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(Adnkronos) - Più ballad e meno cassa dritta, più sentimenti e meno attualità, anche se non mancano i tormentoni e qualche incursione anche ironica nel sociale. Le canzoni del Festival di Sanremo 2025, ascoltate oggi in anteprima da giornalisti e critici accreditati al festival, esplorano tematiche più riflessive e intime, quasi come se il momento storico invitasse a rifugiarsi negli affetti di fronte alla durezza della realtà. Gli artisti si sono concentrati su analisi profonde dei legami umani: l'amore, la vita, l'identità, le relazioni e i conflitti generazionali sembrano dominare i testi. Sorprendono anche le performance di Tony Effe e Fedez, tra i più attesi del festival. Chi si aspettava un Tony Effe provocatorio e strafottente, troverà nel suo brano un mix popolare che ricorda Mannarino e Califano (che cita anche nel testo). Accompagnato dalla chitarra classica, il rapper canta quello che assomiglia moltissimo a uno stornello romano (con un pizzico di autotune): “Damme ‘na mano che c’ho ner core solo una donna e na’ canzone", dice Tony che non fa mancare un omaggio alla sua città: "Per le strade di Roma e non fare la stupida stasera". Il brano vede la collaborazione di Davide Petrella, che ha contribuito a diversi pezzi in questa edizione del festival. Fedez, con il brano "Battito", tocca il delicato tema della depressione. In una fusione di pop e elettro rap, il brano si presenta come un grido di liberazione ("prenditi sogni pure i miei soldi basta che resti lontana da me"), ma anche "tu mi fotti, respiri corti", esplorando le profondità emotive e personali dell'artista con versi che sembrano risentire della fine dell'epopea dei Ferragnez. Tra tanta melodia, non manca però qualche squarcio sull'attualità e sulla denuncia sociale, come nei brani di Willie Peyote e Rocco Hunt. Peyote, nel suo brano "Grazie ma non grazie", utilizza l’ironia per unire il rap a sonorità tipiche degli anni '80, in un pezzo che ricorda lo stile scanzonato di "Ma che idea" di Pino D'Angiò. In un mondo che si muove velocemente e spesso ci sommerge di opinioni non sollecitate, meme e tormentoni, Peyote rivendica la libertà di poter dire "Grazie ma no grazie" anche di fronte a situazioni banali come "una rimpatriata tipo una cena di classe". Cita i Jalisse e non manca di introdurre una parolaccia per enfatizzare il suo disagio ("Questa gente non fa un cazzo, li mantengo li mantengo tutti io con le mie tasse"). Il brano di Hunt unisce urban e melodia, lingua italiana e napoletana, mescolando denuncia sociale ("dove ancora si muore per niente a vent’anni/ sta guerra adda fernì") e una forte nostalgia per la vita di quartiere ("E mo’ riportami dove overamente song je ‘o café dinto ‘ canzoni") combinando tematiche impegnative con una melodia attraente. Il dialetto è presente anche nel brano di Serena Brancale ‘Anema e core’ che porta una ventata di allegria, un clima festoso che ricorda il carnevale. La canzone si caratterizza per un ritmo latino che invita alla danza ("perché metti questa casa dritta? Io con te vorrei ballare salsa"), promettendo di far ballare l'intero Teatro Ariston. Ma la categoria dei tormentoni è ancora una volta dominata dai The Kolors, che con ‘Tu con chi fai l’amore’ (“e perché sale come un ascensore quando vengo da te”) si candidano ad accompagnare l’arrivo dell’estate. Nel brano insieme alla cassa dritta e al sound inconfondibile della band che richiama gli anni '80, si riconosce lo stile di Calcutta che firma il testo e musica insieme a Davide Petrella e Stash. I Coma_Cose lanciano una critica pungente al mondo dei social Ritornello ‘catchy’ anche per i Coma-Cose con ‘Cuoricini’. Un pezzo dance pop che cattura l'orecchio al primo ascolto, ma al di sotto della superficie vivace e ritmata si nasconde una critica pungente ad un mondo che interagisce solo attraverso social media ed emoticon: “Che dovrei dire io che ti parlavo e tu nemmeno ti mettevi ad ascoltare. Tu mettevi solo cuoricini, cuoricini". Melodico e accorato anche Achille Lauro con ‘Incoscienti giovani’, una ballata romantica e nostalgica che