(Adnkronos) - Terza giornata di incontri nell’ambito della partecipazione dell’Italia Ospite d’Onore alla 76ª edizione della Frankfurter Buchmesse. A partire da domani la fiera libraria più grande d’Europa sarà aperta al pubblico generale e non solo agli addetti ai lavori. Un’occasione per permettere a tutti di ammirare il Padiglione Italia disegnato dallo studio Stefano Boeri Interiors, impreziosito dall’esposizione di prodotti dell’azienda Kartell e attento alla sostenibilità grazie al Pannello Ecologico del Gruppo Saviola, primo produttore al mondo di pannelli realizzati al 100% con legno riciclato e riciclabile. La Piazza di circa 2300mq, tra le colonne e le quattro file di portici, continuerà ad animarsi domani con gli incontri previsti nel programma letterario curato dall’Associazione Italiana Editori (Aie) nell’ambito dell’attività connesse alla partecipazione coordinate dal Commissario straordinario Mauro Mazza. Quattordici appuntamenti nei due palchi dell’Arena e del Caffè letterario, con nomi di spicco della letteratura e della società italiana, ma anche tedesca e svizzera. L'editoria per bambini e ragazzi inaugurerà la giornata dell’Arena con tre rappresentati del calibro di Pierdomenico Baccalario, Elisabetta Dami e Elisabetta Gnone attesi a partire dalle ore 10 nel panel “Avventure, misteri & incantesimi: la formula segreta dei bestseller per ragazzi”, affidato alla moderazione di Marlene Zöhrer. Si riprenderà alle 12 con l’atteso confronto “Ti racconto una storia” tra Alessandro Barbero e Aldo Cazzullo, moderati per l’occasione da Christoph Cornelissen. Alle 14 sarà tempo di parlare di audiolibri nel panel realizzato in collaborazione con Audible, società Amazon tra i maggiori player nella produzione e distribuzione di audio entertainment di qualità. Moderato da Loretta Cavaricci e introdotto da Juan Baixeras, Country Manager di Audible per l’Italia, "Dare voce alle storie”, questo il titolo scelto, avrà come protagoniste le voci di Valentina Mari e Paolo Cresta. Alle 15 toccherà all’“assolo” di Alessandro Baricco, pronto ad incantare il pubblico della Buchmesse con le storie e le narrazioni di “Ieri, oggi e domani. Il tempo delle parole e le parole del nostro tempo”. Nell’anno dell’Italia Ospite d’Onore non poteva mancare a Francoforte il premio letterario italiano più conosciuto: alle 16, moderati da Cristina Giordano, la vincitrice dell’ultima edizione, Donatella Di Pietrantonio, e il direttore della Fondazione Bellonci, Stefano Petrocchi, spiegheranno 'L’importanza di chiamarsi ‘Strega’'. Progresso, tecnologia ed etica saranno i temi che, a partire dalle 17, domineranno l’ultimo dibattito, “La scienza del futuro: alla ricerca dell’equilibrio perfetto tra libertà e responsabilità”, animato da Guido Barbujani e Massimo Sandal, con la conduzione di Stefan Klein. Come nei giorni precedenti, gli incontri continueranno ad essere preceduti dagli intermessi musicali di Giandomenico Anellino, Antonio Maggio, Rosy Messina, Agostino Penna e Angelica Sepe. L’Arena, però, non sarà l’unico luogo di dialogo nella Piazza disegnata dallo studio Stefano Boeri Interiors. Saranno due autrici come Cristina Caboni e Kira Shell, con il supporto di Paola Colombo, ad aprire la giornata del Caffè letterario alle 10.30 con “Profumo di fiori e di baci”. Alle 11.30 Annalena Benini e Melania Mazzucco, moderate da Karen Krüger, si interrogheranno su “Quello che le donne ci dicono. Il lato femminile nell’arte e nella letteratura”. L’internazionalità della letteratura nostrana avrà risalto alle 12.30 nell’incontro “Brooklyn, la Baviera, l’Italia: un mondo da raccontare”, condotto da Markus Messling e animato da due autrici come Claudia Durastanti e Helena Janeczek. Un angolo dedicato alla poesia dove approfondire un aspetto meno conosciuto della cultura