INFORMAZIONIGiorgio Andreoli |
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(Adnkronos) - “Climate Impulse vuole costruire un aereo a idrogeno per fare un giro intorno al mondo senza soste e con zero emissioni. Per questo abbiamo bisogno delle tecnologie più all’avanguardia per creare questo aereo del futuro coi materiali del futuro”. Con queste parole il noto aviatore svizzero Bertrand Piccard ha presentato il progetto Climate Impulse di cui Syensqo è il principale partner tecnologico. Piccard, insieme a Raphaël Dinelli si imbarcherà in un viaggio senza precedenti per un’impresa storica al servizio del progresso e dell’azione per il clima. "Tra le tecnologie ci sono la membrana e le celle combustibili che permettono di trasformare l'idrogeno in elettricità - conclude Piccard - Tutti i materiali saranno utili per rendere l’aereo più leggero e più efficiente possibile”. “Quando il progetto Climate Impulse sarà finito voglio portare questo aereo in tutti i continenti e usarlo come dimostrazione”. Lo ha dichiarato Bertrand Piccard durante la presentazione di Climate Impulse, il primo volo non-stop intorno al mondo su un aereo alimentato a idrogeno verde previsto nel 2028. Il progetto Climate Impulse, di cui Syensqo è il principale partner tecnologico, è stato illustrato nel corso di una conferenza alla presenza del noto aviatore svizzero Bertrand Piccard, il pilota che insieme a Raphaël Dinelli si imbarcherà in un viaggio senza precedenti per un’impresa storica al servizio del progresso e dell’azione per il clima. Piccard è poi entrato nei dettagli e ha aggiunto: “L’idrogeno non è una fonte di energia perché non esiste in natura, ma deve essere combinato. Oggi con l'elettricità o con il gas possiamo fare l'idrogeno. Possiamo decomporre e ottenere l’idrogeno che viene rilasciato nell’atmosfera e catturarlo, insieme al CO2. Per gli aerei pesanti l’idrogeno è il metodo migliore per ottenere zero emissioni”.
(Adnkronos) - Il 77% degli operai italiani, collaboratori in una tra le 15 organizzazioni d’eccellenza della manifattura tricolore, afferma di lavorare in un eccellente luogo di lavoro con una differenza di ben 25 punti percentuali rispetto alle altre aziende analizzate (52%). È uno dei dati principali che emergono dalla 3a edizione del ranking Best Workplaces for Blue Collar 2024, stilato da Great Place to Work Italia ascoltando e analizzando i pareri espressi da oltre 10mila blue collar, impiegati in 50 realtà produttive dell’industria manifatturiera italiana. Una ulteriore distinzione chiave, evidenziata nel confronto tra i Best Workplaces for Blue Collar e le altre aziende oggetto dell’analisi svolta dalla realtà leader per la cultura organizzativa, riguarda la percezione diversificata del clima lavorativo tra gli operai e gli impiegati: nelle 15 aziende in classifica, infatti, la differenza nel Trust Index, l’indice che rappresenta il valore medio delle risposte positive al questionario di clima aziendale, tra i lavoratori Blue Collar (69%) e chi lavora negli uffici (78%) è di 9 punti percentuali a favore degli impiegati, mentre nelle altre aziende la differenza di percezione ed esperienza si allarga a 12 punti di Trust Index (48% vs 60%). Da questo dato emerge chiaramente come la capacità d’includere e coinvolgere tutti, abbattendo le differenze di percezione e di status, sia un elemento vincente per le aziende che aspirano all’eccellenza: una minore differenza di trattamento tra operai e impiegati si riflette positivamente anche sul clima aziendale nel suo complesso. Ma quali sono gli altri temi chiave che caratterizzano i migliori luoghi di lavoro secondo gli operai italiani? In primis un grande orgoglio rispetto al prodotto realizzato e/o al servizio offerto alla clientela, rafforzato grazie a un coinvolgimento diretto nel processo produttivo che è in grado di alimentare un forte senso di orgoglio e appartenenza nei confronti del proprio lavoro, spesso con un’intensità pari o superiore a quella dei colleghi che operano in ufficio e che hanno un contatto meno diretto con le fasi di sviluppo e realizzazione del prodotto. Un secondo elemento che mostra un trend molto simile riguarda la capacità delle persone di provare un senso di orgoglio quando vedono cosa sono in grado di realizzare: nei contesti aziendali virtuosi della manifattura