(Adnkronos) - Selvaggia Lucarelli show. La giornalista è stata ieri, lunedì 24 marzo, ospite di Alessia Marcuzzi a 'Obbligo o verità', il nuovo show in onda su Rai 2. Da Fedez a Barbara D'Urso, senza peli sulla lingua Selvaggia Lucarelli ha risposto alle domande del gioco con schiettezza. Alessia Marcuzzi ha chiesto: "A quante querele sei arrivata?". "Tante, ma stanno diminuendo e infatti mi preoccupo: forse mi sto imborghesendo. Mah, saranno una decina", ha replicato Selvaggia Lucarelli. "La tua querela preferita?", ha chiesto la conduttrice. "La cito spesso, quella che fa un po’ ridere. Quel rapper (Fedez ndr) che mi ha querelato perché l'ho chiamato 'bimbominkia', quindi faremo un processo con gente togata che deciderà il mio destino perché ho osato dire questa parola". E invece una querela che le ha dato soddisfazione? "Mi ha dato molta soddisfazione vincere contro i miei hater, quel successo è un simbolo importante, hanno un valore sociale. Poi c'è Gianfranco Fini che mi aveva chiesto un sacco di soldi e invece il giudice ha detto che doveva dare lui 16mila euro a me". "Tu hai bellissimi rapporti con i tuoi ex", ha detto la conduttrice e Lucarelli con ironia ha voluto fare il nome di Giuseppe Cruciani, che considera una sua ex frequentazione: "In realtà, però, non son rimasta bene con tutti i miei ex, c'è qualcuno che in radio non mi vuole mai nominare, quindi lo nomino io: Giuseppe Cruciani". Continua il gioco delle verità. "Stare insieme a un uomo più giovane ti fa sentire più giovane?", ha chiesto Alessia Marcuzzi. "No, mi fa sentire più vecchia. Quando l'ho conosciuto (Lorenzo Biagiarelli ndr) avevo 41 anni e vedevo un'occasione per avere un secondo figlio, lui aveva 25 anni e non lo voleva in quel momento", ha spiegato la giornalista. Sui Ferragnez, Selvaggia Lucarelli ha spiegato il suo punto di vista: "Hanno creato un grande reality. Quando l'illusione cade, e cioè quando abbiamo scoperta che la coppia aveva tante crepe, che il lato imprenditoriale di Chiara Ferragni era enfatizzato, ci siamo sentiti traditi perché loro avevano creato un legame molto empatico con i follower, e questo è il grande inganno che io ho trovato interessante da raccontare". E su Fedez, in particolare, la Lucarelli aggiunge: "Io sono la sua certezza. Comunque fa tanto il figo ma se mi avesse dato ascolto magari qualche problema l'avrebbe evitato." Si passa a un altro gioco e la Lucarelli deve associare delle frasi che alcuni personaggi dello spettacolo hanno detto su di lei in passato. Occasione per lanciare una frecciatina a Barbara D'Urso: "Ci siamo riviste a Ballando con le Stelle dopo tanti anni, lei era ballerina per una notte perché non c'era altro posto: tutti i posti in giuria erano già occupati. A un certo punto le ho detto 'quante querele siamo?' e lei ha detto che me le meritavo tutte. Peccato per lei che un giudice ha dato ragione a me". E su Stefano De Martino ha rivelato: "Ho avuto l'idea di partorire un articolo dopo un paio di puntate di Affari Tuoi: 'Stefano De Martino non funziona'. Ecco, quanto sta facendo adesso? Mi rimangio tutto".
