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(Adnkronos) - "Ringrazio l'onorevole Mulè per essersi fatto promotore di un'iniziativa che considero molto importante per la tutela della salute pubblica, in particolare dei bambini e degli adolescenti. Vorrei ricordare che proprio grazie al suo impegno l'Italia si è dotata del primo screening nazionale per il diabete di tipo 1 e per la celiachia nella popolazione pediatrica. La nuova proposta guarda a un altro tema fondamentale per la salute: l'obesità. Come sappiamo, si tratta di uno dei principali problemi sanitari a livello mondiale. Non riguarda solo gli adulti, ma purtroppo in Italia anche molti bambini e ragazzi. E' noto che un bambino in sovrappeso ha maggiori probabilità di diventare un adulto obeso. E l'aumento costante dei casi di obesità è strettamente legato alla crescita di malattie croniche, metaboliche e anche tumorali, che mettono a rischio la salute e pesano in modo significativo sul Servizio sanitario nazionale, anche in termini di costi". Lo ha detto il ministro della Salute, Orazio Schillaci, intervenendo da remoto all'evento 'Obesità nell'età evolutiva', oggi a Roma (Sala Matteotti, Montecitorio), durante il quale il vicepresidente della Camera Giorgio Mulè ha presentato la prima proposta di legge (la 2663) in Italia sullo screening per adolescenti per il contrasto all'obesità. "Per questo è essenziale puntare sulla prevenzione - ha sottolineato Schillaci - La proposta di legge di cui parliamo oggi va proprio in questa direzione: individuare e prendere in carico precocemente i casi di sovrappeso e obesità tra i 13 e i 19 anni, con screening effettuati direttamente a scuola e il coinvolgimento dei pediatri di libera scelta, dei medici di medicina generale, delle famiglie e dei servizi territoriali. Ripeto spesso che dobbiamo pensare ad una sanità 'proattiva'. Questa iniziativa ne è un esempio concreto. E' un approccio che dobbiamo consolidare coinvolgendo tutti: istituzioni nazionali e locali, scuole, famiglie e strutture sanitarie. La nostra attenzione per la prevenzione e la cura dell'obesità è molto alta. Lo dimostra anche la legge recentemente approvata che, per la prima volta al mondo, riconosce l'obesità come una malattia cronica. La norma introduce misure importanti per la prevenzione, la cura e anche la formazione degli operatori sanitari. Si inserisce in un percorso che comprende l'aggiornamento del Piano nazionale della cronicità, con strategie comuni per garantire un'assistenza uniforme ai pazienti in tutto il Paese, anche attraverso il potenziamento dell'assistenza territoriale e domiciliare". Infine, "con la legge di Bilancio dello scorso anno abbiamo istituito un fondo specifico per la prevenzione e la cura dell’obesità e, con la manovra ora all'esame del in Parlamento, abbiamo aumentato le risorse dedicate alla prevenzione, per rafforzare le campagne di informazione e sensibilizzazione sugli stili di vita corretti. La prevenzione resta una priorità. Lavoriamo ogni giorno per promuovere comportamenti salutari, a partire da un’alimentazione corretta, da un’adeguata attività fisica, sia per gli adulti sia per bambini e adolescenti. In Italia persistono ancora livelli elevati di sedentarietà e una scarsa aderenza alla dieta mediterranea – o, come mi piace chiamarla, 'dieta italiana'. Sono fattori che contribuiscono allo sviluppo di sovrappeso e obesità. Ecco perché - conclude il ministro - è importante continuare a lavorare insieme, governo e Parlamento, per la tutela della salute di tutti, a partire dai più giovani".
