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(Adnkronos) - I grandi Club d’Europa continueranno a giocare su Sky e Now fino al 2031. Sky ha acquisito anche per il quadriennio 2027/2031 i diritti in esclusiva per la trasmissione su tutte le piattaforme di 184 delle 203 partite a stagione di Uefa Champions League e di tutte le 342 partite a stagione di Uefa Europa League e di Uefa Conference League. La Uefa Champions League, che nella nuova formula ha incrementato lo spettacolo con più partite, più squadre e più campioni, resterà su Sky e Now fino al 2031, quindi per altri 4 anni, che si aggiungono alla stagione in corso e alla stagione 2026-2027. “Siamo davvero orgogliosi di essere il main partner della Uefa e di poter offrire in esclusiva ai nostri abbonati fino al 2031 i grandi match delle competizioni europee", commenta Andrea Duilio, amministratore delegato di Sky Italia. "Il rinnovo di Uefa Champions League, Uefa Europa League e Uefa Conference League conferma tutto il nostro impegno a rendere unica l’offerta sportiva della Casa dello Sport e a garantire ai nostri clienti la migliore esperienza possibile". Si continuerà a giocare 11 mesi su 12, con ben 36 squadre partecipanti alla fase finale, tutte in un girone unico. Sky trasmetterà in esclusiva 184 delle 203 partite di Uefa Champions League compresi i Playoff, 189partite di Uefa Europa League e 153 match di Uefa Conference League, anche grazie a Diretta Gol, incluse le tre finali, per un totale di 526 match, oltre alla Uefa Super Cup. Sky Sport continuerà così a raccontare gol e imprese delle squadre italiane e degli altri grandi club d’Europa, con la qualità di sempre, un grande racconto editoriale e le migliori tecnologie. Prime Video si è assicurata i diritti per trasmettere la miglior partita del mercoledì di Uefa Champions League in Italia e in Germania, e i diritti della miglior partita del martedì nel Regno Unito e in Irlanda, con un accordo quadriennale dalla stagione 2027-28 fino a quella 2030-31. I clienti Prime avranno quindi accesso esclusivo alle migliori partite della Uefa Champions League per altre 6 stagioni: quella in corso e la stagione 2026-27 dell’attuale ciclo di diritti a cui si aggiungono i quattro anni del nuovo accordo dal 2027-28 al 2030-31. Questo rinnovo a lungo termine conferma l’impegno di Prime Video nel portare ai clienti Prime le competizioni sportive più prestigiose senza costi aggiuntivi. Dalla stagione 2027-28 oltre alle 18 migliori partite del mercoledì, anche la miglior partita del giovedì della prima giornata della League Phase sarà trasmessa in esclusiva da Prime Video in Italia e in Germania. Saranno così 19 le partite in esclusiva per i clienti Prime in ognuna delle quattro stagioni del nuovo accordo. L’estensione quadriennale fino al 2031 segue gli ottimi risultati di ascolto registrati dalle competizioni europee su Prime Video. La stagione d’esordio 2024-25 nel Regno Unito ha raggiunto oltre 13 milioni di spettatori e ha proposto incontri di alto profilo come Manchester City–Real Madrid, Liverpool–Psg e Arsenal–Real Madrid. All’inizio di questo mese, più di 10 milioni di utenti hanno seguito Prime Video in un’unica serata per assistere a Liverpool–Real Madrid nel Regno Unito e in Irlanda, e a Psg–Fc Bayern Monaco in Germania, stabilendo nuovi record di ascolto per la League Phase. “Si tratta di un momento importante per il nostro servizio e di una notizia fantastica per i clienti Prime in Italia, nel Regno Unito, Irlanda e Germania: garantiamo le partite più importanti del calcio europeo fino al 2031”, ha dichiarato Alex Green, Managing Director Prime Video Sport, International. “La combinazione tra partite imperdibili e l’ampia diffusione di Prime sta portando a risultati di ascolto record della Champions League in tutta Europa, e continueremo a elevare ulteriormente la qualità della nostra copertura. Il nuovo accordo quadriennale ci offre stabilità a lungo termine e ci permette di innovare ancora di più per i tifosi, come abbiamo fatto in questa stagione con l’introduzione di Prime Vision”.
