%) e soddisfacente (45% contro 24%). In conclusione, le persone che utilizzano frequentemente l'Ia hanno una probabilità significativamente maggiore di provare un senso di scopo più forte e di sentirsi ottimisti sul futuro generale del lavoro. Meik Wiking, ceo di The happiness research institute e autore di The little book of Hygge, spiega: "E' facile parlare di Ia in termini di produttività. Ma dobbiamo iniziare a parlarne in termini di psicologia. Come influisce sull'identità, sulla motivazione e su come le persone credono che essa rappresenti il loro futuro. Il futuro del lavoro non è solo tecnologico, ma anche emotivo". I risultati indicano che il benessere sul posto di lavoro è strettamente legato alla più ampia soddisfazione nel privato. I dipendenti che sono felici sul lavoro hanno una probabilità 4/5 volte maggiore di dichiararsi soddisfatti della propria vita in generale. Due terzi di coloro che dichiarano un'elevata soddisfazione sul lavoro si descrivono come felici anche nella vita privata. Paul Sephton, global head of brand communications di Jabra, ha commentato: "Dobbiamo capire come tecnologia e benessere si intersecano. Quando progettiamo i prodotti, innoviamo per un futuro in cui le persone collaborano non solo con altri soggetti umani, ma anche con l'Intelligenza artificiale. Questo cambiamento significa far evolvere le nostre soluzioni per supportare non solo l'interazione umana, ma anche per consentire ai sistemi di Ia di ricevere gli input audio e video di cui hanno bisogno per essere più utili e più emotivamente intelligenti". Sebbene il sentimento generale nei confronti dell'Ia sia positivo, lo studio rileva, paradossalmente, che gli utilizzatori abituali riportano livelli di stress superiori del 20% rispetto a quelli sporadici. Ciò potrebbe essere dovuto alla pressione di dover padroneggiare nuovi strumenti, creare i suggerimenti 'giusti' e adattarsi continuamente ai sistemi in evoluzione. Una parte di questo stress potrebbe anche derivare dal carico mentale aggiuntivo che comporta la revisione e l'interpretazione dei risultati generati dall'Ia. I lavoratori non devono solo utilizzare questi strumenti, ma anche rimanere vigili, ricontrollando i risultati ed esprimendo giudizi con maggiore frequenza. Tuttavia, non tutto lo stress è uguale. I lavoratori che riferiscono livelli di stress leggermente elevati (quelli che si sentono sotto pressione ma non sopraffatti) riferiscono di obiettivi più alti, una maggiore felicità e una maggiore soddisfazione sul lavoro rispetto a quelli con livelli di stress moderati o neutri. In questi casi, lo stress può essere un indicatore dell'impegno: un segno che i lavoratori sono investiti, motivati e messi alla prova in modo significativo. Nonostante il clamore suscitato dall'Ia, la maggior parte dei lavoratori non la utilizza ancora regolarmente. Infatti, quasi un terzo dei professionisti altamente qualificati non ha mai utilizzato l'Ia sul lavoro. Tra coloro che la utilizzano, la flessibilità sembra essere un fattore determinante. I lavoratori utilizzano l'Ia con un'ampia varietà di input, dalla digitazione all'uso di messaggi vocali, e la usano per compiti diversi in ambienti diversi. Questo suggerisce un momento critico per le aziende: l'Ia ha il potenziale sia per sostenere, che per ridurre il benessere. Ciò che le imprese scelgono di fare ora determinerà il successo della loro forza lavoro nell'adattarsi e prosperare in futuro. Questo studio segnala una nuova frontiera per le aziende che si confrontano con l'integrazione dell'Ia. Invece di concentrarsi esclusivamente sull'efficienza, Jabra e l'Happiness research institute suggeriscono che l'esperienza emotiva del lavoro deve diventare una priorità di progettazione. Mano mano che l'Ia diventa parte integrante del luogo di lavoro, cresce il potenziale per costruire ambienti che favoriscano sia la produttività, che il benessere.
(Adnkronos) - “Nell’accingermi a partecipare a Ecoforum per raccontare della nostra filiera circolare per “l’industria pulita” ho avuto l’opportunità, grazie all’indagine IPSOS, di raccogliere le percezioni dei cittadini, poco ottimistiche rispetto alle performance dell’Italia circolare. Lo sottolinea Riccardo Piunti, presidente del Conou ricordando come "gli Italiani, ad esempio, ritengono mediamente che circa il 50% dell’olio minerale usato sia destinato a combustione, molti pensano che la raccolta del rifiuto sia un compito del meccanico vicino di casa, che il processo complessivo sia affidato a singole aziende specializzate senza un coordinamento; addirittura, un 6% pensa che l’olio usato finisca in fogna". Piunti aggiunge che "credono tuttavia che, quando si rigenera, l’olio sia mediamente di buona qualità dando credito alla tecnologia e non all’organizzazione. Vorrei, al contrario, che fossero informati e fieri dei risultati del nostro Paese, consci del ruolo del modello consortile che porta a raccogliere l’olio a titolo gratuito e rigenerare tutto". "La coscienza dei buoni risultati - conclude - aiuterà il conseguimento di ulteriori traguardi che potranno essere raggiunti, nelle filiere più diverse, solo con il contributo informato di tutti".