(Adnkronos) - Cosa farà davvero la Russia? Le parole ambigue del presidente Vladimir Putin sulla proposta americana di cessate il fuoco di 30 giorni e la pronta risposta di Donald Trump - che ha parlato di "una dichiarazione molto promettente, ma non completa" - sollecitano più di interrogativo tra i corridoi del Fairmont Le Manoir Richelieu, l'hotel di La Malbaie (Québec) dove è in corso il G7 dei ministri degli Esteri. I capi delle diplomazie dei Sette Grandi guardano con circospezione ai messaggi in arrivo da Mosca e intanto Europa e Stati Uniti lavorano per chiudere le falle aperte dagli strali di Trump su spese militari, Nato e dazi. L'atmosfera dei colloqui è finora positiva anche se il momento è complesso, fanno sapere fonti italiane, sottolineando come non trovi riscontro la notizia secondo cui sarebbe a rischio la dichiarazione finale della riunione sulle sponde del fiume Saint Lawrence. Normale dialettica tra le parti in un contesto - dopo il ritorno di Trump alla Casa Bianca - del tutto nuovo tra alleati, spiegano le fonti, assicurando che le parti alla fine troveranno la quadra sul comunicato finale, mentre non ci sarebbero problemi su un altro documento finale che riguarda la sicurezza marittima. Gli eventi si susseguono uno dopo l'altro, da Mosca a Washington, il contesto geopolitico è in profonda evoluzione e questo si ripercuote sulle posizioni dei ministri riuniti tra i boschi del Québec. Ma nessun gelo nelle stanze del Fairmont, malgrado fuori si trovi solo ghiaccio, intervallato da qualche incontro con i cervi del luogo, puntualizza una fonte al corrente dell'esito delle varie sessioni. E lo stesso segretario di Stato americano, Marco Rubio - che alla vigilia della riunione aveva messo in guardia sul fatto che gli Stati Uniti si opporranno a eventuali parole "antagonistiche" del G7 sulla Russia - è sembrato collaborativo con gli alleati. L'ex senatore della Florida ha informato approfonditamente gli alleati sull'esito dei colloqui a Gedda e prospettato il prosieguo dei negoziati, mentre il tema delle spese militari, tanto caro a Trump che vorrebbe uno sforzo molto più rilevante da parte dell'Europa, non è stato sollevato. Così come i dazi, un tema che sarà affrontato bilateralmente tra i ministri, ma che non è di competenza del G7 Esteri. Prima dell'inizio delle sessioni, la ministra degli Esteri canadese, Melanie Joly, ha incontrato Rubio. Un incontro apparentemente cordiale, con i giornalisti sul posto che hanno riferito di un saluto affettuoso tra i due e di una stretta di mano. I due ministri, tuttavia, non hanno rilasciato dichiarazioni. Joly, che nel suo intervento di apertura ha auspicato un sostegno del G7 all'Ucraina di fronte a quella che ha definito "l'aggressione illegale della Russia", ha spiegato di voler sollevare la questione dei dazi in "ogni singolo incontro" della riunione. Il tema sarà sollevato anche dal ministro degli Esteri, Antonio Tajani, durante il bilaterale con Rubio in programma alle 8 (le 13 in Italia). "Gli dirò soltanto che una guerra commerciale non conviene a nessuno. Sono altresì convinto che l'Italia può importare di più dagli Stati Uniti, può investire di più negli Stati Uniti e un import maggiore e maggiori investimenti italiani potrebbero essere anche uno scudo per tutelare le nostre esportazioni in quel Paese", ha dichiarato il ministro parlando con i giornalisti prima dell'inizio dei lavori. Tajani ha quindi indicato la strategia italiana davanti alla guerra commerciale alle porte, che parte dall'esplorazione di nuovi mercati potenzialmente promettenti per il nostro Paese. "Messico, Turchia, Paesi del Golfo, Giappone, India sono mercati dove noi possiamo lavorare, cercando di incrementare le nostre esportazioni, fermo restando che vogliamo continuare a esportare anche negli Stati Uniti", ha spiegato il ministro, secondo cui "è importante in questa fase non farsi prendere dal panico, ma avere delle strategie che permettono di tutelare le nostre imprese" e "quello che stiamo facendo è cercare di