(Adnkronos) - 'Fare impresa e ricerca negli Stati Uniti'. Questo il titolo dell'evento che si è tenuto a Roma, nella sede del Centro Studi Americani, nell'ambito della IV edizione del Festival della Cultura Americana. In un mondo in continuo cambiamento come bisogna adattarsi a livello lavorativo e sociale per affrontare le sfide del futuro? Questa è la domanda alla quale cercano di rispondere tante realtà imprenditoriali differenti, in Italia e negli Usa, confrontandosi in un dialogo che arricchisce di spunti e di esperienze. Domanda anche al centro dei lavori moderati da Gianni Todini, direttore Askanews. Al tavolo hanno partecipato Davide Allegra, advocacy & Business Services Manager, American Chamber of Commerce in Italy, Clara Andreoletti, Ad Eni Next, Erica Di Giovancarlo, direttrice coordinatrice Rete Usa - Italian Trade Agency, Paolo Gaudenzi, consigliere per la Cooperazione Scientifica presso il Consolato Generale d’Italia a Boston, Matteo Lai, Ceo e fondatore di Empatica, Giorgio Resta, prorettore pro-tempore delegato al coordinamento delle attività di internazionalizzazione, Università degli Studi Roma Tre e Alessandro Vespignani, direttore fondatore del Northeastern Network Science Institute. Paolo Gaudenzi ha affermato che "l’impostazione di lavoro che hanno al Consolato Generale d’Italia a Boston risiede nel fatto di aver immaginato scienza, tecnologia e business come tre elementi strettamente collegati tra loro. La scienza attraverso lo strumento tecnologico dona un servizio alla Comunità, producendo benessere". L’esperienza progettuale 'Eni Next' è stata raccontata da Clara Andreoletti direttamente da Boston, indicando come vi sia “un dialogo continuo che gli scienziati hanno con i professori, sebbene gli scienziati siano molto formati e come si sia così arrivati alla creazione di nuove energie pulite sul mercato”. Matteo Lai ha riportato l’idea di un rapporto più stretto tra tecnologie e persone e di come, nel contesto di Empatica, azienda di cui è fondatore, siano riusciti a sviluppare strumenti innovativi in diversi ambiti. "La condivisione e il fare insieme" sono le fondamenta da cui partire secondo Erica Di Giovancarlo. “Il Sistema Italia, ricomprendente il ministero degli Affari Esteri, Ice, Sace, Simest Cassa Depositi e Prestiti, Camere di Commercio, agisce insieme proprio per dare massima assistenza alle aziende italiane in modo che possano inserirsi nei mercati esteri”. Davide Allegra ha introdotto la realtà di 'American Chamber of Commerce'. Specialmente per quanto riguarda la cooperazione ha segnalato “l’area della rappresentanza degli interessi guardando al piano transatlantico in cui aziende sia dal lato americano che italiano si riuniscono sei o sette volte in maniera ibrida per produrre alla fine dei lavori un paper dove evidenziano le prospettive e le problematiche”. Il punto di vista universitario è stato trattato da Giorgio Resta. “L’idea che il sistema dell’istruzione americano insegna l’idea di dover cambiare il mondo, il think out of the box, che, in giurisprudenza ad esempio, si differenzia dal nostro sistema basato sul conoscere e applicare le regole piuttosto che ripensarle”. Alessandro Vespignani ha puntato il dito sul problema del 'Brain Drain', in italiano i 'cervelli in fuga', affermando che “il problema non è perché le persone vanno via dal Paese, ma perché mancano le opportunità”. Riprendendo poi il discorso del 'think out of the box', ha affermato come “negli Stati Uniti il fare impresa è cultura, mentre in Italia ancora non abbiamo sanato il problema delle due culture, in cui la cultura umanistica continua ad essere considerata superiore a quella scientifica e quindi imprenditoriale”.
