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(Adnkronos) - L’Italia del tennis e non solo ha reso omaggio a Nicola Pietrangeli, scomparso lunedì 1 dicembre all’età di 92 anni. Il ‘teatro’ del tributo, intenso e profondo, è stato proprio su un campo da tennis, sulla terra rossa, nello stadio a lui intitolato al Foro Italico. Fin dalle prime ore del mattino, la camera ardente si è riempita di persone, campioni, dirigenti e semplici appassionati che hanno voluto rendere omaggio alla leggenda del tennis italiano. Accanto al feretro il trofeo a cui forse teneva di più la Coppa Davis vinta da capitano nel 1976, sullo sfondo un maxi schermo con le sue immagini e due racchette, una di oggi e una di legno, l’unione di mondi e di generazioni che si sono riconosciute nell’esempio e nei valori del primo italiano campione Slam, del capitano della prima Coppa Davis nella nostra storia. Al lato il gonfalone della Lazio e del Circolo Canottieri Roma, di cui è stato presidente. Sullo sfondo, su un maxischermo le immagini dei suoi grandi successi, del suo sconfinato talento sulle note di Charles Aznavour. Commossa la famiglia con il figlio Marco che ha sottolineato come si è svolto “tutto come voleva lui". Mentre l’altro figlio Filippo ha sottolineato come “quello che ho visto in questi giorni non me l'aspettavo, è stata un'esplosione di affetto". La commemorazione a mezzogiorno è iniziata con la lettura di Roberto Ciufoli, che ha scelto un estratto dal libro "Se piove rimandiamo", in cui Pietrangeli scherzava sul proprio funerale e sul desiderio di celebrarlo proprio in quel campo. La commemorazione si è poi chiusa sulle note di My Way di Frank Sinatra, la canzone scelta da Pietrangeli per il suo ultimo saluto. Un finale elegante e in linea con il suo stile, con il Foro Italico che lo ha accompagnato con un lungo applauso. Poi il feretro è stato spostato per il funerale in forma privata presso la Chiesa di Santa Maria della Gran Madre di Dio a Ponte Milvio, dove è arrivato anche il principe Alberto di Monaco, diventato molto amico del campione che aveva cominciato a frequentare i campi di tennis del Principato nel 1955, molto prima della sua nascita, frequentando il padre di Alberto, Ranieri III. “Lo conoscevo da tanti anni. Era un uomo splendido. Ci tenevo a essere qui, sono molto emozionato”, le parole del principe Alberto di Monaco al suo arrivo in Chiesa. “Era sempre presente nei miei momenti più importanti della mia vita”, ha aggiunto entrando nella chiesa”. Durante la funzione, è stata molto toccante e divertente al tempo stesso la predica di Don Renzo Del Vecchio. “Amava avere l’ultima parola e finalmente potrà dirla al Signore”, ha detto Don Renzo. “Non ho conosciuto Nicola, ne ho sentito parlare in questi giorni ma ho pensato più all’uomo più che al personaggio, nel senso positivo del termine. Ho pensato all’uomo nel momento in cui rimaneva da solo e ho immaginato di stare con lui nei momenti di grande paura e solitudine, consolandolo laddove ce ne fosse bisogno”. Parlando dell’ironia di Pietrangeli l’ha definita come una qualità “delle persone intelligenti”. E poi ancora: “Immagino Nicola che potrà incontrare il più grande di tutti e magari troverà qualche difetto anche a Gesù Cristo”. Durante la funzione anche un intervento di Giovanni Malagò: “Sono andato sabato pomeriggio a trovarlo, ho deciso all’ultimo momento perché si avvinava l’ora più buia. Mi ha detto ‘per me resterai sempre Giovannino’”. Prima aveva parlato anche l’attuale presidente del Coni, Luciano Buonfiglio, che ha definito il suo addio come la fine di una storia che però "non muore mai", ricordando la capacità di Pietrangeli di unire esperienza, ironia e umanità. Tanti i personaggi che si sono susseguiti nell’omaggiare un campione e un uomo. Tra questi anche l'ex presidente del Coni Gianni Petrucci, che anni fa volle intitolargli il campo del Foro Italico: "Aver dato il suo nome a questo stadio è per me un vanto. Era un vero signore, non parlava mai male di nessuno". Commosso