italiana, dove viene valorizzata l’eccellenza del lavoro manuale, l’88% degli operai dichiara di provare un senso di grande orgoglio professionale nel vedere realizzato, fatto e finito, il prodotto finale, con una differenza di +8 punti percentuali rispetto ai white collar (80%). Oltre al tema dell’orgoglio professionale, i blue collar delle aziende Best percepiscono in maggior misura (67%) rispetto ai colleghi delle altre aziende analizzate (41%) di aver avuto delle opportunità d’innovazione e miglioramento nell’attività lavorativa, con una differenza quindi di ben 26 punti percentuali. I dati relativi all’assegnazione degli incarichi e al coordinamento delle persone evidenziano una differenza significativa: nelle aziende Best, il 62% delle tute blu ritiene che i responsabili assegnino incarichi e coordinino il personale in modo efficace contro il 38% (+24%) delle altre aziende analizzate ma non in classifica. Questo indica che nelle aziende premiate vi è una maggiore attenzione al management operativo: una leadership efficace è fondamentale per garantire la produttività, la motivazione e un clima di lavoro positivo. Infine la piacevolezza dell’ambiente di lavoro è un elemento fondamentale per il benessere e la produttività dei collaboratori, soprattutto in contesti operai, dove le attività fisiche possono essere impegnative e richiedono un forte spirito di squadra. L’85% degli operai attivi all’interno dei Best Workplaces for Blue Collar ritiene che un collaboratore neoassunto venga fatto sentire benvenuto, con una differenza di ben 21 percentuali nel confronto con le altre organizzazioni analizzate ma non in classifica (64%). Un ambiente di lavoro piacevole non è solo legato alla sicurezza e alle condizioni fisiche, ma anche alla qualità delle relazioni umane: sentirsi accolti e rispettati dai colleghi e dai superiori rafforza la motivazione e l’impegno, migliorando l’efficienza e creando un luogo dove i lavoratori possono esprimere appieno il loro potenziale. “L’industria manifatturiera italiana, uno dei pilastri fondamentali dell’economia nazionale e simbolo di eccellenza nel mondo, si trova a dover affrontare - spiega Beniamino Bedusa, presidente di Great Place to Work Italia - sfide e pressioni esterne sempre più complesse in un contesto globale in rapida evoluzione, mettendo a dura prova la competitività delle organizzazioni italiane. Diventa fondamentale quindi, come dimostrano i dati raccolti dalla nostra ricerca su più di 10mila lavoratori della produzione, che le aziende mettano in campo energie e investimenti su aspetti culturali e di clima aziendale, riuscendo ad ascoltare, motivare, coinvolgere e valorizzare tutti i collaboratori, non solo i cosiddetti white collar, ma anche il personale operativo”. Ma quali sono le realtà dell’industria manifatturiera Made in Italy più virtuose secondo gli operai? Sul podio troviamo, al primo posto, Mondelēz International, realtà protagonista nel panorama dell’industria alimentare che opera in oltre 150 paesi nel mondo. Seguono poi AbbVie, organizzazione biofarmaceutica globale, basata sulla ricerca incentrata sul paziente e fortemente orientata all’innovazione per avere un impatto significativo sulla vita delle persone, e Johnson & Johnson, che offre prodotti e soluzioni per la salute delle persone di tutto il mondo, focalizzandosi su tutto lo spettro dell’innovazione nell’healthcare, grazie al segmento farmaceutico e a quello dei dispositivi medici. La presenza di organizzazioni del settore farmaceutico e delle biotecnologie rappresenta la grande novità dell’edizione 2024 del ranking Best Workplaces for Blue Collar con i collaboratori di queste ultime che, mediamente, godono d’inquadramenti contrattuali e condizioni di lavoro significativamente migliori. Completano il ranking: Andriani (manifattura e produzione), Ard Raccanello Spa (manifattura e produzione), Gruppo Unox (manifattura e produzione), Industrie De Nora (manifattura e produzione), Tesya Group (servizi industriali), La Marzocco International Llc (manifattura e produzione), Eli Lilly (biotecnologia e farmaceutico), Gruppo Sapio (manifattura e produzione), Mazzoleni Spa (manifattura e produzione) Vimec S.r.l. (manifattura e produzione), Endress+Hauser Sicestherm srl (manifattura e produzione) e Davines Group (manifattura e produzione).