(Adnkronos) - “In Italia manca un recupero della produttività. Il nostro Paese cresce perché si lavora di più. Resta rilevante la questione salariale: la retribuzione oraria reale nel primo semestre del 2025 è del 5% inferiore al 2019, quando già veniva da anni di invarianza. Il tema salariale è legato a quello della produttività”. Lo spiega Gabriele Barbaresco, direttore Area Studi di Mediobanca, all’incontro stampa organizzato da Centromarca oggi a Milano, per illustrare dinamiche e prospettive economiche del comparto largo consumo e dell’industria di Marca per il 2026. Restando in tema di produttività, Barbaresco fa sapere che “nell'ultimo triennio il Pil pro capite italiano è cresciuto dello 0,8% medio annuo solo grazie agli aumenti di occupazione e orario di lavoro, in assenza dei quali la produttività oraria lo avrebbe fatto cadere dell'1,3%. Tale dato – spiega – è a sua volta integralmente dovuto alla produttività totale dei fattori, che rispecchia le inefficienze del sistema Paese. Pesano anche l'aumento occupazionale in settori a basso valore aggiunto e il fenomeno del lavoro improduttivo: nel 2023-24 nella manifattura l'occupazione è salita del 2% a fronte di un calo del 5,3% della produzione. Eppure – continua – si stima un fabbisogno lavorativo al 2028 tra 3,1 e 3,6 milioni di persone, con un 80%-90% da puro replacement. I contratti di lavoro con difficoltà di reperimento sono passati dal 26% (2018) al 50% (2023)”. Ma da cosa dipende questa difficoltà? “I due terzi dal labour shortage, ossia le candidature deserte – illustra Barbaresco – Un fenomeno che costa circa 2,5 punti di Pil. Rimaniamo una manifattura votata all'export, il cui successo si fonda su tre driver: qualità, specializzazione e competenza tecnica – approfondisce – Siamo invece penalizzati dal costo dei beni intermedi e da quello dell'energia (+20% tra 2020 e 2025)”. “All'interno dei nostri punti di forza si nascondono anche insidie, tra le quali la medtech. Vedo però una call to action che si articola su due punti: il primo è il decisore politico, a cui si chiede di favorire la crescita dei settori a maggiore valore aggiunto e garantire l'autonomia strategica – illustra – Il secondo è chiedere al ceto imprenditoriale di intraprendere con convinzione la transizione digitale, intendendola come un investimento e non come un costo, e passando dalla mera adozione alla sua assimilazione, in modo che diventi uno strumento di miglioramento organizzativo e del mindset aziendale”. “Altra leva è il rafforzamento delle logiche di filiera – dice – per contenere la sempre maggiore distanza tra imprese leader e imprese lagger. Spetta alle imprese leader collocarsi nei segmenti pregiati delle Cgv (Catene globali del valore) e veicolare conoscenza alla rete della fornitura nazionale. Qualità e competenze produttive sono garantite dal nostro capitalismo familiare, ma esso oggi è chiamato a un percorso di crescita inorganica (M&A), modernizzazione della governance e crescita degli investimenti intangibili". "I fondi di Private Equity (PE) possono giocare un ruolo fondamentale: essi sono oggi portatori di proposte imprenditoriali votate alla crescita rispetto al loro precedente ruolo di puri efficientatori. Ritorna, su questo tema, il ruolo cruciale dell’uso a fini produttivi del cospicuo risparmio privato”, conclude.
(Adnkronos) - "Il valore più grande di Return è ciò che resta: aver creato una comunità ampia, omogenea e collaudata che prima non esisteva". Lo afferma Andrea Prota, presidente della Fondazione Return, nel corso del meeting finale del progetto, finanziato dal PNRR nell’ambito del programma NextGenerationEU, e in corso a Napoli. Tre giorni dedicati alla scienza del multi-rischio per comunità e territori resilienti in un clima che cambia, che hanno riunito ricercatori, istituzioni e imprese attorno ai risultati maturati in tre anni di lavoro. Per Prota, l’elemento centrale del progetto è la contaminazione tra discipline: “Abbiamo messo insieme chi studia i rischi naturali, ambientali e antropici e chi lavora nelle scienze sociali, economiche e umane. Questo approccio integrato è fondamentale per arrivare ai cittadini: capire come percepiscono i rischi, coinvolgerli nella coprogettazione e nelle azioni di mitigazione e adattamento climatico necessarie per ridurre impatti e rischi legati a fenomeni che cambiano rapidamente”. Il presidente sottolinea i risultati concreti: “Li distinguerei in due categorie: metodologie e tecnologie per supportare le decisioni di chi tutela i cittadini, e strumenti per valutare la situazione dei rischi e l’efficacia delle azioni messe in campo”. Tra questi, Return Ville, la città virtuale sviluppata dal progetto: “Abbiamo creato Return Land, un simulatore per mostrare scenari e interventi. Con il Dipartimento della Protezione Civile, nostro partner fin dall’inizio, porteremo questi strumenti a Regioni, Comuni, enti locali e imprese”. Prota evidenzia anche l’approccio multirischio come elemento distintivo: “Solo così possiamo avvicinarci alla complessità reale dei problemi”. E cita la Return Academy: “In aula hanno lavorato ingegneri, architetti, giuristi e filosofi, che hanno appreso direttamente dai ricercatori cosa emergeva dal progetto. Porteranno queste competenze nel loro lavoro quotidiano, pubblico o privato”. Ampio spazio è dedicato ai giovani: “Abbiamo superato i target previsti per RTDA, dottorati e assegni di ricerca, con una partecipazione femminile spontanea superiore al 40%. Il nostro obiettivo è dare continuità a queste professionalità, evitando che restino nel precariato”. Infine, il presidente sottolinea il rapporto con l’Anci: “All’inizio dell’anno nuovo ospiteremo un incontro a Napoli con i sindaci per chiudere il cerchio e penso che potremo anche sottoscrivere un accordo affinché i Comuni possano beneficiare pienamente dei risultati di Return".