anche il ricordo più atteso, quello del presidente della Federtennis Angelo Binaghi, che ha definito Pietrangeli "una persona unica e irripetibile", simbolo stesso del tennis italiano. "Oggi è il giorno più triste. L'ho conosciuto nel momento più buio del tennis italiano ed è curioso che se ne sia andato in punta di piedi dopo i due mesi più straordinari del tennis italiano. Nicola è stato il tennis italiano. Ci ha dato la credibilità, la protezione, la sicurezza necessaria per mettere in pratica le cose che volevamo fare. Le cose si sono riassettate e ci ha dato il coraggio di poter vincere in questo bellissimo e maledetto sport. Oggi in Italia nel tennis siamo tutti figli di Nicola". Intenso anche il messaggio di Filippo Volandri, capitano della squadra di Davis, che ha voluto sottolineare l'eredità sportiva e culturale lasciata da Pietrangeli: "Ci ha insegnato ad amare la Davis, ci ha insegnato il valore della maglia azzurra. Tutto è iniziato dalla sua gestione". Mentre il ministro per lo Sport e i giovani Andrea Abodi, giunto al Foro Italico insieme ad Adriano Panatta, Tonino Zugarelli e tanti ex campioni, ha parlato di una "giornata di dolce tristezza, che è l'essenza di ciò che è stato Nicola. Ha sempre preso la vita di petto". Toccanti anche le parole di Fabio Fognini. “Con Nik ho avuto un bellissimo rapporto, è colui che ha aperto le vie al nostro bellissimo sport, ne ha fatto parlare, è doveroso essere qui oggi a salutarlo in questo giorno triste per lo sport italiano, ci mancherà il suo stile giocoso, e la sua persona". E prima che il feretro uscisse dalla Chiesa per il suo ultimo viaggio anche le parole di un altro campionissimo, Gianni Rivera. "La prima cosa che mi ha detto, ‘sei fortunato che ho deciso di giocare a tennis e non a pallone, se no finivi male. Non so se si pentirà ora che è la, ma quando arrivo io mi dirà qualcosa di più serio. Troppo divisivo? Era una persona perbene, seria e diceva quello che pensava. Due simboli di un’Italia sportiva? Io spero di andare un po’ più in là”.
(Adnkronos) - Cbre, leader globale nei servizi e nella consulenza in commercial real estate, annuncia i risultati della nuova ‘Beyond space Italy office workers survey 2025’, realizzata in collaborazione con l’istituto AstraRicerche. L'indagine è stata condotta su un campione di oltre mille lavoratori in tutto il territorio nazionale che utilizzano l'ufficio almeno tre giorni a settimana, garantendo così una prospettiva concreta sull'uso degli spazi lavorativi. I dati delineano una trasformazione radicale degli spazi di lavoro: da centro di costo a leva strategica fondamentale per attrarre talenti, definire l'identità di brand e guidare le performance di business. “La nostra analisi - commenta Giulia Ghiani, head of research Italy di Cbre - non è solo una fotografia del presente, ma una bussola per il futuro del real estate. Abbiamo individuato una chiara evoluzione delle aspettative, soprattutto da parte delle nuove generazioni, che impongono un ripensamento sia degli spazi fisici che dell'intero ecosistema lavorativo. Comprendere queste dinamiche è cruciale per creare ambienti che siano veramente abilitanti per le persone e strategici per il business”. La vera rivoluzione arriva dalle ‘new people’, i talenti della Gen Z, che stanno suggerendo nuove regole dell'ufficio. Per loro, lo spazio di lavoro è ‘qualcosa di più’ di una semplice postazione. Dalla survey emerge che l'aspetto più importante dell'ufficio per il 26% della Gen Z è la capacità di ‘promuovere benessere e socialità’, una percentuale nettamente superiore a quella dei Millennial (18%) e della Gen X (16%). La socialità non è più vista come una pausa dal lavoro, ma come un vero e proprio strumento in grado di migliorare produttività e benessere: per la Gen Z contribuisce in primis a "migliorare la collaborazione con i colleghi" (43%) e a ‘sentirsi parte di una comunità’ (38% rispetto al 25% del campione totale). Nella scelta di un'opportunità di lavoro, le priorità di questa