INFORMAZIONITeatro Stabile delle Marche "Fondazione le Città del Teatro" Cinema, Musica e Spettacolo Ruolo: Direttore Amministrativo Area: Top Management David Alessandroni |
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(Adnkronos) - Non esiste una rete con specialisti in grado di gestire i sintomi della sindrome di Lennox-Gastaut "Il passaggio dall'età pediatrica all'età adulta" dei pazienti con sindrome di Lennox-Gastaut (Lgs) "è uno step che definiamo 'di transizione' e che prevede il passaggio di consegne dalla cura in ambiente pediatrico a quella in ambiente adulto di pazienti molto complessi". C'è bisogno "di percorsi istituzionalizzati in cui la transizione segue un percorso che inizia nell'adolescenza, intorno ai 14-15 anni, con visite in ambulatorio in presenza del neuropsichiatra infantile, del neurologo e di altre figure professionali come lo psichiatra, il fisiatra, ma anche l'assistente sociale e lo psicologo". Si tratta di un team che accompagni "il paziente a transitare verso l'ambiente dell'adulto". Lo ha detto la neurologa Antonietta Coppola, coordinatrice Centro epilessia del Dipartimento di Neuroscienze, Scienze riproduttive ed odontostomatologiche dell'Aou Federico II di Napoli, in occasione dell'annuncio alla stampa, oggi a Milano, da Ucb, del via libera dell'Agenzia italiana del farmaco (Aifa) alla rimborsabilità di fenfluramina per il trattamento della Lgs, una grave encefalopatia dello sviluppo ed epilettica che insorge in età pediatrica e che colpisce circa un milione di persone nel mondo. La transizione all'età adulta di queste persone "non è assolutamente semplice - sottolinea la specialista - soprattutto perché non esistono percorsi strutturati che permettono questo passaggio se non in realtà aneddotiche o in centri di riferimento. Il passaggio è reso ancora più difficile dal fatto che, mentre nell'età pediatrica c'è la figura del neuropsichiatra infantile, che per formazione è in grado di curare sia le crisi epilettiche che le disabilità cognitive e le problematiche di tipo comportamentale, nell'età adulta c'è il neurologo che ha sì una formazione per curare le crisi epilettiche, le disabilità cognitive, la riabilitazione, ma quando le problematiche comportamentali sono importanti ha bisogno di un collega psichiatra che possa supportarlo". Purtroppo "non esiste una rete" che "nello stesso ambiente" metta "a disposizione lo psichiatra, il fisiatra, lo specialista dell'alimentazione - sottolinea Coppola - La possibilità di costruire la rete è demandata al neurologo stesso che, con proprie conoscenze personali, ma anche con una grande volontà, è in grado di costruire una rete di colleghi professionisti che prendano in carico il paziente con un approccio olistico che veda a 360 gradi quella che è una sindrome che", come dice la parola, "è un insieme di tanti sintomi. Dobbiamo assolutamente considerarli tutti", conclude.
