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Ucraina, Odessa sotto attacco. Zelensky: "Russia vuole isolarla"

(Adnkronos) - La città ucraina di Odessa e la regione sono finite nella notte nel mirino un attacco di droni russi. Il bilancio parla per ora di sei feriti, tra i quali tre bambini: un neonato di sette mesi, una bambina di otto anni e un bambino di 14. Lo denunciano le autorità ...

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Per pmi assicurazione catastrofale entro il 31/12, come gestire al meglio una scelta fondamentale

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Dentis (Coripet): “Noi garantiamo il 25% di PET riciclato per i nostri consorziati, ma vanno introdotte sanzioni per garantire l’obiettivo nazionale”

(Adnkronos) - "Dall'inizio di quest'anno c'è l'obbligo di introduzione del 25% di riciclato nelle bottiglie, quindi andiamo a toccare con mano e abbiamo toccato con mano dal vivo in questo 2025 ...

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Ucraina, Odessa sotto attacco. Zelensky: "Russia vuole isolarla"

(Adnkronos) - La città ucraina di Odessa e la regione sono finite nella notte nel mirino un attacco di droni russi. Il bilancio parla per ora di sei feriti, tra i quali tre bambini: un neonato di sette mesi, una bambina di otto anni e un bambino di 14. Lo denunciano le autorità locali, come riporta Ukrainska Pravda. "Alcune zone della città sono senza corrente, acqua e riscaldamento a causa dell'attacco del nemico", ha reso noto Serhii Lysak, a capo dell'amministrazione militare della città. Il governatore Oleh Kiper ha accusato la Russia di aver preso di mira i civili e infrastrutture energetiche nella regione. Lysak ha precisato che sono stati colpiti palazzi in due quartieri della città. Segnalati incendi in appartamenti e in un magazzino di un'azienda che opera nel settore della logistica. In base alle informazioni diffuse dal presidente ucraino Volodymyr Zelensky, Mosca sta cercando di isolare la regione di Odessa dal resto del paese, conducendo in particolare attacchi contro le infrastrutture. La strategia appare chiara, in base alle informazioni diffuse dal presidente ucraino Volodymyr Zelensky. "I russi vogliono certamente isolare Odessa e altre città" dal resto dell'Ucraina, "attraverso attacchi alle infrastrutture. Stanno colpendo le infrastrutture portuali, stanno colpendo e uccidendo sia le persone che l'economia, riducendo la nostra capacità di esportazione attraverso il corridoio marittimo". "Ci stiamo riprendendo, siamo in grado di farlo e stiamo facendo tutto il più rapidamente possibile. Tutto questo è estremamente importante per noi", ha affermato il presidente. Kiev è impegnata nel dialogo con gli Stati Uniti per arrivare ad un'intesa sul piano di pace. La Russia, però, al di là di proclami e annunci continua a martellare l'Ucraina. E ora sembra intenzionata ad allargare le maglie della difesa, già impegnata in particolare nel Donetsk e nella regione di Zaporizhzhia. Lo scenario delineato da Zelensky coincide con quello anticipato nelle scorse settimane dall'Institute for the study of war, think tank americano che monitora il conflitto quotidianamente. L'Isw non esclude l'apertura di ulteriori fronti in una guerra che la Russia non ha interesse a chiudere in tempi brevi. Mosca "potrebbe stabilire le condizioni per minacciare l'oblast di Odessa dalla Transnistria occupata dalla Russia, nel tentativo di stabilizzare le forze ucraine nell'Ucraina sudoccidentale". L'Isw fa riferimento a informazioni fornite recentemente dall'intelligence militare ucraina (Gur), secondo cui il Cremlino sta tentando di rafforzare la propria presenza in Transnistria richiamando riservisti, ritirando le armi dai depositi e avviando centri di produzione e addestramento per droni. Tali misure aumenteranno il rischio di infiltrazioni di gruppi di sabotaggio e ricognizione russi nell'oblast di Odessa dalla Transnistria: la capitale Tiraspol si trova a circa 80 chilometri dalla città di Odessa, potenziale obiettivo di attacchi di droni russi a medio raggio. Le forze di Mosca nelle scorse settimane hanno già condotto con successo attacchi nelle retrovie ucraine a una profondità operativa (circa 25-100 chilometri) utilizzando unità di droni specializzate e probabilmente potrebbero trasferire alcune di queste capacità alle unità in Transnistria. Una simile strategia potrebbe consentire alla Russia di distogliere le risorse ucraine dalla prima linea e dalle retrovie, costringendo le forze di Kiev a difendersi in un nuovo teatro. Per l'Isw, è improbabile che gli invasori possano conquistare gli oblast di Odessa e Mykolaiv nel breve termine: le operazioni si svilupperebbero con blitz limitati e attacchi dei droni.

