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(Adnkronos) - Tripletta di medaglie, record italiani inattesi, quattro pass per le finali, giovani promesse che brillano e campioni che si confermano. L'Italia sale al secondo posto nel medagliere (4-3-1), preceduta solo dall'Olanda (4-4-1) e continua da protagonista il percorso dei 23esimi campionati europei in svolgimento all'Acquatic Centre di Lublino, fino a domenica 7 dicembre. Un piccolo capolavoro per il primo oro individuale della nazionale ai campionati europei di Lublino, per un oro mai conquistato da un azzurro nella storia della manifestazione. Il campione olimpico Thomas Ceccon vince i 100 dorso in 49"29, miglior tempo della carriera. Battuti il francese Mewen Tomac, argento in 49"46, e soprattutto il britannico Oliver Morgan, bronzo in 49"68. Gara perfetta quella del 23enne di Schio - tesserato per Fiamme Oro e Leosport, allenato al Centro Federale di Verona da Alberto Burlina - che controlla il passaggio ai cinquanta (23"73), per poi alzare il ritmo nell'ultimo venticinque (12"76) col primato personale che migliora il 49"59 siglato nel 2022 ai Mondiali di Melbourne. "Sono contento di essere il primo italiano ad aver vinto l'oro nei 100 dorso - racconta un soddisfatto Ceccon, primatista del mondo in vasca lunga - Avevo pronosticato una lotta con il francese e il britannico e così è stata. Il tempo mi soddisfa: sono venuto qui per vincere e adesso torno a casa con due ori". Fuori dal podio un comunque bravissimo Lorenzo Mora (Fiamme Rosse/VVFF Modena) in 49"95. "Va benissimo così, ero venuto qua solo per nuotare i cinquanta e invece mi trovo in finale nei 100 - spiega l'emiliano, bronzo europeo a Otopeni 2023 - Il podio obiettivamente era lontano. Forse sono passato troppo lento". Solare, determinata, sorridente. Simona Quadarella concede il bis e, dopo il secondo posto con primato nei 400 nella giornata di apertura, si prende un altro argento negli 800 stile libero con un altrettanto strepitoso record italiano in 8'03"00. Un tempo che cancella lo storico 8'04"53 gommato siglato per l'oro agli europei di Rijeka 2008 da Alessia Filippi, che mantiene ancora il primato più longevo del nuoto italiano: 4'26"06 nei 400 misti nuotato due giorni dopo per l'argento. Davanti all'azzurra, come avvenne martedì, c'è ancora la tedesca Isabel Gose, sicuramente più a suo agio in vasca corta, che scappa a cento metri dalla fine e chiude in 8'01"90. Gara tatticamente lucida quella della 27enne romana - tesserata per CC Aniene e allenata da Gianluca Belfiore - che imposta trentadue vasche a 15"0-15"1 e demolisce il primato personale di 8'07"99 che siglò per il bronzo iridato ad Abu Dhabi e che anche la miglior prestazione italiana in tessuto. "Non pensavo di andare così forte e di migliorare in questa maniera il mio tempo - racconta Quadarella, che si conferma sul podio europeo dopo l'argento di Otopeni 2023 - Sto acquisendo tanta consapevolezza nei miei mezzi e come detto martedì il lavoro che sto svolgendo con Gianluca (Belfiore ndr) mi sta ripagando. Sono serena e ho trovato un equilibrio psicofisico che mi fa bene. Sono felicissima veramente". Sul gradino più basso del podio sale l'altra tedesca Maya Werner in 8'14"41. Alla vigilia il suo allenatore Cesare Casella lo spronava a crederci, perché in questi giorni era un po' sottotono. Il colpo che non ti aspetti è di un super Michele Busa bronzo nei 100 farfalla, al termine di una prova superba per caparbietà e resilienza. Bravissimo il 24enne romagnolo - tesserato per Fiamme Oro ed Imolanuoto - che nuota in 49"21, con un determinante ultimo venticinque in 13"35 che gli regala un podio strameritato e che rappresenta una rivincita dopo il quarto posto dello scorso anno ai Mondiali di Budapest. Altra medaglia di legno, dopo quella dei 50, per un comunque bravissimo Simone Stefanì. Il 25enne di Maglie - tesserato per Fiamme Oro e Time Limit, preparato da Andrea Sabino - chiude in 49"35. L'oro va al transalpino Maxime Grousset in 48"10 che brucia di un centesimo lo svizzero Noè Ponti secondo in 48"11. "Un bronzo che mi ripaga di qualche delusione avuta in questi giorni - racconta Busa, settimo nei 50 - Ero un po' giù di corda ma le parole di Cesare e la presenza dei miei genitori in tribuna mi hanno tirato su il morale. So di valere molto e certe volte non riesco ad esprimermi al meglio. Riparto da questo bronzo". Esce dall'acqua con