INFORMAZIONITullio Fabbri |
INFORMAZIONITullio Fabbri |
(Adnkronos) - La sostenibilità si è data appuntamento nei padiglioni del Piacenza Expo, dove oggi ha aperto i battenti la 3ª edizione di Hydrogen expo, la più grande mostra-convegno italiana dedicata al comparto tecnologico per lo sviluppo della filiera dell’idrogeno, in programma fino al 13 Settembre, organizzata da Mediapoint & Exhibitions. Un’edizione che, con i suoi 200 espositori ufficiali, 9.000 mq di superficie espositiva e gli oltre 2000 visitatori registrati il primo giorno, appare già destinata a battere ogni record. A tagliare il nastro, Vincenzo Colla, Assessore allo Sviluppo economico e Green economy, Lavoro, Formazione della Regione Emilia-Romagna, Katia Tarasconi, sindaca di Piacenza, il presidente di Confindustria Piacenza, Nicola Parenti e Fabio Potestà, direttore di Mediapoint & Exhibitions. “Questa è una fiera che parla al futuro, che vede una crescita continua degli espositori e che dà la dimensione tra chi è scettico e chi invece ci sta investendo...”, dichiara l’assessore regionale Vincenzo Colla. Che dalla kermesse piacentina fa anche un punto sulla politica energetica regionale emiliano-romagnola: “Penso che come Regione siamo sulla traiettoria giusta, abbiamo fatto un piano energetico regionale che guarda anche l’idrogeno, che ha messo insieme università, centri di ricerca e impresa. In collaborazione con Hera e Snam abbiamo promosso un grande investimento sull’idrogeno, che verrà fatto in una discarica dismessa”, continua Colla, “e abbiamo dato un contributo di 20 milioni di euro per rendere competitive queste strutture. Ma abbiamo fatto anche la prima sperimentazione mettendo nei tubi idrogeno miscelato con il gas. È una strada giusta, dobbiamo tenere tutti i mix delle rinnovabili e l’idrogeno oggettivamente è la tecnologia più evoluta dal punto di vista green, ma dobbiamo abbattere i costi”. Per la sindaca Katia Tarasconi l’idrogeno non rappresenta solo il vettore energetico del futuro, ma anche un booster economico per tutto il Piacentino: “Hydrogen Expo è una Fiera che nella sua terza edizione ha aumentato di molto gli espositori. Quindi ha un duplice effetto: uno è portare ovviamente espositori e visitatori da fuori Piacenza e far conoscere il nostro territorio; ma c’è anche il tema idrogeno di per sé, che fa di Piacenza una sorta di luogo in cui si discute della tecnologia”, spiega la sindaca. “Oggi abbiamo tutti una sensibilità molto maggiore rispetto al passato sui temi ambientali e quindi anche sui temi energetici, perché le due cose sono strettamente interconnesse. Parlare qui di idrogeno, in queste giornate così partecipate, fa diventare Piacenza un luogo molto interessante, sia da un punto di vista degli investimenti, ma anche da un punto di vista della partecipazione”, conclude Tarasconi. Il presidente di Confindustria Piacenza, Nicola Parenti, sottolinea invece l’impegno degli imprenditori piacentini nella nascente filiera dell’idrogeno. “Siamo stati un partner storico di questa fiera, nella quale abbiamo creduto fin da subito. Siamo felici di vedere come questa fiera stia crescendo di anno in anno e come Piacenza sia ormai la capitale italiana dell’idrogeno”, dice Parenti, “Abbiamo una quindicina di aziende piacentine che operano nel settore e nella filiera, soprattutto dell’Oil&Gas. Rispetto all’anno scorso assistiamo a un passaggio importante: ci dicono alcune nostre aziende che iniziano ad arrivare i primi contratti per la costruzione di componenti per i sistemi produttivi dell’idrogeno, come gli elettrolizzatori. Ma la