(Adnkronos) - Lievito madre e fiori d'arancio, farina e burro, tuorlo d'uovo e zucchero. Sono questi gli ingredienti tradizionali per la preparazione della colomba, uno dei dolci pasquali più diffusi in tutta Italia, fin da quando negli anni Trenta del '900 la Motta ne avviò per prima la produzione. E la tendenza, specie nelle proposte dei pasticceri artigianali, è di offrire un prodotto sempre più ancorato alla tradizione, come spiega, intervistato da Adnkronos/Labitalia, Manuel Scarpa, membro dell'Accademia maestri del lievito madre e del panettone italiano. "La colomba -racconta Scarpa, che è anche uno dei responsabili della sezione giovani dell'Accademia- è molto simile al panettone come impasto e gli ingredienti sono pressoché gli stessi. La differenza grande è che la colomba ha al suo interno soltanto i canditi di arancia, non ha l'uvetta, e viene glassata. E ovviamente è diverso lo stampo. Negli ultimi due anni -continua- stiamo registrando una tendenza a fare un passo indietro rispetto al recente passato, in cui si cercava di arricchire sempre di più l'impasto in zuccheri e grassi. E stiamo assistendo a una proposta fatta con un prodotto più leggero, meno grasso, meno impegnativo, più light e un po' meno ricco, ecco, in termini di 'pesantezza' del prodotto", sottolinea. E, d'altronde, negli ultimi anni i consumatori sono sempre più attenti alla qualità e freschezza dei prodotti che portano in tavola. "Senza ombra di dubbio, il cliente oggi -spiega- è sempre più preparato. Ed essendo la colomba un lievitato dove il candito d'arancia la fa da padrone, negli ultimi anni sempre più artigiani si stanno auto producendo il candito d'arancia anziché acquistarlo, in modo da dare un prodotto di qualità estrema". E infatti, sottolinea Scarpa, "credo che ad oggi la colomba con il candito artigianale abbia, senza ombra di dubbio, un valore in più". Ma come si realizza la colomba? "Si fa un primo impasto -spiega Scarpa- con farina, lievito madre, tuorlo d'uovo, acqua, zucchero e burro. E questo impasto viene fatto fermentare per almeno 12-16 ore. Questo serve a creare tutti quelli che sono poi gli aromi agrumati tipici del lievitato. L'indomani questo impasto fermentato -continua- viene nuovamente impastato con ulteriore farina, ulteriore zucchero, ulteriore tuorlo, ulteriore burro, e viene aggiunto il sale. E poi viene aggiunta la scorza di arancia candita a cubetti", sottolinea. "Una volta fatto l'impasto -spiega ancora- viene fatto riposare per circa un'oretta. Viene spezzato in base alla pezzatura che bisogna fare. Per quanto riguarda gli artigiani, il 90% della produzione è la colomba da un chilo che quindi è, diciamo, la pezzatura classica. Il preparato quindi viene messo in questo stampo a forma di colomba, e fatto nuovamente fermentare per un periodo variabile, di solito tra le 5 e le 8 ore". Si entra quindi nella fase finale. "E prima di essere in forno, le colombe vengono preparate con questa glassa a base di mandorle. Viene aggiunta granella di zucchero e mandorle intere. Anche qui il disciplinare parla di quantità minima di mandorle da inserire sopra. Non si possono mettere due mandorline e basta, ma deve esserci almeno il 2% di peso di mandorle rispetto al totale del dolce. Quindi su una colomba da un chilo -spiega Scarpa- sono necessarie almeno 20 grammi di mandorle sopra. Una volta fatto questo, viene infornata. La pezzatura da un chilo mediamente fa un'ora di cottura. E esattamente come per il panettone, una volta tolte dal forno, vengono infilzate, capovolte sotto sopra, e fatte raffreddare a testa in giù. Quindi, una volta che la colomba è fredda, dopo che si fanno passare 6-8 ore, viene insacchettata con gli appositi sacchetti", conclude. Secondo Scarpa, "si sta riscoprendo sempre di più il prodotto artigianale". "Ormai - prosegue - sono tante le pasticcerie, o comunque i pasticceri, che realizzano questo dolce nel periodo pasquale. Sicuramente, a differenza dell'industria che ha altre necessità, in primis, contenere i costi, l'artigiano tendenzialmente dà molta attenzione alla qualità della materia prima. Quello senza ombra di dubbio". "E il fatto di toccare con mano l'impasto è fondamentale, perché lavorando con il lievito madre ci troviamo davanti a tutti gli effetti a qualcosa di vivo e che cambia di giorno in giorno", sottolinea. In conclusione, per l'artigiano, "di conseguenza l'impasto stesso, cambia di giorno in giorno e va manipolato in modo diverso a seconda dei cambiamenti". "Questo necessita di un artigiano capace, che sappia come interpretare questi singoli cambiamenti e come cercare di comportarsi di conseguenza per arrivare ad avere il prodotto migliore possibile giorno per giorno", conclude. Ed è iniziato il conto alla rovescia per la finale della seconda edizione di 'Giovani lievitisti a confronto', il campionato a squadre dedicato alla colomba artigianale riservato ai migliori lievitisti under 33, organizzato dall’Accademia dei maestri del lievito madre e del panettone italiano e Goloasi srl. Dopo la prima scrupolosa selezione della giuria, saranno dieci i team provenienti da tutta Italia a sfidarsi nella finale in programma il prossimo 8 aprile dalle ore 10 presso l’International school di Bologna, fondata dall’Accademia Mlm con l’obbiettivo di essere un punto di riferimento per i professionisti e gli appassionati del settore dei prodotti lievitati, in cui tradizione e innovazione si uniscono sotto la guida dei migliori maestri italiani.