la consapevolezza di aver dato tutto al debutto in nazionale e nella prima finale internazionale della carriera. Bravissimo Gabriele Mancini, che il suo successo l'ha colto centrando giovedì il pass per una serata d'autore, settimo nei 200 rana. Il 23enne piemontese - tesserato per Marina Militare e CN Torino, allenato da Antonio Satta - tocca in 2'05"84. Vince lo spagnolo Carles Colli Marti in 2'00"86, seguito dall'olandese Caspar Corbeau in 2'01"27 e dall'austriaco Luka Mladenovic in 2'02"48. "Sono stanco e credo di aver accusato la fatica di ieri - racconta il ranista torinese - E' bello prendere parte ad una finale di questo livello. Ho anche i 50 e vedremo cosa succede". Una classe e una potenza dai confini illimitati. Sara Curtis va velocissima, si prende il pass per la finale dei 100 stile libero con il miglior tempo e soprattutto nuotando un pazzesco record italiano: la 19enne di Savigliano, infatti, vola in 51"29 e abbatte il 52"10 di Federica Pellegrini registrato alla Coppa Brema nel 2019. Prova perfetta quella della piemontese - tesserata per Esercito e CS Roero, allenata in Italia da Thomas Maggiora - che passa ai cinquanta in 24"50 e accelera ancora con un ultimo ritorno in 13"30 che da le dimensioni di un crono "storico" per l'Italnuoto. Curtis abbassa il personale di un secondo netto, cancellando il 52"29 stampato in batteria, che aveva ritoccato il 52"33 nuotato in World Cup a Westmont. La più vicina all'azzurra, da settembre trasferitasi alla Virginia University dov'è seguita dal tecnico Todd DeSorbo, è la britannica Eva Okaro in 51"48. "Sapevo di avere questo tempo nelle gambe e volevo scendere sotto ai 52" a tutti i costi. Domani partirò dalla corsia quarto, sapendo che saranno decisivi gli ultimi venticinque metri. Sono felice perchè sta andando tutto bene in questo europeo ". E ha ragione Sara Curtis fin qui oro con la 4x50 mista mixed, con il record del mondo con la 4x50 sl mixed e argento con la 4x50 sl. Prosegue senza intoppi il percorso nei 200 misti del vice campione europeo ed iridato Alberto Razzetti che, come sua abitudine, cresce di turno in turno. Il 26enne ligure di Lavagna e primatista italiano (1'50"88) - tesserato per Fiamme Gialle e Genova Nuoto My Sport - tocca in 1'53"48 che vale il quarto tempo e la corsia numero 6 in finale. "Ho risparmiato energie perché domani avrò anche i 200 farfalla - racconta Razzo, preparato da tre anni a Livorno da Stefano Franceschi - Tutto facile oggi: dovevo solo rompere il ghiaccio dopo giornate a vedere gli altri competere. Direi che ho disputato un'ottima semifinale". Guida lo spagnolo Hugo Gonzalez De Oliveira in 1'52"68, unico a scendere sotto all'1'53 in serata; ma gli avversari da battere sembrerebbero il britannico Duncan Scott terzo in 1'53"22 e il francese Mewen Tomac, altro polivalente in vasca corta, quinto in 1'53"83. La stanchezza, per le tante gare disputate in una settimana, lei non sa cosa sia. Anita Gastaldi si regala la finale dei 200 misti con il settimo crono d'ingresso e scende per la prima volta in carriera sotto i 2'08. La 22enne di Brà - tesserata per Carabinieri e VO2 Torino, seguita da Fabrizio Clari - tocca in 2'07"72, depenna il 2'08"34 registrato un mese fa al Nico Sapio. La più veloce è la britannica Freya Colbert in 2'06"42. "Non mi aspettavo neanche di essere qui a Lublino e per me è tutto magnifico - afferma la cuneese - Sono felice per questa finale. Me la godrò come tutto ciò che sta avvenendo in questa settimana". 100 stile libero. Sgasa alla grande un altro giovane azzurro nei 100 stile libero. Carlos D'Ambrosio, nel giro di qualche minuto risponde a Curtis, e si qualifica per la finale della gara regina con il terzo tempo e un super primato personale. Notevole la semifinale del 18enne vicentino di origini napoletane - tesserato per Fiamme Gialle e Fondazione Bentegodi, allenato al centro federale di Verona da Luca De Monte - che tocca in 46"01, toglie ventisette centesimi al 46"20 firmato in batteria (prec. 46"91) e nel giro di dieci ore passa dal decimo al terzo posto tra i performer italiani. Maxime Grousset, mezz'ora prima oro nei 100 farfalla, si mette in testa al gruppo in 45"65, seguito dal sorprendente croato Jere Hirbar in 45"76. "Finalmente è arrivata una bella gara in cui mi sono divertito - sostiene D'Ambrosio - Competere contro questi campioni è una grande emozione. L'obiettivo in finale è scendere sotto i 46 e poi vediamo cosa succederà".