ricorda il suo precedente successo 'Amore disperato'. Con versi appassionati come "Se non ti amo fallo tu per me/ ti cercherò in un vecchio film", la canzone promette di toccare il cuore degli ascoltatori. Noemi in ‘Se t’innamori muori’ (brano firmato tra gli atri anche da Mahmood e Blanco) canta l’amore tormentato (perché “non è facile, lasciarsi perdere, serenamente”) dove la sua voce si fonde con l'accompagnamento melodico del piano. Rose Villain 'Fuorilegge' con un sound che si autoplagia Note più pop urban per l’amore cantato da Rose Villain in ‘Fuorilegge’, che omaggia anche Mia Martini (“Io rido del nostro destino avverso ascolto Almeno tu nell’universo”). “Se pensarti fosse un crimine, stanotte io sarei fuorilegge”, canta l’artista in un pezzo che al livello sonoro si muove nel solco del suo successo sanremese dell'anno scorso, ‘Click boom’. Irama in ‘Lentamente’ (brano firmato dallo stesso artista insieme a Blanco) punta sulla performance emotiva e intensa, in pieno stile sanremese, per raccontare un amore che è arrivato al capolinea (“lentamente si sta spegnendo ogni fottuto sentimento”). Il tema doloroso di un amore ormai concluso è al centro anche del brano di Elodie con ‘Dimenticarsi alle 7’ (“Che strano effetto fa mandare giù la verità”). La canzone presenta una fusione di stili, con un'introduzione che richiama il timbro classico di Mina. Lo stile della tigre di Cremona riecheggia anche nel brano di Joan Thiele in ‘Eco’: un brano dedicato al fratello che invita a superare le difficoltà anche perché “la paura non ha età”. Il brano, con le sue reminiscenze degli anni '60 e la qualità cinematografica dei suoi arrangiamenti, è destinato a catturare l'attenzione di registi, pronto per diventare colonna sonora. D’altronde Thiele ha già ottenuto un David di Donatello per la Miglior Canzone Originale insieme a Elodie, grazie al brano 'Proiettili' nel film "Ti mangio il cuore". Le strofe romantiche dominano anche i brani di Giorgia, Francesca Michielin, Gabbani e Modà. In ‘Solo tu sei la cura per me’ Giorgia è nella sua comfort zone e, con la sua capacità di bilanciare potenza e delicatezza nell’esecuzione, riflette sul tema universale di ricerca e speranza nell'amore: “Spengo la paura di rimanere sola". Francesca Michielin, esplora le complessità della separazione nel suo brano ‘Fango in paradiso’. La canzone immerge l'ascoltatore in riflessioni profonde e a volte amare sulla fine di una relazione: "Chissà con chi avrai un figlio, che uno dei due sarebbe stato da schifo". Francesco Gabbani in ‘Viva la vita’ si distacca dalla ritmata "Occidentalis Karma".Il brano è un inno alla vita, che l'artista invita ad apprezzare per quello che è, perché in fondo "è solo un attimo, un lungo attimo" e "è solo un battito, un lungo battito". I Modà con ‘Non ti dimentico’ si concentrano sulla fine di un amore e della forza che serve per rialzarsi: “È l’ora del coraggio forse è vero che siamo fatti tutti e due per qualcun altro/ Ma io non ti dimentico”. Amore, nostalgia e illusione per le sonorità pop, urban e dance di Clara con ‘Febbre’ (“Ti sei preso una parte di me/ quella ancora più in fondo dell’anima”), Gaia con ‘Chiamo io chiami tu’ (“Chi è il primo che cede stasera?”) e Sarah Toscano con ‘Amarcord’ (“Anche se ti scorderò in un club, il sabato è tutto così Amarcord”). L’hip hop è ben rappresentato con Rkomi e ‘Il ritmo delle cose’ (“Il ritmo che ci muove ci corre nella gola e ci spezza le parole”) mentre per l’elettrorap, oltre a Fedez, ci sono Emis Killa con i suoi ‘Demoni’ (“Non esiste un piano b”) e Bresh con ‘La tana del granchio’: una lettera alla mamma sulle aspettative genitoriali (“Dall’espressione hai qualcosa da dire per me/ me lo sento non mi dai due lire”). Il rapporto genitori figli è al centro anche di due dei brani dei cantautori puri presenti al festival: Brunori Sas e Simone Cristicchi. L'artista calabrese in 'L'albero delle noci' propone una lettera amorevole e sincera sulla tentazione di proteggere eccessivamente i figli ("Vorrei cantare senza mentire, per paura di farti soffrire"), dedicata a sua figlia Fiammetta che cita anche nel testo ("splende una piccola fiamma"). Cristicchi in 'Quando sarai piccola' dedica una struggente poesia alla madre alle prese con le ingiurie degli anni ("e ancora un altro giorno insieme a te per restituirti tutto il bene che mi hai dato", "ti ripeterò il tuo nome mille volte fino a quando lo ricorderai"). Una piccola perla cantautorale è anche ‘Volevo essere un duro’ di Lucio Corsi che dedica i suoi versi ad accogliere la propria natura (“Perché in fondo è inutile fuggire dalle tue paure”) e accettare quello che siamo (“Non sono altro che Lucio”). E poi c’è l’energia di Olly: il giovane cantautore genovese con ‘Balorda nostalgia’ si arrende alla malinconia e al rimpianto per i giorni felice che furono (“Tornare a quando ci bastava ridere, piangere, fare l’amore”), con l'impeto di un inno adatto ad essere cantato a squarciagola nei concerti. Rap old school per il debutto in gara di Shablo feat. Guè, Joshua e Tormento: una “street song” (“Qui la gente muore e vive senza soldi e alternative”), che mescola barre ed influenze blues. Per gli over, come noto, sono in campo Marcella Bella e Massimo Ranieri. Lei con ‘Pelle diamante’, si dedica un auto empowerment ("La mia più grande fan sono io…”) che inevitabilmente ricorda l'operazione di 'Pazza di me' che ha portato tanta fortuna al festival dell'anno scorso a Loredana Bertè. Ranieri con ‘Tra le mani un cuore’, firmato a quattro mani da Tiziano Ferro, Nek, Giulia Anania e Marta Venturini, s'impone con la sua vocalità e un messaggio di speranza nei momenti buoi (“Io ti proteggerò da quel che è stato e troverai la pace dopo quello che hai passato"). Insomma, Sanremo 2025 suona con il cuore. (di Loredana Errico)
(Adnkronos) - C’è chi lancia la bottiglia take away, chi promuove pernottamenti e nuove esperienze in cantina, chi chiede più taxi o una mobilità alternativa. E tutti invitano a un consumo responsabile, senza rinunciare al piacere di un calice, insomma a bere meno ma bere meglio. Di sicuro, i produttori di vino italiani non si sono fatti trovare impreparati di fronte al nuovo Codice della Strada, che introduce un inasprimento delle sanzioni per i guidatori che superano il tasso alcolemico previsto dalla legge, pur mantenendo invariati i parametri legali. E che potrebbe scoraggiare i consumatori facendoli desistere al cospetto di un buon bicchiere al ristorante. In effetti, qualcuno ha già cominciato a registrare un calo nei consumi fuori casa e a lanciare l’allarme sul danno economico che ne deriverebbe per una delle più importanti filiere del made in Italy. Ma a preoccupare i produttori non sono tanto i numeri in questo momento, quanto gli inutili allarmismi e i messaggi non corretti sulle nuove norme. Così le organizzazioni di categoria e i Consorzi di tutela, da Nord a Sud, ribadiscono il loro impegno in prima fila per il consumo responsabile e sono pronti a fare la loro parte. “E’ evidente che tutto questo rientra tra le varie cause che stanno determinando un progressivo calo dei consumi. Detto ciò, noi siamo da sempre favorevoli a un concetto di bere votato alla consapevolezza, alla moderazione e alla prudenza. I protagonisti del nostro settore dovranno lavorare insieme alla creazione di nuove forme di collaborazione con i soggetti pubblici e privati che si occupano di trasporti, al fine di garantire ai consumatori, dopo una cena al ristorante o una visita in cantina, forme alternative di mobilità”, dichiara ad Adnkronos/Labitalia Giangiacomo Gallarati Scotti Bonaldi, presidente di Federdoc, la Confederazione nazionale dei Consorzi volontari per la Tutela delle Denominazioni dei vini italiani. Un’iniziativa innovativa è stata appena lanciata da Assoenologi, con il progetto ‘Portami a casa’, rivolto sia ai produttori sia ai ristoratori e a tutti i gestori di locali dove si consuma vino. L’obiettivo è salvaguardare la tradizione e il piacere di bere a tavola, garantendo al contempo la massima sicurezza per tutti. Una soluzione semplice e pratica: quando la bottiglia di vino ordinata non viene consumata interamente, il cliente può portarla a casa. Con tanto di shopper personalizzate fornite direttamente dai