INFORMAZIONI![]() Fiorenzo MarconFondazione Dr. Ambrosoli Medical HospitalArea: Finance, Administration and Control Social Network e/o Indirizzi IM: ● ![]() Fiorenzo Marcon |
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(Adnkronos) - Dal giorno del suo ricovero all'ospedale Gemelli, i social media si sono popolati di discussioni intorno allo stato di salute di Papa Francesco, con un’attenzione particolare alle ipotesi sulla sua presunta morte. Una recente ricerca di Cyabra, in collaborazione con Kite Group e su richiesta di Arcadia, ha tracciato questo flusso di contenuti sulle piattaforme X (ex Twitter) e TikTok, scoprendo come la disinformazione abbia trovato un terreno fertile per diffondersi. Dal monitoraggio di 3.601 profili, che hanno generato 4.598 post e commenti, è emerso un quadro caratterizzato da un clima di incertezza, alimentato sia da utenti autentici che da account non verificati. La discussione online ha preso forma attorno a tre narrazioni principali: la prima ha riguardato le speculazioni sulla salute di Papa Francesco, con utenti che si chiedevano se fosse ancora vivo o in grado di reagire alle cure. La seconda si è concentrata sugli aggiornamenti forniti dal Vaticano, intesi come fonti ufficiali, ma spesso rielaborati e reinterpretati in maniera sensazionalistica. La terza ha messo in luce la diffusione di notizie false e contenuti fuorvianti: molti messaggi nati da profili non autentici presentavano come certa la morte del Pontefice, nonostante l’assenza di conferme, generando un notevole impatto emotivo tra chi leggeva e condivideva. Tra i dati più allarmanti emersi dall’indagine spicca la presenza di un 31% di account fake, capaci di diffondere collettivamente 1.387 post e commenti volti a convincere il pubblico dell’avvenuto decesso del Papa. Questi profili – spesso anonimi e molto attivi – utilizzano un linguaggio diretto e provocatorio, ripetendo più volte frasi come “Il Papa è morto” per suscitare curiosità, condivisioni e reazioni. L’uso di toni emotivi e titoli allarmistici consente a tali messaggi di raggiungere un pubblico ampio, che può trovarsi disorientato di fronte a notizie prive di qualunque verifica. La ricerca sottolinea così come la disinformazione possa attecchire con estrema rapidità, invitando a una maggiore attenzione nella verifica delle fonti e a un impegno condiviso nel mantenere uno spazio informativo più corretto e trasparente.
(Adnkronos) - Con l'imminente stagione estiva il nodo legato alla categoria dei balneari è lontano dall'essere sciolto a causa delle concessioni che variano da comune a comune. A fare il punto con Adnkronos/Labitalia Fabrizio Licordari, presidente di Assobalneari, l'associazione che riunisce le imprese balneari aderenti, a livello nazionale, al sistema Federturismo Confindustria. "Con la normativa vigente - spiega - ogni Comune si muove come ritiene meglio, con la conseguenza di una totale disomogeneità e di confusione sul territorio. Anche nella stessa Regione, infatti, Comuni limitrofi fanno gare adottando diversi principi, con differenti durate di concessioni, determinando anche una disparità di trattamento tra i concessionari. C'è chi sceglie, infatti, anche di aspettare il 2027 per fare le gare". "Ci sono solo due Regioni - ricorda - che hanno mantenuto l'operatività sulla vicenda, mantenendone la delega: Basilicata e Sicilia. Tutte le altre hanno invece delegato la materia ai Comuni. Le Regioni potevano dare molta più omogeneità nell'affrontare la questione sul territorio regionale, non quello che sta avvenendo a macchia di leopardo. In un ambito regionale, un concessionario che è in un Comune piuttosto che in un altro si ritrova infatti ad affrontare le cose in modo diverso rispetto al vicino. Ci sono dei Comuni che hanno spiagge confinanti con trattamenti totalmente diversi". "Sulla questione dei balneari - avverte - il governo italiano era sulla strada giusta attivando un tavolo per verificare l'applicazione della Direttiva