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(Adnkronos) - Parcheggiare sulle strisce blu a Roma pagando da smartphone e cellulari oggi può costare di più di un mese fa: alla tariffa della sosta - rimasta invariata - può essere applicata una commissione, già prevista in altre principali città italiane ma che a Roma, fino a poco tempo fa, non era prevista a carico dell'utente. Una premessa è d'obbligo: il costo della sosta non è aumentato. "L'amministrazione non ha toccato nella maniera più assoluta le tariffe della sosta tariffaria", tiene infatti a precisare all'Adnkronos l'assessore alla Mobilità di Roma Capitale Eugenio Patanè. A quanto apprende l'Adnkronos dall'Atac, a partire dall'1 dicembre i gestori privati di canali digitali per il pagamento della sosta possono applicare una commissione fino a un massimo del 15 per cento sul valore del titolo di sosta. Tale commissione non è applicata nei canali gestiti da Atac, quindi nei parcometri, e all'acquisto di titoli cartacei. Insomma, chi paga ai parcometri in strada o comprando i tradizionali 'grattini' non nota nessuna differenza né costi aggiuntivi rispetto al passato, invece gli automobilisti che optano per l'acquisto tramite i canali digitali potrebbero pagare un po' di più. Di che cifre parliamo? Solo per fare qualche esempio, la sosta a pagamento fuori dalle Ztl costa 1 euro l'ora e tanto paga chi acquista il titolo cartaceo o paga a un parcometro. Comprando invece tramite i canali digitali il costo può salire fino al 15% in più ossia fino a 1,15 euro laddove 0,15% sono legati al costo del servizio. All'interno della Ztl, dove la sosta oraria è di 1,20 euro l'ora, il costo può dunque salire fino a un massimo di 1,38 euro l'ora. Stesso discorso per l'agevolazione da 4 euro per la sosta di 8 ore: resta invariata comprando i voucher cartacei o pagando al parcometro, tramite i canali digitali può arrivare a costare fino a un massimo di 4,60 euro. La commissione sulla tariffa di sosta, come comunicato agli utenti, è legata all’aggiornamento del contratto con il gestore della sosta e in linea con le principali città italiane.
(Adnkronos) - Entrerà in vigore tra tre giorni il testo che modifica e posticipa l’applicazione del Regolamento Eudr. E' stato pubblicato nella Gazzetta ufficiale dell’Unione europea il Regolamento (UE) 2025/2650 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 19 dicembre 2025, che modifica il Regolamento (UE) 2023/1115-Eudr riguardo determinati obblighi a carico di operatori e commercianti. “Si chiude così un percorso complesso che ha visto l’impegno concreto e costante di Federlegnoarredo, insieme ad altri attori, portando a un risultato importante: misure finalmente più attuabili”, commenta il presidente di Federlegnoarredo Claudio Feltrin. “Un ringraziamento speciale va alle associazioni europee Cei Bois ed Efic, di cui siamo membri, per il contributo costante e costruttivo. Resta ora fondamentale proseguire il lavoro in stretta collaborazione con le istituzioni affinché il percorso verso la sostenibilità, prioritario per noi, sia sempre più condiviso, e la tutela dell’ambiente proceda di pari passo con la tenuta del tessuto industriale”.
(Adnkronos) - Oltre 110 milioni di euro di investimenti e spese delle aziende dei settori cemento e calcestruzzo per sicurezza ed ambiente nel 2024, in crescita del 16% rispetto al 2023. E’ quanto evidenzia il sesto Rapporto di sostenibilità di Federbeton. (Video) Il comparto continua a investire risorse e competenze per migliorare le proprie performance ambientali e accelerare il percorso verso la neutralità climatica al 2050. Lo scorso 24 settembre, presso la Camera dei Deputati, Federbeton ha presentato la propria Strategia di decarbonizzazione, che traccia un percorso chiaro di riduzione progressiva delle emissioni tramite leve strategiche. Nella definizione della strategia sono stati individuati interventi di breve e medio periodo che sfruttano tecnologie già mature come l’impiego di combustibili alternativi e l’utilizzo di materiali sostitutivi del clinker, il semilavorato componente prevalente del cemento - spiega la Federazione del settore - La leva chiave per la decarbonizzazione del settore, con uno sviluppo a lungo termine, è la cattura della CO2, una tecnologia che richiede ingenti investimenti e lo sviluppo di infrastrutture di trasporto e stoccaggio. La cattura è fondamentale perché nella produzione di cemento il 60-65% delle emissioni dirette di CO2 deriva dalle stesse reazioni chimiche di processo ed è quindi incomprimibile. “Cemento e calcestruzzo sono materiali straordinari e insostituibili, che garantiscono la sicurezza e la durabilità delle nostre case, scuole, ospedali. Sono fondamentali per le nostre infrastrutture e città, alimentano la crescita economica e sociale del Paese e contribuiscono concretamente alla rigenerazione urbana e allo sviluppo di infrastrutture sostenibili e durevoli - ha sottolineato Paolo Zelano, vicepresidente di Federbeton Confindustria - La nostra sfida è mantenere alta la competitività dell’industria italiana continuando a progredire sul fronte della sostenibilità, in particolare quella ambientale. Questo è possibile solo attraverso un impegno collettivo, rafforzando il legame tra industria, ambiente e società”. Il Rapporto di Sostenibilità di Federbeton, come ogni anno, mostra l’impegno, i risultati e gli ambiti di miglioramento della filiera. Emerge, fra l’altro, che il settore conferma la propria circolarità: l’industria del cemento utilizza da anni scarti di altri processi produttivi in sostituzione dell’8% delle materie prime necessarie; i produttori di calcestruzzo preconfezionato e manufatti riutilizzano in media il 29% delle acque di processo ed il 62% degli scarti di produzione, rispettivamente; inoltre, è in aumento la quota di energia elettrica da fonti rinnovabili, in parte autoprodotta dalle aziende stesse. Il Rapporto richiama l’attenzione anche su alcune criticità che non permettono all’industria di esprimere pienamente le proprie potenzialità: “Il tasso di sostituzione calorica dei combustibili fossili con combustibili alternativi nel settore del cemento resta fermo al 26%, lontano dalla media europea del 56%, principalmente a causa di iter amministrativi complessi e disomogenei sul territorio nazionale. I combustibili alternativi sono una soluzione già disponibile, ma al di là dello sforzo dell’industria, è necessario un intervento delle istituzioni al fine di ottenere un’applicazione omogenea sul territorio nazionale del processo di autorizzazione”. Un’altra criticità che emerge dal Rapporto è quella relativa “all’impiego di aggregati recuperati nella produzione di calcestruzzo. Nonostante le potenzialità del settore, questa pratica resta limitata per l’assenza di un mercato nazionale per prodotti conformi agli standard dei calcestruzzi strutturali. Anche in questo caso è necessaria un’azione di sistema che coinvolga produttori, utilizzatori e istituzioni”.