(Adnkronos) - L’industria aerospaziale rappresenta una delle principali leve di sviluppo per la Campania, offrendo nuove opportunità di crescita economica e occupazionale. Grazie alla presenza di aziende di rilievo internazionale e centri di ricerca all’avanguardia, la regione si conferma un polo strategico per l’innovazione tecnologica e la formazione di alto livello. “Cerchiamo giovani ingegneri con una forte passione per la progettazione e, naturalmente, un amore per lo spazio” ha sottolineato Linda Langella, head of talent and development di Avio, a margine dell’evento Muoversi nelle professioni e sul territorio, promosso dalla Luiss a Napoli e dedicato alle lauree magistrali dell’Ateneo. Le università campane, in collaborazione con il settore industriale, stanno sviluppando percorsi accademici sempre più orientati alle esigenze del mercato, formando professionisti specializzati in progettazione aeronautica, ingegneria dei materiali, sistemi di propulsione e gestione delle infrastrutture spaziali. L’obiettivo è creare un ponte diretto tra formazione e mondo del lavoro, riducendo la fuga di talenti e valorizzando le competenze locali. “Ci sono grandi opportunità di carriera in questo settore. Abbiamo numerosi accordi con le Università per attrarre i migliori talenti all’interno della nostra azienda, ma anche per offrire orientamento agli studenti, aiutandoli ad acquisire sia competenze tecniche sia competenze trasversali, fondamentali per lavorare in un ambito come il nostro” ha spiegato Langella. Con l’espansione del settore, che include lo sviluppo di velivoli di nuova generazione, satelliti e tecnologie per l’esplorazione spaziale, la Campania si conferma un punto di riferimento per giovani laureati e professionisti desiderosi di costruire una carriera in un settore in continua evoluzione. Una sfida che Università come la Luiss stanno raccogliendo, preparando le nuove generazioni a essere protagoniste del futuro dell’aerospazio. “Con la Luiss abbiamo un rapporto ormai consolidato, soprattutto per la formazione in ambito giuridico e manageriale. Le competenze trasversali che sviluppiamo con loro sono essenziali per la creazione del nostro staff” ha concluso Langella.
(Adnkronos) - Garantire condizioni contrattuali adeguate a tutelare il potere di acquisto e il benessere dei lavoratori e a creare, al contempo, un contesto favorevole alla crescita e allo sviluppo delle imprese. E' quanto confermano con il loro impegno le Confederazioni Cifa e Confsal che - dopo aver recentemente siglato l’accordo economico integrativo del contratto collettivo nazionale di lavoro intersettoriale per le imprese dei settori terziario, commercio, distribuzione, servizi, turismo e pubblici esercizi - hanno formalizzato proprio nei giorni scorsi anche il rinnovo della parte economica del ccnl Ict, settore chiave per la digitalizzazione e la crescita economica del Paese. Oltre ad aver introdotto due nuovi livelli di inquadramento nella classificazione del personale, ampliandoli da cinque a sette, per meglio rispondere alle esigenze di un mercato del lavoro in costante trasformazione, l’accordo prevede significativi incrementi salariali a partire da quest’anno, in media pari all’8%. In particolare, per i lavoratori inquadrati al terzo livello, l’incremento è di 160 euro, che equivale a circa il 9%. Questa misura risponde alla necessità di adeguare le retribuzioni al livello di qualificazione richiesto, specialmente in un settore come l’Ict, in cui l’innovazione tecnologica e la digitalizzazione impongono competenze sempre più avanzate e strategiche per la crescita delle imprese e dell’economia nel suo complesso. Ma il percorso di Cifa e Confsal va oltre. Le delegazioni, infatti, hanno definito gli aggiornamenti complessivi del ccnl Ict, introducendo importanti istituti innovativi al fine di valorizzare ancora di più la persona del lavoratore e il benessere aziendale. Fra questi una maggiore attenzione alla formazione continua per garantire ai lavoratori competenze aggiornate e spendibili in un mercato in continua evoluzione; nuovi strumenti di welfare aziendale per migliorare la qualità della vita lavorativa e incentivare la produttività; maggiore flessibilità contrattuale per rispondere meglio alle esigenze di imprese e lavoratori, favorendo un modello organizzativo più moderno e sostenibile, e inoltre misure rafforzate a tutela della salute e della sicurezza dei lavoratori sui luoghi di lavoro. “Crediamo fermamente - ha affermato Angelo Raffaele Margiotta, segretario generale Confsal - che la contrattazione collettiva rappresenti uno strumento strategico per trasformare l’azione sindacale in misure concrete, capaci di garantire ai lavoratori tutele adeguate, condizioni eque e reali opportunità di crescita e sicurezza professionale il nostro impegno è volto alla definizione di politiche retributive e normative efficaci, che non solo tutelino la dignità del lavoro, ma che al contempo favoriscano la competitività aziendale, creando un equilibrio virtuoso tra sviluppo, incremento occupazionale e benessere dei lavoratori”. “Prosegue il nostro cammino - ha aggiunto il presidente di Cifa Italia Andrea Cafà - sulla strada dell'innovazione e della modernizzazione delle relazioni industriali, che può aiutare le imprese a transitare verso una dimensione più digitale e sostenibile la nostra attività nell’ambito della contrattazione collettiva è in costante evoluzione e ciò al fine di aggiornare e adeguare i contratti collettivi ai nuovi lavori e ai nuovi bisogni che emergono nelle relazioni fra lavoratore e impresa. Da un lato, puntiamo ad accrescere le competenze professionali e dall’altro la competitività aziendale. Insieme ce la faremo”. L’innovazione e la centralità della persona rappresentano per Cifa e Confsal le basi fondamentali di un modello di contrattazione collettiva di qualità, capace di rispondere alle sfide del mercato del lavoro con soluzioni concrete e sostenibili. Attraverso un approccio moderno e dinamico, la contrattazione si evolve per creare un sistema più equo, inclusivo e competitivo, in cui lo sviluppo delle imprese e la qualità di vita dei lavoratori si rafforzano reciprocamente.