(Adnkronos) - I numeri diffusi dall’Arma dei Carabinieri rivelano un’emergenza che non può essere ignorata: da gennaio a settembre 2025 i reati da Codice Rosso hanno superato quota 40mila, con 6.673 arresti tra maltrattamenti in famiglia, atti persecutori e violenze sessuali. Un quadro che conferma la necessità di non confinare la lotta alla violenza di genere alle ricorrenze simboliche ma di affrontarla ogni giorno dove si formano le relazioni, dove si genera dipendenza economica e dove può nascere, o essere contrastata, la discriminazione: nei luoghi di lavoro. E' da questa consapevolezza che nasce il convegno 'Oltre il 25 novembre: la forza della prevenzione, la voce delle donne', promosso da Federmanager e Federmanager Minerva con il patrocinio dell’Arma dei Carabinieri. Una giornata che ha posto al centro una notizia fondamentale: per prevenire la violenza non bastano le norme, serve un’alleanza strutturale e continua tra istituzioni, imprese e management, un dialogo concreto capace di tradurre i principi in comportamenti e i diritti in tutele reali. La violenza, nelle sue molte forme, non è un atto improvviso: spesso è figlia di una cultura che deve essere cambiata. Lo confermano i dati sulla violenza economica della Global thinking foundation che mostrano come solo il 58% delle donne ha un conto corrente intestato personale, il 12,9% ne ha solo uno intestato con il partner o altro familiare e una percentuale compresa tra il 49,5 al 65,9% prende le decisioni inerenti ai soldi insieme al partner. E' una vulnerabilità che si riflette anche nel mondo produttivo, perché dove manca autonomia economica manca libertà di scelta, e dove questa manca le molestie possono radicarsi più facilmente. Federmanager porta in questa discussione una chiave decisiva: il lavoro come prima linea della prevenzione. Nelle aziende occorre rafforzare una cultura del rispetto, basata su impegno, responsabilità, coerenza e capacità di allinearsi agli obiettivi valoriali dell’organizzazione. Una cultura che si costruisce attraverso l’esempio dei manager, che con i loro comportamenti quotidiani determinano il clima e il livello di sicurezza percepita dai lavoratori e dalle lavoratrici. Perché è proprio dall’osservazione degli ambienti lavorativi che si comprende quanto la diffusione delle molestie non sia un episodio isolato ma il sintomo di una cultura che va ripensata. Il nuovo ccnl dei dirigenti, rinnovato da Federmanager, si inserisce in questo percorso come un presidio avanzato: non solo valorizza la figura manageriale, ma introduce strumenti moderni e concreti su pari opportunità, genitorialità, equità retributiva, benessere e prevenzione, confermandosi un contratto capace di tutelare e orientare. E' una leva strategica perché, quando il contratto cresce, cresce anche la cultura aziendale. E quando la cultura aziendale cresce, arretra inevitabilmente lo spazio per abusi e disparità. In questo scenario il ruolo delle istituzioni resta centrale. L’Arma dei Carabinieri, che ha patrocinato l’evento anche alla luce del protocollo d’intesa firmato con Federmanager nel 2024, ha presentato il 'violenzametro', uno strumento utile per riconoscere precocemente situazioni potenzialmente pericolose e incoraggiare la richiesta di aiuto. Un contributo concreto alla costruzione di un sistema di prevenzione diffuso e accessibile "L’impegno costante della nostra Federazione nella promozione di modelli inclusivi ci ha portato a conseguire la certificazione per la parità di genere, diventando tra le prime organizzazioni rappresentative a ottenerla", ha sottolineato in apertura il presidente Federmanager, Valter Quercioli. "Consapevoli dell’importanza strategica dell’inclusione per le imprese, continuiamo a lavorare per valorizzare ogni talento. L’incontro è un momento necessario per mantenere vivo il dialogo e ampliare la consapevolezza sulla prevenzione della violenza di genere". Il dibattito, moderato da Marina Marinetti, condirettrice di Economy, ha riunito esponenti istituzionali, rappresentanti del mondo manageriale, esperti di diritto e professionisti impegnati sul fronte della tutela: la deputata Martina Semenzato, presidente Commissione parlamentare di inchiesta sul femminicidio, Monica Lucarelli, assessora alle Attività Produttive, alle pari opportunità e all’attrazione investimenti del Comune di Roma, Samanta Cimolino, maggiore