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(Adnkronos) - Jannik Sinner non è ancora definitivamente prosciolto nel caso doping che lo ha coinvolto. La Wada, l'agenzia mondiale antidoping, non ha presentato ricorso contro la sentenza che ha giudicato innocente il tennista azzurro. In questo momento, scrive il Tas nella tarda mattinata di oggi rispondendo ad una richiesta dell’Adnkronos, "il Tribunale non ha registrato un appello della Wada in relazione al caso" di Sinner. Tocca all'agenzia mondiale antidoping, però, ufficializzare la decisione di non procedere. "Il Tribunale arbitrale - spiega l'organismo all'Adnkronos - non può esprimere commenti sui termini entro cui presentare un ricorso e" non può annunciare "se i termini siano scaduti o no. Solo l'organo che ha preso la decisione" di presentare o meno un ricorso "può confermare la scadenza dei termini". Come evidenzia il quotidiano francese L'Equipe, dopo i contatti con l'agenzia mondiale antidoping, il ricorso al Tas può essere presentato entro 21 giorni dalla ricezione del dossier completo e non entro 21 giorni dalla decisione del proscioglimento adottata dal tribunale indipendente il 19 agosto. "L'esame è in corso è c'è ancora tempo prima della scadenza", fa sapere la Wada. Le possibilità di un ricorso, in realtà, sono remote. Sinner si è avvalso della consulenza di 3 esperti (Jean-François Naud, direttore del laboratorio di Montreal; Xavier de la Torre, responsabile del laboratorio di Roma; David Cowan, ex direttore del laboratorio di Londra) che hanno avvalorato la tesi della contaminazione: si tratta esperti riconosciuti dalla Wada. L'azzurro è risultato positivo al clostebol, uno steroide anabolizzante, in due controlli effettuati a marzo 2024. Nelle urine del numero 1 del mondo è stata rinvenuta una quantità minima della sostanza proibita. Sinner ha dimostrato che la positività è stata provocata da una contaminazione. Il fisioterapista ha utilizzato uno spray contenente clostebol per curare un proprio dito e poi ha trattato l’atleta senza indossare guanti. Un panel formato da 3 esperti ha accolto la tesi difensiva e un tribunale indipendente ha giudicato Sinner innocente. Il verdetto è stato resto noto a metà agosto: Sinner non ha mai interrotto di fatto la propria stagione agonistica e ha potuto partecipare agli US Open, vinti domenica con il successo in finale contro Taylor Fritz. "Sono stati mesi difficili", ha detto e ripetuto il 23enne altoatesino, che per settinane è sceso in campo con la spada di Damocle di una possibile squalifica. L'assenza di un ricorso della Wada al Tribunale arbitrale dello Sport (Tas) contro l’assoluzione farebbe calare il sipario definitivo sul caso: Sinner potrebbe concentrarsi sulla fase finale della stagione con gli ultimi torni tra Cina e Europa, la Coppa Davis e le Atp Finals di Torino.
(Adnkronos) - Imparare le lingue in modo efficiente grazie al supporto dell'intelligenza artificiale. E' quanto propone la piattaforma Talkkit, presentata nel corso di Digithon, la prima maratona digitale in corso a Bisceglie in Puglia. "La nostra startup -spiegano ad Adnkronos/Labitalia Marco Bettiga, ceo e co-founder di Talkkit, e Matteo Isoardi, coo- mette a disposizione il primo buddy virtuale per conversazioni in lingua straniera e il nostro obiettivo è quello di permettere a tutti di imparare una lingua che non è la propria in modo efficiente e senza doversi sentire in imbarazzo o bloccati". Ma come funziona concretamente l'idea? "Abbiamo sviluppato un avatar con l'intelligenza artificiale per dare supporto a tutti gli utenti in modo attivo e passivo in modo da essere più efficienti e più accessibili in questo settore. Da Digithon ci aspettiamo qualche contatto in più sia a livello di investor che di partner ma soprattutto una parte di networking con le startup perché confrontarsi con i ragazzi giovani come noi è sempre un grande aiuto", conclude.
