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Russia-Ucraina, quanto pesa l'economia nelle scelte di Putin? Il fattore tempo

(Adnkronos) - Vladimir Putin vuole realmente la pace in Ucraina? A quali condizioni e quando? Due domande che trovano, almeno parzialmente, una risposta nelle condizioni dell'economia di Mosca. Per due considerazioni sulle altre. La prima, come afferma Maria Snegovaya, ...

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Scuola, Anief: firmiamo perché abbiamo certezza che recupereremo entro il 2030 l'inflazione

(Adnkronos) - “Rispetto al passato quando non si aveva contezza dei futuri aumenti (2016-2018) dopo il blocco decennale del contratto, oggi firmiamo perché abbiamo la certezza che recupereremo entro il 2030 l'inflazione schizzata nell'ultimo triennio post ...

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Sostenibilità, report Federbeton: nel 2024 oltre 110 mln per sicurezza ed ambiente

(Adnkronos) - Oltre 110 milioni di euro di investimenti e spese delle aziende dei settori cemento e calcestruzzo per sicurezza ed ambiente nel 2024, in crescita del 16% rispetto al 2023. E’ quanto evidenzia il sesto Rapporto di sostenibilità di Federbeton. ...

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Russia-Ucraina, quanto pesa l'economia nelle scelte di Putin? Il fattore tempo

(Adnkronos) - Vladimir Putin vuole realmente la pace in Ucraina? A quali condizioni e quando? Due domande che trovano, almeno parzialmente, una risposta nelle condizioni dell'economia di Mosca. Per due considerazioni sulle altre. La prima, come afferma Maria Snegovaya, senior fellow per la Russia e l'Eurasia del Center for Strategic and International Studies, in una recente intervista alla CNN, è che "la storia dimostra che la Russia è più propensa ad accettare un accordo di pace sfavorevole se sta attraversando una crisi economica, come accadde alla fine della Prima guerra mondiale e per la guerra sovietica in Afghanistan". La seconda è che, in questa fase, dopo quasi quattro anni di guerra su vasta scala, l'economia russa "assomiglia a un'auto bloccata in folle: il motore ruggisce, il carburante brucia velocemente, ma nulla va avanti", come scrive nella sua ultima newsletter Alexandra Prokopenko economista della Banca centrale russa fino all’inizio del 2022, oggi analista del think tank Carnegie Russia Eurasia Center. Sono due voci autorevoli che conoscono bene il tessuto produttivo e le caratteristiche dell'economia russa e che concordano su un'analisi di fondo: non ci sono ancora le condizioni per un passo indietro di Putin sulla base delle condizioni economiche ma la situazione sta evolvendo a Mosca e lo scenario potrebbe rapidamente cambiare. Snegovaya è convinta che serva "una pressione molto più seria sull'economia (russa) ed esercitata più a lungo, molto più a lungo, perché si arrivi” al punto di rottura. Questo, anche se "la spinta economica iniziale causata dall'aumento delle spese militari sembra essere finita" e ora il Cremlino deve "scaricare il peso della guerra sulla società russa". Finora, ha spiegato a conclusione del suo ragionamento, "la propaganda e la repressione hanno consentito a Putin di andare avanti" nel suo disegno. Alexandra Prokopenko, usando l'immagine dell'auto in folle, va però oltre, evidenziando tre elementi chiave che descrivono l'andamento dell'economia russa: la crescita è in stallo, il PIL è rallentato allo 0,6% nel terzo trimestre del 2025 e potrebbe diventare negativo all’inizio del 2026; due terzi della scarsa crescita residua provengono dall'apparato statale e da quello bellico; gli investimenti privati stanno diminuendo. Non solo. La carenza di manodopera "è ormai cronica": tra perdite di guerra, emigrazione e calo della migrazione dall’Asia centrale, "la Russia sta esaurendo i lavoratori". L’invecchiamento e il collasso demografico "stanno aggravando la pressione fiscale sulle pensioni e sull’assistenza sanitaria". L'aumento delle tasse, con l'Iva che è appena salita dal 20 al 22%, può dare respiro alle casse pubbliche ma vanificherà la principale buona notizia per l'economia russa, il rallentamento dell'inflazione. Cosa suggerisce tutto questo? Che un peso determinante nelle scelte di Putin sulla sorte dell'Ucraina è esercitato dal fattore tempo. Le analisi degli economisti suggeriscono che il leader del Cremlino ne ha ancora a disposizione e che potrebbe decidere di usarlo per massimizzare ulteriormente i risultati della guerra in Ucraina. E questo anche perché fermare la guerra vorrebbe dire per Putin iniziare una complicata riconversione di un'economia ormai spinta quasi esclusivamente dalla produzione bellica. Nelle trattative in corso, però, sostanzialmente per la stessa ragione, potrebbero avere un peso le rassicurazioni economiche che Donald Trump può mettere sul tavolo come contropartita al raggiungimento di un accordo che fermi la guerra. (Di Fabio Insenga)