produttori ai gestori dei locali, che permettono al cliente di trasportare la bottiglia in sicurezza e legalità. “Questa iniziativa vuole incentivare il consumo moderato e consapevole di vino, senza privare i consumatori del piacere di accompagnare i pasti con un buon calice. Allo stesso tempo, ci impegniamo a promuovere una maggiore sicurezza stradale e a ridurre i rischi legati all’abuso di alcol alla guida. L’iniziativa rappresenta anche un’opportunità per i produttori di rafforzare il legame con i consumatori, offrendo un servizio aggiuntivo che valorizza il marchio”, spiega il presidente nazionale di Assoenologi, Riccardo Cotarella. "Allo stesso tempo, i ristoratori e i vari gestori di locali possono contribuire attivamente alla sicurezza stradale, migliorando l’esperienza complessiva del cliente”, aggiunge Cotarella, che mette in guardia anche contro l’allarmismo: “Se la sicurezza alla guida è prioritaria, dobbiamo porre la massima attenzione anche ai mercati del vino. Ne va della sopravvivenza di migliaia di produttori e di un indotto economico che non possiamo permetterci di perdere. L'iniziativa di Assoenologi può essere una prima risposta, ma ancora più importante è veicolare la giusta comunicazione”. Ed è proprio questo il sentiment che aleggia tra i Consorzi di tutela, interpellati da Adnkronos/Labitalia da Nord a Sud del paese. Dal Piemonte, il presidente del Consorzio Barbera d'Asti e Vini del Monferrato, Vitaliano Maccario, afferma: “Siamo ben coscienti che le nuove normative abbiano portato a un inasprimento delle sanzioni economiche, ma credo che sia importante cogliere questa occasione per promuovere un messaggio positivo e responsabile. Come produttori di vino, siamo i primi a voler garantire che il piacere di un buon calice sia sempre accompagnato dalla sicurezza. Oggi più che mai, credo che anche i ristoratori e i locali possano giocare un ruolo chiave offrendo ai propri clienti un servizio aggiuntivo, come una rubrica di contatti per taxisti o autisti, per aiutare chi ha bisogno di un rientro a casa in totale sicurezza. Allo stesso modo, invitiamo i gruppi di amici a organizzarsi in modo che almeno una persona della compagnia si astenga dal bere per poter portare a casa tutti in sicurezza. Il vino è cultura, convivialità e piacere. È fondamentale che questi valori si sposino sempre con la responsabilità e il rispetto per gli altri, sia sulle strade che nelle nostre comunità. Con un po’ di collaborazione e sensibilità, possiamo vivere questa esperienza in modo sicuro e consapevole”. Quanto al rischio di un calo nei consumi, per Maccario, “è vero che alcune normative più rigide possono avere un impatto iniziale, soprattutto nei contesti di ristorazione e locali serali; tuttavia, non credo che si tratti di un calo significativo o duraturo, quanto piuttosto di un cambiamento nelle abitudini di consumo”. “Quello che stiamo osservando - prosegue - è una maggiore attenzione da parte dei consumatori, che scelgono di bere meno, ma meglio, dando valore alla qualità e all’esperienza. Questo è un segnale positivo: significa che il vino è sempre più apprezzato come elemento di convivialità e cultura, non come semplice abitudine. Inoltre, sta emergendo una crescente consapevolezza sulla responsabilità. Questo, unito alla possibilità di organizzarsi con servizi di trasporto o con un ‘designated driver’ all’interno dei gruppi di amici, ci permette di continuare a godere del vino in modo sicuro e consapevole. Credo che il settore possa adattarsi a queste nuove dinamiche con creatività e attenzione ai clienti”. Da parte sua, Giancarlo Guidolin, presidente del Consorzio Prosecco Doc, sottolinea che “come Consorzio siamo da tempo impegnati nel sostenere le campagne di ‘Wine in Moderation’, di cui siamo anche National Coordinators in Italia, e di sicuro il tema del consumo di vino per chi guida è un argomento sensibile”. “Allo stesso tempo, però, crediamo che vada affrontato da un punto di vista culturale - puntualizza - e non criminalizzando il consumo tout court. La comunicazione sul provvedimento di inasprimento delle pene per chi guida con un tasso alcolemico