rassicurarle in maniera che possano continuare a dare lavoro". Nel corso del punto stampa il titolare della Farnesina - che al G7 ha portato il caso del cooperante Alberto Trentini detenuto da metà novembre scorso in Venezuela - ha risposto anche sull'Ucraina, ribadendo l'apertura a un'eventuale partecipazione italiana a una missione a guida Onu. Strada sbarrata invece nei confronti della 'Coalizione dei Volenterosi' che Emmanuel Macron e Keir Starmer stanno cercando di mettere insieme. "Noi crediamo che sia più opportuno puntare su una scelta che coinvolga le Nazioni Unite, proprio per garantire la possibilità di tutelare la pace, così come si fa in Libano, dove c'è una forza di interposizione dell'Unifil tra Libano e Israele", ha concluso. (dall'inviato Piero Spinucci)
(Adnkronos) - "Le donne possono accedere alla pensione anticipata con 41 anni e 10 mesi di contributi più una finestra di attesa di tre mesi, mentre per la pensione di vecchiaia servono 67 anni di età e 20 anni di contributi. Nel sistema contributivo, si può anticipare la pensione a 64 anni con almeno 20 anni di contributi, ma solo se l’assegno maturato supera una soglia minima. E' previsto uno sconto per le madri: l'importo soglia si riduce con uno o più figli". Così, in un'intervista all'Adnkronos/Labitalia, Anna Maria Bilato, del Collegio di presidenza dell'Inca, il patronato della Cgil, ripercorre le regole pensionistiche per le donne nel 2025. "'Opzione donna', misura sperimentale avviata nel 2004, permette alle lavoratrici - sottolinea - di ritirarsi prima accettando un assegno calcolato interamente col metodo contributivo. I requisiti nel 2025 sono: 61 anni di età (60 per le madri con un figlio, 59 con due o più figli); 35 anni di contributi; appartenenza a determinate categorie (caregivers, invalide al 74%, lavoratrici licenziate)". "Dal 2023 - sottolinea - con requisiti più stringenti, il numero di pensioni liquidate con 'Opzione donna' è crollato da 21.300 nel 2021 a 4.784 nel 2024. 'Opzione donna' non si è rivelata la soluzione al problema dell’allungamento dei requisiti pensionistici introdotti con la riforma Fornero, ma negli anni è stata una via di uscita per le donne, costrette a rinunciare a una grossa parte dell’importo di pensione maturato (perdite stimate dall’Inca mediamente pari a 400 euro netti mensili) nella maggior parte dei casi per assistere un familiare con disabilità. In altri casi, invece, proprio a causa delle grosse perdite, sono state costrette a rinunciare e a rimanere ancora al lavoro fino all’età della pensione di vecchiaia. L’Ape sociale rimane un altro strumento per anticipare la pensione (63 anni e 5 mesi con 30/36 anni di contributi), ma per molte donne raggiungere questi requisiti è difficile, data la frammentarietà dei percorsi lavorativi". ( VIDEO ) "Nel mondo del lavoro, nonostante la nostra Costituzione all'articolo 37 dica che 'La donna lavoratrice ha gli stessi diritti e, a parità di lavoro, le stesse retribuzioni che spettano al lavoratore', la realtà del 2025 racconta ancora un'Italia segnata da disuguaglianze, anche di genere. Un discorso che vale per le lavoratrici e per tutte le donne. Il divario si manifesta nell'istruzione, nel mercato del lavoro, nelle retribuzioni e nelle pensioni, anche all’interno delle famiglie, con effetti negativi sulla condizione economica e sociale delle donne". "Nell'ambito lavorativo - spiega - l'occupazione per le donne è frammentaria, discontinua e spesso con part time non sempre volontari, ma imposti, dettati dall'esigenza di avere un salario per poter portare avanti la propria vita". "Secondo il Rendiconto di genere 2024 del Consiglio di indirizzo e vigilanza dell’Inps - spiega - le donne rappresentano la maggioranza tra diplomati e laureati, ma le assunzioni femminili si fermano al 42,3%. Le pensionate superano i pensionati (7,9 milioni contro 7,3 milioni), ma ricevono assegni più bassi: nel settore privato, le pensioni di anzianità/anticipate e di invalidità sono inferiori rispettivamente del 25,5% e 