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Per pmi assicurazione catastrofale entro il 31/12, come gestire al meglio una scelta fondamentale

(Adnkronos) - Negli ultimi anni l’Italia è stata colpita da terremoti, alluvioni, frane e altri eventi estremi che hanno causato perdite miliardarie per il tessuto produttivo. Un’analisi dell’istituto mUp Research riferita all’autunno 2024 ha rilevato che più di 278 mila imprese hanno subito danni legati a calamità naturali nell’anno precedente, con perdite stimate in circa tre miliardi di euro. Nel nostro Paese il tessuto economico maggiormente esposto a questo tipo di rischi e con poche tutele è quello delle piccole medie imprese, che rappresentano la maggioranza delle aziende. Segue un’analisi degli esperti di Partner d’Impresa, – realtà che supporta la crescita e la sicurezza delle imprese attraverso un team interdisciplinare di professionisti. La legge di Bilancio 2024 ha introdotto, con una norma specifica del 30 dicembre 2023 n. 213 (art. 1 commi 101‑111), un obbligo assicurativo per trasferire sulle assicurazioni private una parte del rischio che finora è gravato solo sui fondi pubblici, andando a promuovere nelle imprese una cultura della prevenzione. Tutte le aziende con sede legale in Italia, escluse quelle agricole, sono obbligate a stipulare una polizza assicurativa che copra i potenziali danni causati da terremoti, frane, alluvioni, inondazioni ed esondazioni. L’azienda deve quindi assicurare terreni, impianti, attrezzature e beni in locazione salvo che questi siano già coperti da polizze analoghe. Infine, il decreto attuativo n. 18/2025 (DM 30 gennaio 2025) ha specificato che l’obbligo non si estende ai beni in costruzione, agli immobili abusivi, alle scorte, ai mobili d’ufficio o ai veicoli iscritti al Pra (Pubblico registro automobilistico). La norma nasce dall’esigenza di ridistribuire il rischio: lo Stato non può più sobbarcarsi integralmente i costi delle ricostruzioni e dei ristori dopo i disastri. Se le grandi imprese (con oltre 250 dipendenti) sono state coinvolte nella normativa già da marzo 2025 e per le medie imprese (con 50-250 dipendenti) l’obbligo è scattato col mese di ottobre, per le pmi e le micro-imprese la scadenza prevista è quella del 31 dicembre 2025. Sarà fatta una proroga per i comparti della pesca e dell’acquacoltura: per queste imprese l’obbligo scatterà sempre il 31 dicembre 2025. "Per l’impresa inadempiente non sono previste sanzioni pecuniarie ma sarà automaticamente esclusa da contributi, sovvenzioni e agevolazioni pubbliche di qualsiasi natura, oltre a vedersi precluso l’accesso alla garanzia statale sui finanziamenti, vale a dire al Fondo di garanzia per le pmi. Si tratta dunque di una forma di sanzione di tipo interdittivo, che rafforza l’obbligo attraverso il meccanismo del vincolo premiale", spiega il legale Fabio Speranza del network nazionale di professionisti Partner d’impresa. Il rispetto dell’obbligo diventa infatti condizione necessaria per partecipare a una vasta gamma di misure agevolative. Tra queste figurano i contratti di sviluppo disciplinati dal D.M. 9 dicembre 2014, i programmi Smart & Start Italia per le startup innovative, le misure per l’economia circolare introdotte dal nrr, i fondi per la salvaguardia occupazionale e le iniziative di venture capital per la transizione ecologica ed energetica. La disposizione non è autoapplicativa: ogni amministrazione pubblica dovrà integrare nei propri bandi le clausole di esclusione per le imprese sprovviste di polizza. “Il ministero delle Imprese e made In Italy, inoltre, intende precludere l’accesso ai propri incentivi alle imprese inadempienti, ma l’efficacia scatterà solo dopo che le singole misure saranno adeguate. Questo significa che senza polizza non sarà possibile accedere a contratti di sviluppo, fondi per startup, incentivi per economia circolare o energie rinnovabili. E' evidente, dunque, come la stipula della polizza non rappresenti soltanto un adempimento formale, ma una vera e propria condizione di accesso a strumenti fondamentali di sostegno allo sviluppo imprenditoriale”, aggiunge Speranza.Un aspetto particolarmente rilevante riguarda il trattamento fiscale dei premi assicurativi. Quelli corrisposti dall’azienda per coperture inerenti l’attività d’impresa rientrano