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Scuola, Anief: firmiamo perché abbiamo certezza che recupereremo entro il 2030 l'inflazione

(Adnkronos) - “Rispetto al passato quando non si aveva contezza dei futuri aumenti (2016-2018) dopo il blocco decennale del contratto, oggi firmiamo perché abbiamo la certezza che recupereremo entro il 2030 l'inflazione schizzata nell'ultimo triennio post Covid e guerra Ucraina : certamente, con la parte pubblica ci siamo impegnati a portare a termine entro la fine del 2026 la parte economica anche del ccnl 2025-2027, così da fare avere, a partire da inizio 2027, per la prima volta prima della scadenza del contatto, almeno ulteriori 160 euro in media mensili di aumento al lordo della ultima indennità di vacanza contrattuale, che sommati a quelli definiti oggi porterebbero gli aumenti a 300 euro medi lordi nell’arco di circa 12 mesi”. Così Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief e segretario confederale Cisal oggi presente all’Aran, commenta la firma del contratto collettivo nazionale di lavoro 2022-24. (VIDEO) “Per il prossimo contratto - continua Pacifico - siamo disponibili a trattare, ma ci aspettiamo fin da subito il riconoscimento del buono pasto e con la prossima legge di bilancio, risorse aggiuntive dedicate al solo personale scolastico, che deve assolutamente recuperare il ritardo stipendiale rispetto alla media della pubblica amministrazione, a partire dalle Funzioni centrali, rispetto alle quali oggi esiste un gap di ben 10 mila euro annue, che fa pensare molto considerando che 25 anni fa guadagnavano in media addirittura 1.000 euro in meno”. “Ma - avverte - con il prossimo rinnovo triennale vorremmo anche arrivare al riconoscimento del burnout, del riscatto agevolato della laurea, della parità di trattamento del personale precario rispetto a quello di ruolo, del ripristino del primo gradino stipendiale, delle immissioni in ruolo e dei trasferimenti su tutti i posti vacanti, della mobilità intercompartimentale e, non certo per ultimo, del doppio canale di reclutamento che permetterebbe l’immissione in ruolo di tantissimi precari oggi ancora al palo senza dimenticare la valorizzazione delle figure di sistema e degli ex dsga”. Il sindacato Anief ricorda che "per il ccnl 2022-2024, il Ministero dell’Istruzione e del Merito ha stanziato 240 milioni di euro aggiuntivi per finanziare un bonus 'una tantum' destinato a docenti e Ata: secondo i dati diffusi dall’Aran, gli arretrati spettanti al personale ammontano a 1.948 euro medi lordi per i docenti e 1.427 euro medi lordi per il personale amministrativo, tecnico e ausiliario, ai quali si aggiungono circa 585 euro per i docenti e 455 euro per gli Ata derivanti dall’anticipo di parte delle risorse del triennio successivo. Inoltre è notizia di queste ore che da gennaio potrebbe essere garantito la copertura della assicurazione sanitaria, welfare fortemente caldeggiato dal sindacato Anief". "Il prossimo ccnl 2025-2027 - sottolinea - porterà ulteriori incrementi retributivi per il personale scolastico. Se le parti riuscissero a firmare anche quell’accordo entro un anno, a partire dal 1° gennaio 2026 sono previsti incrementi medi mensili stimati di circa 245 euro per i docenti e 179 euro per il personale Ata, che saliranno a 293 euro e 214 euro dal 1° gennaio 2027. Il ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, ha dichiarato che 'è un risultato storico: per la prima volta nella scuola italiana garantiamo continuità contrattuale e ci sono tutte le premesse per chiudere il più presto possibile anche quello del triennio 2025-2027'. L’accordo prevede anche il rafforzamento delle materie oggetto di relazioni sindacali e l’incremento delle risorse destinate al Fondo per il miglioramento dell’offerta formativa, pari a 93,7 milioni di euro per il personale docente e 19,1 milioni di euro per il personale Ata. Gli incrementi complessivi lordi mensili a regime, sommando i due trienni contrattuali, porterebbero fino a 416 euro agli insegnanti e 303 euro al personale amministrativo, tecnico e ausiliario".