superiore a quello previsto dalla normativa è risultata ingannevole, facendo credere che fossero cambiati anche i limiti, rischiando di costituire un ulteriore attacco diretto e indiscriminato al mondo del vino. Noi siamo contro l’abuso, ma dobbiamo continuare a difendere e rimarcare la differenza tra consumo e abuso”. Un secco no all’allarmismo si leva anche dalla Toscana. “La sicurezza, prima di tutto, ma non si inizi una caccia alle streghe”, avverte Andrea Rossi, presidente del Consorzio del Vino Nobile di Montepulciano, che riporta anche i primi dati sui consumi: “Da alcune rilevazioni del Consorzio su esercizi pubblici del territorio, in pochi giorni si è registrato un calo di consumo di vino pari a circa il 20%. Se questa tendenza iniziale divenisse un trend consolidato, è evidente che rappresenterebbe un duro colpo per un sistema economico fortemente basato sull’enoturismo e sulla ristorazione. Siamo d’accordo sul fatto che la sicurezza venga al primo posto. Tuttavia, vorremmo evitare che si crei allarmismo intorno a una situazione che, in sé, non rappresenta un problema reale. Ribadiamo il concetto che per primi, come Consorzio, abbiamo sempre praticato una comunicazione verso il consumo consapevole del vino; tuttavia, occorre fare attenzione a non demonizzare il consumo del vino di qualità, come nel nostro caso, elemento che, lo dicono i numeri dei numerosi rapporti sul turismo enogastronomico, aiuta un interno segmento dell’economia e della socialità del territorio. Siamo d’accordissimo anche sul fatto che l’abuso di alcol sia da combattere, ma sbagliato legare questo al consumo corretto di vino”. Sulla stessa lunghezza d’onda Francesco Mazzei, presidente del Consorzio di Tutela Vini della Maremma Toscana: "Direi che in questa prima fase c’è un po’ di allarmismo da parte degli esercenti a fronte di un calo dei consumi, ma si stanno anche adottando nuove pratiche, tipo il take away della bottiglia da finire a casa, la messa a disposizione di un misuratore per verificare se si è nelle norme, ecc. Alla fine, i parametri sono rimasti gli stessi con alcune eccezioni, ma sono aumentate le sanzioni. La cosa importante è usare il buonsenso, fare informazione corretta e senza terrorismo”. Carlotta Gori, direttore del Consorzio Chianti Classico, ricorda che “il vino è un prodotto millenario che appartiene alla cultura dei popoli e il consumatore consapevole nel vino cerca storia, cultura, paesaggi, odori e sapori di un territorio: questo è il consumatore a cui noi guardiamo, avendo ben chiaro che il consumo deve essere ragionato e non deve mai trasformarsi in abuso”. Restando in Centro Italia, a far sentire la voce dei produttori umbri di eccellenza è Massimo Sepiacci, presidente di UmbriaTop: “E’ lo sballo complessivo che genera problematiche e non certo bere un bicchiere di vino. Senza dubbio è importante bere in modo responsabile e per chi guida bere moderatamente. Il problema non è il consumo responsabile di un bicchiere di vino, anche perché con la nuova normativa i limiti sono comunque rimasti gli stessi rispetto a prima, ma l'eccesso e l'abuso che possono portare a situazioni pericolose. La responsabilità personale è la chiave per godere di un momento conviviale senza mettere a rischio la propria sicurezza e quella degli altri. UmbriaTop, la cooperativa delle cantine umbre, ha a cuore il bere responsabilmente, e valuta positivamente azioni virtuose in tal senso, come la promozione di servizi navetta dedicati agli enoturisti”. E la questione è particolarmente sentita anche per chi ruota intorno alle grandi città come la Capitale. “È evidente - sostiene Rossella Macchia, presidente del Consorzio Tutela Vini Roma Doc - che il nuovo decreto, soprattutto per come è stato percepito, impone delle riflessioni e probabilmente un nuovo modo di proporre la visita in cantina. Con il vino che resta sicuramente centrale, ma supportato da tutta una serie di iniziative che possano in qualche modo rendere la degustazione una parte dell’esperienza". "Va comunque detto - precisa - che il Consorzio Roma Doc, così come molti altri player del settore, ha, sin dalla