di lingua italiana sarà previsto alle 13.30 con “Una follia bella, la massima allerta”, a cura della Fondazione svizzera per la cultura Pro Helvetia. Parteciperanno Laura Accerboni e Marko Miladinović. Marco Missiroli e Valeria Parrella, guidati da Thomas Geiger, rifletteranno sul rapporto tra genitori e figli nell’appuntamento delle 14.30 intitolato “Avere tutto e altri piccoli miracoli”. Alle 15.30, il mondo dell’illustrazione, già protagonista nella Piazza Italiana grazie alla mostra sulle “Matite giovani” organizzata da Bologna Fiere/Bologna Children's Book Fair curata da Accademia Drosselmeier, tornerà nel calendario del programma letterario con l’incontro tra Beatrice Alemagna e Olimpia Zagnoli intitolato “La grammatica della fantasia disegnata”. Modera Ursula Scheer. La traduzione sarà al centro di “More in translation”, l’evento delle 16.30 con Marco Balzano e Paolo Nori, moderati da Maike Albath. Alle 17.30 un nuovo capitolo dell’interazione tra nomi dell’editoria italiana e tedesca prenderà forma in “Poesie d’amore e umanità” con Vivian Lamarque e Asmus Trautsch. All’interno del Padiglione, un “museo” aperto ai visitatori della Buchmesse che potranno camminare tra le dieci stanze caratterizzate da una miscela di storia ed avanguardia, un altro momento letterario sarà il nuovo Reading al buio, a cura della Fondazione LIA – Libri Italiani Accessibili, che si svolgerà nella Sala Venice International University - Manuzio e la rivoluzione del libro con la partecipazione di Paolo Nori, Pierdomenico Baccalario, Marco Balzano e Clara Ori. Anche domani, inoltre, andrà avanti il calendario del programma letterario ospitato dallo Stand Collettivo Italiano, realizzato da Ice - Agenzia in collaborazione con l’Associazione Italiana Editori (Aie). La festa dell’Italia a Francoforte, però, coinvolgerà tutta la città e non solo la fiera: dopo le ovazioni delle prime due serate all’Alte Oper per l’omaggio a Giacomo Puccini dell'Orchestra della Fondazione Arena di Verona e per la “Taranta d’amore e balli italiani” del Maestro Ambrogio Sparagna, riprenderà la grande musica al teatro Oper. Alle 19.30, nell’ambito delle attività di Italia Ospite d’Onore, andrà in scena la rappresentazione dell’opera Rigoletto di Giuseppe Verdi con la regia di Hendrik Müller e la direzione di Giuseppe Mentuccia. All’interno del Padiglione rimarrà aperta al pubblico la mostra “Sotto un cielo antico. Pompei fra passato e presente" ispirata al viaggio di Johann Wolfgang von Goethe e curata dal Direttore generale Musei Massimo Osanna, Maria Luisa Catoni e Luigi Gallo. I visitatori potranno ammirare anche la mostra “Machiavelli500”, l’installazione “Treccani Cento. 1925-2025”, gli schermi e i pannelli di “Multi. Museo multimediale della lingua italiana”, l’area dedicata a “GO! 2025 Nova Gorica – Gorizia European Capital of Culture”, le immagini degli autori più famosi del secolo scorso di "Scritto in faccia. 60 scrittrici e scrittori italiani del Novecento" a cura di Alberto Saibene, allestite da Francesco Dondina, da un'idea di The Italian Literary Agency. Non mancherà la tradizionale sala dei 600 libri tradotti dal tedesco e intitolata quest’anno “Books in Italy”. All’interno del Padiglione saranno presenti, come nei giorni scorsi, gli spazi dello sponsor sostenitore Pirelli e dello sponsor tecnico Morfeo Gadget. Alla partecipazione dell’Italia come Ospite d’Onore stanno collaborando numerose istituzioni e partner, tra cui il ministero della Cultura, il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, il Ministero dell'Agricoltura, l'Ambasciata d'Italia a Berlino, Ice - Agenzia per la promozione all'estero e l'internazionalizzazione delle imprese italiane, il Centro per il libro e la lettura e l'Associazione Italiana Editori.