strada è ancora molto lunga”. Sostenibilità è la parola d’ordine che dominerà la tre giorni piacentina, che ospita le principali innovazioni del comparto, con particolare riguardo agli aspetti legati a produzione, trasporto e stoccaggio dell’idrogeno, oltre che alle varie applicazioni ed all’utilizzo finale. Negli stand sono presenti le novità di mercato dei settori delle macchine per le costruzioni, il sollevamento, la movimentazione, ma anche la pulizia industriale. Una particolare attenzione è inoltre dedicata alle prospettive di utilizzo del vettore idrogeno nei trasporti su gomma, ferro e mare. Hydrogen Expo è sì una finestra sulle innovazioni che verranno, ma è anche vetrina per quelle già disponibili, come la prima lastra in ceramica tecnica 4D al mondo realizzata attraverso l’impiego di una miscela di idrogeno verde (ossia idrogeno ottenuto utilizzando energia rinnovabile e gas naturale) creata da Iris Ceramica Group, leader mondiale nella realizzazione di soluzioni innovative e grandi lastre in ceramica tecnica di alta gamma e Edison Next, società del Gruppo Edison. Il sito di produzione è l’H2 Factory, il nuovo stabilimento di Castellarano (RE) – terminato nel 2023 - già dotato di tecnologie innovative e delle infrastrutture necessarie per l’utilizzo al 100% di idrogeno verde. Nei padiglioni dell’Hydrogen sono presenti anche le realtà produttive che dell’innovazione hanno fatto la loro ragione di esistenza, come Comau, azienda di automazione industriale con oltre 51 anni di esperienza nella produzione di linee di automazione e robotica. “Produciamo più di 40 modelli di robot e li integriamo nelle linee di automazione per fa sì che le aziende possano produrre in modo automatico i loro prodotti”, spiega Lucrezia Morabito, Product and Solution manager di Comau, “Per quanto riguarda l’idrogeno supportiamo chi produce elettrolizzatori e celle a combustibile, quindi chi produce idrogeno e chi lo utilizza nell’automatizzare le linee di produzione, rendendole più efficienti e con una qualità maggiore, ma a un costo inferiore”. “Le aspettative per questa terza edizione di Hydrogen Expo sono alte, anche sospinte da una partecipazione di espositori, associazioni di categoria, personalità del mondo industriale, imprenditoriale e politico, molto incoraggianti”, spiega Fabio Potestà Direttore della Mediapoint & Exhibitions, “Tengo a sottolineare che la prima edizione del 2022 annoverava poco più di 30 espositori, oggi siamo a 200. Quindi il balzo in un lasso di tempo molto ristretto è stato notevole. Oggi siamo sicuramente la più grande Mostra convegno italiana e una delle più grandi e note a livello internazionale. Una nota estremamente positiva sono i 24 convegni specialistici in programma, ai quali si sono preregistrati 1531 operatori delegati”. Per Potestà la kermesse piacentina è una scommessa vinta: “Mediapont è stata la prima società in Italia a credere e ad avere la visione e la strategia evidentemente anche le risorse finanziarie per lanciare una manifestazione espressamente dedicata alla filiera dell’idrogeno”. Infine, per Potestà la manifestazione piacentina rappresenta un volano privilegiato per far emergere le esigenze dell’intera filiera dell’idrogeno: “Dai nostri padiglioni emerge la richiesta alle istituzioni di tutte le associazioni di categoria, a cominciare da H2IT, di guardare all’idrogeno con maggior attenzione, per fare sì che il suo utilizzo sia facilitato anche da aiuti ed è incentivi economici, così da innescare un’economia di scala, che possa rendere l’idrogeno molto meno costoso e molto più diffuso”.