generazione sono il benessere fisico e mentale (44%) e l'equità nella partecipazione (32%). Questa nuova domanda di spazi esperienziali si scontra con un mercato caratterizzato da una forte polarizzazione. La domanda di uffici di Grado A nei central business district (cbd) ha portato i tassi di disponibilità (vacancy) per questi immobili a livelli minimi: lo 0,90% dello stock Uffici a Milano e lo 0,62% a Roma. Questa scarsità di prodotto ha spinto i canoni prime a nuovi record, toccando i 760 euro/mq/anno a Milano, il secondo canone di locazione più alto in Europa. La soluzione emerge dai dati sui lavoratori: la centralità non è una condizione indispensabile. Oggi, infatti, la maggioranza dei lavoratori (44%) preferirebbe un ufficio in zone semicentrali, a patto che siano garantiti una buona offerta di servizi di prossimità (ristorazione e attività commerciali) e un buon equilibrio di accessibilità con mobilità dolce, mezzi pubblici e trasporto privati. (segue) L'ufficio del futuro deve saper bilanciare due esigenze apparentemente opposte: massima produttività e massimo benessere. Da un lato, i lavoratori chiedono performance: l'89% ritiene fondamentale un ambiente progettato per massimizzare la produttività (scrivanie regolabili, possibilità di utilizzare più schermi) e l'85% chiede aree silenziose (quiet room) per la concentrazione. Dall'altro lato, il benessere passa dalla convivialità: l'89% dei lavoratori ritiene fondamentali o importanti gli spazi per il pranzo/aree comuni e l'87% la sala caffè/cucina attrezzata. L'azienda, in questo contesto, diventa un abilitatore di socialità: per il 50% delle persone, le semplici pause caffè informali sono l'attività più efficace per migliorare la socialità, seguite dai pranzi condivisi (36%), spazi relax più accoglienti (35%) ed eventi aziendali informali (34%). “Questi dati - spiega Fabio Mantegazza, head of leasing Italy di Cbre - confermano che la strategia localizzativa e il design degli spazi sono diventati critici per le performance aziendali. Oggi le aziende non possono più limitarsi a progettare uffici, ma è il momento di creare vere e proprie esperienze. L'immobile rappresenta il primo biglietto da visita della cultura aziendale e il suo successo si misura sempre di più in termini di engagement e benessere delle persone, non solo in metri quadri. Queste evidenze non possono essere ignorate delle aziende ed è importante trasformare queste sfide in opportunità strategiche”. Beyond space Italy office workers survey 2025 conferma, dunque, il ruolo cruciale dell'ufficio come adaptive space strategico. Per la Gen Z è un luogo di community e appartenenza, mentre per i leader aziendali è l'asset chiave per attrarre talenti e garantire crescita. La strategia vincente, quindi, risiede nell'equilibrio tra sostenibilità, flessibilità e socialità.
(Adnkronos) - “Premiare il talento e la visione dei giovani significa rafforzare il futuro dell’agricoltura italiana”. Con questo messaggio inviato alla premiazione del Good Farmer Award il ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida ha salutato i vincitori del premio promosso da Davines e dalla Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile dedicato all’agricoltura organica e rigenerativa under 35. Lollobrigida ha ricordato gli investimenti del governo: “Oltre 15 miliardi in tre anni hanno permesso all’Italia di riconquistare la leadership europea”, con un reddito agricolo cresciuto “del 10,4%, contro l’1,9% della media Ue”. Il ministro ha sottolineato il ruolo dei giovani: “L’agricoltura è oggi il secondo settore per imprenditori under 35, più di 51mila aziende”. Tra gli strumenti messi in campo, il programma Coltiva Italia con 150 milioni e 8mila ettari di terreni pubblici disponibili, e il Fondo Innovazione Ismea da 400 milioni. Sulla sostenibilità: “Difendere la qualità delle nostre produzioni significa sostenere chi punta su ricerca e cura del territorio. Continueremo a lavorare per un’agricoltura più forte, sostenibile e competitiva”.