sezione atti persecutori Racis, Luciana Delfini, presidente del Comitato pari opportunità dell’Ordine degli avvocati di Roma e Consigliera di parità supplente della Regione Lazio, Maria De Renzis, coordinatrice nazionale Federmanager Minerva, Simona Signoracci, presidente Fondazione Vises Ets, Maria Cristina Cerrato, avvocata Ufficio legale Differenza Donna, Antonio Cavallera, direttore Human capital & organization Autostrade per l’Italia. Interventi che hanno evidenziato come la prevenzione sia possibile solo se l’intero sistema azienda – dai vertici ai collaboratori – assume una visione condivisa: riconoscere, ascoltare, intervenire. La violenza di genere non è un problema privato: è una questione sociale, culturale, organizzativa. E Federmanager ricorda che un Paese può cambiare solo se cambia il modo in cui le sue aziende lavorano, formano, tutelano e valorizzano le persone. E' questo il passo che va oltre il 25 novembre: non un giorno di memoria, ma l’impegno quotidiano per costruire ambienti professionali nei quali ogni donna sia libera, rispettata e protetta.
(Adnkronos) - Il Gruppo Davines - azienda attiva nel settore della cosmetica professionale, B Corp dal 2016 - in collaborazione con la Fondazione per lo sviluppo sostenibile, autorevole centro studi sulla green economy in Italia, ha premiato oggi al Davines Group Village di Parma i vincitori della seconda edizione del 'The Good Farmer Award', iniziativa dedicata a giovani agricoltori under 35 che abbiano già avviato progetti ispirati ai principi fondamentali dell’agroecologia e dell’agricoltura biologica rigenerativa, intesa come insieme di pratiche ecocompatibili di gestione agricola, fortemente alternative all’agricoltura convenzionale. Questa seconda edizione del Premio ha coinvolto anche le aziende agricole-zootecniche, in particolare quelle attente al benessere animale, che utilizzano sistemi di allevamento estensivi e che adottano pratiche zootecniche rivolte al miglioramento degli agroecosistemi. I due agricoltori hanno ricevuto 10mila euro ciascuno per l’acquisto di materiali e per interventi finalizzati al miglioramento e allo sviluppo delle pratiche agroecologiche già avviate. Nel corso della cerimonia è stata letta una lettera di saluto inviata da Francesco Lollobrigida, ministro dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste, che ha espresso il proprio sostegno all’iniziativa. La Giuria che ha valutato e selezionato i progetti è composta da otto membri, fra professori universitari ed esperti in temi di agricoltura, agroecologia e sostenibilità a cui quest’anno si sono aggiunti due esperti di zootecnia. I VINCITORI - Alessia Mazzù (classe ’90), socia della Cooperativa Agricola Co.r.ag.gio - Cooperativa Romana Agricoltura Giovani, è stata premiata per aver trasformato una terra pubblica abbandonata in un luogo di rigenerazione ambientale e sociale. Alessia si è formata tra l’Italia e la Scozia, dove si è specializzata in sostenibilità e studi ambientali. La Cooperativa Agricola Co.r.ag.gio nasce nel 2011 da una vertenza politica per consentire ai giovani agricoltori l’accesso alle terre pubbliche abbandonate. Situata nel cuore del Parco di Veio a Roma, la Cooperativa pratica metodi biologico-rigenerativi, coltivando cereali rari, ortaggi e leguminose, e custodendo il 'frutteto della biodiversità' per recuperare antiche varietà frutticole. Co.r.ag.gio si distingue come modello di agricoltura sociale e multifunzionale, dedicandosi alla formazione, ai laboratori didattici e offrendo percorsi di inclusione a persone in condizioni di fragilità o svantaggio. Il premio servirà a realizzare un sistema integrato per la raccolta e la gestione dell'acqua piovana e atmosferica, per diversificare le fonti idriche e continuare a far evolvere la Cooperativa Agricola Co.r.ag.gio come laboratorio di rigenerazione ambientale e sociale. Luca Quirini (classe '94), fondatore dell’Azienda Agricola Quira, è stato premiato per il suo allevamento incentrato sul benessere animale e la salvaguardia del territorio ligure. L’azienda, situata a Borzonasca (Genova) nell’Appennino ligure, a ridosso di Portofino e le Cinque Terre, alleva 60 bovini di razza Cabannina, specie autoctona a rischio di estinzione. La formazione di Luca non è agricola: dopo essersi diplomato al liceo classico, intenzionato a conoscere meglio la sua Liguria, inizia a lavorare per un allevatore di vacche