sua costituzione, sposato totalmente il concetto di bere moderato e consapevole. Siamo noi aziende per prime ad avere l’interesse che il visitatore viva in cantina una giornata piacevole ed educativa. Stiamo valutando anche una serie di iniziative in grado di soddisfare esigenze di tutte le parti in causa”. Spostandosi a Sud, insiste sugli aspetti legati alla corretta comunicazione Novella Pastorelli, presidente del Consorzio di Tutela del Primitivo di Manduria: “Lo scenario attuale è meno preoccupante di quanto possa sembrare. Esistono importanti studi condotti da enti autorevoli come il Nasem (National Academies of Sciences, Engineering, and Medicine), che recentemente ha pubblicato un rapporto sui legami tra alcol e salute. Secondo questo studio, la mortalità è inferiore tra chi consuma moderatamente vino o alcol in generale rispetto a chi non lo consuma affatto". "In relazione alla recente normativa del Codice della Strada, come avvocato, posso affermare - rimarca - che tecnicamente le sanzioni per la guida in stato di ebbrezza sono state inasprite, ma i limiti legali di alcol nel sangue non sono stati modificati. Tuttavia, la comunicazione su questo tema ha generato confusione, portando molti a credere erroneamente che i limiti siano stati abbassati e che si debba bere meno. L’errore di comunicazione deriva dall’aver trattato due questioni distinte come se fossero collegate: da un lato, le modifiche sui limiti delle sostanze stupefacenti ammesse; dall’altro, i limiti di alcol, che sono rimasti invariati". "Il Codice ha inasprito, dunque, le sanzioni penali, che passano da prima sopra 1,5 g/L a ora sopra 0,8 g/L. Quindi, per andare fuori dal limite, non bisogna superare le dosi consigliate, che rimangono tali e quali a quelle già raccomandate precedentemente. È sempre fondamentale consumare alcol con moderazione, ricordando la differenza tra uso e abuso”, ribadisce. Anche la Sicilia si schiera a favore del bere consapevole e contro gli allarmismi. “Bisogna educare al consumo del vino in maniera responsabile - dice Mariangela Cambria, presidente di Assovini Sicilia - evitando ogni genere di allarmismo che penalizzi i produttori e che non sia efficace nella lotta all’abuso dell’alcol. Rimane fondamentale sensibilizzare i consumatori sul bere consapevole e responsabile perché il vino non è solo parte della nostra cultura mediterranea, delle nostre abitudini e stile di vita ma rappresenta anche un valore economico importante del Made in Italy”. Per Antonio Rallo, presidente del Consorzio Doc Sicilia, “le nuove norme del Codice della Strada si inseriscono in un contesto in cui è fondamentale bilanciare esigenze diverse ma ugualmente importanti: da un lato, la sicurezza stradale è una priorità imprescindibile; dall’altro, è essenziale preservare l’importanza economica e culturale del vino, il cui consumo responsabile rappresenta una parte integrante della nostra identità e tradizione nazionale”. “Negli ultimi mesi, il dibattito sul nuovo Codice della Strada - fa notare - ha suscitato una forte attenzione mediatica, portando talvolta a una percezione amplificata delle possibili implicazioni. Crediamo sia fondamentale affrontare questi temi con un approccio sereno e costruttivo, cercando soluzioni che garantiscano sicurezza e benessere collettivo, senza trascurare il valore economico e culturale di settori come quello vitivinicolo, che costituisce un’eccellenza per il nostro territorio. Come Consorzio di Tutela Vini Doc Sicilia, ci impegniamo da anni nella promozione di un consumo moderato e consapevole del vino, un simbolo dell’identità e del valore distintivo del nostro territorio”. A risentire dell’inasprimento delle sanzioni a seguito di un alcol test positivo è anche tutto il mondo che ruota attorno all’enoturismo. C’è sicuramente preoccupazione tra i presidenti regionali del Movimento turismo del vino (Mtv). Uno su tutti Giovanni Dubini, presidente del Movimento turismo del vino Umbria: “Ritengo che in questa decisione si radichi un certo terrorismo che inevitabilmente condurrà a delle problematiche per il settore. Le cantine normalmente non sono ubicate