infatti tra i costi deducibili. Ciò vale sia ai fini Ires, con aliquota al 24%, sia ai fini Irap, con aliquota ordinaria al 3,9%, salvo le differenziazioni regionali. Gli effetti pratici, tuttavia, non sono omogenei. “Per le grandi imprese, che saranno le più esposte a premi assicurativi rilevanti, la deducibilità fiscale rappresenta un parziale alleggerimento, ma non elimina l’impatto economico. In pratica, se il costo della polizza riduce la base imponibile, resta comunque un esborso significativo in termini di liquidità, capace di comprimere i margini e incidere sui flussi di cassa. La questione diventa quindi di equilibrio: quanto vale la protezione assicurativa rispetto al peso che esercita sul conto economico?”, sottolinea la fiscalista del network Partner d’impresa Simona D’Alessandro. Diverso il discorso per pmie microimprese. Qui i premi saranno più contenuti, ma proporzionalmente più gravosi in rapporto al fatturato. “La deducibilità fiscale, pur utile, rischia di non essere sufficiente a compensare la pressione sul flusso di cassa. Per realtà imprenditoriali a bassa capitalizzazione, poi, la polizza rischia di ridurre la capacità di autofinanziamento e di rallentare gli investimenti programmati”, conclude D’Alessandro. Così come strutturata la legge presenta certamente delle criticità. Innanzitutto una riflessione riguarda i costi elevati e le disparità che la norma apporterà tra gli imprenditori in funzione delle aree territoriali in cui ha sede la loro impresa. “In molte aree ad alto rischio sismico o idrogeologico, infatti, i premi potranno risultare molto onerosi e a questi si sommeranno i costi di perizia per determinare il valore a nuovo dei beni” sottolinea la fiscalista D’Alessandro. L’obbligo normativo, poi, fa riferimento a una copertura parziale, ovvero riguarda solo le immobilizzazioni materiali: scorte, automezzi, beni mobili e merci non sono assicurati. Le imprese devono quindi valutare l’acquisto di garanzie accessorie per una protezione completa. Non va trascurato infine l’aspetto inerente ai rapporti tra proprietario e utilizzatore. Per i beni in locazione o leasing l’obbligo ricade sull’utilizzatore; è quindi consigliabile stabilire contrattualmente chi sostiene il premio e come si ripartiscono i rischi. In ultima analisi, secondo la fiscalista, vi è incertezza sull’effettiva applicazione delle sanzioni. “Le sanzioni sono solo indirette (esclusione dai bandi), ma la loro efficacia dipende dai provvedimenti attuativi delle singole amministrazioni. Le imprese temono che la frammentazione dei criteri possa creare incertezza sull’accesso a incentivi e finanziamenti”. Considerando le opportunità va considerato che, In un contesto in cui i parametri esg stanno assumendo crescente importanza nelle valutazioni creditizie e nelle politiche di erogazione del credito, la stipula di una copertura assicurativa contro i rischi naturali può essere interpretata come un segnale di gestione consapevole del rischio giocando un ruolo positivo nei rating creditizi. “Le banche e gli investitori istituzionali, sempre più sensibili al rischio climatico, potrebbero considerare la stipula di una polizza catastrofale come un segnale positivo di gestione aziendale. Ciò trasformerebbe un obbligo normativo in un vantaggio reputazionale, capace di incidere favorevolmente sul rating bancario, facilitare l’accesso al credito e, in prospettiva, ridurre il costo del finanziamento”, spiega Simona D’Alessandro. Inoltre, l’obbligo può essere trasformato in un vantaggio competitivo che garantisca all’impresa, in caso di evento catastrofale, le risorse necessarie per riprendere rapidamente la produzione. “Non va trascurato anche il fattore della riduzione dei premi attraverso la prevenzione. Il decreto prevede che i premi siano modulati in base alle misure di mitigazione adottate. Investimenti in adeguamenti antisismici, sistemi di drenaggio o piani di emergenza possono ridurre sensibilmente il costo della polizza” aggiunge la fiscalista. Ancora, sempre secondo la consulente, vanno considerati i vantaggi collegati alla possibilità di stipulare polizze collettive e convenzioni. Le associazioni di categoria stanno negoziando convenzioni con le compagnie per abbattere i costi per andare incontro alle necessità di micro e piccole imprese.

