INFORMAZIONIPartito Democratico Politica e Religione Ruolo: Coordinatrice Area Comunicazione Area: Communication Management Daniela Gentile |
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(Adnkronos) - La Germania, la più grande economia dell'Unione europea, subirà "danni sostanziali" a causa dei dazi statunitensi concordate come parte dell'accordo commerciale raggiunto ieri tra Ue e Usa dopo l'incontro tra Donald Trump e Ursula von der Leyen. A lanciare l'allarme è il cancelliere tedesco Friedrich Merz, che tuttavia spiega come "non potevamo aspettarci di ottenere di più", evidenziando che gli effetti negativi dell'accordo "non saranno limitati solo alla Germania e all'Europa: vedremo gli effetti di questa politica commerciale anche in America". Critiche all'intesa erano arrivate in precedenza anche dalla Francia. "È un giorno triste quando un'alleanza di popoli liberi, riuniti per affermare i propri valori e difendere i propri interessi, decide di sottomettersi", le dure parole del primo ministro francese, François Bayrou, commentando l'accordo commerciale. Domenica scorsa il presidente degli Stati Uniti ha annunciato quindi l'imposizione di dazi del 15% su tutti i Paesi dell'Unione Europea, ma le ripercussioni derivanti dall'entrata in vigore delle tariffe, prevista per il prossimo 1° agosto, non saranno uniformi. La Germania si configura infatti come il principale esportatore di beni verso gli Stati Uniti, con un mercato di primaria importanza per i suoi settori automobilistico, siderurgico e delle macchine utensili. Nel 2024, l'export di questi beni ha raggiunto un valore di miliardi di dollari. Seguono Irlanda e Italia. La Francia, pur presentando settori strategici come quello aeronautico, agroalimentare, vinicolo e del lusso, risulta meno esposta, sebbene anche questi settori rischino una perdita di quote di mercato. "Questo accordo storico fornisce agli americani livelli senza precedenti di accesso al mercato nell'Unione europea e rafforza l'impronta economica dell'America, inclusi 750 miliardi di dollari in acquisti di energia e 600 miliardi di dollari in investimenti", si legge intanto in una dichiarazione pubblicata del Rappresentante al Commercio Usa, Jamieson Greer, in seguito al raggiungimento dell'"Accordo quadro sul commercio reciproco, equo e bilanciato" tra Ue e Usa nella giornata di ieri. Il presidente statunitense Donald Trump "ha realizzato quello che i presidenti americani hanno provato e fallito nel realizzare, assicurando un accordo tra le due più grandi economie di mercato del mondo mantenendo al contempo il popolo americano al centro dell'accordo commerciale", dichiara Greer. "Questo Quadro dimostra che l'America può mantenere i dazi per ridurre il deficit commerciale delle merci e simultaneamente sbloccare l'accesso al mercato per gli americani laboriosi i cui interessi rimangono saldamente al centro di ogni accordo fatto". "Ringrazio il commissario al Commercio europeo Maros Sefcovic per la sua cooperazione e impegno nel perseguire un commercio reciproco ed equo con gli Stati Uniti", conclude il rappresentante Usa. ''Io credo che la questione di cui bisogna parlare ora è quella del rapporto tra euro e dollaro. E' il nodo principale che dovremo affrontare perché il dollaro si è svalutato di circa il 17%, più di quanto sono i dazi al 15 per cento. Ed è lì che bisogna andare a incidere. Ecco perché sono settimane che chiedo che la Bce intervenga per affrontare questo tema. Io ritengo che si debba ridurre ancora il costo del denaro così come è stato fatto durante il Covid. Siamo al 2%, si può arrivare anche a zero. E si può pensare al quantitative easing, cioè all'acquisto da parte della Bce di titoli di Stato di diversi paesi dell'Ue in modo poi di avere più denaro in circolazione", ha poi detto il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, parlando a una conferenza stampa di Fi sul Sud. ''Questa vicenda - ha avvertito il vicepremier - è ancora più importante dei dazi. Il rapporto euro-dollaro sarà il fronte su cui dovremo impegnarci tutti se vogliamo garantire la competitività delle nostre imprese. Certo, la decisione spetta alla Bce ma non bisogna sottovalutare questo aspetto monetario. Non ne sta parlando nessuno. E' un aspetto fondamentale per garantire la competitività del sistema europeo e dell'Italia''.