(Adnkronos) - "In merito alle figure professionali più richieste e alla domanda prevista nel settore del turismo, l’estate ha finora confermato le previsioni del nostro osservatorio Assolavoro Datalab. Dopo la leggera frenata rispetto agli anni precedenti, registrata tra luglio e agosto, le stime più accreditate danno una risalita del turismo già a partire da settembre. Tale risalita impatterà favorevolmente l’occupazione delle figure professionali usuali quali, per esempio, l’accoglienza (nei porti, nelle stazioni, negli aeroporti, nelle strutture ricettive e così via), la ristorazione (chef, camerieri, barman), l’intrattenimento e la comunicazione (animatori, organizzatori di eventi, social media manager, social media account e così via)". E' l'analisi sull'andamento del mercato del lavoro nel settore del turismo di Francesco Baroni, presidente di Assolavoro, l’associazione nazionale delle agenzie per il lavoro che aggrega e rappresenta oltre l’85% del settore, intervistato da Adnkronos/Labitalia. Nel mercato del lavoro del turismo "ci sono tre nuove tendenze da evidenziare. Cresce l’attenzione per la sostenibilità e, quindi, per gli impatti che gli spostamenti e i consumi hanno sull’ambiente; l’innovazione, con tutto quanto ne consegue in termini di semplificazione e di servizi aggiuntivi derivanti da un uso sapiente dei nuovi strumenti digitali e la comunicazione personalizzata e tempestiva. Si tratta di fenomeni che impattano sulla maggior parte delle figure professionali coinvolte nel settore. In questo scenario, le difficoltà a recuperare personale e competenze resta alto; si può stimare che, almeno una opportunità di lavoro su due, sia difficile da incrociare con una persona in cerca di occupazione". Per Baroni, "inoltre, la continua crescita della percentuale di turisti stranieri determina la necessità di avere sempre più personale capace di parlare bene una o meglio due o più lingue diverse dall’italiano. L’auspicio è che, complice anche il rinnovo del Contratto collettivo nazionale del settore, il turismo acquisisca ancora maggiore appetibilità e che si affermi sempre di più come lavoro di lavoro di qualità e soddisfazione". "Infatti, per quanto nel suo insieme sia, ovviamente, un settore sano e trainante rispetto all’economia del nostro paese, il turismo -conclude- resta anche uno dei settori maggiormente esposti a forme di lavoro con basse tutele o irregolari. La qualificazione del personale e l’utilizzo sempre più diffuso dei contratti a maggiore tutela sono leve competitive fondamentali sia per le singole persone, che per le aziende che operano nel settore e per l’intero sistema Paese. Le Agenzie, anche in questo caso, favoriscono e possono supportare percorsi formativi di eccellenza, strumenti di welfare molto competitivi e processi di ricerca e selezionare particolarmente efficaci per ogni singola occasione di lavoro", conclude il presidente di Assolavoro.
(Adnkronos) - La sfida per raggiungere la neutralità climatica entro il 2050 si gioca e si vince nelle città: le emissioni di CO2 nei capoluoghi italiani possono essere più che dimezzate attivando su vasta scala alcune leve già disponibili, come la mobilità elettrica, le pompe di calore, il fotovoltaico su tetto, il teleriscaldamento, il relamping, l’uso circolare dei rifiuti e il verde urbano. Un pacchetto di investimenti da 10 miliardi l’anno (270 miliardi al 2050) renderebbe possibile il processo di decarbonizzazione e il miglioramento dell’efficienza e della qualità della vita nelle città italiane. È quello che emerge dal Position Paper 'Sostenibilità urbana. Decarbonizzazione, elettrificazione e innovazione: opportunità e soluzioni per città future-fit' realizzato da Teha Group in collaborazione con A2A e il contributo scientifico di ASviS, presentato oggi, nell’ambito della 50° edizione del Forum di Cernobbio. Uno studio completo e dettagliato sul ruolo di catalizzatore economico e sociale delle città italiane e sulla loro rilevanza nel promuovere il processo di decarbonizzazione dell’intero sistema-Paese. Già oggi i centri urbani si caratterizzano per un’efficienza intrinseca che porta con sé anche un’efficienza complessiva: i 112 comuni capoluogo oggetto dell’analisi consumano il 29% del totale energetico nazionale, a fronte di circa il 60% del Pil generato. Il Rapporto ha identificato una serie di leve tecnologiche e di servizio che possono accrescere l’efficienza delle città, migliorando al tempo stesso la sostenibilità urbana e la qualità della vita dei cittadini. Sono stati inoltre approfonditi i casi di 7 città italiane in cui si stanno implementando progettualità dirette a coniugare e accrescere il benessere dei cittadini e la sostenibilità