(Adnkronos) - Il settore delle energie rinnovabili sta vivendo una crescita esponenziale e rappresenta una leva determinante per raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione e garantire un futuro sostenibile. Al rapido sviluppo del comparto corrisponde un aumento significativo dei lavoratori coinvolti nella realizzazione degli impianti. Secondo l’ultimo rapporto diffuso da Irena (Agenzia internazionale per le energie rinnovabili), dal 2022 al 2023 il numero dei lavoratori coinvolti nello sviluppo di impianti eolici e fotovoltaici è aumentato di circa il 20%, passando da oltre 13 milioni a oltre 16 milioni. E’ in questo contesto che Engie, player di riferimento nella decarbonizzazione e nell’efficienza energetica, ha organizzato 'Together for safety', una giornata di confronto con associazioni e operatori del mercato energetico, volta a sensibilizzare gli attori coinvolti sul fondamentale tema della sicurezza sul lavoro. All’evento hanno preso parte aziende quali Terna, Vestas, Comal, Saet, Impresa Manca, Tresun e Anev. “In Engie siamo impegnati ogni giorno a migliorare le nostre practice e a diffondere la cultura della sicurezza tra tutti i nostri lavoratori e collaboratori: per noi è una priorità assoluta - spiega Monica Iacono, Ceo di Engie Italia - Tutte le nostre strategie di sviluppo si fondano sull’obiettivo di avere zero incidenti gravi o mortali. E’ un processo di miglioramento continuo: negli ultimi sette anni il Gruppo ha dimezzato il tasso di frequenza degli infortuni, un trend positivo a cui assistiamo anche in Italia”. Il gruppo Engie conta, a livello mondiale, una capacità installata di oltre 42 GW e mira a raggiungere 50 GW nel 2025 e 80 GW nel 2030. In Italia, con un portafoglio di 560 MW composto da 397 MW di parchi eolici, 121 MW di parchi fotovoltaici e circa 43 MW di impianti storage, Engie punta a rafforzare ulteriormente la sua presenza sul territorio nazionale, con obiettivi ambiziosi. “In Italia, il Pniec (Piano Nazionale Integrato Energia e Clima) prevede 65 GW di nuova capacità rinnovabile al 2030 e, ipotizzando una taglia media di impianto di energia rinnovabile (eolico o fotovoltaico) di 30 MW, occorreranno oltre 2.160 cantieri e circa 65mila ore per lavoratore per ogni cantiere. Sono quindi stimate 140 milioni di ore-uomo, con un tasso di frequenza di incidenti destinato a salire - afferma Samuel Renard, Managing Director Renewables di Engie Italia - Engie sta portando avanti un programma di promozione della cultura della sicurezza, che coinvolge tutti, partendo dai manager fino ad arrivare alle persone operative sul campo. Soltanto lo scorso anno, in Italia, sono state dedicate 8mila ore di formazione a 300 manager”. Engie ha ideato Eosc (Engie One Safety Culture), progetto globale volto a trasformare l’approccio culturale alla sicurezza all’interno dell’azienda attraverso investimenti in formazione e coaching. Eosc vede coinvolte tutte le figure manageriali di Engie (oltre 800 manager, di cui 300 in Italia) e ha l’obiettivo di rafforzare il controllo dei rischi sui posti di lavoro attraverso una serie di azioni di gestione della sicurezza finalizzate a ridurre al minimo i rischi. Il Gruppo, attraverso Eosc, intende rafforzare la cultura della sicurezza, la tutela dell’operatività attuale e futura e della capacità di costruire asset energetici sostenibili.