(Adnkronos) - Si è tenuta ieri, presso la Sala Conferenze del Comando Generale delle Capitanerie di Porto – Guardia Costiera a Roma, una struttura del Mit che ha concesso il patrocinio all’evento, la premiazione della quarta edizione del 'Premio tesi di laurea Ingenio al femminile. Il Premio, nato su iniziativa del Consiglio nazionale degli ingegneri per promuovere l'Obiettivo 5 della Agenda ONU 2030 sulla parità di genere nell’ambito del più vasto progetto 'Ingenio al femminile', ha lo scopo di valorizzare la figura femminile nell'ambito delle professioni ingegneristiche e di offrire l’occasione alle neolaureate ingegneria di inserirsi nel mondo del lavoro con le stesse opportunità e la stessa retribuzione economica dei colleghi uomini. Il Cni si è avvalso della partnership di Cesop hr consulting company, primario player nella consulenza strategica aziendale in ambito hr sui temi dell’employer branding e fiere del lavoro. L’edizione 2024 si è articolata attraverso cinque categorie, relative ai vari settori dell’ingegneria. Alle cinque vincitrici è andato un premio di 1.500 euro. Il Premio Ingegneria Civile e Ambientale è andato a Francesca Villano (Università del Sannio) che ha realizzato una ricerca su uno strumento di previsione di due parametri riguardanti gli edifici esistenti: la domanda di energia termica e il consumo di energia primaria. Il Premio Ingegneria Industriale è andato a Maria Salvato (Università Federico II Napoli) la cui tesi aveva come obiettivo quello di validare un algoritmo capace di identificare e localizzare imbarcazioni all’interno di immagini acquisite dai satelliti Sentinel 2 del programma Copernicus. Il Premio Ingegneria dell’Informazione è andato a Elena Di Donato (Politecnico di Torino) che ha analizzato le correlazioni tra i paradigmi digitali del programma 'Industria 4.0' e tre specifici obiettivi dell’Agenda ONU 2030: lavoro dignitoso e crescita economica; imprese, innovazione e infrastrutture; consumo e produzione responsabili. Il Premio Giulia Cecchettin per l’Ingegneria Biomedica è andato a Francesca Bucchieri (Politecnico di Torino) che ha sperimentato l’ottimizzazione di un sistema di coltura cellulare finalizzato alla crescita e maturazione del tessuto nervoso, per realizzare applicazioni ingegneria tissutale volte al trapianto di tessuti nervosi. Il Premio Tesi di Dottorato, infine, è andato a Ersilia Cozzolino (Università Federico II Napoli) per un’attività di ricerca finalizzata ad ottimizzare le condizioni di processo di diverse tecnologie emergenti di stampa 3D, per renderle sempre più sostenibili. Sono state inoltre assegnate due menzioni speciali a Margherita Rizzieri (Università di Ferrara) per una tesi sul supporto a un ambiente collaborativo digitale attraverso l'implementazione di un Digital Workplace e ad Angela Braccia (Università di Pisa) per lo studio di un nuovo metodo di fabbricazione per elettrodi cuff completamente polimerici. In totale sono pervenute 201 candidature, di cui 195 ritenute valide dalla commissione dei valutatori. Piuttosto bassa l’età prevalente delle neolaureate premiate che si è attestata tra i 24 e i 26 anni. Tutte le premiate si sono laureate con 110 e lode e, in generale, tutte le candidate hanno conseguito votazioni molto elevate. Gli atenei italiani che hanno totalizzato il maggior numero di candidature sono stati l’Università Federico II di Napoli e l’Università La Sapienza di Roma. Le candidature sono arrivate da un numero molto elevato di atenei ed hanno coperto in maniera pressoché uniforme l’intero territorio nazionale. “Quella di oggi - ha detto Remo Vaudano, vice presidente vicario del Cni - è una vera e propria festa, per la freschezza delle partecipanti e per l’importanza che la componente femminile riveste per l’ingegneria italiana. Voglio citare un dato significativo. Dal 1999 ad oggi il numero di donne ingegnere iscritte al nostro Albo professionale ha fatto registrare un incremento del 29%, laddove le iscrizioni degli uomini sono sostanzialmente stazionarie. E’ il segno che in questi anni molto è cambiato e il Cni, con iniziative come queste, dimostra di saper fare la sua parte”. Ippolita Chiarolini, consigliera del Cni e responsabile del progetto 'Ingenio al femminile', nel corso del suo intervento si è soffermata, in modo particolare, sul concetto di