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(Adnkronos) - “Abbiamo stimato che l’housing sociale nell’area di Milano necessita una mobilitazione di circa 3 miliardi di euro nei prossimi 15 anni. Evidentemente per far fronte a questo gap di investimento abbiamo bisogno di creare una piattaforma di co-investimento che abbiamo chiamato di ‘Partnership Pubblico Privato Plurale’, quindi una 4 P”. Lo ha detto a Milano Veronica Vecchi, professor of Practice of Business Government Relations presso Sda Bocconi School of Management, a proposito della ricerca condotta per Fondazione Housing Sociale - Fhs presentata in occasione del ventennale della fondazione nata su spinta di Fondazione Cariplo nel 2004. La ‘4P’ proposta da Sda Bocconi “Fa leva anche sulle risorse pubbliche che, diversamente dal passato, non devono più essere investite con una logica di fondo perduto, ma devono essere co-investite per abilitare l’attrazione di investitori di lungo termine - spiega la professoressa - L’obiettivo è quello di attirare i capitali di chi ha un appetito per il rischio, ma allo stesso tempo riuscire a ridurre la loro esposizione al rischio e quindi rendere il costo del capitale più sostenibile. Abbiamo bisogno di ridurre non solo il costo di costruzione, ma anche il costo di capitale. Ovviamente per sostenere la sottoscrizione di titoli obbligazionali abbiamo bisogno di fondi di garanzia, ma anche questi possono essere creati con le risorse pubbliche. Le risorse pubbliche sono scarse quindi abbiamo bisogno di utilizzarle in una logica di leva finanziaria per creare addizionalità finanziaria con un chiaro orientamento all’impatto sociale e un rendimento che sia sostenibile”, le parole dell’esperta.
(Adnkronos) - I Paesi del G7 sono chiamati a vincere la sfida della trasformazione dei sistemi educativi, per fornire ai giovani competenze in linea con quelle attualmente richieste sul mercato del lavoro. Nell'ultimo decennio i progressi sono stati notevoli, ma nei G7 solo il 42,3% degli uomini e il 47,5% delle donne ottengono qualifiche terziarie. Anche i tassi di Neet - i giovani tra i 15 e i 34 anni non coinvolti in percorsi di istruzione, lavoro o formazione professionale - riflettono le difficoltà attuali nella transizione dalla scuola al lavoro, fenomeno che interessa l'11,1% degli uomini e il 13,2% delle donne. I percorsi universitari in ambito Stem, in cui le donne sono ancora sottorappresentate, e la trasformazione digitale sono alleati preziosi in una fase in cui l'adozione di robot di servizio professionali e collaborativi ha registrato un tasso di crescita del 13% dal 2017 al 2022, avviando un’epoca di interconnessione sempre più profonda tra macchine e persone. Al contempo, i G7 devono investire nell’imprenditorialità per ovviare ai 34 milioni di imprenditori “mancanti” nell’area Ocse. Attualmente, infatti, solo il 14,5% degli uomini e l’8,8% delle donne sono lavoratori autonomi, dato pari a un esiguo 9% tra i giovani sotto i 30 anni. Queste alcune delle evidenze principali contenute nel B7 Flash, l’approfondimento di Confindustria e Deloitte elaborato in occasione della 'G7 – Industry Stakeholders Conference: Bridging Gaps and Building Futures', organizzata a margine della Ministeriale G7 sulle Pari Opportunità che si terrà a Matera dal 4 al 6 ottobre. Deloitte Italia è il knowledge partner esclusivo del B7 Italy 2024 'Leading the Transitions Together', presieduto da Confindustria sotto la guida di Emma Marcegaglia. “Sbloccare il pieno potenziale dell’imprenditorialità e costruire un’economia più resiliente ed equa richiede azioni decise che facciano perno sull’inclusione sociale dei gruppi sottorappresentati e sull’uguaglianza di genere da parte dei Paesi G7. Questo obiettivo è cruciale e anche le aziende sono chiamate a incorporare tali principi nei loro obiettivi strategici, adottando strumenti che permettano di fissare traguardi chiari e misurabili in ogni fase della carriera femminile, non solo aumentando la presenza delle donne, ma anche favorendo pari opportunità di crescita professionale, una retribuzione equa e un equilibrio tra vita privata e lavoro”, commenta Lara Ponti, vicepresidente Confindustria per la transizione ambientale e gli obiettivi esg. “I Paesi del G7 stanno attraversando una fase di profondi cambiamenti, con significative implicazioni sui percorsi educativi e formativi e sul mercato del lavoro, che offrono straordinarie opportunità