piemontesi nell’entroterra, esperienza che lo appassiona al punto da creare la sua azienda, che porta il nome della prima vacca che ha acquistato, Quira. La mandria pratica la transumanza spostandosi tra pascoli che si estendono dai 700 ai 1.400 metri di altitudine, evento che ha assunto il ruolo di un vero e proprio appuntamento culturale e turistico. Il sistema di allevamento rispetta i ritmi biologici degli animali: le Cabannine, allevate in libertà su circa 2.500 ettari di prati e boschi, pascolano liberamente, di giorno e di notte, alimentate solo a erba e, in inverno, con fieno biologico locale. L’Azienda Agricola Quira ha adottato il pascolo razionale Voisin, un metodo che prevede la rotazione controllata dei pascoli, per favorire l’aumento della biodiversità. In questo modo, con la stessa superficie, è possibile nutrire un numero maggiore di capi, mantenere il terreno fertile e in equilibrio e contribuire alla rigenerazione del suolo e alla prevenzione degli incendi sui versanti montani. Il premio sarà utilizzato per il progetto della 'stalla nel bosco', una zona protetta con microclima equilibrato nei mesi invernali, e per l'acquisto di un furgone attrezzato a laboratorio polifunzionale mobile. Nel 2021 il Gruppo Davines ha investito 2 milioni di euro per realizzare a Parma, in partnership con il Rodale Institute, l’European Regenerative Organic Center (Eroc), primo centro di formazione e ricerca in Italia e in Europa nel campo dell’agricoltura biologica rigenerativa. Nel frattempo, il Gruppo ha continuato a investire sul progetto e il centro oggi è costituito da 188 parcelle sperimentali in cui vengono coltivate 22 differenti specie vegetali, tra cui frumento, mais, achillea, calendula, melissa e camomilla. Dopo tre anni di sperimentazione condotte su Eroc, guidate dal direttore di Ricerca Dario Fornara, sono stati raccolti dati sufficienti a dimostrare che i terreni gestiti secondo pratiche biologico rigenerative hanno raggiunto livelli di produttività paragonabili a quelli ottenuti con l’agricoltura convenzionale, confermando la solidità del modello sul piano delle rese. Gli studi hanno rilevato un netto incremento della biodiversità del suolo - sia per quanto riguarda il microbioma, sia per quanto riguarda il numero di lombrichi - e un miglioramento significativo della densità dei nutrienti nelle colture, in particolare dei sali minerali essenziali come magnesio, calcio e zinco. Nel 2025, Eroc ha rinnovato la propria certificazione Roc - Regenerative Organic Certified. Inoltre negli ultimi due anni il Gruppo Davines ha supportato attivamente 16 aziende agricole italiane nel percorso verso la certificazione Roc, che valuta in modo integrato la salute del suolo, il benessere animale e la tutela dei lavoratori. "Penso che questo premio, così come Eroc, siano esempi concreti del cosiddetto effetto risonanza, un’amplificazione positiva che fa bene a tutti - ha commentato Davide Bollati, presidente del Gruppo Davines - In Davines crediamo fermamente che il futuro del nostro pianeta sia strettamente legato alla salute del suolo, che è il nostro capitale più prezioso. Per questo, ‘The Good Farmer Award’ non è solo un riconoscimento, ma un investimento concreto nella prossima generazione di agricoltori. Alessia e Luca, i vincitori di quest’anno, ne sono un esempio: attraverso la loro dedizione all'agroecologia, alla tutela della biodiversità e al benessere animale, dimostrano come un'agricoltura responsabile possa non solo produrre eccellenza, ma anche generare un impatto sociale e ambientale positivo". “L'agricoltura biologica si basa su un metodo di coltivazione volto a produrre alimenti con sostanze e processi naturali, con l’esclusione di prodotti della chimica di sintesi. L’agricoltura rigenerativa si basa su un metodo di coltivazione che punta a mantenere e ripristinare la biodiversità del suolo e degli ecosistemi agricoli in modo che siano in grado di fornire beni e servizi ecosistemici di qualità e a lungo termine - ha dichiarato Edo Ronchi, presidente di Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile - L’agricoltura biologica rigenerativa è un’evoluzione, in parte già prevista nelle pratiche agricole biologiche, in parte innovativa, per rendere l’agricoltura più resiliente alle sfide della crisi climatica e più attiva nel ripristino della natura per affrontare il degrado dei suoli e la perdita di biodiversità”.