(Adnkronos) - La sfida per raggiungere la neutralità climatica entro il 2050 si gioca e si vince nelle città: le emissioni di CO2 nei capoluoghi italiani possono essere più che dimezzate attivando su vasta scala alcune leve già disponibili, come la mobilità elettrica, le pompe di calore, il fotovoltaico su tetto, il teleriscaldamento, il relamping, l’uso circolare dei rifiuti e il verde urbano. Un pacchetto di investimenti da 10 miliardi l’anno (270 miliardi al 2050) renderebbe possibile il processo di decarbonizzazione e il miglioramento dell’efficienza e della qualità della vita nelle città italiane. È quello che emerge dal Position Paper 'Sostenibilità urbana. Decarbonizzazione, elettrificazione e innovazione: opportunità e soluzioni per città future-fit' realizzato da Teha Group in collaborazione con A2A e il contributo scientifico di ASviS, presentato oggi, nell’ambito della 50° edizione del Forum di Cernobbio. Uno studio completo e dettagliato sul ruolo di catalizzatore economico e sociale delle città italiane e sulla loro rilevanza nel promuovere il processo di decarbonizzazione dell’intero sistema-Paese. Già oggi i centri urbani si caratterizzano per un’efficienza intrinseca che porta con sé anche un’efficienza complessiva: i 112 comuni capoluogo oggetto dell’analisi consumano il 29% del totale energetico nazionale, a fronte di circa il 60% del Pil generato. Il Rapporto ha identificato una serie di leve tecnologiche e di servizio che possono accrescere l’efficienza delle città, migliorando al tempo stesso la sostenibilità urbana e la qualità della vita dei cittadini. Sono stati inoltre approfonditi i casi di 7 città italiane in cui si stanno implementando progettualità dirette a coniugare e accrescere il benessere dei cittadini e la sostenibilità nei territori (Milano, Brescia, Messina, Bergamo, Varese, Cremona e Cosenza). “Le città hanno assunto un ruolo centrale nello sviluppo sociale ed economico, diventando veri e propri catalizzatori di innovazione e sostenibilità. I dati indicano che, entro il 2050, il processo di urbanizzazione in atto potrebbe portare il 70% della popolazione mondiale a vivere in aree urbane; una percentuale che sale oltre l’80% in Italia e che avrà un conseguente impatto sulle emissioni, in aumento del 18%, e sul consumo energetico. La densità rende però al tempo stesso le città particolarmente efficienti: a livello nazionale, consumano il 29% dell’energia ma producono il 60% del Pil - ha commentato Roberto Tasca, presidente di A2A - I sindaci europei indicano come priorità la necessità di coniugare sviluppo e sostenibilità; per farlo è essenziale implementare strategie di decarbonizzazione e investire in nuove tecnologie. Con un tale approccio non solo si potrà contribuire a migliorare la qualità della vita dei cittadini, ma anche stimolare una crescita economica sostenibile rendendo i centri urbani attrattivi e in grado di innalzare la qualità della vita di chi ci vive”. “Grazie alle leve tecnologiche già oggi disponibili, è possibile ridurre le emissioni delle città di oltre il 50%: in valori assoluti, si tratta di 32 milioni di tonnellate di CO2, pari all’anidride carbonica assorbita da 210 milioni di alberi. Un contributo sostanziale al percorso verso la neutralità climatica e per il benessere delle persone - ha dichiarato Renato Mazzoncini, amministratore delegato di A2A - Ne beneficerebbe anche l’attuale mix di consumi, con un aumento del peso di rinnovabili, elettricità e calore derivato di 20 punti percentuali sul totale, riducendo l’uso di combustibili fossili. Le azioni individuate richiedono investimenti annuali per circa 10 miliardi di euro per un totale di 270 miliardi fino al 2050; risorse attivabili anche grazie alla presenza e alla capacità economico-finanziaria di operatori industriali, tra cui A2A, che possono ricoprire un ruolo di abilitatore e partner contribuendo così ad accelerare il percorso verso la sostenibilità”. “Il 21° secolo è il secolo delle città. Con l’accelerazione dell’urbanizzazione che riguarda tutte le aree del mondo, le città sono sempre più i luoghi in cui l’economia e la società di un Paese crescono e si sviluppano - ha commentato Lorenzo Tavazzi, Senior Partner e Board Member di Teha - È necessario fare sì che le città continuino a svolgere il loro ruolo di acceleratori dello sviluppo e coniugare a questo la sostenibilità richiesta dai target europei e la qualità della vita. La quota di cittadini italiani che si dichiara soddisfatta della vita nella propria città è infatti inferiore di 8,1 punti percentuali alla media europea. Nello Studio presentato oggi abbiamo identificato 7 leve d’azione immediatamente attuabili per la decarbonizzazione, l’elettrificazione e l’innovazione urbana (impianti fotovoltaici, installazione di pompe di calore elettriche, teleriscaldamento, water e waste management, elettrificazione del trasporto pubblico locale, illuminazione a LED e verde urbano), con importanti benefici in termini di CO2 ed efficientamento del mix energetico dei consumi”. “Uno degli obiettivi dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, da conseguire entro la fine di questa decade, è quello di costruire città sostenibili e resilienti - ha osservato Enrico Giovannini, direttore scientifico dell’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile (ASviS) - il che richiede una piena coerenza delle politiche pubbliche economiche, sociali e ambientali. Per raggiungere questo obiettivo è indispensabile un approccio integrato sia tra le diverse parti dell’amministrazione locale, sia tra i diversi livelli di