nel centro delle città e quindi i visitatori per visitarle devono prendere l’auto e, considerando che solitamente gradiscono degustare i vini delle realtà in cui si recano, possono sorgere dei problemi. Per ovviare si potranno ridurre le dosi di assaggio e magari fare assaggiare i vini prima delle visite in cantina, così che durante la visita ci sia un margine di tempo affinché il tasso alcolemico scenda. In realtà come Movimento del Turismo del vino, e a noi in Umbria ciò è sempre stato molto a cuore, abbiamo sempre cercato di divulgare i principi del bere consapevole e di qualità. Un inasprimento delle sanzioni non porterà altro che a far capire meno il mondo del vino, quando probabilmente gli incidenti si hanno per altri fattori, come abuso di superalcolici ed eventualmente anche stupefacenti”. La questione è stata al centro anche dell’ultima riunione del Mtv con la presidente nazionale Violante Gardini Cinelli Colombini, per studiare le azioni da suggerire alle cantine che, proprio in questo periodo, stanno progettando le esperienze da proporre ai visitatori durante la stagione 2025. Così, le cantine guardano a un modello di enoturismo diversificato e più ampio. E la maggior parte si è già attrezzata per offrire esperienze più ricche e appaganti che vadano oltre la semplice visita della cantina con degustazione finale: attività più articolate, per una durata maggiore, con abbinamento cibo-vino e prevedendo la possibilità di pernottare. Di solito, infatti, assicura il Mtv, basta aspettare 2-3 ore per portare a zero l’alcolemia di un bicchiere di bevanda alcolica consumata; se non si è digiuni il tempo può anche ridursi a 1-2 ore ed è proprio da questa premessa che emerge la necessità di dirigersi verso questo nuovo modello di accoglienza. Per la presidente nazionale di Mtv, “per affrontare efficacemente il problema serve la collaborazione di tutti: delle istituzioni locali, perché potenzino le infrastrutture di trasporto molto carenti in campagna e, nell’immediato, il numero di taxi e Ncc, cioè le auto con conducente; delle cantine, con proposte più ricche e diversificate puntando a un turismo più lento e attento; infine, serve un piccolo sforzo da parte degli enoturisti per programmare la visita di una cantina al mattino e una al pomeriggio e non due consecutivamente”. Dunque, conclude, la soluzione è "bere meno ma meglio, e magari vivendo un’esperienza memorabile". (di Alessia Trivelli)
(Adnkronos) - “Il progetto di company social housing di Edison 'Una casa per i giovani' nasce per dare un concreto e immediato aiuto ai giovani neolaureati, che assumiamo in tutte le sedi italiane, qualsiasi sia la tipologia di laurea in loro possesso, affinché possano avere un'abitazione di prossimità alla sede in cui operano. E’ un progetto funzionale a metterli in condizione di poter avviare, oltre a un progetto professionale con il nostro Gruppo, anche un progetto di vita personale dovendo pagare un affitto che, comprese le utenze, non supera un terzo del reddito di primo impiego che garantiamo”. Così, il direttore Hr e Ict di Edison, Giorgio Colombo, ha illustrato all'Adnkronos il piano di company social housing 'Una casa per i giovani', lanciato dall’azienda, società energetica che da 140 anni contribuisce all’innovazione e allo sviluppo nel Paese. (VIDEO) L’iniziativa è parte di un più ampio impegno di Edison quale operatore responsabile che prevede per i più giovani un programma triennale di sviluppo e formazione, modalità di lavoro che garantiscono l’equilibrio tra vita personale e professionale, una dinamica retributiva che premia il merito e un sistema di welfare integrativo, da settembre arricchito dell’iniziativa 'Una casa per i giovani'. “Vogliamo creare le condizioni affinché i giovani possano rimanere nelle città dove hanno studiato per lavorare con Edison e possano avviare un proprio progetto di vita personale, oltre che professionale - spiega Colombo - Questo è molto importante per noi, poiché investiamo molto nei ragazzi fin dalla loro formazione all'università, pertanto, abbiamo interesse che rimangano per un periodo significativamente prolungato in