ENTRA NEL NETWORK |
ENTRA NEL NETWORK |
(Adnkronos) - Linkedin pubblica, in automatico, il logo dell’azienda sul profilo, ma il lavoratore rischia l'illecito. A fare luce su questo l'avvocato Rita Santaniello, partner dello studio legale internazionale Rodl. "L'attuale normativa - spiega - prevede che il dipendente sia responsabile in prima persona di tutto quanto pubblica su Linkedin. Se, ad esempio, un lavoratore (che normalmente è registrato come dipendente di un’azienda e relativa carica) pubblicasse su Linkedin un post diffamatorio risultando identificabile, come quasi sempre accade, come appartenente a una determinata azienda, la responsabilità ricadrebbe in via principale sul dipendente autore del contenuto". "Così pure - sottolinea - un datore di lavoro non può vietare a un dipendente o ex dipendente di indicare su Linkedin la posizione lavorativa ricoperta presso l’azienda, purché le informazioni siano veritiere e non riservate. Linkedin è una piattaforma professionale che consente agli utenti di condividere il proprio percorso lavorativo e la sezione 'esperienza' del profilo è pensata proprio per questo scopo. Ovviamente è vietato pubblicare informazioni confidenziali, strategiche o che possano danneggiare l’azienda". "Tuttavia - avverte - a norma di legge, l’utilizzo del logo aziendale è soggetto a diritto di privativa e perciò vietato se non autorizzato. Peccato però che il sistema 'pesca' in automatico il logo delle varie aziende elencate nel proprio profilo professionale che, se l'utente non presta attenzione, viene poi pubblicato, sul profilo del dipendente che viola così il diritto di privativa e quindi, in punta di legge, potrebbe essere soggetto a un risarcimento danni".
(Adnkronos) - "In ogni organizzazione il comunicatore è il motore del cambiamento, ha un ruolo chiave. Ben venga la certificazione: nell'ambito sanitario il comunicatore ha il dovere di farlo in modo etico e responsabile. La comunicazione non chiude mai, è h24, 365 giorni all'anno, ancora di più nel settore della salute. Noi sentiamo l'esigenza di informare correttamente i nostri pazienti, che hanno o pensano di avere un problema. Un'azienda soprattutto sanitaria vive di reputazione e c'è un legame fiduciario che cerchiamo di costruire quotidianamente. Ma per distruggere questa 'strada' basta un secondo, un solo errore. Quindi la certificazione dei comunicatori è fondamentale, è una necessità. Mettere in questo ruolo una persona priva di competenze espone alla possibilità di danni enormi, è come mettere una macchina di Formula Uno nelle mani di un bambino di 6 anni: nella ipotesi migliore non arriva ai pedali e la macchina rimane ferma, nella peggiore c'arriva e fa appunto un sacco di danni". Così Francesco Pessa, head of marketing & communication Gruppo Ini, intervenendo a una tavola rotonda a Roma nel corso dell'evento 'Governance della comunicazione professionale: competenze certificate e responsabilità' sulle proposte di Manageritalia per la certificazione dei comunicatori.