paradigma. “Un cambio di paradigma - ha detto - significa una vera e propria rivoluzione culturale. In questo senso, promuovere la figura della donna nell’ingegneria significa diventare protagonisti del cambiamento. Il Cni tiene molto a questo premio. Ma non si ferma qui. Lavora quotidianamente per realizzare ulteriori sviluppi, a partire dalla promozione delle discipline STEM al femminile. Oggi voglio ringraziare le ragazze che hanno partecipato a questa edizione, così come il comitato scientifico, il gruppo dei valutatori, Cesop e tutte le aziende Ambassador”. “L’uomo al centro di tutti i processi innovativi - ha detto Maria Raffaella Caprioglio, presidente di Cesop hr consulting company e Umana spa - è questo il tema cardine del nuovo paradigma 5.0 che si inserisce in un momento storico di ampie transizioni, tecnologiche e ambientali, che la nostra epoca sta vivendo. Ed è proprio nel tempo delle grandi evoluzioni tecnologiche che la centralità della persona diventa ancor più fondamentale. Con le proprie competenze umane e sociali, quelle soft skill di cui l’universo femminile è particolarmente dotato e che oggi le imprese stanno cercando, soprattutto se alle soft skill si accompagnano ottime competenze tecniche, e prova ne abbiamo avuto oggi con Ingenio al femminile. Per queste donne di talento, Umana ha realizzato e dedicato appunto il Women in engineering training program, un percorso formativo per allenare queste competenze soft e accompagnare le giovani ingegnere verso il mondo del lavoro”. Tra gli interventi, moderati da Guido Razzano del Consiglio Nazionale degli Ingegneri, anche la testimonianza di Silvia Berardelli, vincitrice dell’ultima edizione del premio. Inoltre, da segnalare il saluto di Giorgio Agrifoglio (dirigente del MIT). Tra le presenze istituzionali quella di Sabrina Lia (Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti) che ha dichiarato: “Il Ministero vede con favore iniziative come queste perché vanno nella direzione dell’innovazione tecnologica. Il tema di questa edizione del vostro premio, Paradigma 5.0, per noi è di particolare interesse perché prevede la centralità del capitale umano e del cittadino con le sue esigenze”. Raffaele Spallone (dirigente del Ministero delle Imprese e del Made in Italy), infine, si è espresso così: “Il sistema industriale italiano deve fronteggiare una sfida importante sui vari fronti della transizione che impone grandi cambiamenti alle imprese. La competizione internazionale è feroce e giganti come USA e Cina stanno investendo in maniera massiccia sull’innovazione. Noi non possiamo stare a guardare. Occorre investire sul capitale umano in termini di istruzione e formazione. Tra gli elementi decisivi per la crescita del Paese c’è la consistenza della componente femminile”. Numerose le aziende Ambassador che hanno contribuito all’edizione 2024, offrendo occasioni di colloqui di lavoro e/o di stages alle partecipanti al Premio: 3TI PROGETTI, A2A, Air Liquide, Gruppo Autostrade per l'Italia, Benincà, Capgemini, Cassa Depositi e Prestiti, Diesse, DKC Europe, Fastweb, Iberdrola Spa, Impresa Pizzarotti & C., Innova SpA, Italgas, Jacobacci & Partners, KPMG, Leonardo, Lutech, Masmec, Maticmind, Minsait, Momentive, NTT DATA, OpenEconomics, Sasol, SISAL, Snam, Solesi, Thales Alenia Space, Trevi Group, Umana e Unoenergy. Il progetto ha goduto del supporto dei seguenti enti sostenitori: Sapienza Università di Roma, Tor Vergata, Università Campus Bio-Medico di Roma, Università di Brescia, Università degli Studi di Firenze, Università degli Studi di Cagliari, Università degli Studi di Padova, Università degli Studi di Trento, Università Politecnica delle Marche, DICAr - Dipartimento di Ingegneria Civile e Architettura - Università di Pavia, DII - Dipartimento Ingegneria Industriale - Università degli Studi di Padova, DTG - Dipartimento di Tecnica e Gestione dei Sistemi Industriali dell’Università di Padova, Dicea - Dipartimento di Ingegneria Civile, Edile ed Ambientale dell’Università di Padova, DEI - Dipartimento di Ingegneria dell'informazione dell’Università di Padova, Scuola di Ingegneria della Basilicata, Scuola di Ingegneria - Università degli Studi di Padova, DIArch - Dipartimento di Ingegneria e Architettura - Università di Enna Kore, Aidia - Associazione italiana donne ingegneri architetti.