Bolkestein, cioè se ci sono gli estremi per fare le gare. Ma il tavolo ha prodotto un valore di risorse disponibili che ha spiazzato Bruxelles, che pensava che l'Italia non avesse molta risorsa disponibile". "Questa situazione - ribadisce - ha provocato la dura reazione dei 'tecnocrati' di Bruxelles che hanno imposto la loro linea al governo italiano, che ha frettolosamente accettato facendo un repentino dietro front su quella che era stata la strada intrapresa. Il tavolo tecnico è stato abrogato ed è stata varata una nuova normativa che non tiene più conto dei dettami dell'articolo 12 della Direttiva: cioè che le gare si fanno quando la risorsa è scarsa. In questo modo si è dato un colpo di spugna a un lavoro proficuo svolto da ben 9 Ministeri italiani e lo avrebbe potuto indicare anche agli altri paesi europei lo stesso percorso". "Dobbiamo partire dagli articoli 11 e 12 della Direttiva, non abbiamo voluto ascoltare Bolkestein - auspica il presidente Licordari - quando ha detto che l'Italia non c'entrava nulla. La Direttiva dice che le spiagge sono concessioni di beni e non di servizi. L'articolo 12 inizia con il termine 'qualora' la risorsa sia scarsa si fanno le gare. Però in Italia non c'è un'obiettività, siamo alla ricerca di un 'giudice a Berlino' che finalmente faccia uscire finalmente fuori la verità". "Il ministro Salvini - sottolinea - ieri ha detto che ci saranno degli indennizzi per i balneari e apprezzo lo sforzo che sta facendo per cercare di dare comunque qualcosa. Tuttavia, si deve dire all'Europa che ci sta imponendo una cosa e che noi continuiamo con la verifica della scarsità della risorsa, procedendo a fare le gare solo se le risorse sono scarse. Per questo con l'Europa si dovrebbe così avviare un contenzioso".
(Adnkronos) - “Come Leonardo abbiamo scelto di rispondere a questo invito di Herambiente del Gruppo Hera perché è perfettamente coerente con la nostra strategia, che è quella di utilizzare e riutilizzare delle materie prime che hanno un grosso valore anche in termini di approvvigionamento". Queste le parole di Raffaella Luglini, chief sustainability officer di Leonardo, in occasione dell’inaugurazione a Imola di Fib3R, il primo impianto italiano per la rigenerazione dei compositi in fibra di carbonio su scala industriale, realizzato da Herambiente, controllata del Gruppo Hera e primo operatore italiano nel recupero e trattamento dei rifiuti. "Il Gruppo Hera ci ha dato la possibilità di unire i nostri scarti di lavorazione, materiali compositi in fibra di carbonio, che residuano dal processo di lavorazione di alcune aerostrutture, in materiali che possono essere riutilizzati e commercializzati per altre lavorazioni, chiudendo virtuosamente un processo circolare di produzione e di lavorazione, con dei grandi vantaggi soprattutto dal punto di vista non solo economico, ma anche dell'impatto ambientale e della possibilità di approvvigionarsi di materie prime anche critiche, perché questo processo potrà essere riutilizzato e applicato anche ad altre materie prime critiche del nostro processo come Leonardo, quali l'alluminio e il titanio”, aggiunge. Grazie agli asset di Herambiente e al know-how sviluppato nei laboratori del Gruppo Leonardo, il prezioso materiale verrà riciclato con positive ricadute in termini di sostenibilità e circolarità. “Quello che è interessante di questo progetto è che ha una grande valenza per vari settori che sono critici e rilevanti per l'economia, non solo europea ma internazionale, come il settore dell'aerospazio e difesa e sicurezza, a cui noi apparteniamo, ma oggi siamo insieme al settore automotive. Ci sono possibilità di applicazione nel senso dell'utilizzo di queste fibre rigenerate anche nel settore chimico. Quindi, in realtà la valenza è soprattutto per il Paese, perché c'è una possibilità di rafforzare la catena di approvvigionamento e ridurre la dipendenza, aumentare la resilienza, quindi ci sono dei vantaggi proprio sul Paese in generale”, conclude.