(Adnkronos) - Il 77% degli operai italiani, collaboratori in una tra le 15 organizzazioni d’eccellenza della manifattura tricolore, afferma di lavorare in un eccellente luogo di lavoro con una differenza di ben 25 punti percentuali rispetto alle altre aziende analizzate (52%). È uno dei dati principali che emergono dalla 3a edizione del ranking Best Workplaces for Blue Collar 2024, stilato da Great Place to Work Italia ascoltando e analizzando i pareri espressi da oltre 10mila blue collar, impiegati in 50 realtà produttive dell’industria manifatturiera italiana. Una ulteriore distinzione chiave, evidenziata nel confronto tra i Best Workplaces for Blue Collar e le altre aziende oggetto dell’analisi svolta dalla realtà leader per la cultura organizzativa, riguarda la percezione diversificata del clima lavorativo tra gli operai e gli impiegati: nelle 15 aziende in classifica, infatti, la differenza nel Trust Index, l’indice che rappresenta il valore medio delle risposte positive al questionario di clima aziendale, tra i lavoratori Blue Collar (69%) e chi lavora negli uffici (78%) è di 9 punti percentuali a favore degli impiegati, mentre nelle altre aziende la differenza di percezione ed esperienza si allarga a 12 punti di Trust Index (48% vs 60%). Da questo dato emerge chiaramente come la capacità d’includere e coinvolgere tutti, abbattendo le differenze di percezione e di status, sia un elemento vincente per le aziende che aspirano all’eccellenza: una minore differenza di trattamento tra operai e impiegati si riflette positivamente anche sul clima aziendale nel suo complesso. Ma quali sono gli altri temi chiave che caratterizzano i migliori luoghi di lavoro secondo gli operai italiani? In primis un grande orgoglio rispetto al prodotto realizzato e/o al servizio offerto alla clientela, rafforzato grazie a un coinvolgimento diretto nel processo produttivo che è in grado di alimentare un forte senso di orgoglio e appartenenza nei confronti del proprio lavoro, spesso con un’intensità pari o superiore a quella dei colleghi che operano in ufficio e che hanno un contatto meno diretto con le fasi di sviluppo e realizzazione del prodotto. Un secondo elemento che mostra un trend molto simile riguarda la capacità delle persone di provare un senso di orgoglio quando vedono cosa sono in grado di realizzare: nei contesti aziendali virtuosi della manifattura italiana, dove viene valorizzata l’eccellenza del lavoro manuale, l’88% degli operai dichiara di provare un senso di grande orgoglio professionale nel vedere realizzato, fatto e finito, il prodotto finale, con una differenza di +8 punti percentuali rispetto ai white collar (80%). Oltre al tema dell’orgoglio professionale, i blue collar delle aziende Best percepiscono in maggior misura (67%) rispetto ai colleghi delle altre aziende analizzate (41%) di aver avuto delle opportunità d’innovazione e miglioramento nell’attività lavorativa, con una differenza quindi di ben 26 punti percentuali. I dati relativi all’assegnazione degli incarichi e al coordinamento delle persone evidenziano una differenza significativa: nelle aziende Best, il 62% delle tute blu ritiene che i responsabili assegnino incarichi e coordinino il personale in modo efficace contro il 38% (+24%) delle altre aziende analizzate ma non in classifica. Questo indica che nelle aziende premiate vi è una maggiore attenzione al management operativo: una leadership efficace è fondamentale per garantire la produttività, la motivazione e un clima di lavoro positivo. Infine la piacevolezza dell’ambiente di lavoro è un elemento fondamentale per il benessere e la produttività dei collaboratori, soprattutto in contesti operai, dove le attività fisiche possono essere impegnative e richiedono un forte spirito di squadra. L’85% degli operai attivi all’interno dei Best Workplaces for Blue Collar