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(Adnkronos) - Un uomo di 88 anni costretto a lavorare 8 ore al giorno come commesso in un supermercato perché ha perso la pensione. Ed Bambas, veterano dell'esercito degli Stati Uniti, ogni giorno svolge il suo turno in un negozio di Brighton, in Michigan. La sua storia rimbalza sul web e parte una gara di solidarietà. Su Instagram, il profilo @itssozer dell'influencer Samuel Weidenhofer racconta la storia di Ed e avvia una raccolta fondi: in 36 ore arriva oltre 1 milione di dollari per consentire al signor Bambas di andare in pensione. "Lavoro 8 ore al giorno per 5 giorni a settimana. Un turno pieno, non ho abbastanza entrate", racconta l'ex militare. "Ero nell'esercito nel 1966, sono un veterano. Sono andato in pensione nel 1999, lavoravo alla General Motors. L'azienda nel 2012 è andata in bancarotta e mi ha portato via la pensione", dice. "Mia moglie è morta 7 anni fa, era molto malata. La cosa che mi ha fatto soffrire di più è che, mentre lei era molto malata, con la mia pensione si sono presi anche la mia assicurazione sanitaria. Hanno preso tutto, tranne la mia assicurazione sulla vita", racconta Bambas. "Ho venduto la casa, ho venduto le mie proprietà e abbiamo tirato avanti. Ora sto cercando di risollevarmi, devo lavorare perché non ho entrate a sufficienza. Vorrei andare in pensione, è il mio sogno", confessa tra le lacrime. Il sogno è destinato a diventare realtà: in poche ore, l'iniziativa di Samuel Weidenhofer ha consentito di raccogliere oltre 1 milione di dollari per consentire a Bambas di andare in pensione.
(Adnkronos) - Sul tema del contrasto agli infortuni "sono stati fatti dei passi avanti da parte del governo con il dl sicurezza, ascoltando le istanze di noi sindacati; cerchiamo quindi di dare una valutazione sul merito: le assunzioni degli ispettori del lavoro, il rafforzamento normativo ad esempio con la patente a punti piuttosto che altri aspetti del dl sicurezza, ci fanno propendere per un giudizio moderatamente positivo. Rimane molta strada da percorrere, è inutile negarlo, il tema degli infortuni riguarda la cultura della sicurezza, l'informazione". Così, intervistato da Adnkronos/Labitalia, Mauro Franzolini, segretario generale della FenealUil, la federazione di categoria della Uil che rappresenta i lavoratori edili dei laterizi, dei manufatti, del cemento, del legno e dei lapidei. Franzolini infatti sottolinea "ormai circa il 50% dei lavoratori edili occupati nei nostri cantieri non sono di nazionalità italiana ma provengono da ogni parte del mondo". "C'è un tema quindi formazione di queste maestranze, perchè far entrare in cantiere una persona a cui è difficile far comprendere le norme sulla sicurezza rappresenta un rischio potenziale", aggiunge. "E poi c'è bisogno di più controlli, più verifiche, mirate rispetto a quelle imprese che sono più borderline rispetto alle regole. Purtroppo, infatti, la maggioranza degli infortuni avviene in cantieri improvvisati dove le regole sono quasi un'utopia", spiega il leader della FenealUil. La Manovra economica del governo va cambiata "E' una manovra in chiaroscuro, come dice molto bene il nostro segretario generale Pierpaolo Bombardieri, e noi abbiamo fatto la grande manifestazione nazionale al Teatro Brancaccio per chiedere cambiamenti sulle cose che non vanno". Franzolini sottolinea infatti che "all'interno della manovra non viene trattato in modo accurato il tema dell'evasione fiscale, il cui contrasto è una bandiera storica della nostra organizzazione, della Uil". "Di fatto, non c'è nessuna norma contro questa autentica barbarie italiana che vale 80 miliardi di euro che potrebbero essere spesi in sanità, in istruzione, in servizi ai cittadini", avverte. E poi il tema delle pensioni. "I lavoratori del settore delle costruzioni vanno in pensione a 67 anni oggi e andranno a 67 anni e tre mesi con la nuova manovra che di fatto conferma la legge Fornero. Questo è un aspetto che, dal nostro punto di vista, non rende giustizia a chi fa lavori usuranti, a chi fa lavori particolarmente faticosi. Gli edili, i lavoratori delle cave, i lavoratori che lavorano in fabbrica hanno diritto a un trattamento previdenziale dal nostro punto di vista un po' più agevolato sotto il profilo dei criteri per arrivare a una pensione un po' più precocemente", sottolinea il dirigente sindacale. Bene il governo invece, sottolinea Franzolini, "su una nostra richiesta storica: quella della detassazione degli aumenti contrattuali". "Il governo di fatto riconosce che lo strumento del rinnovo dei contratti nazionali è uno strumento di democrazia economica e la detassazione che ne conseguirà in virtù della manovra economico-finanziaria porterà un beneficio nelle tasche dei nostri lavoratori. Teniamo conto che fino adesso i contratti collettivi nazionali che abbiamo rinnovato in tutto il settore delle costruzioni hanno portato risultati anche importanti sotto il profilo economico, ma che sono stati falcidiati poi dalla tassazione altissima che c'è nelle buste paga. La prospettiva di avere una tassazione inferiore e conseguentemente avere più denaro da spendere per i nostri lavoratori, per i nostri iscritti, è sicuramente una prospettiva positiva", sottolinea. Le preoccupazioni per la fine del Superbonus "La chiusura del Superbonus ci spaventa perché