(Adnkronos) - Findus, azienda attiva nel settore dei surgelati e parte del Gruppo Nomad Foods, annuncia il raggiungimento di un traguardo storico: il 100% dei suoi prodotti ittici proviene da pesca sostenibile certificata Msc (Marine Stewardship Council) e acquacoltura responsabile certificata Asc (Aquaculture Stewardship Council). Questo obiettivo, annunciato nel marzo del 2017, segna non solo il compimento di un percorso, ma anche l’inizio di un nuovo capitolo, consolidando il ruolo di Findus come leader del mercato del surgelato ittico, con circa 20mila tonnellate di prodotto, che equivale al 20% del comparto, per un valore totale di 290 milioni di euro. “Siamo estremamente soddisfatti di questo importante risultato, frutto di un notevole impegno organizzativo ed economico. L’approvvigionamento di volumi importanti, come quelli sviluppati da Findus, l’ampiezza e la varietà del nostro portafoglio di prodotti ittici, che vanta oltre 20 diverse specie, ha richiesto un impegno significativo volto a coinvolgere, informare ed ingaggiare tutta la filiera, dai gruppi di pescatori alla lavorazione del pesce, dal confezionamento fino all’arrivo dei prodotti negli scaffali della Gdo. La salvaguardia della biodiversità marina è uno standard da perseguire collettivamente per tutelare i nostri mari e garantire una fonte di nutrimento sostenibile per le future generazioni - ha dichiarato Renato Roca, Country Manager di Findus Italia - Come leader di mercato, siamo consapevoli della nostra responsabilità e siamo orgogliosi di aver ispirato l’intero settore, raggiungendo l’obiettivo fissato nel 2017 e promuovendo costantemente un modello di sostenibilità condivisa. Questo non è un punto d’arrivo, ma una tappa che ci spinge a proseguire nel nostro impegno. Produrre cibo impattando meno sull’ambiente e tutelando le risorse naturali è la nostra sfida: ci impegniamo per un progresso costante e responsabile, affinché la sostenibilità diventi sempre più un valore condiviso da tutto il settore e dai consumatori”. Un comparto, quello dell’ittico surgelato, che ha avuto un buon andamento: secondo Iias nel 2024 sono state consumate 95.955 tonnellate di pesce surgelato, con una crescita del 3,9% rispetto al 2023. Findus è la prima azienda leader di settore 100% certificata Msc e Asc. A dimostrazione dell’impatto concreto della scelta di Findus sul mercato di riferimento - fa notare l'azienda - il volume totale dei prodotti ittici certificati Msc in Italia è più che triplicato da quando l’azienda ha ottenuto la certificazione Msc, registrando una crescita del 170% tra il 2017/2018 e il 2023/2024. Se si considera in particolare la categoria dei surgelati, l’influenza sul mercato della certificazione di Findus è stata altrettanto rilevante: in questo segmento, il volume di prodotti ittici certificati Msc è più che raddoppiato, con una crescita del 92% nello stesso periodo. A partire dalla prossima settimana, tutti i prodotti delle gamme Findus - oltre 60 referenze - porteranno quindi il marchio blu di pesca sostenibile Msc e quello verde di acquacoltura responsabile Asc. La pesca sostenibile e certificata Msc deve soddisfare il rigoroso Standard di Marine Stewardship Council, la più importante organizzazione al mondo in tema di pesca sostenibile, che si fonda su tre princìpi: la pesca deve lasciare in mare abbastanza pesci per permettere loro di riprodursi, affinché l’attività possa proseguire nel tempo; deve essere effettuata in modo da minimizzare il suo impatto sull’ecosistema, consentendo alla flora e alla fauna marina di prosperare; deve essere gestita in modo da potersi adattare alle mutevoli condizioni ambientali, nel rispetto delle leggi vigenti. Per quanto riguarda invece il marchio verde Asc, esso garantisce al consumatore che il prodotto ittico provenga da un allevamento certificato secondo lo Standard di Aquaculture Stewardship Council (Asc), un'organizzazione internazionale indipendente senza scopo di lucro che stabilisce requisiti rigorosi per l'acquacoltura responsabile, spronando i produttori ittici a minimizzarne l'impatto ambientale e sociale. I requisiti ambientali prevedono che l’allevamento minimizzi il suo impatto sugli ecosistemi locali, che tutti i mangimi per pesci siano completamente tracciabili e che i parametri dell'acqua, come i livelli di fosforo e ossigeno, siano misurati regolarmente per rimanere entro i limiti stabiliti. I requisiti sociali comprendono invece la tutela dei diritti dei lavoratori e il rispetto delle comunità locali. Infine, i requisiti di benessere animale, assicurano che gli animali siano trattati con il massimo rispetto lungo tutto il loro ciclo di vita.