ritiene che un collaboratore neoassunto venga fatto sentire benvenuto, con una differenza di ben 21 percentuali nel confronto con le altre organizzazioni analizzate ma non in classifica (64%). Un ambiente di lavoro piacevole non è solo legato alla sicurezza e alle condizioni fisiche, ma anche alla qualità delle relazioni umane: sentirsi accolti e rispettati dai colleghi e dai superiori rafforza la motivazione e l’impegno, migliorando l’efficienza e creando un luogo dove i lavoratori possono esprimere appieno il loro potenziale. “L’industria manifatturiera italiana, uno dei pilastri fondamentali dell’economia nazionale e simbolo di eccellenza nel mondo, si trova a dover affrontare - spiega Beniamino Bedusa, presidente di Great Place to Work Italia - sfide e pressioni esterne sempre più complesse in un contesto globale in rapida evoluzione, mettendo a dura prova la competitività delle organizzazioni italiane. Diventa fondamentale quindi, come dimostrano i dati raccolti dalla nostra ricerca su più di 10mila lavoratori della produzione, che le aziende mettano in campo energie e investimenti su aspetti culturali e di clima aziendale, riuscendo ad ascoltare, motivare, coinvolgere e valorizzare tutti i collaboratori, non solo i cosiddetti white collar, ma anche il personale operativo”. Ma quali sono le realtà dell’industria manifatturiera Made in Italy più virtuose secondo gli operai? Sul podio troviamo, al primo posto, Mondelēz International, realtà protagonista nel panorama dell’industria alimentare che opera in oltre 150 paesi nel mondo. Seguono poi AbbVie, organizzazione biofarmaceutica globale, basata sulla ricerca incentrata sul paziente e fortemente orientata all’innovazione per avere un impatto significativo sulla vita delle persone, e Johnson & Johnson, che offre prodotti e soluzioni per la salute delle persone di tutto il mondo, focalizzandosi su tutto lo spettro dell’innovazione nell’healthcare, grazie al segmento farmaceutico e a quello dei dispositivi medici. La presenza di organizzazioni del settore farmaceutico e delle biotecnologie rappresenta la grande novità dell’edizione 2024 del ranking Best Workplaces for Blue Collar con i collaboratori di queste ultime che, mediamente, godono d’inquadramenti contrattuali e condizioni di lavoro significativamente migliori. Completano il ranking: Andriani (manifattura e produzione), Ard Raccanello Spa (manifattura e produzione), Gruppo Unox (manifattura e produzione), Industrie De Nora (manifattura e produzione), Tesya Group (servizi industriali), La Marzocco International Llc (manifattura e produzione), Eli Lilly (biotecnologia e farmaceutico), Gruppo Sapio (manifattura e produzione), Mazzoleni Spa (manifattura e produzione) Vimec S.r.l. (manifattura e produzione), Endress+Hauser Sicestherm srl (manifattura e produzione) e Davines Group (manifattura e produzione).
(Adnkronos) - “La mancanza di un approccio educativo integrato, penalizza l’efficacia dei Cam”, Criteri ambientali minimi. “Abbiamo condotto una ricerca tra il 2022 e il 2023, in collaborazione con Cirfood e Milano Food Policy, che ha coinvolto tutte le regioni italiane con un numero significativo di mense nelle scuole primarie, somministrando questionari con l’aiuto dei docenti. I dati raccolti sono stati clasterizzati e il primo studio è stato pubblicato sulla rivista Food Preferences, mentre un secondo uscirà presto su Sustainability. I risultati mostrano che i Cam rappresentano un tentativo di migliorare le performance ambientali, il gradimento del cibo, le traiettorie di salute dei consumatori e la riduzione dello spreco alimentare. Tuttavia, il raggiungimento di questi obiettivi si è rivelato più complesso”. Così Michele Fino, università degli Studi di Scienze Gastronomiche di Pollenzo, intervenendo oggi al Secondo Summit della