(Adnkronos) - Dalla prima cabina fototessera del Paese alla quotazione in Borsa Italiana. E' un lungo viaggio, che dura da oltre 60 anni quello di Dedem, azienda nata a Roma nel 1962 e che oggi è stata quotata per la prima volta su Euronext Growth Milan, dove in fase di collocamento ha raccolto 10 milioni di euro. Il flottante al momento dell’ammissione è del 25,98% e la capitalizzazione di mercato all’Ipo è pari a 38,5 milioni di euro. Un percorso partito nel Dopoguerra da una delle prime icone del made in Italy, come spiega in un'intervista ad Adnkronos/Labitalia Alberto Rizzi, amministratore delegato di Dedem. "È da quel clic, ancora in bianco e nero, che comincia la nostra storia industriale. Una storia che attraversa oltre sessant’anni di innovazione e trasformazione, mantenendo sempre al centro l’idea di semplificare la vita delle persone attraverso soluzioni automatizzate e accessibili. Da quella prima cabina, antesignana del selfie, siamo cresciuti, accompagnando generazioni di italiani, ma anche modernizzando costantemente i nostri servizi: dalle fototessere alle tecnologie per l’identificazione personale, fino al mondo del leisure e dei servizi digitali avanzati. Dedem è parte del paesaggio urbano e industriale italiano, ed è oggi un simbolo autentico del made in Italy, capace di coniugare artigianalità, tecnologia e visione", sottolinea. E a testimoniarlo sono i numeri di oggi di Dedem: "Siamo un gruppo -spiega Rizzi- solido e in crescita, con 113 milioni di euro di ricavi al 31 dicembre 2024, 668 dipendenti e 6.050 macchine installate tra Italia ed estero, soprattutto in Spagna e Repubblica Ceca. Dal 2019, quando il fatturato era di 80 milioni, abbiamo ampliato costantemente il nostro perimetro. Oltre alla leadership nei sistemi automatizzati per l’identificazione personale, abbiamo rafforzato il nostro ruolo nel leisure, con photo booth, kiddie ride e sale giochi a marchio Youngo nei principali centri commerciali. Parallelamente, siamo entrati in settori tecnologici avanzati come l’additive manufacturing e l’ict, mantenendo sempre al centro la qualità e il servizio alle persone". E oggi la quotazione in Borsa. "La quotazione su Euronext Growth Milan è un passo strategico che abbiamo immaginato da tempo. Oggi diventa realtà, e segna l’inizio di una nuova fase. L’obiettivo è duplice: da un lato, rafforzare la visibilità della società sul mercato e aumentare la nostra credibilità verso investitori e stakeholder; dall’altro, accedere a nuove risorse finanziarie per sostenere l’ulteriore crescita, sia in Italia che all’estero. Per noi, entrare in Borsa è anche un modo per valorizzare il nostro patrimonio di competenze, di innovazione e di identità imprenditoriale. È un atto di responsabilità verso chi ci ha portato fin qui e un’opportunità concreta per proiettare Dedem nel futuro, coinvolgendo anche i nostri dipendenti, ai quali abbiamo riservato parte delle nuove azioni emesse", sottolinea. E tanti i progetti previsti per il 2025. "Sarà per noi l’anno del consolidamento post-quotazione, ma anche il trampolino per nuovi traguardi. Vogliamo rafforzare la nostra presenza nei mercati esteri, facendo dell’internazionalizzazione uno dei pilastri della nostra strategia di lungo periodo. Intendiamo anche ampliare ulteriormente l’offerta di servizi ad alto valore tecnologico, integrando soluzioni digitali avanzate nei nostri dispositivi automatizzati. Ma non meno importante, vogliamo mantenere saldo il legame con le nostre persone, continuando a investire nella formazione, nel benessere e nella partecipazione attiva dei nostri