nei territori (Milano, Brescia, Messina, Bergamo, Varese, Cremona e Cosenza). “Le città hanno assunto un ruolo centrale nello sviluppo sociale ed economico, diventando veri e propri catalizzatori di innovazione e sostenibilità. I dati indicano che, entro il 2050, il processo di urbanizzazione in atto potrebbe portare il 70% della popolazione mondiale a vivere in aree urbane; una percentuale che sale oltre l’80% in Italia e che avrà un conseguente impatto sulle emissioni, in aumento del 18%, e sul consumo energetico. La densità rende però al tempo stesso le città particolarmente efficienti: a livello nazionale, consumano il 29% dell’energia ma producono il 60% del Pil - ha commentato Roberto Tasca, presidente di A2A - I sindaci europei indicano come priorità la necessità di coniugare sviluppo e sostenibilità; per farlo è essenziale implementare strategie di decarbonizzazione e investire in nuove tecnologie. Con un tale approccio non solo si potrà contribuire a migliorare la qualità della vita dei cittadini, ma anche stimolare una crescita economica sostenibile rendendo i centri urbani attrattivi e in grado di innalzare la qualità della vita di chi ci vive”. “Grazie alle leve tecnologiche già oggi disponibili, è possibile ridurre le emissioni delle città di oltre il 50%: in valori assoluti, si tratta di 32 milioni di tonnellate di CO2, pari all’anidride carbonica assorbita da 210 milioni di alberi. Un contributo sostanziale al percorso verso la neutralità climatica e per il benessere delle persone - ha dichiarato Renato Mazzoncini, amministratore delegato di A2A - Ne beneficerebbe anche l’attuale mix di consumi, con un aumento del peso di rinnovabili, elettricità e calore derivato di 20 punti percentuali sul totale, riducendo l’uso di combustibili fossili. Le azioni individuate richiedono investimenti annuali per circa 10 miliardi di euro per un totale di 270 miliardi fino al 2050; risorse attivabili anche grazie alla presenza e alla capacità economico-finanziaria di operatori industriali, tra cui A2A, che possono ricoprire un ruolo di abilitatore e partner contribuendo così ad accelerare il percorso verso la sostenibilità”. “Il 21° secolo è il secolo delle città. Con l’accelerazione dell’urbanizzazione che riguarda tutte le aree del mondo, le città sono sempre più i luoghi in cui l’economia e la società di un Paese crescono e si sviluppano - ha commentato Lorenzo Tavazzi, Senior Partner e Board Member di Teha - È necessario fare sì che le città continuino a svolgere il loro ruolo di acceleratori dello sviluppo e coniugare a questo la sostenibilità richiesta dai target europei e la qualità della vita. La quota di cittadini italiani che si dichiara soddisfatta della vita nella propria città è infatti inferiore di 8,1 punti percentuali alla media europea. Nello Studio presentato oggi abbiamo identificato 7 leve d’azione immediatamente attuabili per la decarbonizzazione, l’elettrificazione e l’innovazione urbana (impianti fotovoltaici, installazione di pompe di calore elettriche, teleriscaldamento, water e waste management, elettrificazione del trasporto pubblico locale, illuminazione a LED e verde urbano), con importanti benefici in termini di CO2 ed efficientamento del mix energetico dei consumi”. “Uno degli obiettivi dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, da conseguire entro la fine di questa decade, è quello di costruire città sostenibili e resilienti - ha osservato Enrico Giovannini, direttore scientifico dell’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile (ASviS) - il che richiede una piena coerenza delle politiche pubbliche economiche, sociali e ambientali. Per raggiungere questo obiettivo è indispensabile un approccio integrato sia tra le diverse parti dell’amministrazione locale, sia tra i diversi livelli di governo. In questa prospettiva, è indispensabile rendere operativo il Comitato interministeriale per le politiche urbane (Cipu), ricostituito dal Governo Draghi, ma mai convocato, con l’obiettivo di coordinare le azioni che impattano sullo stato delle città, specialmente di quelle metropolitane. Lo studio presentato oggi dimostra le opportunità che un investimento ben coordinato sulla trasformazione delle città italiane produrrebbe un effetto importante sul benessere attuale e futuro di milioni di cittadini". LO SCENARIO DI RIFERIMENTO - Nel 2007, per la prima volta nella storia, la popolazione mondiale residente nelle aree urbane ha superato quella nelle aree rurali (50,1% contro 49,9%). Dal 2007 al 2024, i residenti in aree urbane sono saliti ulteriormente raggiungendo il 58,3% e la previsione è che tale quota possa arrivare a circa il 70% entro il 2050. L’Italia, ad oggi, presenta