per facilitare l’accesso a istruzione e occupazione, e per ridurre le disuguaglianze ancora esistenti in tali ambiti. A livello globale, ad esempio, le donne continuano a essere notevolmente sottorappresentate, soprattutto nei settori ad alto contenuto tecnologico: costituiscono solo il 20% dei dipendenti nelle aziende di machine learning, il 12% dei ricercatori in intelligenza artificiale e il 6% degli sviluppatori software. Al contempo, in ambito imprenditoriale, la rappresentanza dei giovani rimane limitata, con meno del 9% degli imprenditori sotto i 30 anni", aggiunge Andrea Poggi, innovation leader per Deloitte Italia e capo delegazione B7 per Deloitte. "È quindi fondamentale che i Paesi del G7 siano fautori di un nuovo mercato del lavoro che promuova una “diversità inclusiva”, pilastro imprescindibile per massimizzare i benefici delle molteplici transizioni in corso e costruire un futuro etico e sostenibile per il Business. Affinché ciò sia possibile, sono necessarie azioni concrete ed efficaci che agiscano su tre leve principali: un migliore accesso a istruzione e mercato del lavoro, rimuovendo gli ostacoli strutturali d’accesso e capitalizzando la trasformazione digitale in corso, promozione dell’imprenditorialità, leva fondamentale di crescita economica, e maggiore inclusività, soprattutto per donne e giovani, affinché tutti abbiano l’opportunità di sviluppare le competenze necessarie. Queste sono chiavi essenziali per affrontare le sfide sempre più complesse che business e società devono superare, stimolando innovazione e crescita economica, con l’obiettivo di un futuro del lavoro sostenibile, inclusivo e prospero”, conclude Poggi. “Da sempre l’approccio olistico alla trasformazione ecologica è una prerogativa per la crescita del nostro Gruppo, a favore dei clienti e delle comunità in cui operiamo. Conciliare sviluppo ambientale, economico e sociale è la bussola che guida i nostri progetti e servizi, ma è anche il valore alla base della nostra cultura interna, di comunità professionale, orientata alla cura e all’attenzione alle persone, alla crescita del capitale umano, alla meritocrazia e all’inclusione, alla leadership consapevole. Sono per noi requisiti imprescindibili di lavoro e di prosperità, particolarmente importanti in un settore, quello delle cosiddette ‘professioni verdi’, che sta crescendo a grande velocità e che richiede oggi risorse, competenze, talenti nuovi. Siamo orgogliosi di portare il nostro contributo a un momento di confronto tanto significativo e urgente, su temi prioritari per la nostra visione e le nostre strategie”, spiega Emanuela Trentin, ceo Siram Veolia Italia. Le competenze Stem sono essenziali per affrontare le transizioni in corso. Nonostante ciò, solo una minoranza di studenti nei Paesi del G7 si indirizza verso questi percorsi formativi, il cui 70% di laureati uomini riflette una significativa sottorappresentazione delle donne. Il G7 dovrebbe promuovere questi percorsi per le giovani donne, anche integrando competenze Stem con scienze umane e sociali per promuovere l'ibridazione delle competenze, in linea con le esigenze di un mercato del lavoro in evoluzione. In quest’ottica l'intelligenza artificiale generativa può migliorare l'esperienza di apprendimento, adattando le lezioni e personalizzando i programmi in tempo reale, consentendo agli insegnanti di concentrarsi su attività più complesse come la pianificazione didattiche delle attività e l'interazione con gli studenti. In parallelo è fondamentale affrontare la sfida dei Neet (l'11,1% degli uomini e il 13,2% delle donne nei Paesi G7), attraverso scelte educative più ampie e la promozione della formazione professionale. Dall'istruzione pre-universitaria al mondo del lavoro, c’è la necessità di investire nell'orientamento professionale e promuovere sempre più ambienti d’apprendimento collaborativi, con mentorship e risorse accessibili a tutti. La carenza di competenze tecniche sta spingendo la domanda di automazione come mezzo per aumentare la produttività e mitigare gli effetti prodotti da tali carenze, trend confermato dall’aumento dell’utilizzo di robot di servizio professionali e di robot collaborativi (tasso di crescita del 13% dal 2017 al 2022). Le donne sono peraltro a maggior rischio esclusione dal mercato del lavoro rispetto agli uomini quale conseguenza dell'automazione, considerando la loro maggior rappresentazione in ruoli che comportano mansioni