(Adnkronos) - "All'interno del patient journey", quindi del percorso del paziente, "in anestesia e rianimazione sono moltissime le applicazioni dell'intelligenza artificiale. Un esempio molto importante è la stratificazione del rischio di ogni singolo paziente: passiamo infatti da avere un rischio generico di una complicanza - pensiamo a un paziente che viene sottoposto a un intervento per l'appendicite acuta - a definire dei rischi personalizzati per ogni singolo paziente". Lo ha detto Elena Bignami, presidente Società italiana di anestesia, analgesia, rianimazione e terapia intensiva, rappresentante di Siaarti in Fism, Federazione società medico scientifiche italiane, all'Adnkronos Salute in occasione di 'L'Ai Week', la fiera europea dedicata all'intelligenza artificiale in corso a Rho-Fiera Milano. La stratificazione del rischio clinico sul singolo paziente "ci permette anche di poter ottimizzare tutto il periodo perioperatorio, quel periodo che va dal prericovero al periodo intraoperatorio e nel postoperatorio - spiega Bignami - sia dal punto di vista clinico sia organizzativo. Questo per noi è molto importante", specie "in un periodo di risorse limitate e che, comunque, non vanno sprecate. Ci sono infatti strumenti di intelligenza artificiale - aggiunge - che ci permettono di capire quale sarà il paziente che avrà le complicanze principali, per esempio l'insufficienza renale acuta, l'insufficienza di altri organi specifici o la necessità di terapia intensiva: questo ci permette prevenire il fatto che accadano. Ci sono poi strumenti organizzativi che fanno in modo di poter usare in modo concreto e appieno tutte le risorse a disposizione dei nostri pazienti. Per esempio nella sala operatoria, che è un ambiente molto costoso e ad alta performance - sottolinea la presidente Siaarti - l'intelligenza artificiale ci aiuta" a sfruttare al meglio ogni aspetto.
(Adnkronos) - L'Italia si posiziona al 34º posto nel ranking mondiale per la propensione imprenditoriale, con una significativa diminuzione della tendenza ad avviare nuove imprese negli ultimi dieci anni. In particolare, il settore manifatturiero ha registrato una contrazione ancora più marcata: nell'ultimo biennio il numero di nuove imprese si è attestato tra il 75% e l'80% di quello registrato nel 2010. Un dato ancora più preoccupante emerge nel campo delle imprese manifatturiere, il cui livello nel 2024 è di poco superiore al 60% rispetto al 2010, evidenziando una forte difficoltà nel rinnovamento di questo settore cruciale per l'economia del Paese. E' quanto emerge dal Rapporto GEM Italia 2024- 2025 presentato oggi da Universitas Mercatorum - l’Università delle Camere di commercio italiane del Gruppo Multiversity - a Roma, presso gli Horti Sallustiani. L’evento ha visto la partecipazione di rappresentanti istituzionali, accademici e professionisti del mondo economico, tra i quali: Giovanni Cannata, rettore Universitas Mercatorum, Giuseppe Tripoli, segretario generale Unioncamere, Luca De Benedictis, direttore di Dipartimento di Economia, Statistica e Impresa di Universitas Mercatorum, Alessandra Micozzi, professoressa ordinaria di Economia Applicata e preside della Facoltà di Scienze della Società e della Comunicazione di Universitas Mercatorum, Chiara Spiniello, ricercatrice presso il Dipartimento di Astrofisica della Oxford University, Donato lacobucci, professore ordinario di Economia Applicata dell’Università Politecnica delle Marche, Gaetano Fausto Esposito, direttore Centro Studi G. Tagliacarne, Paolo Quercia, direttore della Divisione Studi e Analisi del Ministero delle Imprese e del Made in Italy, Stefano Scarpetta, direttore per l’Occupazione, il Lavoro e gli Affari Sociali dell’Ocse, Alessandro Varaldo, amministratore delegato di Banca Aletti, Diva Moriani, presidente del cda di KME e Sebastian Caputo, ceo di 012 Factory. Negli anni, il GEM (Global Entrepreneurship Monitor) è divenuto il principale strumento di studio dell’attività imprenditoriale a livello mondiale affermandosi come punto di riferimento autorevole per la ricerca accademica e per i policy maker. L’indagine, relativa al 2024, ha interessato 51 paesi con interviste dirette ad oltre 100 mila individui e, in Italia, ha coinvolto 2000 persone nel corso del 2024. Il report, ideato per fornire una panoramica approfondita della situazione imprenditoriale italiana, evidenzia sfide e opportunità attuali e future con l’obiettivo di promuovere una maggiore attività imprenditoriale nel Paese. In Italia, l’analisi evidenzia segnali di ripresa negli ultimi anni, soprattutto dopo il periodo di crisi economica causato dalla pandemia. Il Tea (Total early stage entrepreneurial activity), il principale indicatore dell’attività imprenditoriale, ha infatti registrato un aumento significativo, passando dal 2% nel 2020 al 9,6% nel 2024, a testimonianza di una solida ripresa post-Covid. Un dato rilevante riguarda il ruolo dell’istruzione: i laureati mostrano una maggiore propensione a intraprendere attività imprenditoriali con un Tea superiore al 15%, mentre il Tea dei non laureati si attesta appena sotto il 10%. Questo dato suggerisce che la scarsa percentuale di giovani con una laurea sia uno dei fattori che ostacolano la diffusione dell’imprenditorialità nel Paese. Anche il genere è un parametro di confronto significativo: in Italia, le donne avviano nuove imprese molto meno degli uomini, con un divario che raggiunge il 50%, dato quest’ultimo superiore alla media