la minore percentuale di residenti nelle aree urbane tra i Big-5 Paesi europei (oltre a Italia, si considerano UK, Francia, Spagna e Germania), pari al 72,6%, contro il 78,0% della Germania, l’82,1% della Spagna, l’82,3% della Francia e l’85,1% del Regno Unito. I trend di urbanizzazione si legano al ruolo 'catalizzatore' economico e sociale delle città stesse. In Italia, nei 112 comuni capoluogo oggetto dello Studio, che coprono il 7% della superficie nazionale, si genera il 60% del Pil del Paese. Inoltre, le aree urbane si caratterizzano già oggi per un’efficienza intrinseca, che lo studio ha valutato su 3 livelli: termica degli edifici, di servizi a rete e di mobilità. Queste, infatti, richiedono minor consumo termico (-21% per unità di superficie), generano economie di densità per le reti idriche, elettriche e gas (le utenze allacciate alla rete elettrica e del gas per km sono circa 5 e 3 volte superiori a quelle nel resto del Paese) e sostengono un minor utilizzo dei mezzi individuali per gli spostamenti (+54% di Tpl e di modalità sostenibili in città rispetto al resto d’Italia). La concentrazione di attività nelle aree urbane rende necessario nei prossimi anni combinare tale efficienza con una crescente sostenibilità e qualità della vita. A tal fine, nello studio sono stati identificati alcuni capoluoghi in cui si stanno portando avanti progettualità dirette a coniugare e accrescere qualità della vita e sostenibilità nei propri territori. Nel dettaglio, Teha ne ha individuati 7 esemplificativi in tal senso (Milano, Brescia, Messina, Bergamo, Varese, Cremona e Cosenza), trasversali rispetto all’area geografica di appartenenza e alla classe dimensionale. Ciascuna delle città identificate riporta un diverso ricorso e mix di leve sul proprio territorio: l’installazione di impianti fotovoltaici (di grande taglia come nel caso di quelli installati sui tetti di Rho Fiera a Milano o piccola taglia come nel caso di Varese); il ricorso al teleriscaldamento sia per ridurre il conferimento in discarica sia per ridurre il ricorso ai combustibili fossili nella generazione di energia; l’adozione di modelli virtuosi di waste management, che possono anche riguardare l’elettrificazione del parco automezzi per la raccolta di rifiuti e l’installazione di pannelli fotovoltaici sui cestoni; l’elettrificazione della flotta Tpl e l’adozione di modelli sostenibili per incentivare il ricorso al trasporto pubblico; l’abilitazione di un’illuminazione pubblica più sostenibile grazie alla tecnologia Led con conseguenti minori consumi e maggiore sicurezza nelle strade; la creazione di isole di verde urbano e la piantumazione di alberi. LE LEVE TECNOLOGICHE E DI SERVIZIO - Ad oggi sono disponibili una serie di leve tecnologiche e di servizio, all’interno del paradigma della Smart City, che possono accrescere l’efficienza delle città, migliorando al tempo stesso la sostenibilità urbana e la qualità della vita. Per stimare la diffusione delle leve tecnologiche e di servizio individuate è stato preso in considerazione come orizzonte temporale il 2050 o, dove possibile, è stato ipotizzato un pieno dispiegamento del relativo potenziale sulla base della tecnologia attuale. Nel dettaglio, quelle identificate nello studio riguardano l’installazione di pannelli fotovoltaici sui tetti degli edifici residenziali, l’elettrificazione dei trasporti, l’installazione di pompe di calore elettriche, la diffusione del teleriscaldamento, l’ottimizzazione dei servizi di water e waste management, la sostituzione dei punti luce con illuminazione a Led (relamping) e lo sviluppo di verde urbano. Per ciascuna di tali leve è stata individuata una specifica metodologia per stimarne la potenziale adozione e diffusione nelle città italiane e i relativi benefici in termini di riduzione delle emissioni di CO2 e di shift dai combustibili fossili (petrolio e gas naturale) verso vettori e fonti energetiche come l’elettricità, le rinnovabili e il calore derivato. In sintesi, secondo le stime di Teha, le leve individuate potrebbero ridurre le emissioni nelle città di oltre il 50% (32 milioni di tonnellate di CO2), incrementando l’elettrificazione, le Fer e il calore derivato nel mix di consumo delle aree urbane di circa 20 punti percentuali. L’attivazione di tali leve tecnologiche e di servizio richiede un investimento complessivo di circa 270 miliardi di euro, ovvero circa 10 miliardi di euro annui fino al 2050. Queste azioni rappresentano le soluzioni più efficienti, in termini di costo-beneficio, per la riduzione delle emissioni e potranno essere attivate anche grazie al coinvolgimento e all’impegno di tutti gli stakeholder: cittadini, operatori privati ed enti pubblici.