(Adnkronos) - "Queste prime immagini che abbiamo girato, che servono per documentare la crescita dell'orsetta, vengono mostrate perché testimoniano anche che sta imparando a mangiare direttamente dalla ciotola: un fatto che ci consente di limitare il contatto diretto dovuto all’alimentazione col biberon". E' quanto comunica, sui social, il Parco nazionale d'Abruzzo Lazio e Molise, dopo il salvataggio di un'orsetta, abbandonata dalla madre, a Pizzone, in provincia di Isernia. "Sono passati solo tre giorni dal ricovero della cucciola di orso bruno marsicano, recuperata nel versante molisano del Parco, presso le strutture dell’Ente a Pescasseroli. Sono stati giorni delicati - spiega il Parco - in cui la priorità assoluta è stata quella di superare la fase emergenziale legata in primis all'alimentazione, passata dal latte materno ad un cibo totalmente sconosciuto al piccolo orso e, contemporaneamente, al monitoraggio del suo stato di salute. Ma il tutto limitando al massimo l’interazione degli operatori per ridurre, per quanto possibile, al minimo l’abituazione. Immaginate quanto possa essere stressante per un cucciolo selvatico, abbandonato dalla madre, essere trasportato e trovarsi improvvisamente in un ambiente chiuso e sconosciuto".
(Adnkronos) - I lavoratori italiani possono contare su un sistema retributivo garantista che prevede un livello di protezione economica tra i più completi e articolati nel panorama europeo. Il modello italiano è, infatti, fondato su una solida architettura di contrattazione collettiva e su istituti normativi consolidati, come la tredicesima e la quattordicesima mensilità e il Trattamento di fine rapporto, non previsti per legge negli altri sistemi retributivi europei. È il caso, ad esempio, di quelli vigenti in Francia, Germania, Romania, Spagna e Svezia. È quanto emerge dall’approfondimento della Fondazione studi consulenti del lavoro dal titolo 'Struttura della retribuzione e salario minimo: disciplina italiana e confronto con altri Stati comunitari', che mette a confronto la disciplina retributiva italiana con quella dei cinque Paesi europei citati. E i consulenti del lavoro in un documento presentato oggi in Commissione Lavoro del Senato nelle osservazioni sui disegni di legge sul salario minimo nn. 956, 957 e 1237 sottolineano che "in uno scenario" come quello italiano "la previsione di un 'salario minimo' di derivazione legale potrebbe essere percepito come un elemento di disturbo nel paradigma del dialogo delle parti sociali, normalmente impegnate su un fronte indubbiamente più esteso ed esauriente". Oggetto dello studio sono stati i sei ccnl più applicati in Italia, cioè utilizzati per la gestione di svariati milioni di lavoratori. Così come va sottolineata la copertura universale che ha la contrattazione collettiva nel nostro Paese. La comparazione non si limita al solo valore del salario minimo legale – spesso usato come unico indicatore – ma si estende all’intera struttura della retribuzione, includendo elementi indiretti e differiti, come indennità contrattuali, mensilità aggiuntive e Tfr. Il quadro che emerge dall’analisi della Fondazione Studi, secondo i consulenti del lavoro "è chiaro: le 'retribuzioni ultra-mensili e differite' (13^ e 14^ mensilità e Trattamento di fine rapporto) in Italia sono istituti contrattuali previsti per legge, o per ccnl, a differenza di quanto accade nei cinque Paesi messi a confronto". In sostanza, per realizzare una comparazione credibile, secondo i professionisti, "è necessario osservare non solo i minimi retributivi orari, ma l’intera struttura della retribuzione. Infatti, soffermandosi esclusivamente sulla paga oraria non si rappresenta in modo veritiero quanto viene percepito effettivamente da un lavoratore. Dunque, anche in assenza di un salario minimo legale, il livello retributivo complessivo previsto dai Contratti collettivi nazionali di lavoro è già in linea o addirittura superiore alla retribuzione minima imposta per legge in altri Stati". A questo si aggiunge il fatto – si sottolinea nel documento dei consulenti del lavoro – che in alcuni casi la contrattazione collettiva italiana si spinge addirittura oltre la quattordicesima mensilità, disegnando elementi retributivi ulteriori, che a esempio possono essere previsti sotto forma di welfare come la conciliazione vita-lavoro e l’assistenza sanitaria integrativa. Nonché la corposa previsione di ore retribuite con permessi giustificati; ovvero tutti gli strumenti erogati dalla bilateralità. Come evidenziato, la forza del modello italiano risiede, dunque, nella sua flessibilità e capacità di adattamento settoriale, garantita dalla contrattazione collettiva rappresentativa. Un meccanismo che consente di calibrare i trattamenti economici in base alle reali esigenze dei lavoratori e delle imprese, assicurando al contempo equità e dignità del lavoro in conformità all’art. 36 della Costituzione. La contrattazione collettiva è, dunque, secondo i consulenti del lavoro "un patrimonio da preservare, perché in grado di garantire tutele economiche solide e flessibili ai lavoratori, adattandosi ai cambiamenti del mercato. Naturalmente, in questa indagine non viene incluso il valore del costo della vita che determina il potere di acquisto delle retribuzioni. Costo della vita che nei Paesi oggetto della comparazione ha oscillazioni diverse, in molti casi superiore a quello italiano. E per ovviare a ciò è dunque necessario spingere nei ccnl sulla retribuzione di risultato, valorizzando la partecipazione attiva dei lavoratori al successo dell’impresa. Un approccio che potrà genere benefici tangibili in termini di produttività, retribuzione e rafforzamento del legame tra impresa e capitale umano", conclude.
(Adnkronos) - “Bisogna fare in modo che nell'applicazione concreta di questa direttiva venga rispettato il principio di neutralità tecnologica e che non ci sia una transizione obbligatoria solo verso le pompe di calore e l’elettrificazione, ma che si possano utilizzare le attuali caldaie con combustibili alternativi rinnovabili senza smantellare la vasta diffusione delle caldaie a gas”. Lo dichiara il capo delegazione di Fratelli d’Italia, Carlo Fidanza, intervenuto a un evento sulle sfide della direttiva europea sulla prestazione energetica degli edifici. La legge europea, entrata in vigore nel 2024, e ribattezzata direttiva “Case green”, stabilisce una scadenza per l’eliminazione graduale delle caldaie a combustibili fossili entro il 2040. "È stato fatto un grande lavoro anche da parte nostra nella scorsa legislatura per migliorare il testo della direttiva sulle prestazioni ambientali degli edifici, che avrebbe altrimenti penalizzato soprattutto l'Italia per il suo patrimonio edilizio architettonico vetusto", ha sottolineato. "Ora serve fare un passo in più", ha aggiunto Fidanza. Fratelli d’Italia si schiera con lo studio presentato oggi al Parlamento europeo da Associazioni Proxigas, Assogas, Federchimica-Assogasliquidi, Assotermica e Utilitalia. "C'è un'apertura da parte della commissione europea bisogna andare a con più velocità in questa direzione", ha affermato Fidanza. L’eurodeputato si è detto "cautamente ottimista" la nuova Commissione "applichi delle nuove linee guida" che garantiscano incentivi a modelli alternativi come le caldaie a compensazione sulla base del principio della neutralità tecnologica.