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(Adnkronos) - Basta un giro al supermercato per intercettarli: barrette e beveroni 'high protein', ma anche cibi arricchiti in proteine, persino la pasta e l'acqua diventano 'proteiche'. Un trend in ascesa che, come spesso accade, parte dagli Stati Uniti per poi varcare l'oceano e conquistare altre aree del mondo. Oggi spopola in particolare fra gli appassionati di sport e fitness, fra chi sogna muscoli definiti e una forma fisica 'senza un filo di grasso', chi vorrebbe dimagrire e si convince che una dieta a tutte proteine possa accelerare i tempi senza controindicazioni. Ma i prodotti iperproteici aiutano davvero chiunque? Secondo la scienza non è tutto così semplice e automatico come il marketing sembrerebbe suggerire. E sulla moda di eccedere in proteine mette in guardia anche il medico Matteo Bassetti, direttore di Malattie infettive dell'ospedale policlinico San Martino di Genova e professore ordinario dell'università degli Studi di Genova: "Beveroni e barrette extra potrebbero fare più male che bene", avverte in un post su Facebook. Che la moda sia dilagante e stia prendendo piede anche in Italia lo dicono i dati. In un focus pubblicato online dall'Istituto Mario Negri Irccs si cita l'Osservatorio Immagino GS1 Italy, secondo cui i volumi di vendita di prodotti Hp (altamente proteici) nel 2023 sono aumentati del 5% e il giro d'affari è cresciuto del 20%. Il mercato globale vale già 4,1 miliardi di dollari e si stima che raggiungerà i 10 miliardi entro il 2032, si legge. I social amplificano, e sicuramente il cambiamento delle abitudini alimentari globali spinge il trend. Del resto il 'biglietto da visita' delle proteine è allettante: sono costituenti dei muscoli e quindi funzionali ad aumentare la massa muscolare, si ricorda nel focus, in cui però si precisa anche che "non tutti sanno che le proteine apportano le stesse calorie dei carboidrati (4kcal/gr) e, se consumate in eccesso, vengono trasformate in zuccheri e grassi con conseguente aumento ponderale. Contribuiscono a regalare un senso di sazietà e rappresentano senza dubbio un nutriente essenziale che può essere anche utile per aiutare a perdere peso, ma quando vengono inserite all'interno di una dieta equilibrata e correttamente bilanciate con l'assunzione di carboidrati e grassi. L'aumento delle proteine fine a sé stesso non ha alcun effetto dimagrante nel caso in cui dieta o stile di vita siano scorretti", avvertono gli esperti. "Beveroni e barrette proteiche sono ormai di gran moda tra gli appassionati di fitness, gli atleti e i culturisti che mirano a sviluppare la massa muscolare o perdere grasso rapidamente. Tuttavia - fa notare Bassetti nel suo post - una revisione completa della letteratura pubblicata sulla rivista 'Isrn Nutrition' avverte che consumare oltre la dose giornaliera raccomandata di 0,8 grammi per chilogrammo di peso corporeo può comportare gravi conseguenze. Dopo aver analizzato 32 studi sull'uomo, i ricercatori hanno scoperto che un'eccessiva assunzione di proteine, soprattutto da carne rossa e integratori, può influire negativamente sulla densità ossea, sulla funzionalità renale ed epatica e persino aumentare il rischio di alcuni tumori e malattie cardiache. Questi risultati sottolineano l'importanza della moderazione e della consulenza medica nel consumo di proteine". Il limite giornaliero sicuro di proteine? "E' di circa 0,75 grammi per chilogrammo di peso corporeo per gli adulti e fino a 1 grammo per chilogrammo per gli adolescenti", elenca Bassetti. Anche secondo quanto raccomanda l'Efsa (Autorità europea per la sicurezza alimentare) la quantità quotidiana necessaria all'organismo è non oltre 0,83 grammi per Kg per gli adulti. Ci sono poi casi in cui il fabbisogno giornaliero può aumentare, per esempio in gravidanza o nel caso degli atleti o di chi si sottopone ad allenamenti ultra intensivi. Ma una dieta immotivatamente ricca di alimenti super proteici può danneggiare la salute, si evidenzia anche nel focus del Mario Negri. "Il nostro organismo usa fino a un tot di proteine, mentre l'eccesso viene scartato. Andando ad aumentare l'apporto proteico di una dieta che di proteine ne contiene già abbastanza, finiamo con l'aumentare il carico di lavoro dei reni che hanno il compito di scomporre le proteine prima che vengano eliminate". Ci sono poi studi che evidenziano i rischi per la salute del cuore. Per non parlare poi del fatto che le proteine aggiunte vanno estratte attraverso diversi passaggi industriali e per questo "nella maggior parte dei casi i cibi 'high protein' possono essere considerati a tutti gli effetti alimenti ultra processati", segnala il focus. In una condizione di 'bisogno proteico', è la conclusione, meglio allora puntare su quei cibi che sono naturalmente ricchi di proteine. Ne esistono diversi, da legumi come lenticchie e ceci al pesce.
