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(Adnkronos) - “Il Comune intende lanciare un piano casa comunale che mette in gioco le aree di proprietà del comune a prezzo gratuito, per quanto riguarda la parte in locazione, e a un prezzo da convenzionare per quanto riguarda una limitata parte in proprietà. La parte in locazione dovrà essere in locazione permanente, che garantisca canoni di locazione che non superino gli 80 euro al metroquadro. Questo permetterà di dare una risposta, nei prossimi anni, al bisogno di case per quella fetta di popolazione con redditi più bassi, tra i 1500 euro e i 2500 euro al mese. Ma soprattutto, consentirà di arricchire un mercato dell’affitto a canoni convenzionati che in questo momento è pressoché assente nel Comune di Milano”. Così l’assessore alla Casa del Comune di Milano, Guido Bardelli, intervistato a valle delle celebrazioni per i vent’anni di Fondazione Housing Sociale - Fhs, a Milano. Per il ventennale, Fhs ha presentato una rosa di ricerche dalla quale è emerso che a Milano, il fabbisogno di housing interessa ancora il 25% delle famiglie: “Ci sono preziose iniziative di edilizia residenziale sociale fatte da soggetti privati, ma senza un finanziamento pubblico o aree pubbliche a costo ridotto si arriva ad affitti tra i 120 e 150 euro al metroquadro. Questa è una sfida”, sottolinea l’assessore. La sfida dell’housing non è solo italiana. È recente la nomina di un Commissario UE con responsabilità diretta per l'edilizia abitativa: "Il fatto che ci sia un commissario europeo dice due cose: primo che non è un problema solo di Milano, ma una sfida europea. Secondo che la stessa Europa è intenzionata a mettere in gioco strumenti finanziari per sostenere questo sviluppo. Questo ci fa ben sperare sulla possibilità di procedere con questa sfida nel nostro territorio. Sia in alleanza con i soggetti privati, innanzitutto del privato sociale, sia verificando la possibilità che questo sforzo sia sostenuto anche dalla Comunità Europea”, conclude l’assessore.
(Adnkronos) - "La nostra indagine ha l'obiettivo di focalizzare quello che è l'approccio delle cittadine e dei cittadini del nostro Paese verso la possibilità di fruire di pratiche digitali. E con un campione significativo, circa 6.000 soggetti che si sono sottoposti alla nostra indagine. E quello che emerge è che sostanzialmente il 92% degli intervistati si dichiara non all'altezza di fruire una pratica digitale. E ci fa dire che probabilmente in questo Paese esiste ancora l'esigenza di un ruolo nell'ambito della relazione fisica, della relazione personale con gli utenti". Così Michele Pagliaro, presidente del Patronato Inca Cgil, commentando, con Adnkronos/Labitalia, l’indagine demoscopica, promossa dal Patronato e realizzata dalla Fondazione Di Vittorio, sul rapporto tra italiani e pratiche digitali nella pubblica amministrazione. Secondo Pagliaro, le difficoltà riscontrate dall'indagine nel rapporto tra italiani e procedure digitali di Istituti come Inps e Inail derivano anche dal fatto che "la digitalizzazione in questo Paese ha avuto un'evoluzione molto spezzettata". "Le singole pubbliche amministrazioni hanno agito probabilmente senza una visione di insieme. Poi noi dalla nostra prospettiva osserviamo tantissimi limiti in alcune scelte compiute. Spesso la digitalizzazione in linea generale viene effettuata dalla pubblica amministrazione trasformando in digitale un modello cartaceo", sottolinea con rammarico Pagliaro. Secondo Pagliaro, "quella probabilmente non è digitalizzazione e quindi noi riteniamo che ci debba essere un confronto. Anche in vista dell'utilizzo sempre più spinto dell'intelligenza artificiale che impatta su una sfera di privacy e riservatezza delle persone". E Pagliaro chiarisce che la posizione del Patronato è tutt'altro che conservatrice: "Lo diciamo perché comunque siamo consapevoli che questo è un processo probabilmente molto virtuoso che può aumentare la qualità della vita e la qualità dei servizi. Però ci deve essere la possibilità di fruire poi di questi servizi sino in fondo". "Lo diciamo -prosegue Pagliaro- in un Paese dove c'è una Costituzione, dove le tutele e i diritti sono prevalentemente diritti e tutele universali, dove si parla di pari opportunità e la sensazione che noi avvertiamo è che spesso tutti diritti sono appesi ad un flag". "E quindi serve anche la necessità di confrontarsi per progettare sistemi che prevedono la possibilità di intervenire qualora si commetta un errore. E non lo dico solo pensando alla sfera dei patronati ma anche pensando a quella dei cittadini, deve essere un'opzione che probabilmente ad oggi non è contemplata" "Il sistema dei Patronati ha evidentemente bisogno di una riforma. La legge 152, che regolamenta il nostro settore, mostra tutti i suoi anni perché immaginata e nata in un momento in cui l'era digitale era agli inizi. E oggi necessariamente dovrà essere adeguata a quelle che sono le nuove dinamiche e i processi di transizione digitali". Per Pagliaro, "anche con la digitalizzazione noi pensiamo che il rapporto diretto, il rapporto consulenziale è centrale". Secondo il presidente dell'Inca Cgil, "la necessità di una riforma che semplifichi le modalità di funzionamento del sistema dei patronati dovrebbe diventare una priorità che si muove di pari passo con la digitalizzazione del Paese", conclude.
(Adnkronos) - “Il Festival delle Luci, sostenuto da A2a nel corso del 2023, anno in cui Bergamo e Brescia sono state nominate capitale italiana della cultura, è stata un’iniziativa importante perchè ha riaffermato innanzitutto l'unione fra due città limitrofe, che collaborano su tantissimi fronti e che attraverso la presenza nell'ambito culturale hanno potuto riaffermare anche la loro specificità. Allo stesso modo è stata anche per noi un'occasione importante, perché ci ha permesso di stare nuovamente vicino alle città, supportando anche in questa iniziativa. Il Festival delle Luci credo che sia stato un emblema di quanto si possa fare territorialmente mettendo insieme competenze tecnologiche e ricettività ambientale. Il risultato che abbiamo avuto è stato veramente molto importante”. Lo ha detto Roberto Tasca, presidente di A2a, a margine della presentazione del Bilancio di sostenibilità territoriale di Bergamo, parte del progetto A2a: “Territori sostenibili: un’impresa comune”. “Noi siamo un grande gruppo industriale ma non dimentichiamo mai il nostro legame con le città nelle quali siamo presenti - continua Tasca - in particolare ricordo il banco dell'energia, un'iniziativa molto importante che è stata messa in piedi da A2a e che ora vede la partecipazione di tutti i maggiori competitor di altre fondazioni italiane e di altre associazioni. Noi siamo in questo momento a sostegno di 200 famiglie a Bergamo, in accordo con le associazioni territoriali che governano il processo, conoscendo il territorio. Questo ci ha permesso di sostenere i momenti di bisogno, che dal 2022 sono diventati sempre più importanti, con il pagamento delle bollette che ha risolto alcuni piccoli problemi che queste famiglie potevano avere”. “Noi continuiamo ad andare avanti su questa strada - conclude il presidente della Life company - perché riteniamo che da un lato si debba fare industria, dall'altro lato bisogna anche avere responsabilità verso il territorio, verso le persone”.