32%, mentre per la vecchiaia il gap raggiunge il 44,1%. Le cause sono la discontinuità lavorativa, il lavoro part-time e i salari più bassi, con un impatto diretto sui contributi e sugli importi pensionistici". "Nel settore pubblico - chiarisce - le donne sono più presenti ma meno rappresentate nei ruoli dirigenziali. I requisiti pensionistici, ormai quasi paritari con quelli degli uomini, non compensano le disuguaglianze strutturali". "Guardando al settore del commercio - fa notare Anna Maria Bilato - la presenza femminile riporta un compenso orario di 75 euro contro i 99 euro dei colleghi maschi. Nella sanità e assistenza sociale le donne percepiscono 66 euro all'ora contro 87 euro all'ora degli uomini. Questa situazione si ripercuote su quelle forme di ammortizzatori sociali di cui le donne sono le maggiori utilizzatrici. Il 53% delle domande Naspi, infatti, sono prevalentemente femminili, ma il valore dell'indennità erogato è mediamente inferiore a quello dei maschi perché si riconduce alla retribuzione effettiva: 986 euro mensili delle donne rispetto a 1145 degli uomini". "Nella Relazione del Civ Inps - sottolinea - nei trattamenti pensionistici il numero di donne supera di lunga il numero di pensionati maschi; dal punto di vista economico nei trattamenti delle pensioni anticipate nel settore privato le donne percepiscono mediamente 1.752 euro sulle pensioni di anzianità, contro i 2.350 euro che percepiscono i maschi. Guardando le pensioni di vecchiaia l'importo delle donne è di 760 euro contro 1359 euro percepito dai maschi. Dunque, c'è tanto lavoro ancora da fare e il punto di partenza deve essere la centralità del lavoro. Dobbiamo fare in modo che le donne possano avere più opportunità occupazionali e che venga applicato ciò che dice l'articolo 37 della Costituzione".
(Adnkronos) - “Come Leonardo abbiamo scelto di rispondere a questo invito di Herambiente del Gruppo Hera perché è perfettamente coerente con la nostra strategia, che è quella di utilizzare e riutilizzare delle materie prime che hanno un grosso valore anche in termini di approvvigionamento". Queste le parole di Raffaella Luglini, chief sustainability officer di Leonardo, in occasione dell’inaugurazione a Imola di Fib3R, il primo impianto italiano per la rigenerazione dei compositi in fibra di carbonio su scala industriale, realizzato da Herambiente, controllata del Gruppo Hera e primo operatore italiano nel recupero e trattamento dei rifiuti. "Il Gruppo Hera ci ha dato la possibilità di unire i nostri scarti di lavorazione, materiali compositi in fibra di carbonio, che residuano dal processo di lavorazione di alcune aerostrutture, in materiali che possono essere riutilizzati e commercializzati per altre lavorazioni, chiudendo virtuosamente un processo circolare di produzione e di lavorazione, con dei grandi vantaggi soprattutto dal punto di vista non solo economico, ma anche dell'impatto ambientale e della possibilità di approvvigionarsi di materie prime anche critiche, perché questo processo potrà essere riutilizzato e applicato anche ad altre materie prime critiche del nostro processo come Leonardo, quali l'alluminio e il titanio”, aggiunge. Grazie agli asset di Herambiente e al know-how sviluppato nei laboratori del Gruppo Leonardo, il prezioso materiale verrà riciclato con positive ricadute in termini di sostenibilità e circolarità. “Quello che è interessante di questo progetto è che ha una grande valenza per vari settori che sono critici e rilevanti per l'economia, non solo europea ma internazionale, come il settore dell'aerospazio e difesa e sicurezza, a cui noi apparteniamo, ma oggi siamo insieme al settore automotive. Ci sono possibilità di applicazione nel senso dell'utilizzo di queste fibre rigenerate anche nel settore chimico. Quindi, in realtà la valenza è soprattutto per il Paese, perché c'è una possibilità di rafforzare la catena di approvvigionamento e ridurre la dipendenza, aumentare la resilienza, quindi ci sono dei vantaggi proprio sul Paese in generale”, conclude.