(Adnkronos) - Il 46% degli italiani (quasi uno su due) è pessimista sul futuro del Paese e solo il 22% immagina un’Italia migliore nei prossimi dieci anni. Un giudizio severo che si affianca a un paradosso evidente: il 79% degli italiani, soprattutto i più giovani, dichiara di pensare al domani, ma il 63% continua a sentirsi 'ancorato' al presente. Questa è la fotografia che emerge dal 'Barometro del Futuro', l’indagine demoscopica presentata oggi dall’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile (ASviS) e realizzata dall’Istituto Piepoli, nel corso dell’evento 'Un patto sul futuro, anche nell’interesse delle future generazioni', svoltosi all’Auditorium del Museo dell’Ara Pacis, in occasione della Giornata Mondiale dei Futuri dell’Unesco. L’incontro è stato l’occasione per presentare e discutere i primi risultati del progetto 'Ecosistema Futuro' (www.ecosistemafuturo.it), la partnership lanciata dall’ASviS un anno fa per mettere il futuro, o meglio 'i futuri', al centro della riflessione culturale, politica, economica e sociale del nostro Paese e che riunisce oltre 40 organizzazioni del mondo dell’istruzione, della cultura, dell’economia e dell’innovazione (tra cui i partner strategici Entopan, Intesa Sanpaolo, Iren, Randstad Research e Toyota Material Handling). “Come mostrato dall’indagine, gli italiani chiedono futuro, ma la gran parte di loro ritiene che nessuno se ne stia occupando seriamente, tanto meno i politici - ha commentato Enrico Giovannini, direttore scientifico dell’ASviS - tant’è vero che solo il 25% degli intervistati pensa che i governi agiscono anche nell’interesse delle future generazioni e il 65% ritiene che in Italia non si parli abbastanza di futuro. Ecosistema Futuro intende invertire questa tendenza, in linea con il ‘Patto sul Futuro’ approvato dall’Onu un anno fa, portando l’educazione ai futuri nelle scuole e nei musei, promuovendo riforme politiche come la Valutazione d’Impatto Generazionale delle nuove leggi, valorizzando la ricerca orientata al futuro e dando maggiore spazio alle giovani generazioni nelle scelte politiche”. Il 'Barometro del futuro', presentato da Livio Gigliuto, presidente dell’Istituto Piepoli, evidenzia un divario profondo tra percezione personale e collettiva: il 37% degli italiani è ottimista riguardo al proprio futuro, ma il 34% percepisce un vuoto di visione sul futuro del Paese. La politica è considerata orientata al futuro solo dal 4% dei rispondenti, la scuola dal 7%, con un pessimismo più marcato nel Centro e nelle Isole, e più attenuato nel Nord Ovest. Tra le preoccupazioni principali emergono l’aumento del costo della vita e delle diseguaglianze (44%), l’intelligenza artificiale (36%), i rischi globali per la sicurezza e la pace (32%) e la crisi climatica (30%). La fiducia degli italiani si concentra nella scienza (80%), mentre scende drasticamente per istituzioni (29%), media tradizionali (24%) e social media (21%). Il Barometro evidenzia inoltre una chiara domanda di giustizia intergenerazionale: sette italiani su dieci chiedono una Legge sul Clima e quasi due su tre sostengono un’imposta sulle grandi ricchezze per finanziare i giovani. Nel corso dell’incontro, organizzato in collaborazione con Icom Italia, Officine Italia, Save the Children e la Fondazione Italiana per gli Studi sul Futuro nell’ambito delle celebrazioni giubilari, sono state presentate le principali linee di azione di Ecosistema Futuro. Il Barometro del Futuro mostra una richiesta chiara: per il 75% degli italiani è urgente introdurre un’educazione al futuro nel sistema scolastico: da qui la prima linea di azione che riguarda l’introduzione della Futures Literacy proposta dall’Unesco nelle scuole e nei percorsi universitari, lungo le linee contenute nel Future Paper presentato oggi nel corso dell’evento. La seconda concerne le politiche pubbliche, attraverso l’applicazione della nuova normativa che impone la Valutazione d’Impatto Generazionale (Vig) delle nuove leggi, così da orientare le decisioni in una prospettiva di lungo periodo. La terza riguarda la partecipazione civica, con l’avvio del percorso verso la prima Assemblea Nazionale sul Futuro nel 2027. Nel corso dell’evento è stata annunciata anche la creazione del 'Network dei Musei dei Futuri', realizzato nell’ambito di Ecosistema Futuro da Icom Italia, rappresentata da Michela Rota (architetta esperta di sostenibilità), un’iniziativa che coinvolge già oggi oltre 40 istituzioni culturali apripista, che nel 2026 realizzeranno attività dedicate ai futuri possibili, con l’obiettivo di trasformare musei e istituzioni culturali in spazi di immaginazione civica e alfabetizzazione ai futuri. L’obiettivo è anche quello di realizzare un 'Museo dei Futuri' italiano, fisico e digitale, sulla falsariga delle esperienze internazionali esistenti. "Attuare il Patto sul Futuro in Italia vuol dire trasformare il modo in cui il sistema Paese prende le decisioni - ha commentato Luca Miggiano, responsabile del progetto Ecosistema Futuro - Per realizzare tale obiettivo è necessario confrontarsi sull’Italia che vogliamo nel futuro, migliorare i processi politici e creare una cultura orientata al futuro per navigare la complessità del presente. Ecosistema Futuro è nato per contribuire a creare un Paese per giovani, dando voce a chi già oggi lavora concretamente sul futuro e alle giovani generazioni, schiacciate tra debito climatico, precarietà e incertezze economiche".