governo. In questa prospettiva, è indispensabile rendere operativo il Comitato interministeriale per le politiche urbane (Cipu), ricostituito dal Governo Draghi, ma mai convocato, con l’obiettivo di coordinare le azioni che impattano sullo stato delle città, specialmente di quelle metropolitane. Lo studio presentato oggi dimostra le opportunità che un investimento ben coordinato sulla trasformazione delle città italiane produrrebbe un effetto importante sul benessere attuale e futuro di milioni di cittadini". LO SCENARIO DI RIFERIMENTO - Nel 2007, per la prima volta nella storia, la popolazione mondiale residente nelle aree urbane ha superato quella nelle aree rurali (50,1% contro 49,9%). Dal 2007 al 2024, i residenti in aree urbane sono saliti ulteriormente raggiungendo il 58,3% e la previsione è che tale quota possa arrivare a circa il 70% entro il 2050. L’Italia, ad oggi, presenta la minore percentuale di residenti nelle aree urbane tra i Big-5 Paesi europei (oltre a Italia, si considerano UK, Francia, Spagna e Germania), pari al 72,6%, contro il 78,0% della Germania, l’82,1% della Spagna, l’82,3% della Francia e l’85,1% del Regno Unito. I trend di urbanizzazione si legano al ruolo 'catalizzatore' economico e sociale delle città stesse. In Italia, nei 112 comuni capoluogo oggetto dello Studio, che coprono il 7% della superficie nazionale, si genera il 60% del Pil del Paese. Inoltre, le aree urbane si caratterizzano già oggi per un’efficienza intrinseca, che lo studio ha valutato su 3 livelli: termica degli edifici, di servizi a rete e di mobilità. Queste, infatti, richiedono minor consumo termico (-21% per unità di superficie), generano economie di densità per le reti idriche, elettriche e gas (le utenze allacciate alla rete elettrica e del gas per km sono circa 5 e 3 volte superiori a quelle nel resto del Paese) e sostengono un minor utilizzo dei mezzi individuali per gli spostamenti (+54% di Tpl e di modalità sostenibili in città rispetto al resto d’Italia). La concentrazione di attività nelle aree urbane rende necessario nei prossimi anni combinare tale efficienza con una crescente sostenibilità e qualità della vita. A tal fine, nello studio sono stati identificati alcuni capoluoghi in cui si stanno portando avanti progettualità dirette a coniugare e accrescere qualità della vita e sostenibilità nei propri territori. Nel dettaglio, Teha ne ha individuati 7 esemplificativi in tal senso (Milano, Brescia, Messina, Bergamo, Varese, Cremona e Cosenza), trasversali rispetto all’area geografica di appartenenza e alla classe dimensionale. Ciascuna delle città identificate riporta un diverso ricorso e mix di leve sul proprio territorio: l’installazione di impianti fotovoltaici (di grande taglia come nel caso di quelli installati sui tetti di Rho Fiera a Milano o piccola taglia come nel caso di Varese); il ricorso al teleriscaldamento sia per ridurre il conferimento in discarica sia per ridurre il ricorso ai combustibili fossili nella generazione di energia; l’adozione di modelli virtuosi di waste management, che possono anche riguardare l’elettrificazione del parco automezzi per la raccolta di rifiuti e l’installazione di pannelli fotovoltaici sui cestoni; l’elettrificazione della flotta Tpl e l’adozione di modelli sostenibili per incentivare il ricorso al trasporto pubblico; l’abilitazione di un’illuminazione pubblica più sostenibile grazie alla tecnologia Led con conseguenti minori consumi e maggiore sicurezza nelle strade; la creazione di isole di verde urbano e la piantumazione di alberi. LE LEVE TECNOLOGICHE E DI SERVIZIO - Ad oggi sono disponibili una serie di leve tecnologiche e di servizio, all’interno del paradigma della Smart City, che possono accrescere l’efficienza delle città, migliorando al tempo stesso la sostenibilità urbana e la qualità della vita. Per stimare la diffusione delle leve tecnologiche e di servizio individuate è stato preso in considerazione come orizzonte temporale il 2050 o, dove possibile, è stato ipotizzato un pieno dispiegamento del relativo potenziale sulla base della tecnologia attuale. Nel dettaglio, quelle identificate nello studio riguardano l’installazione di pannelli fotovoltaici sui tetti degli edifici residenziali, l’elettrificazione dei trasporti, l’installazione di pompe di calore elettriche, la diffusione del teleriscaldamento, l’ottimizzazione dei servizi di water e waste management, la sostituzione dei punti luce con illuminazione a Led (relamping) e lo sviluppo di verde urbano. Per ciascuna di tali leve è stata individuata una specifica metodologia per stimarne la potenziale adozione e diffusione nelle città italiane e i relativi benefici in termini di riduzione delle emissioni di CO2 e di shift dai combustibili fossili (petrolio e gas naturale) verso vettori e fonti energetiche come l’elettricità, le rinnovabili e il calore derivato. In sintesi, secondo le stime di Teha, le leve individuate potrebbero ridurre le emissioni nelle città di oltre il 50% (32 milioni di tonnellate di CO2), incrementando l’elettrificazione, le Fer e il calore derivato nel mix di consumo delle aree urbane di circa 20 punti percentuali. L’attivazione di tali leve tecnologiche e di servizio richiede un investimento complessivo di circa 270 miliardi di euro, ovvero circa 10 miliardi di euro annui fino al 2050. Queste azioni rappresentano le soluzioni più efficienti, in termini di costo-beneficio, per la riduzione delle emissioni e potranno essere attivate anche grazie al coinvolgimento e all’impegno di tutti gli stakeholder: cittadini, operatori privati ed enti pubblici.