(Adnkronos) - Philip Morris Italia ha annunciato oggi che, a partire dal 2 dicembre, Andrea Guglielmo sarà il nuovo direttore delle relazioni esterne dell’affiliata italiana. Nel suo nuovo ruolo, Andrea Guglielmo sarà a capo della struttura dedicata alle relazioni istituzionali, agli affari regolatori e fiscali, all’area medico-scientifica, alla comunicazione e al contrasto al commercio illecito. Responsabile delle relazioni istituzionali di Philip Morris Italia da gennaio 2025, Andrea Guglielmo è entrato in azienda nel 2014, e ha ricoperto incarichi di crescente responsabilità all’interno dell’area delle relazioni esterne, tra i quali quello di senior manager per gli affari regolatori ed istituzionali di Philip Morris Italia a Roma, partecipando anche a importanti gruppi di lavoro in ambito europeo e internazionale, e quello di responsabile delle relazioni istituzionali di Philip Morris Manufacturing & Technology Bologna, il principale polo produttivo dell’azienda a livello globale. Con una esperienza ultradecennale nel settore delle relazioni esterne, ha assunto negli anni ruoli di responsabilità sia negli affari istituzionali sia nella consulenza aziendale. Precedentemente è stato senior consultant e assistente dell’amministratore delegato presso The European House-Ambrosetti, occupandosi di progetti di consulenza strategica per aziende italiane e multinazionali. Andrea Guglielmo subentra a Michele Samoggia, che ha deciso di intraprendere una nuova sfida professionale in una società leader a livello internazionale nel campo della leadership advisory. Samoggia lascia Philip Morris Italia dopo un percorso professionale durato quasi dieci anni in cui, prima di diventare Direttore del dipartimento, ha ricoperto diversi ruoli tra affari istituzionali, comunicazione, sostenibilità e scientific engagement. In questi anni Samoggia ha dato un contributo decisivo per la trasformazione dell'azienda e per il posizionamento della stessa come uno dei principali attori nel panorama imprenditoriale italiano.
(Adnkronos) - Il Gruppo Davines - azienda attiva nel settore della cosmetica professionale, B Corp dal 2016 - in collaborazione con la Fondazione per lo sviluppo sostenibile, autorevole centro studi sulla green economy in Italia, ha premiato oggi al Davines Group Village di Parma i vincitori della seconda edizione del 'The Good Farmer Award', iniziativa dedicata a giovani agricoltori under 35 che abbiano già avviato progetti ispirati ai principi fondamentali dell’agroecologia e dell’agricoltura biologica rigenerativa, intesa come insieme di pratiche ecocompatibili di gestione agricola, fortemente alternative all’agricoltura convenzionale. Questa seconda edizione del Premio ha coinvolto anche le aziende agricole-zootecniche, in particolare quelle attente al benessere animale, che utilizzano sistemi di allevamento estensivi e che adottano pratiche zootecniche rivolte al miglioramento degli agroecosistemi. I due agricoltori hanno ricevuto 10mila euro ciascuno per l’acquisto di materiali e per interventi finalizzati al miglioramento e allo sviluppo delle pratiche agroecologiche già avviate. Nel corso della cerimonia è stata letta una lettera di saluto inviata da Francesco Lollobrigida, ministro dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste, che ha espresso il proprio sostegno all’iniziativa. La Giuria che ha valutato e selezionato i progetti è composta da otto membri, fra professori universitari ed esperti in temi di agricoltura, agroecologia e sostenibilità a cui quest’anno si sono aggiunti due esperti di zootecnia. I VINCITORI - Alessia Mazzù (classe ’90), socia della Cooperativa Agricola Co.r.ag.gio - Cooperativa Romana Agricoltura Giovani, è stata premiata per aver trasformato una terra pubblica abbandonata in un luogo di rigenerazione ambientale e sociale. Alessia si è formata tra l’Italia e la Scozia, dove si è specializzata in sostenibilità e studi ambientali. La Cooperativa Agricola Co.r.ag.gio nasce nel 2011 da una vertenza politica per consentire ai giovani agricoltori l’accesso alle terre pubbliche abbandonate. Situata nel cuore del Parco di Veio a Roma, la Cooperativa pratica metodi biologico-rigenerativi, coltivando cereali rari, ortaggi e leguminose, e custodendo il 'frutteto della biodiversità' per recuperare antiche varietà frutticole. Co.r.ag.gio si distingue come modello di agricoltura sociale e multifunzionale, dedicandosi alla formazione, ai laboratori didattici e offrendo percorsi di inclusione a persone in condizioni di fragilità o svantaggio. Il premio servirà a realizzare un sistema integrato per la raccolta e la gestione dell'acqua piovana e atmosferica, per diversificare le fonti idriche e continuare a far evolvere la Cooperativa Agricola Co.r.ag.gio come laboratorio di rigenerazione ambientale e sociale. Luca Quirini (classe '94), fondatore dell’Azienda Agricola Quira, è