(Adnkronos) - In Italia 7 famiglie su 10 (69%), pari a 17,7 milioni di nuclei familiari, consumano prodotti a base vegetale e quasi 1 famiglia su 2 (47%) acquista abitualmente questi alimenti. C'è un consenso diffuso da parte degli italiani verso ognuna delle diverse categorie merceologiche di questo comparto: oggi, infatti, ben 13 milioni di famiglie italiane (51%) consumano 'secondi vegetali', mentre 10,7 milioni (42%) acquistano 'bevande vegetali'. Più contenuto invece il numero di famiglie in cui si consumano 'alternative vegetali allo yogurt', ovvero 4,3 milioni (17%), o anche 'gelati e dessert a base vegetale', pari a 3,4 milioni (13%). È quanto emerge dall'analisi commissionata dal Gruppo Prodotti a base vegetale di Unione Italiana Food all'Istituto di ricerca NielsenIQ, dal titolo 'Prodotti a base vegetale: motivazioni di acquisto e core target', che ha indagato l'approccio al consumo degli italiani verso questi prodotti. "L'indagine conferma che i prodotti a base vegetale non sono una moda effimera, ma rappresentano una scelta consapevole del consumatore, alla quale le nostre aziende rispondono portando sulle tavole prodotti di qualità, versatili, buoni e semplici da preparare - afferma Sonia Malaspina, presidente del Gruppo Prodotti a base vegetale di Unione Italiana Food - Il mercato dei prodotti a base vegetale è cresciuto negli ultimi anni ed è destinato a svilupparsi ulteriormente per una ragione molto semplice: i prodotti a base vegetale incontrano e appagano le richieste di tanti consumatori. Del resto, cibi come le polpette di melanzane, le panelle di ceci o le bevande di mandorla, solo per citarne qualcuno, fanno parte da sempre della nostra cultura culinaria”. A tavola c'è posto per tutti e i dati emersi lo confermano: il consumo di prodotti a base vegetale, infatti, è vissuto da parte di un gran numero di nostri connazionali all'insegna di uno stile di vita alimentare vario ed equilibrato, che include anche le proteine animali: in media 2 famiglie italiane su 3 (66%) acquistano i prodotti a base vegetale 'in alternativa' a quelli a base di proteine animali. Da evidenziare, infine, come la tendenza all'acquisto di questi prodotti riguardi trasversalmente tutte le famiglie e non solo quelle dove si segue una dieta vegana o vegetariana. Dall'indagine è emerso come i prodotti a base vegetale siano apprezzati dagli italiani trasversalmente, in tutte le diverse categorie merceologiche che compongono questo comparto. A partire dai 'secondi vegetali' (come burger, affettati vegetali o sostituti dei formaggi, ecc...) che risultano la tipologia di prodotti più acquistati dai nostri connazionali. In Italia, li portano in tavola ben 13 milioni di famiglie (51% del totale) e lo fanno circa 1 volta alla settimana. Anche le 'bevande a base vegetale' rappresentano un segmento particolarmente apprezzato, con una richiesta in crescita. Oggi, nel nostro Paese, oltre 4 famiglie su 10 (42%) consumano questi prodotti e lo fanno in media 2-3 volte a settimana. Per quanto riguarda 'le alternative vegetali allo yogurt', la ricerca evidenzia come questo segmento sia consumato in totale da 4,3 milioni di famiglie (17% totale Italia), con una frequenza di più di 1,4 volte a settimana e un target un po' più femminile: 54% delle donne vs 46% degli uomini. Infine, sono 3,4 milioni le famiglie (pari al 13% di quelle italiane) che scelgono una merenda o un fine pasto a base di 'dessert e gelati vegetali'. All'interno di questo segmento, il gusto, il prezzo e la promozione sono i motivi di acquisto più importanti per chi compra questi prodotti. Le famiglie acquirenti 'non occasionali' di prodotti a base vegetale, circa 12,2 milioni, risultano più concentrate nel Nord Italia. Si tratta di persone con un'età media di circa 25-54 anni, che vivono prevalentemente in nuclei familiari medio-grandi, in cui il responsabile acquisti è in età centrale (45-50anni) e con figli dagli 11 anni in avanti. In particolare, si tratta di persone alla ricerca di cibi e bevande con garanzie di caratteristiche nutrizionali e gusto. Sono sportivi, con molteplici interessi e una buona affinità con la rete. Critici e attenti a ciò che mangiano, leggono e si informano su ciò che acquistano e sono curiosi e aperti alle novità. Gli italiani che consumano abitualmente prodotti vegetali hanno in generale una propensione ad acquisti sostenibili: più di 1 su 2 (il 56%), quando fa spesa al supermercato, cerca prodotti che rispettano l'ambiente ed etici, mentre per il 53% vale la pena spendere di più per prodotti con una maggiore impronta ecologica.