(Adnkronos) - "Il sistema di finanziamento della gestione del fine vita dei pannelli fotovoltaici non incentivati (ovvero i pannelli installati in impianti che non beneficiano degli incentivi previsti dai Conti Energia) non potrà garantire il corretto trattamento di questi rifiuti: il contributo unitario 'segregato' per ciascun pannello non è infatti sufficiente a coprire tutti i costi di gestione (trasporto, rimozione delle sostanze inquinanti, riciclo) del pannello stesso". È quanto emerge dallo Studio 'La gestione nel rifiuto fotovoltaico in Italia: un nuovo modello di finanziamento' realizzato dal Laboratorio Ref Ricerche. “La gestione del fine vita dei pannelli fotovoltaici non incentivati è certamente l’aspetto più delicato del settore dei Raee - afferma Giorgio Arienti, direttore generale Erion Weee - Nei prossimi anni assisteremo a una crescita esponenziale delle quantità di pannelli che saranno dismessi: a ciascuno di questi pannelli è associato, in un trust di uno dei numerosi Consorzi Raee, un contributo del tutto insufficiente ad assicurare una corretta gestione. Per evitare un disastro ambientale è indispensabile modificare al più presto la normativa”. I numeri: entro il 2050 si stima che oltre ai 300 milioni di pannelli fotovoltaici già installati, altri 20 milioni di pannelli saranno allacciati alla rete. Nel giro di pochi decenni, il numero di pannelli destinati alla dismissione aumenterà di quasi trenta volte, con ricadute enormi per i detentori degli impianti, i consorzi e l’intera collettività. Si passerà dai circa 427mila pannelli smaltiti nel 2025 a oltre 12 milioni nel 2050, con un corrispondente incremento della quantità da trattare: da 9mila tonnellate a 264mila tonnellate annue di Raee fotovoltaici da smontare, trasportare e gestire correttamente. In base alla normativa vigente, il finanziamento del fine vita dei pannelli fotovoltaici non incentivati è a carico dei Produttori di tali pannelli. "Al momento dell’immissione sul mercato di un pannello, il Produttore versa al Consorzio a cui aderisce un contributo - stabilito dal Consorzio stesso - che viene segregato in un trust; questo contributo (univocamente associato a quel pannello) sarà 'liberato' quando il pannello giungerà a fine vita, e sarà utilizzato per finanziare le attività di riciclo di quel pannello - spiega Erion in una nota - Negli ultimi anni, la 'caccia ai Produttori' ha spinto la maggior parte dei Consorzi Raee ad abbassare continuamente il valore del contributo chiesto per i pannelli fotovoltaici non incentivati: valori vicini a 1 euro non sono sufficienti per garantire il corretto trattamento di un pannello tra 10, 15 o 20 anni". “Lo studio fatto da Ref Ricerche solleva seri dubbi sulla sostenibilità economica del sistema oggi in vigore e sulla sua reale capacità di coprire i costi di gestione del fine vita dei pannelli fotovoltaici non incentivati, dato che non è serio fare oggi una scommessa su quanto costerà smaltire un modulo tra vent’anni, poiché il potenziale valore delle materie prime in esso contenute è una assoluta incognita - continua Arienti - Certo, il totale delle risorse accantonate è ingente, ma il contributo unitario (quello che può essere utilizzato per la gestione del singolo pannello, a cui il contributo unitario è associato) non è sufficiente. È un paradosso: nei trust dei Consorzi ci sono milioni di euro, ma questa montagna di denaro non riuscirà ad assicurare un corretto riciclo dei pannelli”. Cosa accadrà? Secondo l'analisi, la mancanza di adeguate risorse finanziarie favorirà comportamenti opportunistici, come l’esportazione dei pannelli dismessi verso 'paesi emergenti' (privi di adeguati impianti di trattamento) o il loro abbandono nell’ambiente. Oltre ai rischi ambientali, questa gestione non corretta si porrebbe in contrasto con le direttive europee, che promuovono il recupero dei materiali (vetro, alluminio, silicio e argento) compromettendo lo sviluppo di una filiera circolare nazionale e trasformando una misura nata per garantire sostenibilità e responsabilità ambientale in un potenziale boomerang finanziario, sociale e ambientale. Sulla base delle evidenze dello studio di Ref Ricerche, Erion Weee propone l’adozione del modello di finanziamento generazionale - già utilizzato per tutte le altre tipologie di Raee Domestici - anche ai pannelli fotovoltaici: con questo modello, la responsabilità economica della gestione del fine vita è attribuita ai Produttori presenti sul mercato in ciascun anno, in proporzione all’immesso sul mercato nello stesso anno. Questo modello 'generazionale', che funziona in settori a bassissima crescita come quello dei frigoriferi o dei 'grandi bianchi', a maggior ragione funzionerebbe in un settore in costante, significativo sviluppo come quello del fotovoltaico: se un Produttore esce dal mercato, ci saranno certamente altri Produttori in grado di farsi carico - anno per anno - dei costi di una corretta gestione dei Raee fotovoltaici. Inoltre, nel lungo termine, si affiancheranno nuove tecnologie sostitutive che finanzieranno progressivamente il fine vita di tali rifiuti, come avvenuto in tante altre categorie di prodotti. “Il sistema impiantistico nazionale si sta già preparando ad accogliere volumi crescenti di pannelli da trattare, anche grazie agli investimenti del Pnrrr - conclude Arienti - È necessario che il modello di finanziamento venga adeguato a garantire la sostenibilità ambientale ed economica nel lungo periodo scongiurando lo scoppio di una bolla che creerebbe un danno economico, ambientale e reputazionale di dimensioni clamorose”.