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(Adnkronos) - Tiziano Ferro aveva anticipato che era in arrivo una cena, a Los Angeles, con Elodie. Ora i due cantanti pubblicano una foto in bianco e nero in studio, lasciando intendere che l'incontro non sia stato solo di piacere ma anche di lavoro. Che i due artisti stiano lavorando a un duetto? Si tratterebbe della prima collaborazione tra l'artista romana e il cantautore di Latina, che da tempo vive proprio nella città californiana. Oltre alla foto, Tiziano Ferro ha pubblicato su Instagram anche un breve video in cui bacia sulla guancia la collega e scrive: "Rosicate".
(Adnkronos) - Due giornate di incontri, 6 sessioni di lavoro, 30 relatori, 9 ospiti stranieri provenienti da 5 continenti, 30 progetti di ricerca: Napoli diventa la capitale mondiale della mozzarella di bufala campana. Il 24 e 25 settembre i più importanti esponenti del mondo della ricerca, delle istituzioni e delle imprese della filiera arriveranno in città per la prima conferenza internazionale sulla mozzarella di bufala e i prodotti lattiero-caseari, inserita nel programma di celebrazioni per gli 800 anni dell’Università Federico II di Napoli. Un evento di alto profilo scientifico, organizzato dal Consorzio di Tutela della Mozzarella di Bufala Campana Dop, dall’ateneo federiciano con il Dipartimento di Medicina Veterinaria e Produzioni animali e il Dipartimento di Agraria, dall’Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Mezzogiorno. I lavori inizieranno il 24 settembre alle ore 9 nell’aula congressi dell’Università 'Federico II' in via Partenope, a Napoli, con un videomessaggio del ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, e gli interventi del rettore della Federico II, Matteo Lorito, che è anche presidente del comitato organizzatore, e del presidente del Consorzio di Tutela, Domenico Raimondo. Saranno illustrate le più recenti scoperte e i risultati più rilevanti raggiunti dal comparto a livello internazionale. Dalle proprietà del latte di bufala, anche in chiave di prevenzione di alcuni tipi di tumore dell’intestino, fino agli sviluppi futuri, segnati dall’utilizzo dell’intelligenza artificiale, di un settore che è diventato un motore economico del Mezzogiorno. Al centro della due giorni anche studi e relazioni per smentire gli attacchi al sistema agroalimentare: dalla sostenibilità al benessere animale si assiste a un crescendo di fake news sui prodotti derivati dal latte. Sarà inoltre rilanciato l’impegno contro i cibi sintetici per garantire la massima trasparenza ai consumatori. La popolazione mondiale bufalina è di circa 200 milioni di capi, concentrati soprattutto in Asia e Sud America. In Italia sono appena 431mila le bufale, ma solo qui si è sviluppato un modello di filiera economica che ruota intorno a questo straordinario animale e al suo latte, che dà origine alla mozzarella di bufala campana Dop. Circa 1.400 allevamenti producono latte idoneo alla produzione della Dop, oltre 150 allevatori e trasformatori fanno parte del Consorzio di Tutela, per un giro d’affari di 1,2 miliardi di euro (fonte Svimez, 2019). Un 'unicum' che desta interesse nel mondo. La due giorni è stata divisa in tre macro-aree: la zootecnia, la tecnica di produzione e l’economia, evidenziando come questi fattori si intersecano nel mondo lattiero-caseario. Si tratta di temi centrali per un confronto a più voci che ha l’ambizione di gettare le basi per una sempre più ampia e proficua collaborazione internazionale nel settore. La giornata di martedì 24 settembre ospiterà in mattinata la sessione dedicata alla zootecnia. In questa prima parte si discuteranno le migliori tecniche di allevamento, fase fondamentale per garantire al consumatore prodotti non solo di qualità, ma che abbiano anche la potenzialità di prevenire o essere validi aiuti nel trattamento di patologie. In quest’ottica sono diversi gli studi dedicati alle proprietà del latte di bufala, che saranno