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Sostenibilità, report Federbeton: nel 2024 oltre 110 mln per sicurezza ed ambiente

(Adnkronos) - Oltre 110 milioni di euro di investimenti e spese delle aziende dei settori cemento e calcestruzzo per sicurezza ed ambiente nel 2024, in crescita del 16% rispetto al 2023. E’ quanto evidenzia il sesto Rapporto di sostenibilità di Federbeton. (Video) Il comparto continua a investire risorse e competenze per migliorare le proprie performance ambientali e accelerare il percorso verso la neutralità climatica al 2050. Lo scorso 24 settembre, presso la Camera dei Deputati, Federbeton ha presentato la propria Strategia di decarbonizzazione, che traccia un percorso chiaro di riduzione progressiva delle emissioni tramite leve strategiche. Nella definizione della strategia sono stati individuati interventi di breve e medio periodo che sfruttano tecnologie già mature come l’impiego di combustibili alternativi e l’utilizzo di materiali sostitutivi del clinker, il semilavorato componente prevalente del cemento - spiega la Federazione del settore - La leva chiave per la decarbonizzazione del settore, con uno sviluppo a lungo termine, è la cattura della CO2, una tecnologia che richiede ingenti investimenti e lo sviluppo di infrastrutture di trasporto e stoccaggio. La cattura è fondamentale perché nella produzione di cemento il 60-65% delle emissioni dirette di CO2 deriva dalle stesse reazioni chimiche di processo ed è quindi incomprimibile. “Cemento e calcestruzzo sono materiali straordinari e insostituibili, che garantiscono la sicurezza e la durabilità delle nostre case, scuole, ospedali. Sono fondamentali per le nostre infrastrutture e città, alimentano la crescita economica e sociale del Paese e contribuiscono concretamente alla rigenerazione urbana e allo sviluppo di infrastrutture sostenibili e durevoli - ha sottolineato Paolo Zelano, vicepresidente di Federbeton Confindustria - La nostra sfida è mantenere alta la competitività dell’industria italiana continuando a progredire sul fronte della sostenibilità, in particolare quella ambientale. Questo è possibile solo attraverso un impegno collettivo, rafforzando il legame tra industria, ambiente e società”. Il Rapporto di Sostenibilità di Federbeton, come ogni anno, mostra l’impegno, i risultati e gli ambiti di miglioramento della filiera. Emerge, fra l’altro, che il settore conferma la propria circolarità: l’industria del cemento utilizza da anni scarti di altri processi produttivi in sostituzione dell’8% delle materie prime necessarie; i produttori di calcestruzzo preconfezionato e manufatti riutilizzano in media il 29% delle acque di processo ed il 62% degli scarti di produzione, rispettivamente; inoltre, è in aumento la quota di energia elettrica da fonti rinnovabili, in parte autoprodotta dalle aziende stesse. Il Rapporto richiama l’attenzione anche su alcune criticità che non permettono all’industria di esprimere pienamente le proprie potenzialità: “Il tasso di sostituzione calorica dei combustibili fossili con combustibili alternativi nel settore del cemento resta fermo al 26%, lontano dalla media europea del 56%, principalmente a causa di iter amministrativi complessi e disomogenei sul territorio nazionale. I combustibili alternativi sono una soluzione già disponibile, ma al di là dello sforzo dell’industria, è necessario un intervento delle istituzioni al fine di ottenere un’applicazione omogenea sul territorio nazionale del processo di autorizzazione”. Un’altra criticità che emerge dal Rapporto è quella relativa “all’impiego di aggregati recuperati nella produzione di calcestruzzo. Nonostante le potenzialità del settore, questa pratica resta limitata per l’assenza di un mercato nazionale per prodotti conformi agli standard dei calcestruzzi strutturali. Anche in questo caso è necessaria un’azione di sistema che coinvolga produttori, utilizzatori e istituzioni”.

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