stato premiato per il suo allevamento incentrato sul benessere animale e la salvaguardia del territorio ligure. L’azienda, situata a Borzonasca (Genova) nell’Appennino ligure, a ridosso di Portofino e le Cinque Terre, alleva 60 bovini di razza Cabannina, specie autoctona a rischio di estinzione. La formazione di Luca non è agricola: dopo essersi diplomato al liceo classico, intenzionato a conoscere meglio la sua Liguria, inizia a lavorare per un allevatore di vacche piemontesi nell’entroterra, esperienza che lo appassiona al punto da creare la sua azienda, che porta il nome della prima vacca che ha acquistato, Quira. La mandria pratica la transumanza spostandosi tra pascoli che si estendono dai 700 ai 1.400 metri di altitudine, evento che ha assunto il ruolo di un vero e proprio appuntamento culturale e turistico. Il sistema di allevamento rispetta i ritmi biologici degli animali: le Cabannine, allevate in libertà su circa 2.500 ettari di prati e boschi, pascolano liberamente, di giorno e di notte, alimentate solo a erba e, in inverno, con fieno biologico locale. L’Azienda Agricola Quira ha adottato il pascolo razionale Voisin, un metodo che prevede la rotazione controllata dei pascoli, per favorire l’aumento della biodiversità. In questo modo, con la stessa superficie, è possibile nutrire un numero maggiore di capi, mantenere il terreno fertile e in equilibrio e contribuire alla rigenerazione del suolo e alla prevenzione degli incendi sui versanti montani. Il premio sarà utilizzato per il progetto della 'stalla nel bosco', una zona protetta con microclima equilibrato nei mesi invernali, e per l'acquisto di un furgone attrezzato a laboratorio polifunzionale mobile. Nel 2021 il Gruppo Davines ha investito 2 milioni di euro per realizzare a Parma, in partnership con il Rodale Institute, l’European Regenerative Organic Center (Eroc), primo centro di formazione e ricerca in Italia e in Europa nel campo dell’agricoltura biologica rigenerativa. Nel frattempo, il Gruppo ha continuato a investire sul progetto e il centro oggi è costituito da 188 parcelle sperimentali in cui vengono coltivate 22 differenti specie vegetali, tra cui frumento, mais, achillea, calendula, melissa e camomilla. Dopo tre anni di sperimentazione condotte su Eroc, guidate dal direttore di Ricerca Dario Fornara, sono stati raccolti dati sufficienti a dimostrare che i terreni gestiti secondo pratiche biologico rigenerative hanno raggiunto livelli di produttività paragonabili a quelli ottenuti con l’agricoltura convenzionale, confermando la solidità del modello sul piano delle rese. Gli studi hanno rilevato un netto incremento della biodiversità del suolo - sia per quanto riguarda il microbioma, sia per quanto riguarda il numero di lombrichi - e un miglioramento significativo della densità dei nutrienti nelle colture, in particolare dei sali minerali essenziali come magnesio, calcio e zinco. Nel 2025, Eroc ha rinnovato la propria certificazione Roc - Regenerative Organic Certified. Inoltre negli ultimi due anni il Gruppo Davines ha supportato attivamente 16 aziende agricole italiane nel percorso verso la certificazione Roc, che valuta in modo integrato la salute del suolo, il benessere animale e la tutela dei lavoratori. "Penso che questo premio, così come Eroc, siano esempi concreti del cosiddetto effetto risonanza, un’amplificazione positiva che fa bene a tutti - ha commentato Davide Bollati, presidente del Gruppo Davines - In Davines crediamo fermamente che il futuro del nostro pianeta sia strettamente legato alla salute del suolo, che è il nostro capitale più prezioso. Per questo, ‘The Good Farmer Award’ non è solo un riconoscimento, ma un investimento concreto nella prossima generazione di agricoltori. Alessia e Luca, i vincitori di quest’anno, ne sono un esempio: attraverso la loro dedizione all'agroecologia, alla tutela della biodiversità e al benessere animale, dimostrano come un'agricoltura responsabile possa non solo produrre eccellenza, ma anche generare un impatto sociale e ambientale positivo". “L'agricoltura biologica si basa su un metodo di coltivazione volto a produrre alimenti con sostanze e processi naturali, con l’esclusione di prodotti della chimica di sintesi. L’agricoltura rigenerativa si basa su un metodo di coltivazione che punta a mantenere e ripristinare la biodiversità del suolo e degli ecosistemi agricoli in modo che siano in grado di fornire beni e servizi ecosistemici di qualità e a lungo termine - ha dichiarato Edo Ronchi, presidente di Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile - L’agricoltura biologica rigenerativa è un’evoluzione, in parte già prevista nelle pratiche agricole biologiche, in parte innovativa, per rendere l’agricoltura più resiliente alle sfide della crisi climatica e più attiva nel ripristino della natura per affrontare il degrado dei suoli e la perdita di biodiversità”.