(Adnkronos) - Un traguardo significativo per l’ecosistema della certificazione forestale: il 2024 ha registrato il maggior numero di sempre di nuove aziende certificate in un solo anno. Gli ettari di foreste e piantagioni gestite in maniera sostenibile in Italia nel 2024 sono saliti a quota 1.061.059,26 con un incremento dell'8,2% rispetto all’anno precedente. Questi i dati emersi dal Rapporto Annuale del Pefc Italia, ente promotore della certificazione della buona gestione del patrimonio forestale. “Il risultato di quest’anno è straordinario e dimostra come la certificazione Pefc stia diventando un elemento chiave per le aziende italiane orientate a perseguire pratiche sostenibili e obiettivi di responsabilità sociale d’impresa. Questo è un percorso fondamentale per trasformare processi produttivi e organizzativi - spiega Marco Bussone, presidente di Pefc Italia - La spinta verso la sostenibilità è alimentata anche dalle politiche pubbliche e dai criteri Esg, sempre più rilevanti per le aziende che desiderano accedere a fondi agevolati. La crescente consapevolezza dei consumatori sta cambiando il modo in cui le aziende operano, portando a filiere più virtuose e responsabili, nel quadro di Green Community che diventano percorsi decisivi per interpretare crisi ecologica e demografica”. A livello territoriale, il Trentino Alto Adige si conferma al primo posto per superficie forestale certificata con 598.463,29 ettari, seguito dal Friuli-Venezia Giulia con 98.570,46 ettari e dal Piemonte con 86.847,97 ettari. Il Veneto e la Lombardia continuano a contribuire in modo significativo alla crescita della superficie certificata con, rispettivamente, 79.981,19 e 79.084,31 ettari. Crescita tangibile anche per la Toscana, che raggiunge i 51.926,77 ettari, e per Emilia Romagna e Marche che contano rispettivamente 27.855,07 e 14.610,05 ettari. Invariata la situazione di Lazio (10.498,30 ettari), Basilicata (4.082,18 ettari) e Abruzzo (237,77 ettari), mentre registrano una lieve crescita Liguria (5.931,84 ettari), Umbria (2.486,13 ettari) e Calabria (483,92). Per quanto riguarda i servizi ecosistemici da foreste certificate, sono 15 le nuove attestazioni rilasciate, di cui 14 riguardanti il servizio ecosistemico del carbonio e 1 per la biodiversità. Attualmente, Pefc Italia conta 35 certificati di servizi ecosistemici, con un coinvolgimento di 27.856 ettari, a dimostrazione della sempre più crescente attenzione verso la tutela della biodiversità, la promozione del turismo e del benessere forestale e dei benefici ecosistemici. Numerosi sono stati i progetti di finanziamento da parte di aziende produttive italiane a favore della promozione e tutela dei benefici ecosistemici forestali. I dati evidenziano anche l’importante aumento di aziende che hanno ottenuto la certificazione di Catena di Custodia Pefc, cioè la certificazione che garantisce la tracciabilità del materiale, dal bosco al consumatore finale: sono 236 le nuove aziende ad aver ottenuto la certificazione Pefc lo scorso anno, ovvero un +16,8% rispetto all’anno precedente, passando dalle 1.403 aziende certificate del 2023 alle 1.585 del 2024. È in assoluto l’anno con il maggior numero di nuove aziende e di conseguenza con l’incremento in percentuale più alto di sempre. Il Veneto si conferma capolista per numero di aziende certificate (326), seguito dalla Lombardia (263) e dal Trentino Alto Adige (234). Il Piemonte ha invece registrato il maggior numero di nuove aziende (+70), seguito dalla Lombardia (+52) e dal Trentino Alto Adige (+42). Nel Centro-Sud, la Toscana guida con 87 aziende (+23). L’edilizia e il packaging in legno si affermano come settori trainanti, con una crescita di rilievo nelle categorie della pannellistica, segheria e legno lamellare. Una caratteristica peculiare della certificazione Pefc è la certificazione di gruppo di produttori, indubbiamente un vantaggio a favore delle piccole aziende che possono dunque accedervi 'unendo le forze'. Nel 2024, il 53,4% delle nuove aziende ha aderito a questa modalità, sottolineando l’attenzione di Pefc verso i piccoli proprietari forestali e le Pmi. Sono 1.585 le aziende certificate nel 2024, suddivise in 37 categorie su cui primeggiano pannelli (+26,6%), segherie (+16%) e legno lamellare (+28,7%), con significativi incrementi anche in carpenteria (+43%), pavimenti (+40%) e infissi (+71%). “L'aumento delle certificazioni Pefc non è solo un numero ma piuttosto il segno tangibile di un cambiamento culturale in direzione della sostenibilità e della trasparenza delle filiere di approvvigionamento - conclude Antonio Brunori, segretario generale Pefc Italia - In un momento storico in cui la crisi climatica è al centro del dibattito globale, la certificazione Pefc rappresenta un impegno concreto per il futuro del nostro patrimonio forestale, per la sua gestione al fine di una mitigazione degli estremi climatici e per il benessere della società”.