si associa ad una sorta di diffidenza che ci pare di intravedere da parte del governo, forse motivata da ragioni economiche, a continuare a finanziare anche la detraibilità fiscale del 50%, che è uno dei grandi capitoli di spesa per l'abitazione degli italiani. Immaginare che oggi si possa rinunciare in toto o quasi all'ipotesi di avere vantaggi fiscali in occasione di una ristrutturazione di una casa temo che porterebbe il settore verso una difficoltà rinnovata e problematiche nuove", sottolinea il leader del sindacato. Franzolini infatti ricorda che "il settore delle costruzioni ha avuto una crisi profondissima che dal 2008 si è trascinata per moltissimi anni, poi c'è stato il superbonus e gli effetti sulla riscoperta della casa durante il Covid". "Gli italiani infatti hanno iniziato a fare investimenti per migliorarla e il Superbonus è stato un traino oggettivamente straordinario. L'idea, dal nostro punto di vista, non era sbagliata, aveva assolutamente un senso logico, soprattutto in un contesto in cui andava rilanciato il settore edile. Ma è stata declinata, temiamo, in termini fin troppo generosi e senza filtri rispetto ai redditi disponibili dagli italiani", sottolinea. E il leader della FenealUil sottolinea che "bisogna tenere aperto col governo un filone di ragionamento sulle detrazioni". "Abbiamo visto che c'è stato un primo segnale: quest'anno sembrava che dovesse essere ridotta al 36% la detraibilità fiscale, mentre invece è stata confermata al 50%. Per cui è un segno che il governo capisce l'importanza di questo provvedimento e bisognerà continuare a lavorare per fare una transizione vera, energetica, delle nostre case", conclude. Le prospettive post-Pnrr "Noi siamo convinti che fino a che resterà in vigore il Pnrr, che, non dimentichiamo, ha rappresentato un'iniezione di denaro straordinaria da parte dell'Unione Europea, in particolare nei confronti dell'Italia, molto probabilmente il settore non avrà particolari scossoni, perché ci sono moltissime opere pubbliche che di fatto si stanno sviluppando. Ma bisogna iniziare a ragionare sul dopo", spiega Franzolini. Franzolini ricorda che "siamo stati il paese che più ha beneficiato dei denari europei del Pnrr, che resterà in vigore possiamo immaginare fino alla seconda metà del 2026, con qualche coda residua che potrebbe realizzarsi". Quelle realizzate finora con i fondi, sottolinea il dirigente sindacale, "sono opere pubbliche importanti, ma sono anche tante micro opere effettuate nei singoli Comuni". "Il volume degli investimenti fatti dai comuni italiani è circa triplicato rispetto ai tempi precedenti al Pnrr. Il dopo resta un grande punto di domanda e su questo, insieme alle altre organizzazioni sindacali e alle organizzazioni datoriali, è nostra intenzione provare ad aprire un confronto con la compagine governativa", aggiunge. Le richieste all'Ue sul tema casa "La casa -spiega Franzolini- è un bene su cui gli italiani investono, è un bene primario per il nostro Paese, moltissime sono quelle di proprietà. Hanno bisogno di essere manutenute, spesso sono edifici molto vecchi, costruiti molti anni fa, hanno bisogno di essere ammodernate e gestite. Ci vorrà un impegno serio da parte delle autorità italiane, però noi crediamo che ci sarebbe bisogno su questo tema forse anche di un aiuto europeo specifico, perché questo problema che pare essere solo italiano in realtà non lo è. È un problema che riguarda un po' tutta Europa ed è un tema sul quale poi la transizione energetica spinge e ci costringe anche appunto a fare dei provvedimenti ad hoc, vista anche la Direttiva Case Green". L'edilizia traino dell'occupazione "L'edilizia è un settore che produce tantissima occupazione. Il governo, giustamente, dal suo punto di vista, si gloria dei dati positivi che ci sono sull'abbassamento della disoccupazione nel Paese. Non dimentichiamo che gran parte di questo abbassamento della disoccupazione deriva dall'ingresso dei lavoratori nel settore edile", sottolinea Franzolini.
(Adnkronos) - "L’obiettivo è riuscire ad arrivare decarbonizzati al 2050". Lo ha detto oggi l'amministratore delegato di A2a, Renato Mazzoncini, a margine della presentazione del Climate Transition Plan della società, in corso a Milano. "Per arrivarci, siccome il 2050 è terribilmente vicino, stiamo inaugurando oggi cabine elettriche che nel 2050 saranno a metà vita utile - ha spiegato l'ad- . Se non seguiamo una roadmap rigorosa non ci arriveremo. Abbiamo i nostri punti di passaggio al 2030-2035-2040 e gli obiettivi di decarbonizzazione si possono raggiungere solo centrando questi target". Per conseguire gli obiettivi prefissati "ci sono condizione esogene complicate e opportunità da valutare" ha avvertito Mazzoncini, ribandendo come quello dei data center sia "un grande tema". "Sono necessari per la competitività del nostro Paese, per avere la proprietà dei nostri dati qua, non negli Usa o in Cina, ma sono molto 'demanding' in termini energetici". Il rischio nel prossimo periodo "è che possano essere affrontati prevalentemente con il termo elettrico, quindi bisognerà come capire come lavorare sul carbon capture e storage e capire quali siano le prospettive di decarbonizzazione di un’energia necessaria per alimentare l’intelligenza artificiale che rappresenta il principale trend di crescita della domanda elettrica".