presentati nel corso dei lavori. Guardando al futuro, si discuterà anche di come poter utilizzare al meglio i nuovi strumenti a disposizione (Ai, tecnologie di precisione). Nel pomeriggio, il dibattito sarà dedicato alla tecnologia casearia: dalla qualità dell’oro bianco ai suoi tratti distintivi fino alle particolari innovazioni che hanno reso la bufala campana così unica, al confronto con altri prodotti passati, presenti e futuri, come i cibi prodotti in laboratorio e quelli derivanti da fonti proteiche alternative. In questo complesso scenario, come si posizionerà il nostro sistema agroalimentare, e che impatto avranno i novel food sulla nostra qualità di vita? Sono solo alcune delle domande a cui gli studiosi tenteranno di dare risposte. Mercoledì 25 settembre, invece, si aprirà la terza sessione, in cui si tratteranno temi di natura economico-sociale con riferimento al mercato locale e globale, fino a discutere della creazione di valore nelle filiere agroalimentari, di sostenibilità ambientale, economica, sociale. Ma al centro del dibattito ci saranno anche temi di grande attualità, come l’azione di contrasto all’avanzata del cibo sintetico e le problematiche legate all’utilizzo del termine “latte” per contraddistinguere il prodotto di origine animale rispetto a quelli di origine vegetale. Alla 'First International Conference on Buffalo Mozzarella and Milk Products' parteciperanno ospiti provenienti non solo dall’Italia, ma anche da India, Stati Uniti, Europa, Australia, Nuova Zelanda e Brasile, in rappresentanza del gotha del settore lattiero-caseario mondiale. Tra i principali relatori si segnalano: Alexander Anton, segretario dell’Associazione lattiero-caseario europea (Eda); Antonio Auricchio, presidente dell’Associazione dei formaggi italiani Dop e Igp (Afidop); Maria Luisa Balestrieri, docente del Dipartimento di Medicina di Precisione dell’Università della Campania 'Vanvitelli'; Otavio Bernardes, già presidente dell’Associazione brasiliana allevatori bufalini; Piercristiano Brazzale, presidente della Federazione Internazionale Latte (Fil); Giuseppe Campanile, docente del Dipartimento di Medicina Veterinaria e Produzioni Animali dell’Università 'Federico II' di Napoli; Jaime Castaneda, vicepresidente del Consorzio statunitense delle Comuni Denominazioni; Pier Sandro Cocconcelli, docente dell’Università Cattolica; Michael D’Occhio, docente dell’Università di Sidney; Cristiano Fini, presidente nazionale della Cia; Tim Groser, dal 2016 al 2018 ambasciatore della Nuova Zelanda Negli Stati Uniti; Giovanni Guarneri, presidente di Confcooperative; Carmen Iemma, allevatrice; Antonio Limone, direttore dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Mezzogiorno; Ettore Prandini, presidente nazionale Coldiretti; Angela Salzano, ricercatrice del Dipartimento di Medicina Veterinaria e Produzioni Animali della 'Federico II' di Napoli; Rupinder Singh Sodhi, presidente dell’Associazione lattiero-casearia indiana; Paolo Zanetti, presidente Assolatte. Corsi, visite guidate, degustazioni: ricco anche il calendario di iniziative collaterali alla scoperta del territorio di origine della mozzarella di bufala campana Dop. Il 22 e 23 settembre saranno due giorni di pre-congresso. Gli ospiti internazionali potranno partecipare a un corso relativo alle tecniche più innovative ma allo stesso tempo tradizionali per la produzione di formaggi, con un particolare focus sulla mozzarella di bufala campana, con un approccio sia teorico che pratico. Il corso si svolgerà nelle Regie Cavallerizze della Reggia di Caserta, sede del Consorzio di Tutela della Mozzarella di Bufala Campana Dop. Il congresso vivrà infine un’appendice giovedì 26 settembre, quando i partecipanti avranno l’occasione di essere protagonisti di un tour in un allevamento e due caseifici, per conoscere da vicino il sistema di produzione della Bufala Campana Dop. Tutte le informazioni sul congresso sono disponibili sul sito internet www.bmmp2024.it.