ripetitive, mentre persiste un significativo divario di genere nei settori a più alto tasso tecnologico. A livello globale, sono donne infatti soltanto il 20% dei dipendenti tecnici nelle aziende di machine learning, il 12% dei ricercatori di intelligenza artificiale e il 6% degli sviluppatori di software professionisti. Per massimizzare i benefici della trasformazione digitale in corso, riducendo le disuguaglianze, è quindi necessario adottare un approccio incentrato sull’uomo affinché le capacità umane siano amplificate e valorizzate attraverso la tecnologia. Per sfruttare al meglio le opportunità offerte dall'automazione e dall'intelligenza artificiale, è pertanto essenziale riqualificare e migliorare le competenze della forza lavoro e attuare azioni concrete per contrastare le diseguaglianze di genere. Per affrontare le sfide dell’automazione e dell’integrazione digitale, le aziende stanno passando da un modello operativo basato sui ruoli a un modello basato sulle competenze. Secondo un'indagine Deloitte, le organizzazioni basate sulle competenze hanno infatti dimostrato di essere più capaci di allocare i talenti in modo efficace (107%), di trattenere quelli con prestazioni elevate (98%), di favorire un'esperienza positiva sul posto di lavoro (79%), d’anticipare e rispondere al cambiamento (57%) e di promuovere un ambiente inclusivo (47%). In tale contesto, i Paesi del G7 sono chiamati ad adottare politiche mirate d’investimento nell'imprenditorialità, che affrontino il problema dei 34 milioni di imprenditori "mancanti" nell'area Ocse. Attualmente, solo l'8,8% delle donne e il 14,5% degli uomini nei Paesi del G7 sono lavoratori autonomi, mentre solo il 9% dei giovani con meno di 30 anni è impegnato nell’avviare una nuova impresa. Per dare nuovo impulso all’imprenditorialità, è necessario un impegno dei G7 nell’adottare politiche inclusive volte a creare ecosistemi di supporto alla crescita delle piccole e medie imprese e ad aumentare la partecipazione giovanile e femminile nell’imprenditoria. Ocse stima che, se i giovani fossero impegnati in attività imprenditoriali in misura pari a cittadini in età compresa tra i 30 e i 49 anni, si registrerebbe un incremento complessivo nell’area di circa 3,6 milioni di imprenditori.
(Adnkronos) - Un bilancio di sostenibilità agile, flessibile, che usi un linguaggio in grado di arrivare ai diversi portatori di interessi. Livio Livi, una vasta esperienza come Amministratore ed Executive nel settore energetico e uno dei fondatori del progetto SostenibileOggi, analizza il complesso momento storico delle aziende, chiamate a fare un passo in avanti sulla comunicazione della sostenibilità, in corrispondenza con l’entrata in vigore della direttiva CSRD. Non basta più quindi reperire delle informazioni sulla sostenibilità, c’è uno step da compiere in termini di comunicazione. "È un passaggio indispensabile. Si deve far capire appunto che non è sufficiente il reperimento delle informazioni ma che queste vanno a loro volta comunicate al meglio. Siamo in momento di trasformazione, con due motori di cambiamento: uno è tecnologico, la tecnologia cambia il nostro modo di produrre, c’è la digitalizzazione della nostra società con l’IA che modifica il modo di relazionarsi e reperire informazioni ma ci sono diverse tecnologie – nanotecnologie, neuroscienze, genetica – che assieme stanno cambiando il nostro contesto", spiega Livi. La trasformazione avviene in tutti i settori in tutto il mondo, in contemporanea. "C’è anche una rivoluzione culturale, sintetizzata nella parola “Sostenibilità”, cui mettere mano: capire come sono cambiati i valori, le aspettative, i comportamenti degli individui e delle comunità nel senso di un diverso equilibrio con l’ambiente, le comunità sociali ed economiche. È fondamentale per la loro credibilità che le aziende sappiano dimostrare di saper gestire questo cambiamento, rendendolo un’occasione di sviluppo". Non c’è questo tipo di comprensione anche nelle grandi aziende? "Questo passaggio storico va vissuto da parte delle imprese in modo positivo. E quindi, si deve saper comunicare i risultati raggiunti nella giusta direzione. Questa comunicazione deve avvenire a 360 gradi, sia internamente, per guidare il management interno e i dipendenti, ma anche esternamente, ossia verso chi ha delle relazioni aperte con l’azienda, ossia le istituzioni, i fornitori, i clienti". L'intervista completa su SostenibileOggi.it