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Dentis (Coripet): “Noi garantiamo il 25% di PET riciclato per i nostri consorziati, ma vanno introdotte sanzioni per garantire l’obiettivo nazionale”

(Adnkronos) - "Dall'inizio di quest'anno c'è l'obbligo di introduzione del 25% di riciclato nelle bottiglie, quindi andiamo a toccare con mano e abbiamo toccato con mano dal vivo in questo 2025 che cosa vuol dire obbligare qualcuno a mettere del riciclato". Queste le parole di Corrado Dentis presidente Coripet, il consorzio autonomo, volontario che opera nella raccolta e nell'avvio a riciclo dei contenitori per liquidi in Pet, intervenendo alla Conferenza Nazionale Industria del Riciclo 2025, promossa dalla Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile con Conai e Pianeta2030, con il patrocinio di Mase e Commissione Europea. "Abbiamo dato il 25% di riciclato, quello che è obbligatorio per legge, a tutti i consorziati produttori – prosegue Dentis – quindi rispettano gli obblighi normativi. Questo l'abbiamo fatto grazie ad una catena di custodia che parte dalla raccolta e segue tutta la filiera fino alla consegna ai soci di un Pet riciclato di altissima qualità, qualitativamente elevato. Abbiamo condotto in questi anni assieme all'Università Federico II di Napoli uno studio completo su più di mille campionature effettuate su tutta la filiera. La capacità di produzione del polimero in estremo oriente è 12 volte superiore a quella di tutta l'Europa. Quindi abbiamo dimensioni e dinamiche non comparabili. Siamo riusciti, ciononostante, attraverso questo nuovo modello, a garantire i presupposti per ottemperare alla legge, dando ai nostri soci un polimero, peraltro, a condizioni economiche estremamente stabili, che è tracciato made in Italy (dalla raccolta alla produzione) e rispetta perciò anche le norme che prevedono l’obbligo di utilizzo di E-Pet europeo”. “Il nostro modello riguarda più del 40% dell’immesso a consumo e auspichiamo che anche tutti gli altri produttori sposino il modello Coripet. Ma al momento la restante quota di mercato, approfittando di un vuoto normativo privo di sanzioni, non rispetta gli obblighi, continuando ad usare il Pet vergine di importazione, favorito da un prezzo più basso. Questo è un qualcosa che va colmato a stretto giro, anche perché la concorrenza, quella che arriva dalla Cina, riguarda sia il polimero vergine che sui polimeri riciclati”.

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