Ristorazione Collettiva, al Cirfood District di Reggio Emilia in occasione della Giornata mondiale dell’alimentazione. “I vari soggetti coinvolti nella nutrizione scolastica - spiega Fino - svolgono la loro parte, ma ciò non garantisce che il risultato finale sia ottimale. Questo approccio, che frammenta il processo, porta a risultati paradossali, come un alto spreco di cibi di qualità. Ad esempio, il pesce di alta qualità proveniente da zone Fao è scartato dal 60% dei bambini, non per motivi di gusto, ma perché non lo mangiano a casa e lo percepiscono come estraneo. Un altro punto critico è l’educazione alimentare, che risulta insufficiente. I bambini abituati a mangiare vegetariano o vegano a casa tendono ad accettare più facilmente i pasti a base di legumi e proteine alternative, mentre gli altri li rifiutano”. Dal punto di vista normativo, “i Cam presentano anche delle criticità - illustra il professore - Le prescrizioni appaiono a volte ideologiche, come nel caso dell’obbligo del 100% biologico per uova e latte. Questo crea difficoltà di approvvigionamento, soprattutto perché le filiere biologiche italiane per questi prodotti non sono sufficientemente sviluppate, portando le imprese a rivolgersi a fornitori esteri. Inoltre, alcuni criteri sembrano avere un effetto ‘taumaturgico’ del biologico, come il requisito del 10% di carne suina biologica, che non influisce significativamente sul risultato finale. C’è poi la questione della varietà dei prodotti biologici: mentre la produzione di frutta biologica è significativa in Italia, quella di cereali è molto ridotta. L’imposizione del 50% di prodotti biologici in peso per frutta, legumi e cereali non riflette accuratamente la realtà”. Oltre alla scelta di prodotti biologici, “è previsto l’utilizzo di prodotti locali o provenienti da Sqnp, un criterio di sostenibilità valutabile secondo uno schema approvato dal ministro dell’Ambiente - chiarisce Fino - Alcune decisioni del legislatore risultano però discutibili. Ad esempio, è stato prescritto che una quota di salumi e formaggi debba essere biologica, o in alternativa Dop o Igp, che non necessariamente garantiscono un valore nutrizionale superiore. Ancora più sorprendente è l’inclusione dei salumi nei Cam per la ristorazione scolastica, nonostante non vi sia alcuna linea guida che raccomandi il consumo di salumi per i bambini. Questo solleva dubbi, poiché carni rosse lavorate non dovrebbero essere un criterio di assegnazione per le mense scolastiche, indipendentemente dal fatto che siano biologiche, Dop, Igp o di montagna”. Inoltre, “durante un incontro con un senior policy advisor dell’Efsa, l’Autorità europea perla sicurezza alimentare - precisa l’esperto - è emerso un punto interessante: se alcolici e salumi fossero oggi presentati all’Efsa come novel food, sarebbero probabilmente bocciati a causa della mancanza di dati sufficienti sulla sicurezza alimentare. Questo evidenzia la necessità di una ristrutturazione logica e complessiva dei Cam, con un ripensamento su alcune prescrizioni. Un altro tema importante riguarda la valutazione scientifica del concetto di ‘residuo zero’ rispetto al biologico. Il 74% della frutta italiana è già prodotta a residuo zero, mentre solo il 30% è biologica. Questo significa che esiste un margine significativo di produzione non biologica, ma a residuo zero che potrebbe essere considerato per migliorare gli standard senza creare eccessive barriere all’ingresso”. Infine, “è fondamentale concentrarsi sui risultati di sicurezza garantita, anziché imporre rigidamente criteri di processo - conclude Fino - Occorrerebbe un sistema che privilegia i risultati concreti in termini di sicurezza alimentare e qualità, piuttosto che attenersi rigidamente a criteri processuali che, attualmente, dominano la disciplina dei Cam”.