(Adnkronos) - Aumenta il food waste nelle case degli italiani. Nel 2024 lo spreco di prodotti alimentari in Italia segna +45,6%: ogni settimana finiscono nel bidone della spazzatura 683,3 grammi di cibo pro capite (rispetto ai 469,4 grammi rilevati nell’agosto 2023). Sono alcuni dei dati dell’annuale presentazione del Rapporto Internazionale Waste Watcher 2024, ‘Lo spreco alimentare nei Paesi del G7: dall'analisi all'azione’, curata dall’Osservatorio Waste Watcher International-Campagna Spreco Zero, dall’Università di Bologna assieme a Ipsos che si è tenuta oggi presso lo Spazio Europa a Roma. Uno studio che vuole anche attirare l’attenzione del prossimo G7 Agricoltura sul tema del ‘fine vita’ dei prodotti alimentari. Nella top five dei cibi più sprecati troviamo frutta fresca (27,1 g), verdure (24,6 g), pane fresco (24,1 g), insalate (22,3 g), cipolle/aglio/tuberi (20 g), prodotti fondamentali della Dieta Mediterranea. Secondo lo studio, questi dati non solo indicano una cattiva gestione della spesa familiare con i relativi sprechi economici, ma evidenziano due aspetti: se da un lato si è registrato un relativo incremento dei consumi alimentari, dall'altro una parte della domanda si è concentrata su alimenti di qualità inferiore. Il 42% degli italiani individua la causa dello spreco familiare nel fatto di dover buttare la frutta e la verdura conservata nelle celle frigo perché una volta portata a casa va subito a male. O ancora, il 37% del campione intervistato sostiene di buttare via gli alimenti perché i cibi venduti sono già vecchi. Elementi critici si riscontrano anche nel comportamento dei consumatori. Più di un terzo degli italiani (37%) dimentica gli alimenti in frigorifero e nella dispensa lasciando che si deteriorino; solo il 23% è disposto a programmare i pasti settimanali; inoltre, il 75% non è disposto o non è capace di rielaborare gli avanzi in modo creativo per evitare di gettarli. “In Italia l'incremento dello spreco alimentare a livello domestico è preoccupante - spiega Andrea Segrè, direttore scientifico Waste Watcher International - Campagna Spreco Zero, Università di Bologna - Non solo per l’aumento percentuale rispetto all'analoga rilevazione di Wwi del 2023, ma soprattutto dalle cause che lo hanno determinato, fra le quali l’abbassamento della qualità dei prodotti acquistati in particolare dalle fasce della popolazione a reddito più basso. Gli italiani inoltre hanno ancora poca consapevolezza di come fruire al meglio gli alimenti disponibili, dalla conservazione alla pianificazione degli acquisti, dimostrando ancora una volta la necessità di intervenire a livello istituzionale sull'educazione alimentare. L'Italia può beneficiare delle buone pratiche che emergono dalle esperienze di contrasto dello spreco dagli altri Paesi del G7, tema che speriamo emerga dal summit di Siracusa il prossimo 26 settembre”. “Se l’aumento dello spreco preoccupa - commenta Lino Enrico Stoppani vicepresidente vicario di Confcommercio - occorre investire con maggiore convinzione sull’educazione alimentare resistendo alla tentazione di introdurre nuovi obblighi a carico delle imprese come suggerito in alcune delle proposte in corso di esame in Parlamento. Ormai tutti i ristoratori sono attrezzati per consentire ai clienti di portare a casa il cibo avanzato durante i pasti mentre, per incrementare le donazioni di cibo avanzato negli esercizi commerciali, la via maestra è la riduzione degli oneri burocratici e la riduzione della Tari”. “Lo studio presentato oggi fornisce dati e informazioni utili a individuare margini di miglioramento e possibili attività da sviluppare per ridurre sensibilmente lo spreco alimentare - spiega Simona Fontana, direttore generale Conai - In tutti i Paesi, del resto, sembra chiara una forte consapevolezza della necessità di adottare comportamenti virtuosi che possono avere ricadute concrete ed efficaci. Cultura, comportamento e stile di vita dei consumatori sono fattori che influenzano lo spreco alimentare: è su questi che bisogna agire, attraverso misure che possano far leva sull’educazione e sulla responsabilità di ciascuno di noi. Ma anche le imprese italiane stanno facendo molto: continuano a lavorare per proporre soluzioni di imballaggio che garantiscono il miglior equilibrio tra funzione e impatto ambientale, garantendo al prodotto una maggiore shelf life e proponendo soluzioni di pack meno impattanti sull’ambiente”. Per quanto riguarda la geografia nazionale emerge che il Sud e il Centro sono le aree dove lo spreco è maggiore con un +9% rispetto alla media nazionale (al Sud 747 g pro capite a settimana, al centro 744 g pro capite), mentre il Nord è relativamente più virtuoso con un -11% rispetto alla media nazionale (606,9 g pro capite). Sulle strategie per contrastare il fenomeno, gli italiani mostrano una disponibilità marcata a adottare comportamenti antispreco, con l'87% disposto a congelare i cibi e l’86% a utilizzare il cibo appena scaduto se ancora buono. Tuttavia, la disponibilità a donare cibo cucinato in eccesso (63%) e ad acquistare grandi quantità di cibo per surgelarlo (62%) è inferiore, suggerendo che le barriere pratiche o la mancanza di una rete adeguata a seguire tali pratiche potrebbero limitare l’adozione di queste strategie. Solo il 29% conserva il cibo avanzato cercando ricette creative per riutilizzarlo.