collaboratori alla vita dell’azienda. Perché Dedem è e resta una grande squadra prima ancora che una grande impresa", aggiunge ancora. Sguardo sempre proteso alle nuove tecnologie. "L’intelligenza artificiale rappresenta per noi una opportunità importante, ma va gestita con attenzione, consapevolezza e responsabilità. Il nostro approccio è concreto e mirato: lavoriamo su modelli 'narrow', altamente specializzati e addestrati internamente. Ad esempio, nel sistema Dedem X - che valuta la qualità delle foto digitali - usiamo l’AI per affiancare la Computer Vision: in caso di anomalie, l’intelligenza artificiale entra in gioco, riducendo drasticamente il carico di lavoro del call center, che interviene solo in caso di incertezza. Un altro utilizzo è Crane X, un sistema che analizza la disponibilità e la varietà dei prodotti all’interno delle vending machine tramite AI, per ottimizzare la logistica". "In parallelo, stiamo testando modelli di intelligenza artificiale generativa per l’assistenza tecnica, addestrati con dati interni. La nostra visione è chiara: integrare l’ai dove può portare efficienza, valore e semplificazione, ma sempre mantenendo l’essere umano al centro del processo decisionale", conclude.
(Adnkronos) - “Oggi presentiamo un esempio di ricerca universitaria molto avanzata e già molto vicina a una sperimentazione su strada reale. È qualcosa di potenzialmente pronto per un servizio, ma bisogna fare un grande salto. Lo deve fare l'Italia, lo deve fare l'Europa: trasformare questi bei progetti molto avanzati di ricerca e sviluppo, in progetti industriali imprenditoriali”. Così Sergio Matteo Savaresi, professore e direttore del Dipartimento di Elettronica, Informazione e Bioingegneria del Politecnico di Milano, alla presentazione del progetto ‘Sharing for Caring’, a Darfo Boario Terme (Bs). Si tratta di ‘Robo-caring’, il primo prototipo italiano di mobilità autonoma - una Fiat 500 elettrica sviluppata all’interno del Centro Nazionale per la Mobilità Sostenibile, dal Politecnico di Milano - pensato per persone anziane e con fragilità. Il progetto gode del sostegno di Fondazione Ico Falck e Fondazione Politecnico di Milano, e della collaborazione di Cisco Italia come partner tecnologico. Un'innovazione che si basa su “una tecnologia estremamente complessa che richiede tante risorse economiche - sottolinea il professore - Stiamo provando a trasformare questo bellissimo progetto di ricerca in un grosso progetto imprenditoriale per dare all'Italia e all'Europa la chance di avere questa tecnologia che oggi, di fatto ha solo la Cina e gli Stati Uniti”. Ma per cogliere questa opportunità Italia ed Europa “devono fare un salto”, si diceva. Per farlo servono grosse risorse economiche da impiegare nella trasformazione di una tecnologia estremamente complessa in un servizio disponibile ai cittadini. Ma non solo. “Serve uno sblocco normativo che rimuova la necessità di avere il safety-driver a bordo, oggi obbligatorio per fare questa sperimentazione (Decreto Ministeriale 70 del 2018 ‘Smart Road’ ndr.) - evidenzia Savaresi - Le due cose dovrebbero avvenire idealmente insieme: quando la tecnologia è stata messa completamente a punto da un'entità industriale imprenditoriale, serve lo sblocco normativo”, suggerisce. Il prototipo presentato a Darfo Boario è l'espressione di un futuro imminente. Ma viene da chiedersi: quando vedremo davvero sulle strade italiane un veicolo a guida autonoma senza safety-driver? “Perché la messa a punto industriale e lo sbocco normativo arrivino a compimento prevediamo dai 2 ai 4 anni”, stima Savaresi.