internazionale. In linea con la maggior parte delle economie avanzate, anche in Italia i tassi di attivazione imprenditoriale sono significativamente più alti per gli uomini rispetto alle donne. “Il Rapporto Gem permette di approfondire i fattori che favoriscono o che ostacolano la nascita di nuove imprese in Italia. Questo è un tema centrale per l’Universitas Mercatorum, che ha scelto di impegnarsi a fondo in questa ricerca, con l'intento di fornire un contributo scientifico e sociale significativo. La nostra Università ha infatti sostenuto integralmente l'indagine nazionale, consapevole dell'importanza di un'analisi approfondita per promuovere l'innovazione e la crescita del tessuto imprenditoriale italiano” ha dichiarato Giovanni Cannata, Rettore dell’Universitas Mercatorum. “Malgrado la ripresa degli ultimi anni, l’indagine Gem mostra un dato allarmante: l’Italia rimane fra i paesi a più bassa propensione imprenditoriale e tra quelli nei quali è più ampio il gap fra la tendenza imprenditoriale della popolazione e l’effettiva attivazione di nuove imprese”, ha commentato Alessandra Micozzi, Professoressa Ordinaria di Economia Applicata presso Universitas Mercatorum e coordinatrice del Team Gem Italia. “Un elemento particolarmente interessante, evidenziato dagli esperti, è il ritardo dell’Italia nella formazione imprenditoriale. Questo dato, dal punto di vista accademico e politico, ci invita a una riflessione profonda: è indispensabile integrare l’educazione all’imprenditorialità e per l’imprenditorialità all’interno del sistema scolastico e universitario. Proprio in questa direzione si inserisce l’iniziativa della nostra Università, che nel luglio 2024 ha attivato il Contamination Lab, un programma di alta formazione imprenditoriale aperto a studenti, dottorandi e assegnisti, la cui seconda edizione è già prevista per il 2025”. "Purtroppo, in Italia, le imprese giovanili sono state fortemente penalizzate negli ultimi dieci anni, con una significativa contrazione in tutti i settori, ad eccezione di quello dei servizi, che ha visto una crescita soprattutto nei comparti innovativi” ha sottolineato il Segretario generale di Unioncamere, Giuseppe Tripoli. “Tale tendenza riflette le difficoltà strutturali e le sfide economiche che i giovani imprenditori devono affrontare. Tuttavia, vi sono segnali positivi nelle aree più dinamiche, dove l'innovazione e la digitalizzazione offrono nuove opportunità per il rilancio e la crescita delle iniziative imprenditoriali giovanili”. “Il Gem rappresenta un vero e proprio “frame informativo” che mette a disposizione dei diversi stakeholders i dati raccolti nei diversi paesi, organizzati in forma comparabile. Il loro utilizzo e l’analisi si prestano ad approfondimenti e riflessioni di studiosi ed operatori di policy, consentendo di ottenere una conoscenza più approfondita del fenomeno dell’imprenditorialità e soprattutto delle sue determinanti: in sintesi si tratta di un importante strumento per orientare, in base alle reali necessità, le politiche nazionali e locali di sostegno e sviluppo all’imprenditoria”, commenta Gaetano Fausto Esposito, direttore Centro Studi G.Tagliacarne. L’indagine Gem conferma che in Italia servono politiche più incisive per sostenere chi vuole fare impresa. Ridurre la burocrazia e il divario di genere, migliorare la formazione e facilitare l’accesso al credito sono azioni fondamentali. Investire nella cultura imprenditoriale e nei giusti strumenti di supporto può stimolare un rilancio economico più sostenibile e inclusivo.
(Adnkronos) - “Noi non abbiamo nessuna ambizione di fare una guerra all'elettrico o ad altre soluzioni sostenibili: vogliamo semplicemente mettere in luce il principio della neutralità tecnologica cioè la possibilità di utilizzare se possibile soluzioni diverse ugualmente valide per i consumatori e per gli utenti, che devono essere messi nella condizione di scegliere caso per caso la soluzione più opportuna”. Lo ha dichiarato il presidente di Assogasliquidi-Federchimica Matteo Cimenti a margine di un evento organizzato al Parlamento europeo sulla decarbonizzazione nei consumi residenziali. “Il legislatore europeo nella passata legislatura ha scelto una strada che punta tutto sull’elettrico”, ha affermato Cimenti soffermandosi sulle sfide che pone la direttiva sulla prestazione energetica degli edifici. La legge europea, entrata in vigore nel 2024, e ribattezzata direttiva “Case green”, stabilisce una scadenza per l’eliminazione graduale delle caldaie a combustibili fossili entro il 2040. “La maggior parte degli edifici non hanno la capacità per avere una pompa di calore elettrica per motivi di spazio, di costo e di vetustà degli immobili”, ha sottolineato. “Molti edifici possono essere decarbonizzati invece attraverso delle soluzioni tecnologicamente già esistenti come sono le caldaie a condensazioni, che sono in grado da oggi di poter utilizzare anche delle percentuali crescenti di gas di origine rinnovabile”. La direttiva, ha spiegato il presidente di Assogasliquidi, “ha degli obiettivi via via crescenti in vista del divieto di installazione di caldaie a gas”. “Dobbiamo capire se sia scientificamente e concretamente: secondo lo studio che oggi abbiamo presentato non è possibile per una parte degli edifici”, ha affermato Cimenti prima di mostrare a parti interessate ed eurodeputati la relazione commissionata insieme ad Associazioni Proxigas, Assogas, Federchimica-Assogasliquidi, Assotermica e Utilitalia.