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(Adnkronos) - Tokyo non è la città più grande del mondo, le megalopoli con oltre 10 milioni di abitanti esisteranno quasi solo in Asia. L'Europa (con l'Italia spettatrice) perdono terreno. La capitale del Giappone, da anni in vetta alla classifica per le megalopoli più popolose, non può più vantare il primato. La nuova classifica contenuta nel rapporto dell'Onu 'World Urbanization Prospects 2025' incorona Jakarta, capitale dell'Indonesia, che con i suoi 42 milioni di abitanti conquista il gradino più alto del podio e lo manterrà - secondo i modelli - fino al 2050. Tokyo, che ha 'solo' 33 milioni di abitanti', scivola direttamente al terzo posto, superata anche da Dhaka: la capitale del Bangladesh, se manterrà l'attuale ritmo di crescita che l'ha portata a 37 milioni di abitanti, salirà in vetta tra 25 anni. L'Italia non lascia traccia nel report. D'altra parte, i dati relativi a Roma e Milano non si avvicinano lontanamente a quelli della classifica presa in considerazione dal documento. Roma non arriva a 3 milioni di abitanti, Milano non tocca quota 2. Il rapporto dell'Onu evidenzia che il numero delle megalopoli (città con una popolazione di 10 milioni o più) è quadruplicato negli ultimi 50 anni, passando da 8 nel 1975 a 33 nel 2025: la maggior parte delle megacities si trova in Asia. Nel 2050, secondo le previsioni, le megalopoli diventeranno 37: nessun nuovo ingresso avverrà in Europa, dove la categoria sarà rappresentata solo da Londra, Mosca e Istanbul. Il rapporto evidenzia che il numero di città in tutto il mondo è più che raddoppiato tra il 1975 e il 2025, ma il 96% delle città ha meno di 1 milione di abitanti. La maggior parte delle città è ancora più piccola, con l'81% caratterizzata da una popolazione di 250.000 abitanti o meno. A livello globale, il 45% della popolazione mondiale vive in città, il 36% in centri urbani e il restante 19% in comunità rurali.
(Adnkronos) - L’Agidae, associazione gestori istituti dipendenti dall’autorità ecclesiastica, in occasione del 65mo anniversario della sua istituzione, organizza il convegno nazionale di studi e l’assemblea ordinaria, dal tema: 'Identità e missione - le attività degli enti religiosi tra norma canoniche e leggi civili'. L’evento si terrà sabato 22 novembre 2025, alle ore 8.30, presso la Pontificia Università Urbaniana – Scv. Il convegno vuole costituire un momento di confronto e di crescita condivisa per gli Istituti associati i quali saranno chiamati ad accettare le sfide future a partire dalla riforma del codice civile sugli adeguati assetti amministrativi per gli enti collettivi, dalla soluzione prospettata in tema di Imu, dal ricorrente confronto tra le attività svolte dal terzo settore e le opere degli enti ecclesiastici, ai nuovi scenari collegati all’utilizzo dell’intelligenza artificiale e la cyber security in materia di tutela dei dati e rischi e responsabilità dei gestori degli istituti ai sensi del d.lgs 231/2001. Ampio spazio sarà dedicato all’introduzione del Previfonder, ossia, della Previdenza complementare per tutti i lavoratori degli enti ecclesiastici aderenti ai tre Ccnl Agidae: istruzione, socio-sanitario assistenziale e Università pontificie. L’evento avrà inizio con la lettura del messaggio che il Santo Padre, Papa Leone XIV, ha rivolto all’Agidae, sulla necessità “dell’armonizzazione tra principi del diritto civile italiano e la normativa canonica e di proseguire nel prestare l’attenzione ai valori sociali e civili, come pure alla formazione permanente dei gestori e dei dipendenti”. Seguirà la concelebrazione eucaristica, presieduta da S.e. mons. Michele Di Tolve, vescovo ausiliare della Diocesi di Roma, dal presidente di Agidae - Padre Francesco Ciccimarra e dai sacerdoti componenti del consiglio direttivo. Tra gli interventi al convegno si segnalano la presenza di Maurizio Leo, vice-ministro dell’Economia e Finanza, Mario Pepe, Presidente Covip, Fulvio Baldi, sostituto procuratore generale della Corte di Cassazione, Ciro Santoriello, procuratore aggiunto Procura di Cuneo, Rosa Del Prete, magistrato Corte di Appello Napoli e Filippo Trefiletti, direttore generale di Accredia.
(Adnkronos) - “Il modello italiano del riciclo è virtuoso. Il nostro paese è sicuramente da prendere ad esempio”. Così, Letizia Moratti (Mep Commissione Itre), all’evento organizzato da Conai, in collaborazione con il Corriere della Sera, presso la Borsa di Milano, dal titolo ‘Il futuro della sostenibilità tra sfide emergenti e transizione competitiva’. “L'Italia ha già superato i target del 2025 e nel 2024 siamo arrivati ad un 76,7% di riciclo, quindi un modello che deve essere preso in considerazione dall'Europa e da altri paesi. Per far questo - prosegue Moratti - il vecchio continente deve semplificare le regole, orientarle al risultato, puntare sull'innovazione di processo e prodotto, favorendo quindi gli investimenti. Deve fare in modo che le procedure per le autorizzazioni, per esempio quelle ambientali, siano più rapide. Inoltre bisogna superare il concetto di rifiuto in modo tale che ci sia in Europa un'armonizzazione che non porti un paese a pensare ad un rifiuto in un certo modo e un paese a classificarlo in un modo diverso”.