azienda, non solo perché è funzionale alla loro crescita, ma anche perché è funzionale all'investimento importante che Edison fa per formarli e farli crescere”. Il piano 'Una casa per i giovani', è rivolto ai neolaureati che non hanno un alloggio diverso da quello del proprio nucleo di origine. A loro Edison dà la possibilità di affittare un bilocale arredato, in una zona che si trova entro mezz’ora dalla sede di lavoro e collegato con mezzi pubblici. Un partner esterno specializzato nelle locazioni immobiliari si occupa della ricerca, identificazione e gestione contrattuale e amministrativa della locazione abitativa nonché di tutte le utenze a essa connesse. Al giovane è richiesto un contributo spese mensile che, considerate anche le utenze a suo carico, è ritenuto sostenibile e ha un valore non superiore a un terzo della retribuzione netta. La ratio dell’iniziativa di Edison, pertanto, è investire sui giovani. “Abbiamo notato negli ultimi anni, purtroppo, un problema crescente di difficoltà dei giovani, soprattutto per coloro che hanno studiato nelle città metropolitane, a rimanere professionalmente in questi luoghi, in quanto il costo della vita, e in particolare degli alloggi, diventa sempre più insostenibile anche rispetto a un buon reddito di primo impiego - sottolinea - Ciò, spesso, determina una scelta, talvolta per motivi economici, di fuga dall'Italia e di lavoro all'estero, perché il primo impiego in alcuni paesi europei garantisce uno stipendio che, rapportato al costo della vita, è molto più interessante di quanto offerto in Italia”. “Pertanto, siamo intervenuti per affrontare il tema del bisogno abitativo così che possano reggere il costo di un affitto in una città metropolitana rapportato al loro reddito. In questo modo, rendiamo possibile e sostenibile la scelta di rimanere a lavorare nella città in cui hanno studiato, effettivamente possibile e sostenibile, mitigando la necessità di una decisione dettata esclusivamente da motivi economici di un'esperienza lavorativa all'estero - prosegue Colombo - Noi abbiamo bisogno che questi giovani, una volta terminati gli studi scelgano di rimanere in Italia, iniziando un progetto con noi e che, una volta entrati continuino a rimanere in azienda per il tempo che riteniamo adeguato e ragionevole, affinché possano crescere e l'azienda possa avere un ritorno sul grande investimento che fa su di loro”. L’Italia ha, rispetto agli altri grandi Paesi europei, un saldo import-export di giovani laureati negativo e questo dato ha un diretto collegamento anche con il problema abitativo. A questo riguardo Colombo ha sottolineato che "il sistema Italia, fortunatamente, ha compreso che quello dell’housing è un problema enorme per tutto il Paese, che contribuisce all’importante flusso migratorio dei giovani laureati italiani verso l’estero, che negli ultimi dieci anni ha raggiunto cifre importanti. Altro problema rilevante è il calo demografico. Il Paese ha bisogno di tornare a investire sui giovani in generale ed in particolare su quelli ad elevato titolo di studio. Nell'ultima legge di Bilancio ci sono già importanti segnali in questa direzione, come auspicato dal sistema delle imprese attraverso Confindustria. È stato infatti prorogato il sostegno ai giovani under 36 per l’acquisto della prima casa, un fondo di garanzia importante che dovrebbe possibilmente diventare strutturale”. Per il direttore Hr e Ict di Edison si tratta di provvedimenti che vanno nella direzione auspicata ma che, al contempo, hanno bisogno di due condizioni. “La prima è quella di essere strutturali nel tempo - specifica Colombo - e la seconda è la capacità di mettere insieme il bisogno di un sostegno immediato con una progettualità futura sul lungo periodo, attraverso un piano edilizio che, anche con la rigenerazione del patrimonio, oggi scarsamente utilizzato, possa mettere a disposizione progressivamente delle soluzioni abitative a costo contenuto che soddisfino questo bisogno con una prospettiva di medio lungo termine. Il nostro intervento è una risposta immediata in attesa di un processo di sistema-Paese che dia uno sviluppo strutturale”.